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Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Settembre 2013
Per cui tendi a rispondere alla sofferenza del tuo interlocutore piuttosto che alla sua aggressione. Come accusatore invece sei portato a sentirti aggredito senza sentire la tua aggressività, la tua rabbia.
Interpreti il mondo come ostile invece che come sofferente. Questa interpretazione ti spinge a costruire un mondo effettivamente aggressivo poiché la maggior parte dei tuoii interlocutori tende a reagire altrettanto automaticamente con aggressività alla tua aggressività.
E' come un oggetto nello specchio che si riflette all'infinito in una sala di specchi: questo è il meccanismo di fondo dell'aggressione generalizzata. Si può soffrire sentendo la sofferenza di chi ci aggredisce, cercando di evitare di venire rinchiusi nella trappola dell'ostilità senza poterne trovare l'uscita. Quando sei consapevole puoi anche avere pensieri aggressivi ma, per l'appunto, li riconosci subito come tali. Non dai loro più energia, alimentandoli con la giustificazione. Sai che si tratta di semplici pensieri, non sei portato ad obbedire loro meccanicamente.
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Cercare di perseguire la Qualità può essere difficile come scalare una montagna, eppure, come per scalare una montagna si intuisce che devono esserci un'infinità di modi per farlo.
Bisogna, quindi, imparare ad osservare e, nello stesso tempo, acquisirne consapevolezza.
La montagna va scalata lentamente e senza procurarsi sforzo, liberi dall'inquietudine e dallo sfinimento; ad un certo punto non si penserà più alla vetta, si entrerà in una sorta di equilibrio col proprio respiro e finalmente si scoprirà che in ogni cosa intorno, anche nella più banale, risiede il fine ultimo di quell'esperienza.
La Qualità è una caratteristica del pensiero e dell'espressione che viene individuata mediante un processo non intellettuale.
La Qualità è il fine misterioso e inspiegabile che muove il lato creativo di ogni individuo. E' ciò che sostituisce l'ego con il 'qui e ora'.
( Robert Maynard Pirsig )
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Lo scopo delle parole è l’idea: afferrata l’idea metti da parte le parole. Come troverò io un uomo che metta da parte le parole, a cui indirizzare le mie parole? ( Chuang Tzu )
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Nel caso invece vogliamo ingaggiare una lotta con essi, buttandoli fuori della porta a forza, prematuramente, rischiamo di vederli molto facilmente rientrare sotto altra forma dalla finestra. Perché ancora ci appartengono, non sono stati riconosciuti per quello che sono e perchè ci sono.
Perciò, non è con la lotta ma con la comprensione che ci liberiamo da essi.
Quindi accettiamoli e facciamoli maturare quanto è dovuto, senza però indulgervi, per coglierne l'insegnamento sottostante. Tranquillamente, senza forzare, come la natura attende il tempo necessario per portare il seme alla sua fioritura.
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Siamo con ciò che si presenta ora: le nostre emozioni, le nostre sensazioni... vediamo come e dove agiscono.
Non domandiamo più all’altro di comprenderci né di approvarci. Vediamo in noi quando l'altro cerca di essere compreso: l’altro ci permette di vedere dove siamo con noi, nel rifiuto o nell’accettazione. Senza l’altro, ci sarebbe difficile conoscerci, l’altro è un rivelatore del nostro mondo interiore. L'altro è sempre uno specchio in cui possiamo rifletterci.
L'incontro, lo scambio, con l’altro diventa una relazione… silenziosa. Perché occorre il silenzio per poter ascoltare ciò che l'altro cerca di dirci dietro le parole, per ascoltare ciò che si risveglia in noi. In quest'ascolto silente, l'altro si rivela. Sia come l'altro in noi, sia l'altro di fronte a noi.
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La formula dell'equilibrio: né ottimista né pessimista, né fatalista né protagonista: semplicemente pronto a rispondere al ciò che è, così com'è. Né prima né dopo, ma rilassato e consapevole, proprio adesso.
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«Sono vegetariano da molti anni, con l’andar del tempo è diventata una necessità». A parlare Franco Battiato, sofisticato cantautore, compositore, interprete, nonché pittore, regista e scrittore di origini siciliane. «Sono diventato astemio, non bevo più caffè, non fumo».
Continua l'artista che, alla domanda “Che tipi di alimenti mangia?” risponde: «Mi piace molto la pasta integrale sia di grano che di kamut così come il riso integrale, basmati oppure il tipo venere ma non disdegno neanche cereali come miglio, orzo, farro e quinoa». Ma ci rivela che ama alcune preparazioni in agrodolce, prelibatezze tipiche della tradizione mediterranea. Curiosità che svelano un lato meno elitario e più intimo del cantautore, e fanno capire il senso di molte sue canzoni, come Sarcofagia (nell'album Ferro battuto del 2001) in cui scrive «non è mostruoso desiderare di cibarsi di un essere che ancora emette suoni».
Tutto questo (e molto altro) nel libro Sowa Rigpa, la scienza della guarigione per un’alimentazione consapevole, scritto a quattro mani con Giuseppe Coco, specialista in medicina tradizionale tibetana.
Ma come si raggiunge questa autarchia?
«È avvenuto tutto in modo consequenziale. Bere caffé e fumare mi piaceva da pazzi. Ora sono sostanze di cui non ne sento bisogno» risponde Battiato. «Ritengo che dev’essere una scelta personale che non si può suggerire né tanto meno imporre, anche se se ne può parlare come in questo libro».
Ma cosa significa Scienza della guarigione (Sowa Rigpa)? E come vi si arriva?
«Sowa vuol dire guarigione, ma anche cura e nutrizione- spiega Coco che continua- Rigpa significa scienza o conoscenza. Yuthok - il padre della medicina tibetana - sosteneva che la conoscenza medica è una materia aperta a tutti e che ognuno ne dovrebbe far uso, secondo le proprie capacità.
Chi non svolge direttamente una “professione di aiuto” rivolta agli altri, può comunque avvalersi di questi insegnamenti per stare in buona salute».
Quali sono le regole d’oro di questa medicina tradizionale tibetana? Ci sono controindicazioni?
«La Medicina Tradizionale Tibetana non cura solo attraverso l'adozione di precisi principi alimentari- continua Coco- comunque riguardo a questi aspetti è indicato seguire la regola generale buddista della via di mezzo e quindi mangiare con moderazione. Inoltre sono da preferire alimenti di stagione, possibilmente biologici, evitare qualsiasi tipo di carne, astenersi dal consumo di alcol e fumo, fare attività fisica adeguata alle proprie condizioni. Non esistono vere e proprie controindicazioni, rivolgendosi ad un terapeuta competente e cambiando gradualmente e con buon senso le nuove abitudini alimentari».
La dietetica tibetana permette di variare, non è restrittiva, nè troppo severa o assolutista. Come si cucina seguendo i consigli della alimentazione tibetana? Dopo quanto tempo di ottengono i benefici?
«In generale alimenti, spezie, tisane- suggerisce lo specialista- sono da utilizzare seguendo la stagione in cui ci si trova; alcuni cibi specifici si consumano per incrementare, ridurre o riequilibrare uno o più dei 3 umori (vento, bile e flemma). Nel libro suggerisco la preparazione di tisane e pietanze, per dimostrare come sia possibile introdurre, in modo semplice, questi principi nella propria alimentazione. I benefici possono manifestarsi a breve, medio e lungo termine: una tisana aiuta a dormire bene quasi subito, in alcune settimane si può ridurre l’intolleranza a certi cibi.
L'effetto principale, nel lungo periodo, è godere di una salute migliore; di conseguenza possiamo avere un risparmio economico e magari ottenere una maggior sintonia col mondo che ci circonda».
[da larepubblica.it del 2 agosto 2010 - Francesca Gugliotta]
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C’era una volta un principe a cui il padre aveva insegnato a credere a tutte le cose tranne a tre: non credeva all’esistenza di principesse, non credeva all’esistenza delle isole, non credeva all’esistenza di Dio.
Un giorno, camminando sulla spiaggia, vide in mezzo al mare distese di terra su cui strane e inquietanti creature femminili si muovevano regalmente. In quel momento gli comparve davanti un uomo in abito da sera; il principe gli chiese: “Cos’è quella terra in mezzo al mare?”
“Isole” disse l’uomo.
“E quelle figure?”
“Principesse”
“Ma allora anche Dio esiste?”
“Sì, sono io” rispose l’uomo in abito da sera.
Il principe tornò subito a palazzo e aggredì verbalmente suo padre, il Re: “Ho visto le isole, ho visto le principesse e ho visto Dio.”
“Non esistono principesse, non esistono isole, non esiste Dio” rispose il Re con calma.
“Ma è ciò che ho visto!”
“Ah sì? Dimmi: com’era vestito Dio? In abito da sera? Portava le maniche della giacca rimboccate?”
Il principe ricordò che anche le maniche erano rimboccate.
E il Re lo rassicurò: “Lo sapevo: è la divisa del mago. Hai incontrato un mago e ti ha ipnotizzato”.
Allora il principe tornò sulla spiaggia e disse al mago: “Mio padre, il re, mi ha detto chi sei. Mi ha detto che sei un mago e che mi hai ingannato”
L’uomo della spiaggia sorrise rispondendo: “È tuo padre che ti ha ipnotizzato, è lui il mago, qui ci sono molte isole e molte principesse e io sono Dio, invece tu sei sotto il suo incantesimo” .
Sempre più confuso il principe tornò ancora una volta a palazzo e chiese al padre: “E così, tu non sei un Re?... Sei solo un mago!”
Il Re rispose, rimboccandosi le maniche: “Sì, figlio mio, sono solo un mago.”
“Allora, l’uomo della spiaggia era davvero Dio?”
“No, figlio mio, era anche lui un mago”
“Ma qual è la verità dietro questa magia?”
“La verità è che non c’è nessuna verità dietro la magia, figlio mio”
Il principe allora, in preda allo sconfortò, disse: “Non posso sopportarlo, mi ucciderò!”
Il re fece comparire la morte, il principe rabbrividì, ricordò le isole e le principesse irreali ma belle e quindi si rivolse al padre: “Va bene, posso sopportarlo!”
“Vedi figlio mio…” disse il re “… anche tu adesso stai diventando un mago.”
dal libro: "La struttura della magia" di Richard Bandler e John Grinder - Casa Editice Astrolabio
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Se nel mondo si dice e si sa che il matrimonio spesso è la tomba dell'amore,
in cielo si racconta che l'Amore è la tomba probabile del matrimonio.
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Finché c’è un ego e un oggetto d’amore, c’è desiderio di possederlo, di unire l’ego all’oggetto. Vivere l’Amore è non essere più separati, è realizzare che lo spazio tra l’ego e l’oggetto è sofferenza, disagio, patimento, possesso, gelosia... che in realtà non sono che tormenti frutti di formazioni mentali. Quando invece la mente tace, lo spazio, l’ego, l’oggetto, sono assorbiti nella Pace e l'Amore accade istante dopo istante in qualsiasi situazione noi siamo. In questa dimensione l'Amore si esprime sia una relazione di coppia, come in una qualunque altra relazione anche più ampia, perché esso ora è fondato sul senso dell'unità che sostiene tutti e tutto.
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Io soffro. Dunque, chi sono io? Se il problema è veramente sentito, la domanda si carica di forza psichica e permette di approfondire l’indagine.
L’essere umano è pieno di concetti su ciò che esso è. Associa il pronome “io” a molte qualificazioni, e questo “io” identificato nell’ organismo corpo-mente si prende per un’entità indipendente. Ciò lo rende legato, a vari livelli, dal morale all’intellettuale…al fisico. Questa, per me, è la causa prima delle sue difficoltà.
Con un esame sempre più profondo, invece, si può constatare che le percezioni dipendono da chi le percepisce. Inoltre, si può scoprire che esse sono in continua trasformazione attraverso le età dell’esistenza: che va dall’ infanzia alla giovinezza, dalla maturità alla vecchiaia, e che colui che le osserva si trova al di fuori di esse.
A quel punto si comprende che lo sconforto che ha fatto nascere la domanda “chi sono io?” dipende da un “io” abituato a porsi come attore, pensatore, colui che soffre. Volersi sbarazzare della sofferenza, del conflitto, o diminuirli, non cambia nulla, dato che quando ci si pone come un “io” volitivo è proprio questo che ci lega alla sofferenza. Questo “io” volitivo è sottomesso a tutte le fluttuazioni del condizionamento: paura, disagio, ecc., egli è un ego, una pseudo-entità. Quando questa situazione è vista per ciò che è, si elimina portando via con sé tutti i problemi.
Perchè è stata percepita nel momento dell’atto da uno spettatore totalmente impersonale e disimpegnato; quando lo vediamo, questo io-testimone, non è più un concetto, ma un “io sono” vissuto. Tutto ciò che ha preceduto l’“io sono” è riassorbito in uno stato di lucidità silenziosa.
Allora la sofferenza non è più vissuta come un carico personale, ma una testimonianza di una condizione. E non è la stessa cosa.
La sofferenza c’è, ma senza un qualcuno che afferma “io soffro”.
E lo sfondo nel quale dimora la Consapevolezza che noi siamo è serena presenza osservante.
Ci accade di percepire nuvole di dolore scorrere animate nella nostra mente, mordere il nostro corpo, ma senza coinvolgere il Sé, ormai riconosciuta fonte inesauribile di pace e beatitudine, nostra intaccabile Essenza.
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I saggi non discutono di ciò che oltrepassa la sfera terrestre, neppure per negarne l'esistenza. Parlano invece delle cose di questo mondo, ma senza giudicarle.
(Chuang Tzu)
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Colui che tenti di vivere fino in fondo lo spirito degli insegnamenti religiosi autentici deve avere un atteggiamento di base che consiste nell’andare incontro a ciò che la vita gli riserva senza curarsi della buona o cattiva sorte. Quando si prova a compiere qualcosa che sia al di là delle proprie capacità generalmente si finisce col piangere sul latte versato del fallimento e a quel punto, non vi potrà più essere una profonda tranquillità d’animo.
L’insegnamento religioso autentico non rifiuta i problemi quotidiani né maschera abilmente la realtà e neppure ostenta una felicità raggiunta. Al contrario, l’insegnamento religioso autentico deve essere in grado di mostrare come riuscire a nuotare affrontando un’onda per volta, le onde della vita che suscitano in noi il pianto e il riso, le onde della prosperità o dell’avversità.
( Uchiyama Kosho Roshi )
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Ricordati che non sei il solo a ritenerti speciale. Tutti lo fanno. E’ l’idea più comune che esista. Il tuo essere veramente speciale si mostra invece quando sei serenamente ordinario.
La cosa più straordinaria che esiste è proprio essere veramente ordinario.
Sembra facile essere ordinari, ma è la cosa più difficile, invece. La si realizza solo pacificando il cuore e non ascoltando più le sirene della mente.
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Il Buddha allora restò stabile nel ‘non-sapere’ e in attesa, insensibile a qualsiasi cosa, immobile come un pezzo di legno morto, quando, alla vista della stella del mattino, la mente originale si illuminò.
Questa è l'esperienza del Buddha. Questo è l’esempio, e questa è la principale lezione che egli ci ha lasciato.
Ma tutti voi, seguaci del Buddha, cosa avete fatto? Avete preso possesso del Buddha, per fare della sua vita una leggenda sulla quale meravigliarvi, e per fare della sua persona un idolo per la vostra adorazione; voi vi siete riempiti la bocca con le parole del Buddha, per farne una cosa sacra da dover essere costantemente appresa, recitata e trascritta. Riguardo alla vita e le parole del Buddha, avete fondato un certo numero di scuole diverse, avete scritto innumerevoli trattati, e poi non avete mai smesso di straparlare e balbettare. Avete costruito templi ed eretto statue. Avete acceso incensi e fatto bruciare la canfora. Avete bloccato le credenze e stabilito dogmi, regole, discipline e pratiche. Siete caduti nella trappola della seduzione verso tutto ciò che il Buddha aveva riconosciuto come un errore che non può che far smarrire la retta via. In questo modo, avete costruito un muro alto come il cielo, ostacolando quella mente originale che voi desiderate ardentemente vedere.
(Il Vecchio Cheng)
Dal libro "Essere" - Accostamenti alla non-dualità - vol 1 - di Jean klein - Libreria Editrice Psiche
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E' curioso osservare che costoro raramente diventano imprenditori attraverso vere attività produttive, vere aziende commerciali, e offrendo servizi veri, che non siano solo suggestioni basate su promesse seducenti. E' una stranezza su cui riflettere, no?
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I mercanti nel tempio, dunque, ritornano sempre a fare i loro affari, riciclandosi furbescamente in base alle mode relative ai bisogni interiori del loro tempo.
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In quanto “io” empirici non lo si può condividere con nessuno, non lo si può trattenere, né suscitare. Locuzioni quali “attenzione senza oggetto”, “Coscienza cosmica”, “Voce del Silenzio”, “Intelligenza del Cuore” o “Sommo Bene” rimandano tutte ad un Unicum: l’“esperienza” dell’Ineffabile, mai iniziata, mai conclusa, più vicina a noi del nostro stesso pensiero, più vicina del respiro.
(Giuseppe Gorlani)
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Perché incoraggiare lo sviluppo dell’ego quando sappiamo che l’ego è l’origine di così tante difficoltà nel mondo? Perché è la successiva lezione di vita che un essere in evoluzione ha bisogno di sperimentare. L’ego è un’area che deve essere esplorata. Qualche volta sono gli sforzi egoistici dell’autocompiacimento a produrre i nostri capolavori culturali e tecnologici. L’ego è un rito adolescenziale di passaggio.
Se l’ego non riesce a sbocciare, non c’è crescita spirituale ulteriore. Per continuare a risvegliarsi, il sé deve raggiungere un equilibrio. Se l’ego ha sperimentato infelicità bisogna che sperimenti felicità, se ha sperimentato fallimento deve sperimentare successo. Se una persona ha fatto l’esperienza di sentirsi sottomessa, deve equilibrarla sentendosi dominante. Vivere in accordo al passato deve essere bilanciato da obiettivi per il futuro. L’accrescimento del proprio potere permette ad una persona di ripristinare l’equilibrio della propria vita, e l’illuminazione avviene naturalmente quando si raggiunge quest’equilibrio.
(Harry Palmer - Creatore del metodo Avatar)
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Non perdere dunque l'occasione per riconoscere Chi Sei, perchè sei qui, ora!
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24