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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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VIOLENZA INFELICE

Post n°858 pubblicato il 14 Gennaio 2011 da Praj
 

Chi pratica la violenza - che sia fisica o psicologica - ha il cuore malato e la vista corta. Quindi, non ha mai il futuro dalla sua parte e il suo destino non può che essere infelice.



 
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Commenti al Post:
MaggaBaba
MaggaBaba il 15/01/11 alle 15:00 via WEB
..proprio ora leggevo queste parole, condivisibili, anche se relative ad un certo tipo di violenza: "O ci si arrende alla Vita e si lascia andare ogni attaccamento, oppure si impazzisce, perché gli attaccamenti ci verranno letteralmente strappati via dalla Vita stessa... che ci vuole bene. Si veda il numero incredibile di donne che vengono uccise dal loro ex compagno, si tratta ormai di una vera e propria strage quotidiana dovuta all’incapacità dell’essere umano medio di accettare ciò che porta la Vita rinunciando ai propri attaccamenti affettivi." (S. Brizzi)...
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 15/01/11 alle 15:28 via WEB
Occorre, appunto, un approccio un nuovo riguardo ai nostri attaccamenti affettivi, alla violenza frutto dell'esplosione dell'aggressività covata nel oscurità della coscienza. Quando sono consapevole, invece, posso anche avere pensieri aggressivi ma, per l'appunto, li riconosco subito come tali. Non do loro più energia, alimentandoli con la giustificazione. So che si tratta di semplici pensieri, non sono portato ad obbedire loro meccanicamente. Inoltre, la conoscenza che ho dei miei pensieri arrabbiati, mi permette di comprendere empaticamente i pensieri di chi mi aggredisce con parole o con azioni, perché capisco che egli non sta vedendo i suoi pensieri con la stessa consapevolezza che ho io in quel momento. L'errore che posso invece compiere quando sono aggressivamente inconsapevole è il non mettere spazio tra me e le mie emozioni. Credere che il mondo ostile che proietto sia reale. Piuttosto di provare compassione per la sofferenza dell'altro, m'immagino che egli gioisca per la mia, il che mi fa arrabbiare ancora di più. Anche se l'irritazione a tutt'oggi è sempre possibile, invece di accusare l'altro della mia sofferenza e aggredirlo, trovo molto meglio far sorgere in me una sana risposta alla rabbia, attraverso la coltivazione della calma e della compassione, che poi sono i frutti primari della presenza della consapevolezza. L'importante è dunque comprendere con chiarezza che non vi è consapevolezza reale senza compassione, come non vi è compassione senza consapevolezza. Un sorriso e grazie, Magga. :-))
(Rispondi)
 
 
spersadiillusioni
spersadiillusioni il 15/01/11 alle 21:03 via WEB
sono una ladra..:-) e come tale rubo simbolicamente sia il post che i commenti tuoi e di magga e li custodisco nell'agenda che stà in me per ricordarli di tanto in tanto quando le mie emozioni prendono il sopravvento.Vi prego denunciatemi solo al mio tribunale interiore perchè non avrò un avvocato che mi difenda perchè non ho bisogno di vincere. :-) buona serata a tuti e due
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 18/01/11 alle 10:07 via WEB
Fai pure simpatica amica, sei giustificata...ahahah! ;-) Un abbraccio e un sorriso :-)
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