Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« Tragicomiche visioniL'effimero cambiamento ... »

L'ascetismo non fa per me

Post n°710 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da Praj
 

L'ascetismo non fa per me. I saggi ai quale m'ispiro invece si godono la vita, la gustano attimo dopo attimo ed apprezzano ogni sapore, colore, odore, suono... apprezzano la Vita in piena Consapevolezza. Le forme e gli incanti di Maya non fanno loro paura, anzi giocano con essi senza perdersi nei labirinti degli attaccamenti. Non rinunciano e non si sacrificano, ma non per questo indulgono o sono indifferenti. Sono in equilibrio, fra l'attaccamento e il distacco, su una linea di confine dinamica, determinata dalla presenza e dalla sensibilità.
Dunque, non m'interessa l'ascetismo quale via per cercare se stessi, negando il corpo, i sensi. Mi piace piuttosto starvi dentro con pienezza e viverli al meglio, con naturalezza. Se c'è un corpo vivo ci deve essere il senso del gusto, del tatto... altrimenti sono insensibile o i sensi non funzionano e la vita è sostanzialmente morta. Parimenti, se c'è una mente viva ci deve essere ovviamente anche la preferenza tra un gusto e l'altro, un interesse piuttosto che un altro, perché è naturale che sia così.
Infine, se c'è una Consapevolezza Risvegliata, essa non si fa questi problemi. Vive destreggiandosi gioiosamente fra gusti e preferenze, in modo spontaneo senza sensi di colpa legati ad idee condizionate e ideologiche. Gli schemi imprigionanti sono banditi quali secondini dell'inferno.
La via dell'ascetismo, per quanto mi riguarda, è una via di negazione che non mi piace perché mortifica proprio quei meravigliosi e sofisticati doni dei sensi, donatici dal Divino, che il nostro corpo porta in dotazione. Ferisce l'intelligenza perché non le permette di esplorare tutti i luoghi dell'Essere.
Trovo davvero un peccato negare la corporeità per cercare la spiritualità. Io penso che esse dovrebbero invece essere in armonia fra loro, non contrapposte.
Penso che la chiave che le unisce e che l'equilibra e interconnette in modo sano sia la Consapevolezza.
Il corpo dovrebbe essere l'espressione fisica dello spirito, mentre lo spirito dovrebbe essere il canto sublime corpo del corpo appagato.
Quindi, nessuna separazione, ma una unità che manifesta la sintonia fra il visibile e l'invisibile nel momento presente. Quando questa Unità è reale la Vita si compie in tutta la sua ampiezza.



 
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Commenti al Post:
hareezio
hareezio il 14/12/09 alle 22:05 via WEB
...di piuttosto che temi dell'ascetico l' a sciatica :)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 15/12/09 alle 09:22 via WEB
Certamente. Non credo che l'ascetismo faccia bene al corpo, che la repressione della sensualità e della sessualità favoriscano l'equilibrio fra corpo e mente. L'a sciatica ovviamente preferisco lasciarla agli asceti, i quali si sentiranno ancor più grandi nel regno della rinuncia e del dolore. Contenti loro... Ciao! :-)
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eckhart.noor
eckhart.noor il 15/12/09 alle 08:52 via WEB
Il rimanere invischiati nella forma,l'aderirvi piuttosto che il servirsene..qui è difatti il punto come ben evidenzi. L'ascetismo è nell'anima..non nel corpo,ma anche questo non va frainteso. A presto..Namastè :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 15/12/09 alle 09:17 via WEB
L'ascetismo, per come m'interessa, sta nel non coinvolgimento, nel non attaccamento... Dunque sta nello spirito, nell'anima, sono d'accordo. E questo va ben compreso senza farne una ideologia, una dottrina... un etica frutto di teorie mentali. Dovrebbe essere la semplice naturalezza a far vivere in equilibrio senza negare e senza trattenere. Forse è anche la via più difficile perchè non ha paletti da rispettare e scelte predefinite da seguire ma solo la sensibilità del momento presente come indicazione. Ovviamente la mente profana strumentalizzerà questa via e la farà diventare la via dell'autoindulgenza, del libertinismo. Ecco perchè occorre sempre la consapevolezza come compagna. Un caro abbraccio e namastè! :-)
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sofiastrea
sofiastrea il 15/12/09 alle 09:24 via WEB
sono perfettamente daccordo anche se capita di percorrere una strada anzichè un'altra proprio per agire in consapevolezza...in sintesi per capire il corpo devo liberare l'anima, quale forma migliore dell'ascetismo? a quel punto posso consapevolmente assaporare le forme più intense che offre il corpo. In fondo siamo il respiro dell'Universo non possiamo dimenticarlo mai, ad ogni inspirazione segue un'espirazione, ma è nel silenzio centrale che si manifesta la Comprensione più profonda. Ciao :-))
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Praj
Praj il 15/12/09 alle 09:46 via WEB
Io credo piuttosto che prima devo capire e lasciare esprimere al meglio il corpo affinchè l'anima poi trovi il suo respiro più profondo. La via contraria può essere rischiosa e può portare a distorsioni e divisioni che non fanno bene né al corpo né all'anima. Si rischia la scissione, cosa alquanto deleteria per lo sviluppo del potenziale umano. Un sorriso e ciao! :-)
(Rispondi)
 
 
sofiastrea
sofiastrea il 15/12/09 alle 10:35 via WEB
si questo era implicito,, per me non c'era una via contraria in assoluto, ma piuttosto pezzi di strada che portano tutti nel luogo dove corpo e anima sono una cosa sola...la separazione l'ho trovata essenziale per la riunificazione, però hai ragione non è obbligatorio, il rischio c'è di perdersi con il mio metodo, ma in fondo ognuno segue il suo percorso ciao ricambio il sorriso:-)
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Praj
Praj il 15/12/09 alle 11:31 via WEB
Certo, se c'è presenza, Consapevolezza, il rischio decade ed ogni via può condurre all'Unione. L'importante è non fare del corpo e dei suoi sensi un nemico da combattere, una dimensione da negare o rifiutare in quanto "inferiore" e "pericolosa", solo perchè se ne ha paura. Ciao! :-)
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
sofiastrea
sofiastrea il 15/12/09 alle 12:00 via WEB
è dai rischi che si impara, chi non ha questo rischio sa solo predicare...il rischio rende Consapevoli, nella Consapevolezza Corpo e Anima camminano a braccetto :-))
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 15/12/09 alle 12:35 via WEB
Certo, bisogna prendersi pure il rischio di vivere pienamente il corpo... senza per questo credere che ciò sia un ostacolo, sia contrario, alla dimensione spirituale, come spesso ci è stato indicato da molte tradizioni monacali. La crescita umana, secondo me, contlempla l'unità di queste due aspetti dell'essere: l'esteriore e l'interiore. La esige, per essere armonica. Ciao! :-)
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drolma
drolma il 15/12/09 alle 11:34 via WEB
E' la conclusione a cui pervenne il Budda: non era felice quando era principe ma tantomeno aveva appreso la saggezza attraverso la rinuncia totale, capì che l'ascetismo e la mortificazione del corpo erano totalmente inutili,capì che l'importante era la via di mezzo, non ricercare il dolore, nè essere schiavo del piacere. Anch'io penso si possa godere dei piaceri della vita senza attaccamento, prendendoli per cio' che sono nel momento in cui si presentano, ma lasciandoli poi andare una volta che li abbiamo vissuti. Nella difficile ricerca dell'equilibrio,spirito e materia vanno di pari passo senza privilegiare l'uno o l'altra. Felice giornata :-)
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Praj
Praj il 15/12/09 alle 12:00 via WEB
Condivido. Grazie del prezioso contributo, Drolma. La Via di mezzo, consapevolemte intesa, è la risposta alla erronea separazione fra corpo e spirito. Felice giornata anche a te. :-)
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donamaya
donamaya il 15/12/09 alle 23:05 via WEB
Concordo totalmente...molto grazioso che l'hai postato nel giorno maya ideale per le pratiche tantriche...un caro saluto, Dona
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Praj
Praj il 16/12/09 alle 08:29 via WEB
L'ho postato quel giorno del tutto involontariamente, non ho conoscenza delle date delle pratiche Maya. Grazie per la condivisione. Ricambio il caro saluto :-)
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