Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Luglio 2012

DISSOLVERE LE FORME

Post n°1521 pubblicato il 03 Luglio 2012 da Praj
 

Le "gerarchie spirituali," nella dimensione interiore, attengono solo alla forma, non alla sostanza, la quale è semplicemente vuota, indefinibile e non gerarchica in quanto Una e indivisibile.
Tuttavia, esse hanno un senso nelle dinamiche del sogno esistenziale nel quale ci si dibatte.
Negarle o combatterle quando si è ancora immersi in esso, non fa che rafforzarne la presenza, impedendoci di dissolverle nel Risveglio della Coscienza.
Se le si nega e combatte è la prova che le si percepisce ancora come realtà, quindi non si ha ancora compreso la funzione stimolante e utile di queste forme pensiero, al fine del loro auto dissolvimento su un piano diverso di Comprensione.
Lottare contro queste illusorie gerarchie dimostra solo, ad un occhio disincantato, che il cammino di colui il quale lotta con i fantasmi della sua mente è ancora prepotentemente in atto e il risveglio da tale sogno non è ancora accaduto.
Tuttavia, esse hanno un senso nelle dinamiche del sogno esistenziale nel quale ci si dibatte.
Negarle o combatterle quando si è ancora immersi in esso, non fa che rafforzarne la presenza, impedendoci di dissolverle nel Risveglio della Coscienza.
Se le si nega e combatte è la prova che le si percepisce ancora come realtà, quindi non si ha ancora compreso la funzione stimolante e utile di queste forme pensiero, al fine del loro
auto dissolvimento su un piano diverso di Comprensione.
Lottare contro queste illusorie gerarchie dimostra solo, ad un occhio disincantato, che il cammino di colui il quale lotta con i fantasmi della sua mente è ancora prepotentemente in atto e il risveglio da tale sogno non è ancora accaduto.




 
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FUGA DAL MONDO?

Post n°1520 pubblicato il 02 Luglio 2012 da Praj
 

Prendendo spunto dal bel film "Into the wild", sono emerse in me alcune considerazioni che vorrei condividere. Il tema principale del film è la libertà più grande che può conseguire un uomo nella sua vita in questo mondo.
La tesi è che essa non la si può trovare nel mondo civilizzato, ma solo isolandosi nella natura selvaggia.
C’è un inno alla ribellione che descrive il desiderio dell'uomo cresciuto nella società consumista e decadente, la quale è in contrapposizione alla ricerca della felicità e della verità, un invito ad uscire da tutti i condizionamenti esteriori che essa impone.
E’ la metafora della ricerca di un luogo idealizzato, la meta ultima di un viaggio iniziato come una fuga e diventato invece di una verità soggettiva, la scoperta della saggezza, la scoperta della propria essenza. Ciò che conterebbe sarebbe l’allontanarsi dal materialismo, dall’ambizione e dalla rabbia della famiglia, dai valori nei quali non ci si riconosce più. Come drastica conseguenza scaturisce il rifiuto dei simboli che sono lo specchio della società moderna-occidentale: che sono il denaro come fine, l’ambizione carrieristica, la competizione spietata, la famiglia borghese…
Fuggire da questo mondo perché non più ritenuto vivibile da tutti i punti di vista allora diventa un imperativo morale, una vocazione che attraversa la vita di certe anime pure: quelle che dinanzi alla prospettiva di una vita conformistica e banale, rinunciano alle lusinghe del mondo materiale e scelgono la sfida di una vita regolata soltanto dalla forza dei propri ideali, dalla soddisfazione dei bisogni primari, rinunciando ai desideri effimeri impostici.
E’ un viaggio, un’avventura alla scoperta di se stessi, illuminato solo dalla luce della spiritualità. Spogliato da ogni sicurezza e vissuto nella massima intensità esistenziale, nella totale incertezza sul futuro, momento per momento. Un faccia a faccia con la natura più estrema, in solitudine.
In questo viaggio poi però arriva anche il giorno in cui il ricercatore ciò si rende conto che, alla fine, la chiave non sta nel raggiungere la meta, ma nel viaggio affrontato per arrivare a toccarla, negli incontri fatti e nelle emozioni ricevute e donate…
II punto significativo della storia, tra l’altro vera, è quando il neo selvaggio, con la morte incombente, nella situazione di massima paura, ma nella pura contemplazione della bellezza della natura, con lo sguardo rivolto verso il cielo luminoso, si rende consapevole che ”la felicità è vera solo quando è condivisa”.
Ma come condividere, descrivere la magia dei sentimenti provati con il contatto umano o legati ad una natura… sempre più selvaggia? Come si può solo sfiorare tutto questo, senza sperimentarlo direttamente?
Viviamo una vita piena di tutto e spesso, nonostante questo, ci sentiamo insoddisfatti. A questo punto la vera sfida è: privarsi di tutto, isolarsi dal mondo, rinunciare alle comodità e mettersi in viaggio o vivere giorno dopo giorno la giungla e la fatica quotidiana? Rischiare tutto in nome della libertà?
C'è chi crede nella fuga e chi crede nel coraggio di restare, c'è chi crede nel viaggio andata e ritorno e chi non partirebbe mai. Ognuno qui ha una sua risposta, in base al suo spirito, alle sue caratteristiche psicologiche, caratteriali. E’ un sogno o necessità di sfida che appartiene solo ad alcuni individui, solo a dei giovani romantici?
"La felicità è in tutto ciò che ti circonda, e per raggiungerla devo isolarmi in essa" dice nel film il ribelle, deciso a spingere la propria ricerca oltre il limite consentito dalla natura più selvaggia.
E’ nella fuga dalla civiltà la risposta, la ricerca della libertà, della verità? O altrove?




 
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ANIMALE CONSAPEVOLE

Post n°1519 pubblicato il 01 Luglio 2012 da Praj
 

Non sono animalista, ma sono un animale consapevole. Dunque, amando me stesso non posso non amare gli animali.
Sono solo quel tantino evoluto interiormente da essermi guadagnato l'anima. Opportunità che, invece, molti cosiddetti uomini evoluti, non mi sembra stiano cogliendo, perdendo l'occasione offerta da una incarnazione umana.
E' un vero peccato, aggiunto alle varie forme d'egocentrismo che, spiritualmente parlando, c'involvono. E' un peccato non di poco conto usare l'esistenza anche per opprimere e uccidere forme-entità che sono state anche nostre nel cammino evolutivo. E' incosciente dimenticanza karmica con cui si dovrà poi fare i conti. Pensiamoci. Rimuovere ciò è antievolutivo, anche individualmente.


 
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DAR RAGIONE A TUTTI...

Post n°1518 pubblicato il 01 Luglio 2012 da Praj
 

Ad un certo punto di ogni discussione nel Web mi piace dar ragione a chiunque, anche perchè so che in quel momento non può essere che così: ognuno esprime la sua "verità" relativa.
Che senso ha allora tutto ciò?
Nessuno in apparenza, però questo è anche il bello della diretta esistenziale e virtuale che necessità pure di questo apparente inutilità per evolversi. Le reciproche trasformazioni nella comprensione, derivanti dai confronti, poi accadono secondo tempi che non possiamo controllare e gestire. I semi maturano secondo modalità imprevedibili e sconosciute.
Per cui mi sembra buona cosa scambiare opinioni tranquillamente e lasciare che sia.
Se poi accadono, si sviluppano, convergenze ed empatie, per misteriosa combinazione ed invisibili alchimie, tanto meglio.




 
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