L'umiltà non sta nel farci piccoli ma nell'essere onesti con noi stessi e quindi con gli altri. Sta piuttosto nell'accettazione delle nostre reciproche imperfezioni e debolezze e nella comprensione che siamo tutti fallibili. Ed è perciò il riflesso della capacità di perdonarsi e perdonare, facendo cadere ogni arroganza e giudizio colpevolizzante.
Da ciò ne consegue un sentimento autentico d'umiltà. Si entra in rapporto o relazione con gli altri senza presunzione, senza sensi di colpa e, complementariamente, senza nessun senso di merito e di vanto.
Ci poniamo o proponiamo proprio così come siamo: umani, possibilmente, aperti e fiduciosi. Altrimenti possiamo rischiare ancora di rapportarci con l'altro con una forma sottile di nascondimento dell'ego, celato però dietro ad una maschera da umile. Sarebbe solo una umiltà formale.
E' in questo senso allora fare qualcosa per qualcuno trascende se stessi diviene un non fare personale, quindi "puro", pulito.
Il "come" ed il cosa", ovvero il mezzo ed il fine, soprattutto in una dimensione spirituale, dovrebbero essere in armonia, in sintonia, coerenti.
So che non è facile, ma se si vuol comunicare e fare arrivare al cuore e all'intelletto di un interlocutore il nostro messaggio bisogna cercare di essere in una disposizione d'animo molto aperta. E' un continuo imparare... il riscontro è importante, direi fondamentale.
Altrimenti c'è una sorta d'imposizione che può sfociare in una sorta di sottile violenza psicologica.
Senza il riscontro, il dialogo e l'aiuto è spesso improduttivo, poco utile.
E' questa abilità che contraddistingue un "maestro" da una persona che non lo è. Per cui ritengo sia necessario saper modulare la nostra espressione in rapporto a chi ci sta di fronte e vuole comunicare con noi. E' altrettanto importante saper inoltre ascoltare con attenzione, con il cuore e con lo spirito, essere ricettivi, accoglienti e senza pregiudizi.
Allora l'umiltà è un fatto reale e nel comportamento diventa modestia e con la quale poi si fluisce nello scambio centrati nell'armonia degli opposti, mettendo a proprio agio colui che è in contatto con noi in quel momento. Ogni via di ricerca spirituale, degna di questo nome, porta in sè questo passaggio e stato coscienziale basilare, che si evolve facendo emergere un naturale senso di umiltà di fondo.
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ivost il 27/11/09 alle 13:28 via WEB
Bene, come faccio a non commentare anch'io? :-D Sono d'accordo con tutto, ma penso che questo "tutto" sia da considerare dopo un lavoro enoooorme su di noi (altrimenti si chiama PNL), perchè non deve apparire alla nostra coscienza, se non richiamato, nè il discorso di Praj, nè quello di Atisha, ma si deve "Intuire" e quindi, "entrare in contatto" con il resto del mondo (cioè anche con noi) direttamente con l'Anima,,,in questo modo ogni "approccio" risulterà corretto e onesto con noi e con l'altro e con la "faccia" giusta (perchè almeno una maschera purtroppo l'abbiamo),,,ma se la nostra anima non è già entrata in contatto con l'Essenza interiore, o meglio, non l'ha lasciata manifestarsi, ma la rinchiude ancora dentro a tutti i monti di spazzatura culturale, pregiudiziale, con contorno di "paura" normali, è meglio che andiamo ad,,,X Factor,,, :-D
(Rispondi)
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il 09/07/2023 alle 12:42
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il 09/07/2023 alle 12:33
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