Nel romanzo un personaggio che fa il pubblicitario dice:
"Sappiamo di essere parte attiva e importante del disfacimento dei valori sociali perché non vendiamo solo prodotti, noi vendiamo uno stile di vita, uno stile che sia possibilmente difficile e che allo stesso tempo però annienti tutti gli altri. Perché l’obbiettivo non è la soddisfazione di un bisogno, o più bisogni, piuttosto la necessità di alimentare più desideri. Una volta soddisfatto il desiderio, dobbiamo averne già un altro e un altro ancora da appagare…"
"… Noi creiamo il vuoto, l’angoscia e poi piazziamo il prodotto per riempirlo e tranquillizzare la gente."
"… Il messaggio va detto e ripetuto continuamente, come una goccia cinese, e ormai è stato assorbito totalmente. Anzi, è entrato a far parte della natura del consumatore, tanto che ormai è lui a condizionare se stesso, a essere il guardiano della propria cella."
" … Bisogna continuamente stimolare e creare nuovi desideri e nuovi bisogni. Bisogna sempre cercare nuovi mercati da invadere e conquistare come fossero territori. Bisogna convincere che comprare oggetti è un modo per sentirsi più sicuri. Sono tanti i modi per spingere all’acquisto; per esempio uno molto efficace è l’invecchiamento del prodotto, rimpiazzato sempre da nuove versioni. Spogliare velocemente l’oggetto di quella luce di novità, di quella sensazione di nuovo che regala un sentimento eccitante. Ci pensiamo noi a dirti che ormai è vecchio e, visto che il prodotto ti rappresenta, tu comprerai quello nuovo per essere sempre al passo con i tempi. Perché tu sei il prodotto, e un prodotto nuovo ti rende più giovane.
Noi abbiamo creato consumatori insaziabili."
Tratto dal libro:" Il tempo che vorrei" di Fabio Volo - Mondadori
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