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Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Gennaio 2013
allora, se non sei amorevole, non lo sei con le persone,
con le cose e, soprattutto, con Te stesso.
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Non c'è possibilità che il Verbo dell'Uno accada quando c'è la parola chiassosa del molteplice.
Il dialogo con il Divino in fondo è il dialogo con la nostra pura Essenza.
Questa è lo specchio, il quale non può che essere silenzioso e neutro, in cui la mente si riflette continuamente.
L'unione dell'essere manifesto esteriore con l'immanifesto interiore si rivela solo quando i due silenzi - della mente e dell'Essenza - si fondono nel centro del cuore, umano e spirituale.
Solo allora le nuvole del pensiero discorsivo e delle emozioni dell'animo si diradano e lasciano che la Verità senza volto sia scolpita nel cielo dell'infinita Coscienza, illuminando chi ha ardentemente voluto Vedere.
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Dal mio punto di vista, “spiritualmente” parlando, non è così.
Io ritengo, come qualcuno ha giustamente, a mio parere, già affermato da qualche parte, che noi siamo quello che siamo e che quindi, è nostra "normale" attitudine quella di pensare e parlare e, a volte tacere o pensare in maniera ridotta: perchè queste sono condizioni naturali della mente.
Perciò esse non vanno represse, peraltro cosa impossibile o pericolosa, con un auto annullamento mentale, con tecniche orientate a forzare i meccanismi del cervello, a volte anche danneggiandolo.
La pura osservazione non manipolativa, la meditazione intesa come contemplazione, invece, può aiutare a vedere i movimenti sia reattivi che creativi della mente…e quindi a diventarne consapevoli.
Questa osservazione compresente allo stato espressivo del pensiero, più o meno automatico risulta senz’altro utile all’integrazione dell’individuo, perché tende a ridurre la divisione tra l’essere ed il fare... ad essere più armonici in noi stessi. La calma ed il silenzio sorgeranno allora come come espressioni spontanee e non fittizie o forzose.
Il Silenzio per come io l'intendo appartiene a quell'aspetto non verbale (noumeno) che sottostà a tutte le dimensioni fenomeniche che possono essere sia la parola che il pensiero.
Quindi esso è uno stato di Consapevolezza più profondo e immanifesto: è lo sfondo imperturbabile delle increspature che si esprimono a livello superficiale.
Una metafora potrebbe essere quella del mare: le onde, cioè il manifesto, con le loro forme e suoni sono la parola ed il pensiero, mentre solo nell'abisso, nella profondità, esiste il Silenzio.
Ecco, chi ha riconosciuto il suo abisso interiore non ha problemi a esprimere le sue onde pensiero… perché sa che sono un tutt’uno con il suo silenzio.
Per cui, per come la vedo io, il silenzio non è una qualità spirituale, esteriore, fenomenica ma una Presenza Silenziosa ad un livello interiore più profondo, inattaccabile da qualsiasi frastuono che accade in superficie.
In realtà sono due aspetti della stessa medaglia. Il silenzio e la parola convivono, sono compresenti però solo in uno stato di Consapevolezza.
Quindi, non è il tacere che qualifica il vero Silenzio, ma lo stato di Coscienza che impassibilmente osserva la mente in azione.
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piuttosto che contro qualcuno o qualcosa, ti rende sempre più contento.
Con_vinciti.
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Chi può essere allora davvero in tale stato? Solo colui che, non identificato con alcuna parte, è Testimone neutrale di ciò che vede e sente. Non può dunque essere una posizione mentale che, per definizione, è sempre soggettiva e relativa.
E' chi mai può essere in questa condizione di Coscienza sovramentale?
Solo colui che è "morto" a se stesso. In India costui è chiamato Jvanmukta. In Occidente, pochissimi, concepiscono che esista addirittura un tale grado di consapevolezza: non si ha nemmeno l'idea che una cosa del genere possa esistere. Questo pure in ambito religioso.
Solo la Mistica, non certamente una forma culturale o qualunque ideologia, può accedere direttamente a questa dimensione trascendente, realmente super partes.
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Se non si realizza questo stato di Coscienza, dimensione tutt'altro che facile da ricercare come dimostrano i fatti, significa che c'è ancora del cammino da compiere. Questo percorso mancante, incredibilmente, può essere realizzato anche in un solo istante o con tante vite. Il perchè di questa realtà è un mistero insondabile.
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Allora, quando si afferma che se il discepolo è pronto il Maestro appare, si intende che se un Maestro ti appare sei pronto almeno sul piano di base per incominciare un percorso che andrà evolvendosi però in rapporto alla qualità delle tue domande al Maestro e dalla qualità del tuo ascolto e, soprattutto, dalla messa in pratica, attraverso l'esperienza diretta, di ciò che ti è stato indicato.
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I secondi, invece, gli uomini dello spirito, gli esoterici, sanno cogliere l'essenza della "verità" indicata dal Maestro o dall'insegnamento, la sostanza delle cose, comunque e ovunque si esprima e manifesti. Sono propensi all'autonomia, all'indipendenza.
Entrambi però hanno la loro specifica funzione, rispetto a chi rivolgono e trasmettono il messaggio ricevuto. Proprio per questa differenziazione i vari livelli del messaggio arriveranno nella misura in cui il destinatario sarà in grado di accorglierlo. Gli uomini della lettera trovano forza nello stare insieme e sostenersi, mentre gli uomini dello spirito sanno essere anche soli e comunicare con chiunque aldilà delle appartenenze. Non c'è un meglio o un peggio nei vari modi di fare o essere. Ogni espressione ha la sua ragion d'essere evolutiva.
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Se ti arrendi a quest'accadere misterioso, ti liberi dalla mente indagatrice e conosci il Silenzio.
Altrimenti sarai ostaggio della casualità mentale e non conoscerai mai quel Silenzio che è la risposta a tutti i perchè.
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Piacere e dispiacere sono ospiti che ci vengono a visitare ogni tanto. Piaccia o non piaccia arrivano inaspettati, senza preavviso.
Ciò nonostante vanno accolti con amicizia, ascoltati con rispetto e ringraziati, anche per l'immancabile dono che ci lasciano sul libro degli ospiti, prima di salutarci con un ammiccante "arrivederci".
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E' ancor più brutto notare questo malcostume, in ambienti in cui la compassione dovrebbe essere il fondamento del relazionarsi.
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Allora la serena ordinarietà diventa il mezzo e il fine per il nostro benessere più autentico.
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Così facendo, l'alchimia interiore non ha modo di avanzare in maniera efficace e produttiva.
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Condizione a cui esso è indissolubilmente legato.
Occorre perciò, se si vuol trascendere questa dolorosa situazione, un'eutanasia consapevole di questa logorante identificazione e rinascere ad una nuova e profonda dimensione, altrimenti impossibile da realizzare.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24