Ho l'impressione che quando si dice che non bisogna mai giudicare si incorra in un equivoco, in una mala comprensione di un virtuoso comportamento.
Ci si sente scorretti perché c'è una sorta di etica indotta che non vorrebbe si facesse, in contrasto però con una sorta di automaticità che sfugge al nostro controllo.
Il non giudicare, secondo me è non è possibile: è inutile che vogliamo affermare il contrario.
E' nella natura della mente giudicare, comparare, preferire, fare confronti... quindi va accettato come una della modalità del nostro essere umani. Ritengo abbastanza ipocrita il credere di non giudicare soltanto perché non ci si esprime a parole, quando tuttavia lo si fa con il pensiero.
E' meglio essere onesti e assumersi la responsabilità di un giudizio, piuttosto che averlo dentro e negarlo mostrandosi falsamente non giudicanti.
L'importante piuttosto, a mio avviso, è che non ci sia l'attaccamento al giudizio, che si resti sempre aperti... che non lo si cristallizzi in una sentenza definitiva e si resti sempre disponibili a lasciarlo andare, a rivederlo o almeno a sospenderlo.
Il giudizio è un errore direi necessario, ma esso deve essere provvisorio e mai lapidario.
Quando c'è la consapevolezza che è comunque una proiezione momentanea di un nostro particolare punto di vista, schema di valori e riferimenti, è evidente che esso deve essere passibile di cambiamento.
Quindi non può essere definitivo, ma temporaneo e dovuto alla valutazione soggettiva - perciò relativa -della situazione, del fatto, della persona...
Se è fatto con questo spirito, il giudizio, assume un carattere più leggero, plastico e non definitivo.
E' una valutazione personale ammessa senza pretese di assolutezza.
Diverso è il pregiudizio il quale è un errore molto più grave perché valuta senza conoscere, definisce a prescindere da un contatto o confronto diretto. Cataloga senza ragione, senza esperimentare, solo in base ad una preventiva presa di posizione. Il pregiudizio dunque non appartiene alla sfera della riflessione profonda, al sentimento di apertura e ascolto.
Per cui direi che non ci si deve sentire in colpa se ci succede di giudicare, anche se è preferibile non indulgere in questa attività mentale. Sarebbe meglio astenersi - ma questo è il frutto di una maturità psicologica e spirituale che non si raggiunge facilmente – ma, se capita di farlo, non è il caso di sentirsi in colpa o sentirsi sbagliati perché non siamo stati capaci di trattenerlo.
Come dicevo, si cresce, anche in tale ambito, imparando a gestire il giudizio, non solidificandolo e rendendolo fluido, affinché non ci blocchi nelle nostre visioni e considerazioni.
Invece sul pregiudizio va fatto un lavoro un lavoro serio di de-condizionamento, altrimenti rischiamo di basare le nostre scelte e possibilità attraverso filtri mentali che distorcono la realtà. E questo è un grave danno di relazione e comunicazione per noi e per gli altri, perché crea divisioni che ostacolano una migliore convivenza e guasta i rapporti con gli esseri che abitano come noi questo pianeta.
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paralotti il 19/06/09 alle 18:36 via WEB
Ciao Praj:-) ogni volta che scrivi ci regali perle di saggezza che allargano i cuori di chi ti legge e quindi anche il mio! Come al solito scrivi cose vere e non avrei nulla da aggiungere, ma una cosa potrei farla e cioè integrare il tuo post citandoti il Vangelo di Matteo, dove si parla del giudizio... e l'irterpretazione che ne dà stabilendo infine da dove nasce ed il suo significato legato ai Padri della Chiesa e l'uso che ne facciamo da duemila anni... Eccoti il testo Matteo(7:1-2) in cui si legge: " Non giudicate per non essere giudicati, perchè secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate, sarà misurata a voi". Ecco la spiegazione tratta da un mio vecchio post; essa è una frase che è stata riadattata, proveniente da un insegnamento di Gesù agli apostoli riuniti attorno a Lui che durò una notte intera, intorno al fuoco in un piccolo appezzamento di terra adiacente la casa di Marta, a Betania. Quell'insegnamento verteva sul Karma..., una nozione affatto estranea ai contemporanei del Maestro, perchè all'epoca si ammetteva la reincarnazione. Possiamo constatare che nn solo il principio del Karma in quanto tale è stato completamente estromesso dal testo attribuito a Matteo, ma è stato pericolosamente sostituito da un principio punitivo: è come se il testo oggi ci dicesse: "Non giudicate, non perchè questo sia contrario alla Luce, ma per non venire puniti". E dov'è finito l'Amore? Uno può anche chiederselo perchè, se si continua in quella direzione non siamo lontani dalla famosa scomessa di Pascal che afferma che dovendo scegliere se credere all'esistenza o all'inesistenza di Dio, era più conveniente scommettere sull'esistenza di Dio, perchè se Dio non esiste non c'è nulla da perdere, ma se Dio esiste ci si mette al riparo dalle conseguenze del non aver creduto in Lui. Quindi senza bisogno di schemi complicati, il testo attribuito a Matteo sembra dirci: "Fate così, altrimenti sarete puniti". Penso che Gesù non sapeva che cosa fosse questo "altrimenti". Insegnava DAVVERO, ossia stimolava l'intelligenza cerebrale degli astanti ed il loro cuore senza aver bisogno di scuoterli con minacce di sanzioni. I suoi erano insegnamenti votati all'Amore e non alla paura di una qualche punizione tipo l'inferno o altro. Caro Praj, quando una religione devitalizza il midollo spinale della Conoscenza che dovrebbe formarne la base, quando si auspica in modo manifesto, che i suoi fedeli non vadano oltre una riflessione elementare, il che li rende più governabili, non c'è da stupirsi se, prima o poi, si ritrova svuotata come purtroppo sta succedendo! Non sono nè la Presenza del Maestro Gesù, nè la Conoscenza cristica a fare retromarcia oggi in occidente, bensì le immagini limitate e puerili di entrambe che da due millenni ci vengono propinate. Il mio blog nasce proprio per questo, far conoscere il vero messaggio di Gesù , la sua figura cosmica e risvegliare coscienze cristallizzate rinchiusi in un recinto che invece di proteggerli li ha resi prigionieri!
Namastè amico mio
Otto
(Rispondi)
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