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Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Settembre 2012
Quando ci si limita a osservare tutto ciò senza fare subito qualcosa la consapevolezza si rafforza. Scopriremo allora che i pensieri "terribili" che stiamo osservando sono piuttosto diversi dai timori che prima fuggivamo: nel momento in cui osserviamo quei pensieri e li accogliamo, il potere sulla sofferenza passa dall'esterno alle nostre mani.
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Il senso etico diffuso è quella condizione morale senza la quale una società non può essere giusta, armonica e funzionale.
La politica, che è l'arte del governare, per essere nobile, deve avere il suo caposaldo nell'etica, altrimenti farà danni.
Quindi, per cominciare a far sì che lo spirito etico si diffonda, a tutti i livelli, non possiamo che partire da noi stessi. Essere esempio, aldilà delle belle parole.
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Al boccalone basta che gli ripromettano uno sconto sulle tasse o fumose speranze ed ecco che riabbocca all'amo. Costui non si fa molti scrupoli e se ne frega di una visione politica credibile, meno meschina ed egoistica e più d'interesse generale. C'è solo da sperare che questi creduloni, dalla visone ristretta e che guardano solo alle loro tasche nell'immediato, diventino sempre più minoranze e si ampli invece l'area di un elettorato più responsabile e maturo.
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Accettarsi non vuol dire non cambiare. Ciò sarebbe una interpretazione strumentale egoica, di comodo, della faccenda.
Riconoscersi e accettare di essere irosi, per esempio, non significa che si debba indulgere in questa condizione. Vuol dire piuttosto vedersi onestamente per quel che si è, ora, ma anche diventare consapevoli del perché siamo in quel modo.
Tutto questo senza colpevolizzarci, senza condannarci. Dovremmo perdonare e perdonarci, ma non certo per dirci che andiamo bene così. Altrimenti questa sarebbe una pesante distorsione di un messaggio che è in realtà molto più profondo del: è così e basta!
Accettare l'ira d'accordo, ma non necessariamente questa esternata e riversata sugli altri. Cosa c'impedisce allora di non riversarla sugli altri? La non consapevolezza, l'umiltà, l'ascolto...
Va ricordato che con la nozione dell'accettazione mal compresa del proprio negativo... fiorisce il cinismo della mente, se non c'è il cuore aperto ad accompagnarci.
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Il godere del pettegolezzo, detto anche 'gossip', per renderlo meno volgare e più accattivante come attività, è, a mio parere, proporzionale alla pochezza interiore di chi se ne serve e chi lo fa in quel momento. Tutti lo abbiamo fatto e subito, ma non per questo va alimentato.
Volerlo giustificare, per i più svariati motivi, anche a diversi livelli, non fa che aggravare la sua nefasta contagiosità.
Per quanto possa anche apparire divertente e innocuo, in realtà, semina solo pensieri e sentimenti che peggiorano, più o meno pesantemente, le relazioni umane. Che si sia sempre fatto non vuol dire che sia giusto continuare a farlo.
Un esame di coscienza sull'abuso che ne facciamo sarebbe utile.
Sarebbe forse il caso che lasciassimo questa sciocca tentazione alle spalle, per quanto ci è possibile. Tutto ciò per crescere insieme come esseri umani e coabitare in un mondo e in un modo un po' più dignitoso.
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C'è rabbia con identificazione e senza identificazione. La prima è covata e tende a permanere. La seconda è fugace e non lascia tracce in chi la esprime: come fosse un rombo impersonale che si esaurisce subito dopo essersi manifestato.
Se non si coglie questo punto basilare, si attribuirà all'altro la causa del suo scatenarsi, mancando di riconoscerla come carica di energia repressa, la quale è comunque interamente roba nostra.
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Questo perchè le relazioni che intratteniamo nel mondo possono via via passare da "esteriori" a "interiori" con maggior possibilità.
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non realtà, noi ritroviamo il potere su noi stessi.
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E' ottimo! Peccato però che non conoscano ancora chi è costui.
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E' molto bello vedere che un compagno di viaggio "riposa" e si accontenta dell'essere semplicemente umano, credendo che questo appagamento temporaneo possa chiudere la ricerca di Sè.
Tuttavia gli devo dare una notizia: la ricerca del Divino non termina lì. Si può e si deve transitare per quel passaggio d'accettazione, ma ci si dovrà ancora confrontare, prima o poi, con un senso d'incompiutezza che il Divino ci farà sentire. Ciò provocherà, in mille forme e in tante occasioni, un senso bruciante di mancanza che ci avvertirà del fatto che c'è ancora una soglia da oltrepassare per essere di ritorno a Casa.
Non è una competizione con nessuno altro, ma un destino al quale non possiamo sottrarci. Tutti siamo chiamati alla Resa sublime. In questa vita o qualche altra. E' a quel punto d'arresa che c'è il riconoscimento di chi veramente siamo.
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Sentimenti e opinioni sono come nuvole passeggere e ci possono apparire simpatiche o minacciose. Seguirle o identificarsi in esse in base al nostro umore momentaneo ci fa entrare nel regno del mentale, mentre osservarle semplicemente e lasc
Ricordarlo sempre è di basilare importanza per non smarrirci nelle nebbie delle realtà cangianti e impermanenti.
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A proposito di opinioni sul Karma, la ruota delle rinascite.
Per come la vede ora la “mia” Consapevolezza, tutto ciò che esiste è Coscienza. Quindi lo è anche ogni individuo, il quale come manifestazione, è una mera apparizione emersa nella
La visione mondana è appunto il credere nell'apparenza di tutte queste entità separate che si relazionano tra loro. La loro connessione con la Fonte dalla quale sono emersi non è percepita, vista o intuita. Quando però viene compreso che c'è invece questa unione sottostante, che tutto nasce da questa Unità e che la forma individuale non è che un aspetto particolare dell'Unità allora si realizza come qualunque di queste forme è una nascita temporanea attraverso cui vari eventi accadono, e attraverso cui sono contenuti pensieri, memorie, esperienze emozioni.
Alla chiusura di questo tragitto della forma individuo, avviene l'abbandono del corpo, ciò che viene chiamata morte, che è il ricongiungimento di tutti questi elementi alla Fonte originaria.
E' la scomposizione di ciò che è nato e quindi ogni elemento composto "ritorna" alla Matrice dalla quale in realtà non si è mai allontanato. Ora questi composti non sono più differenziati in alcun maniera. Per cui tutti i pensieri dell'individuo che se n'è andato, tutte le sue esperienze, le sue memorie, ogni sua caratteristica e peculiarità ritornano nel Tutto indifferenziato della Coscienza.
Ciò che è significativo da Comprendere è che gli individui-forma sorti dal Tutto non sono mai stati separati da Esso. Saranno apparsi separati fra loro ma questo è accaduto solo perché non sono sempre stati in condizione di vedere la rete di connessioni che invece costituiva l'Unità. Nulla può essere separato dall'Uno, altrimenti sarebbe dualità. E la dualità è solo apparente, è il cosiddetto Velo di Maya. “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” questa è una legge fisica ben nota, ma è una legge che vale in ogni dimensione del mondo fenomenico-coscienziale.
L'Unità trasforma se stessa in questo continuo crearsi di nuovi organismi. E' pura creatività sempre all'opera. Ritornando però al cosiddetto individuo: se in uno di queste entità corpo-mente vi è il senso di essere un agente personale allora questi crederà che ogni pensiero sia di sua proprietà. In realtà potrebbe essere un "nuovo" pensiero, o uno pensato da un altro individuo trecento, mille anni prima. Potrebbe essere la memoria di un'esperienza sperimentata in un precedente essere umano. Ma se c'è un senso di azione personale, l'organismo individuale crederà che questo pensiero o esperienza o memoria sia suo e dirà "io ho sperimentato ciò" "questa era la mia vita precedente, la mia esperienza passata". Invece da sempre non vi è mai stato alcun individuo separato. Per cui anch'io, come tutti, sono solo un nome dato ad una particolare temporanea nascita nell'Uno-Coscienza.
Tutti i concetti e teorie sulla reincarnazione o trasmigrazione dell'anima sono basati sulla nozione errata di separazione. Una volta capito che tutto ciò che c'è è Coscienza allora ciò che si incarna e reincarna è anche visto come Coscienza. Dal punto di vista metafisicamente panoramico, dunque tutto è Uno e tutte le forme, compresi gli individui umani sono espressioni dell'Uno.
Per cui anche la trasmigrazione dell'anima individuale o la reincarnazione comunemente intesa, nella sua versione popolare e essoterica è una consolazione illusoria creata ancora una volta dall'ego che non si capacita di scomparire per sempre quando l'organismo corpo mente nel quale è identificato muore.
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L'ego che si fa guru di sé, credendo di autocomprendersi è una barzelletta della quale solo esso, insieme ai suoi compari di presunzione, non sa e non può ridere.
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Le circostanze della vita poi mostrano le proporzioni in cui lo sono di volta in volta. Nessuno però è solamente in un modo o nell'altro. E questo doppio aspetto complementare li rende unici, meravigliosamente e spaventosamente umani.
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Essere aperto vuol dire anche aprirmi alla dimensione ricettiva, femminile. Non c’è espansione del cuore senza apertura.
E aprirmi significa rendermi vulnerabile senza falsità, senza ipocrisie. Non posso sbarrare tutte le porte, interne e esterne, e nello stesso tempo aprirmi alla grazia Divina. E siccome la grazia Divina può raggiungermi anche attraverso le prove più crudeli, terribili, devo essere aperto, perché è sempre Dio che bussa alla porta del cuore, della coscienza.
Sviluppare il principio dell’accoglimento, consiste nel non proteggermi, significa includere ogni esperienza, anche quando arriva in maniera insolita, imprevedibile. La condizione meditativa, lo stato di consapevolezza senza scelta, rappresenta dunque l’apertura alla forza vitale nella sua forma conflittuale che va dalle gioie più grandi alle più forti delusioni. Vuol dire rivivere adesso le sofferenze che mi hanno bloccato, ferito... e dire sì anche a loro. E’ scoprire semplicemente che ho vissuto, che sto vivendo, animato da quella energia infinita che non è la mia vita, ma la Vita, la manifestazione Divina.Supero perciò la mia particolare esistenza, nella quale mi sento limitato, mi sento asfissiare, quali che siano i miei successi e programmi e scopro che sono l’espressione o una forma della energia cosmica. Quell'energia che anima ogni cosa dell'Universo. La Pace e l'Amore allora trovano umanamente dimora dentro di me, accompagnandosi ad un senso di gratitudine.
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Tutto scorre, tutto cambia... dai momenti più dolci ai momenti più difficili.
Solo Tu rimani rimani quel che Sei: pura eterna presenza.
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Non è la limitatezza dei ragionamenti a rendere le cose semplici, ma l'ampiezza dello sguardo diretto e istantaneo a rendercele godibili e vere, senza sovrapposizioni concettuali che appesantiscono l'esistere.
La semplicità del percepire, del sentire, si ottiene quando si mette da parte ogni modalità che ci distacca dal reale, ogni pratica che ci separa dall'immediatezza della vita, alimentandosi di inutili complicazioni ideologiche.
Quindi, non è nell'essere banalmente sempliciotti che si guadagna la porta della serenità, della gioiosità festosa, ma la si consegue solo con la spontaneità che discende da una mente e di un cuore non più vittime di loro stessi.
La semplicità dunque regna nella chiarezza dell'esserci nel presente e perciò è una finestra costantemente aperta sul mondo della Luce. E' l'arte della leggerezza esistenziale.
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Il percorso può essere anche lineare, in crescita, ma manca di quel balzo quantico nella comprensione che fa la differenza.
Osservando parecchi compagni di viaggio, ciò mi è confermato.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24