Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Febbraio 2012
Quando a volte si equipara la follia alla saggezza, non vorrei si scambiasse la mera irrazionalità egoica, la stravaganza comportamentale, la follia nevrotica, intesa come libertà dalle costrizioni e condizionamenti, con la "saggia follia" la quale, invece, è tutt'altra cosa.
C'è la follia metafisica (Divina) e la follia mondana. Prima di equiparare con leggerezza la follia mondana con la "folle" saggezza di un risvegliato al Sè, inviterei a visitare gli ospedali psichiatrici. Si potrebbe vedere molta sofferenza... altro che amore, sia per se stessi che per l'altro, per la vita!
Solitudine e divisione la fanno da padrone in quei tristi luoghi dove impera la follia dello smarrimento, dell'annientamento costruttivo.
La saggezza genuina, invece, ha attraversato la follia dell'ego e l'ha trascesa. Non così è successo al folle rimasto imprigionato nell'oscurità della sua mente, che vive nel dominio della rassegnazione inconsapevole, non certo nell'armonia dell'accettazione cosciente.
Allora, secondo me, è meglio dire individuo consapevole "liberato" dal senso dell'ego ma responsabile, piuttosto che folle come sinonimo di libero e creativo esserci esistenziale. Dire "folle" tout court, se non usato in chiave metaforica o poetica, può dare adito a fraintendimenti, equivoci, ambiguità.
Essersi liberati dal senso dell'ego però non vuol dire essere senza ego, questo va chiarito, ma solo che si è in grado di gestirlo piuttosto che esserne gestiti.
Essersi liberati dal senso dell'ego vuol dire essere "morti" all'illusione di essere qualcuno, ritornare consapevolmente ordinari; vuol dire essere essere "morti" all'idea che si è quel qualcuno, così inteso in modo convenzionale, come nell'individuo identificato in un ruolo sociale, sia anche come un qualcuno immaginario, creduto dal folle perso nei labirinti dell'incoscienza.
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Le parole, pur essendo degli stupendi involucri espressivi, non possono però contenere ineffabili essenze, le mute risposte dell'infinito al nostro innocente stupore.
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Così è l'esistenza: non è bella in sè, ma lo è per come ci è dato o riusciamo a viverla.
La sua neutralità di fondo riguarda il tutto, non il particolare.
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NOTIZIA:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-02-08/altro-sfigati-york-padre-095603.shtml?uuid=AaGiKgo
E' assurdo... ma è normale che anche in situazioni d'emergenza climatica sentire ragazzi incavolarsi e piagnucolare perchè non possono fare la doccia come sempre, farsi mancare le comodità a cui sono stati, purtroppo, abituati e viziati da genitori iperprotettivi? Aldilà dell'estremistico e inaccettabile comportamento di questo padre cinese, non è con il nostro confortevole protezionismo abbiamo reso estremaente deboli e fragili questi nostri giovani, rendendoli incapaci o inadeguati a sopportare le sfide e le difficoltà che la vita ci costringe prima o poi ad affrontare?
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Mi ha molto colpito quest’affermazione perchè mette in crisi un punto fondamentale sul quale si centra il nos tro vivere: la presunta convinzione di avere un ‘libero arbitrio personale’.
La meditazione su queste parole può offrire una basilare intuizione, la chiave, che poi può permettere di avere una profonda riconsiderazione del gioco dell’ego e un modo di vedere noi stessi, il mondo e la vita in un modo completamente nuovo.
E, soprattutto, da la possibiltà di comprendere veramente cosa vogliono dire parole come: arresa, abbandono, lasciarsi andare... al Divino Mistero.
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Pensa se fossimo nelle condizioni di vedere le cose al di sopra dell'apparenza: potremmo forse prendercela con la cecità di molti comportamenti umani, sapendoli totalmente condizionati?
Pensa se sapessimo che quelli che vengono chiamati individui sono in realtà una una sorta di macchine per pensare e sentire, apparati psico fisici con una pseudo identità, organismi programmati dalla genetica e dall'ambiente: potremmo allora mai arrabbiarci con loro?
Pensa se vedessimo che quelli che credono di essere entità che hanno libertà di scelta, di fatto non hanno invece controllo sulle loro azioni e pensieri, tanto meno sulle loro conseguenze: potremmo forse non avere umana compassione per il loro stato d'identificazione con il loro software mentale?
Pensa che quello che crediamo potrebbe essere la condizione della coscienza altrui potrebbe invece essere proprio la nostra.
Dunque uno shock che ci insinui il dubbio, anche una piccola breccia in questa scatola pensante che ci fa essere così sicuri di essere quello che ci dato d'immaginarci, potrebbe essere l'apertura, un provvidenziale spiraglio di Luce, verso un processo di disillusione, di disincanto.
Sarebbe un segno della grazia del Sé che ci inizia al primo passo necessario per liberarci dall'automa che non abbiamo mai saputo d'essere sempre stati.
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Causa ed effetto sono un tutt'uno in una visione più ampia. Non si può sapere dove cominci la causa e dove finisca l'effetto. E' soltanto la mente dualistica che separa la causa dagli effetti, non essendo in grado, per sua intrinseca natura, di cogliere L'Uno, l'intero, nella sua infinitudine.
Solo se la mente tace lo spazio ed il tempo si dissolvono ed appare l'istante nella sua forma di Destino come espressione del Tutto in quel punto sconfinato che è il nostro essere nel mondo.
Chiamiamo caso un effetto la cui origine non sappiamo e possiamo trovare; chiamiamo causa una realtà di base che vogliamo fissare mentalmente, per non ammettere l'ignoranza di fronte ad un mistero che ha radici ancor più profonde ed insondabili, abissali.
Il magico gioco che accade a noi ciò che percepiamo come caso: coincidenze, occasioni fortuite... è invece creazione continua, incessante di una Coscienza che Tutto E', Impersonalmente Osservante, assolutamente armonica in Sè stessa. Essa si offre alla nostra mente manifestandosi come separata dandoci l'allucinazione della casualità e nel contempo una nostalgia più o meno intensa di un ritorno alla Sorgente, che ognuno, ogni forma d'intelligenza, raccoglie in modo differenziato, fino alla realizzazione stupefacente e meravigliosa che nulla è mai stato separato, che tutto è Uno, che noi siamo quest'Uno.
Questo gioco di apparenze, di destini, di creazione e distruzione non è altro che il Gioco Divino della Coscienza, che noi Siamo… ma che abbiamo dimenticato d’Essere.
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E SE L'ANIMA GEMELLA FOSSE IN NOI?
Si crede, e la letteratura amorosa e spirituale da sempre ce ne parla, che l'anima gemella sia quella di un individuo del sesso opposto con il quale avremmo una affinità quasi assoluta e con la quale ci dovremmo incontrare per stare assieme per tutta la vita: la cosiddetta altra metà della mela.
Con questo mito nella testa e nel cuore, noi andiamo cercandola facendo tanti tentativi, spesso insoddisfacenti, sperando prima o poi di trovarla.
A volte capita che ci sembra di averla trovata... ma spesso, invece, quell'incontro dopo un po', nella realtà dei fatti, ci conferma che non era quello l'oggetto del nostro desiderio, aspirazione, del nostro sogno amoroso. E ricomincia la ricerca...
Io credo piuttosto che il mito, il simbolo, l'archetipo... dell'anima gemella consista piuttosto nel trovare dentro di noi la dimensione complementare necessaria alla nostra realizzazione affettiva e spirituale che andiamo cercando fuori.
Io penso che bisognerebbe riscoprire appieno l'aspetto femminile o maschile che soggiace nella nostra psiche e nell’anima e coniugarlo armonicamente con la parte evidente e manifesta di noi stessi. Fare poi di questo incontro un vero e proprio matrimonio alchemico.
Allora smetteremo di cercare infruttuosamente la nostra anima gemella fuori di noi perché sapremmo che le due anime divise stanno già dentro nel nostro cuore e da sempre si stanno cercando con l'anelito perenne della loro riunificazione.
Quando le nostre due anime gemelle si saranno incontrate in noi, saremo individui non più separati interiormente e sapremo riconoscere dalla loro indipendenza psicologica, dignità affettiva, questa riunificazione. Allora non andremo più cercando l’anima gemella esterna per completarci perché ci sentiremo completi. Allora sì che ci renderemo disponibili a condivisioni fatte su un piano di matura affettività, di voglia di donare sostenuta da un cuore non più bisognoso, sorretti da una consapevolezza che realmente sa accompagnare e farsi accompagnare liberamente, con Amore. ♥
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La domanda è: abbiamo mai riflettuto a fondo sulle varie implicazioni, pro e contro, che tutto ciò ha o potrebbe avere sulla nostra vita questo auto schedarci quotidiano?
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- Maestro, sono qui per sentire l'ultima lezione...
- No, tu sei qui per ascoltare la prima.
(dal film)
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BUON SAN VALENTINO A TUTTI COLORO CHE SONO IN AMORE O ASPIRANO AD ESSERLO.
L'AMORE CHE DONA LA VISTA ♥><♥
Ecco come nasce la leggenda di San Valentino
Il tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano per la fertilità, è all'origine di questa festa degli innamorati.
Fin dal quarto secolo A. C. i romani pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un'urna e opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso. L'anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre coppie.
Determinati a metter fine a questa primordiale vecchia pratica, i padri precursori della Chiesa hanno cercato un santo "degli innamorati per sostituire il deleterio Lupercus. Così trovarono un candidato probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima.
Chi era Valentino
A Roma, nel 270 D. C il vescovo Valentino di Interamna, (oggi è la città di Terni), amico dei giovani amanti, fu invitato dall'imperatore pazzo Claudio II e questi tentò di persuaderlo ad interrompere questa strana iniziativa e di convertirsi nuovamente al paganesimo. San Valentino, con dignità, rifiutò di rinunciare alla sua Fede e, imprudentemente, tentò di convertire Claudio II al Cristianesimo. Il 24 febbraio, 270, San Valentino fu lapidato e poi decapitato.
La storia inoltre sostiene che mentre Valentino era in prigione in attesa dell'esecuzione, sia "caduto" nell'amore con la figlia cieca del guardiano, Asterius, e che con la sua fede avesse ridato miracolosamente la vista alla fanciulla e che, in seguito, le avesse firmato il seguente messaggio d'addio: "dal vostro Valentino," una frase che visse lungamente anche dopo la morte del suo autore.
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Perchè nonostante i grandi doni ricevuti... è caduta così?
Dopo il sincero rispetto e cordoglio per la triste fine della sua avventura umana, non mi resta che inchinarmi di fronte al mistero insondabile della Vita.
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Sicuramente questo tipo, un po' sopra le righe, merita l'Oscar della gufaggine. E' in pieno delirio catastrofista. Certamente c'è una grande crisi in atto, ma pian piano si ricomporrà.
Occhio dunque a farsi prendere dalle profezie (negative) autoavveranti!
Sono contagiose, ahinoi!
Perciò la risposta individuale interiore è fondamentale nelle fasi di confusione e disgregazione per non perdersi nel dramma economico sociale possibile. Contaminiamo piuttosto in chiave positiva, fiduciosa.
E' bene quindi, immettere il più possibile elementi di consapevolezza nel marasma: serve e aiuta anche a rimediare la crisi generale esteriore, piuttosto che alimentare le tendenze negative già ampiamente diffuse. Altro che fuga egoistica e personale in chissà quali posti, in chissà quali investimenti! Siamo tutti sulla stessa barca, chi più comodo, chi meno, ma se questa affonda, ci siamo dentro tutti e non si salvano nemmeno gli apocalittici.
Sii creativo allora!
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Come si può dire una cosa di questo genere?
Solo perché l'uomo è perso nel mondo delle convenzioni da lui stesso inventate e trasgredite?
Casomai, se c'è una eclissi è dovuta all'oscurità permanente nella quale vaga la nostra mente, il buio che avvolge il nostro cuore.
L'eclissi di Dio non esiste... non è mai esistita e mai esisterà.
Esiste solo una concezione limitata del nostro vedere Dio: che non Lo sa riconoscere nella Sue polari manifestazioni, fatte di luci e di ombre, necessari equilibri e contrasti, interdipendenze.
L'eclissi di Dio è l'incapacità di lasciarsi andare all'infinito e imperscrutabile mistero nel quali siamo immersi; è l'accontentarsi di stantie dottrine cariche d'aspettative spiritualmente infantili, inadeguate ad Essere riflesso del Divino che abbiamo ogni istante dentro e di fronte a noi. E' tempo dunque di maturazioni interiori.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24