Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Maggio 2014
Il traguardo della libertà dal pensiero (visione trascendente) è una dimensione troppo sofisticata e quasi inarrivabile per la massa che non puo' nemmeno concepirla perchè presa da tutt'altri interessi e bisogni. Per cui mi basta che le persone si preoccupino almeno di preservare la libertà di pensiero, valore così prezioso e irrinunciabile, conquistato storicamente con tanta fatica e sacrifici di vite umane.
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Fino a che illusoriamente il cambiamento ce lo aspettiamo dal mondo là fuori, non è possibile riuscire a cambiare davvero il modo con cui lo vediamo e percepiamo. Allora, inevitabilmente, rimaniamo prigionieri e in balia di questa ansiogena aspettativa...
Resta comunque sorprendente per me constatare quanti entronauti di lungo corso ancora non abbiano realizzato la comprensione di questo principio fondamentale.
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Per non subire il conflitto che ti circonda, devi trovare in te la pace profonda.
Perchè la pace interiore non è conseguenza di quella esteriore:
al contrario, è sempre la causa.
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Quando la bufera delle passioni si fa più forte e non vuoi essere travolto, sconvolto o coinvolto... trova l'oasi, il rifugio e la pace nella meditazione,
nel silenzio del cuore.
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A tanti piace il simbolo del fior di loto, ma non sanno che rappresenta la meta umana del loro Essere. Fino a che esso non si apre, senza affondare nel fango, ristagna senza fiorire in ogni palude.
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Se non t'immergi fiduciosamente nelle profondità dell'Oceano dell'Essere galleggi o nuoti soltanto in superficie, hai a che fare solo con le sue onde, più o meno cullanti o minacciose. Allora non puoi conoscere, perdi, la bellezza stupefacente che l'abisso dell'Essere custodisce e protegge con il suo silenzio. Questa silenziosa bellezza è il vero e unico elisir per la tua anima assetata di pace.
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C'è un luogo intermedio, dal profumo gentile, che regala serenità e stabilità tra l'oscillare continuo degli estremi della melassa sentimentalistica e la bava dell'aggressività, che hai con te stesso e con gli altri. Quello è il tuo centro.
Se lo trovi, la calma e la pace profonda trovano dimora permanente anche nel tuo cuore.
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Avere una visione che accetta la complementarietà degli opposti, non significa che non si distingua - seppur sul piano relativo ed esistenziale - il bene dal male. Si comprende che i poli sono complementari in un'ottica non dualistica, ma poi chi vede neutralmente, nella prassi, non può che optare spontaneamente per il bene relativo che il contesto (attraverso il senso dell'unità) gli suggerisce.
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C'è un sapore psicologico amaro nel veder spesso commettere errori, sapendo per esperienza che lo sono, dalla maggioranza degli individui che sa imparare (forse) da questi errori solo ripetendoli in prima persona, non rifacendosi invece ad esperienze altrui per evitarli.
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Lo spreco, in generale, è un delitto che viene sottovalutato,
per interesse di qualcuno e superficialità di molti.
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Nella convivenza famigliare e sociale, solo quando rispetti le regole, i doveri, gli adempimenti, ecc... trovi la forza, la fermezza e il coraggio per far valere poi i tuoi diritti, rivendicare meriti, reclamare riconoscimenti. Se non sei a posto in tal senso, a poco allora varranno le lamentele e saranno sterili le tue proteste. Non avrai la credibilità e il rispetto che invece serve chiedere ciò che ti è dovuto. Una volta, ogni agenzia educativa (famiglia, scuola, ecc...) insegnava il principio che prima veniva il dovere e poi il piacere e quest'etica veniva rispettata da i più. Purtroppo, oggi questo modus vivendi sembra quasi dimenticato, poco praticato, per cui si cerca molto spesso prima il piacere e... poi si vedrà, con tutti i risvolti e ricadute che ne conseguono.
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Non si è amici o ci si stima per il solo fatto di andare nella stessa direzione, ma piuttosto per il modo con cui ci si va e per l'affinità psicologica che si riscontra con l'altro, attraverso i comportamenti. Per cui potresti avere suppergiù le stesse idee senza avere altre cose da spartire con qualcuno.
Ciò sgombra l'illusione che sia la mera ideologia a renderci più vicini.
Tante volte ci si sente paradossalmente più in sintonia con chi la pensa diversamente da noi, ma che tuttavia ci corrisponde per la qualità del suo essere umano, in una relazione o contatto, più che che con qualcuno con cui condividiamo un qualche percorso...
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Nella frammentazione egoica non c'è Dignità; nel soggiacere all'istinto, all'emozione, alla passione e all'ideazione non c'è Dignità; nel renderti "coscienza di massa" non c'è Dignità; nell'essere debole non c'è Dignità; nell'essere violenti non c'è Dignità; nell'essere fanatici non c'è Dignità; nella credulità non c'è Dignità; nel disprezzare gli altri non c'è Dignità;
nella dipendenza psichica o fisica non c'è Dignità; nell'odiare non c'è Dignità; nella paura non c'è Dignità; nell'essere carichi di irrequietezze e desideri non c'è Dignità. Per vivere con Dignità occorre avere un preciso orientamento interiore.
Non sono le parole in sé stesse che penetrano e incidono, ma l'effluvio della Dignità interiore e sulfurea.
Occorre risvegliare in sè una qualità invisibile ma penetrante, che richiami le Potenze sovrasensibili .
La Dignità, al massimo grado, si esprime con lo stato di Essere. Dunque sii unità, palesati come folgorante "occhio" singolo.
Chi è unità è legge a se stesso; è al di là del polarismo sensoriale, di là dall'io e dal non-io.
Se per Dignità intendi la tua rispettabilità professionale e sociale, non intendi. La Dignità di cui ti si parla non appartiene all'io accattone. La Dignità impone ascesi, distacco, immobilità, silenzio.
Chi ha Dignità non si protende per acquisire perchè ha in sè la compiutezza e la ragion d'essere.
L'io empirico, fenomenico, sensoriale prega e implora, l'Ente vero fissa lo "sguardo" e proclama. Non v'è Potenza che ti aiuti se sei privo di Dignità.
Il debole viene morsicato perchè segue la legge del suo essere-divenire, ma non pensare che ti si inciti alla sopraffazione. Chi ha paura manca di Dignità. L'Uomo vero che cosa ha da temere? La sofferenza?
Non c'è sofferenza per colui che conosce la fine fin dall'inizio, la sofferenza non raggiunge il Fuoco incorruttibile.
La morte? Ci sono parole che non si trovano nel vocabolario dell'Immortale. La stessa vita? Chi opera con Dignità si svela con commensura e non si lascia vivere. Il Vivere è di colui che "va e viene", l'Essere vive di Essere.
Si può cadere, ma Dignità impone di rialzarsi con compostezza, in bellezza, senza rumore, senza commiserazioni e senza rimpianti.
L'ente "addormentato" vive di fantasmi, di allucinazioni che prende per veri; vive di opinioni. L'Ente vero, essendo unità, è lampada a se stesso...
Quello della maya-divenire è un mondo fatto di leggi, di manipolazioni di forze, di giochi energetici.
Si può essere giocati, si può giocare, si può essere di là da ogni possibile gioco...
La Dignità è frutto di superiore statura, quindi è effetto di Realizzazione.
Chi ha conquistato la Dignità può bussare e le porte si aprono...
"Raphael – La Triplice Via del Fuoco” edizioni Asram Vidya
tratto da: http://www.pitagorici.it/forum/viewtopic.php?f=10&t=616
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Lascia sempre in disparte le provocazioni, allusioni, insinuazioni, offese, ecc... fatte nei tuoi confronti, che non ti riguardano: conservale per il mittente. Le ha solo dimenticate da te, ha sbagliato il destinatario, ma un giorno la sua parte migliore verrà a riprendersele perchè riconoscerà che le aveva scritte o dette per la parte più assonnata di sè. Non sapeva ancora che quella roba era tutta sua, ed erano semplicemente delle proiezioni mentali fatte su di te. Quel giorno avrà fatto un gran bel passo in avanti e forse sorriderà con te...
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In tempi di dualismo esasperato tra tesi e antitesi, non c'è che da favorire la miglior sintesi possibile. Questo compete agli uomini, laici e non, che si fanno pontefici (creatori di ponti), i quali sono quasi sempre più equilibrati e saggi dei partigiani coinvolti e influenzati dalle passioni e, inevitabilmente, portatori di visioni unilaterali.
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Stare dentro le parti, riuscendo anche a starne fuori e sopra, è un prodigio che solo chi è morto al se stesso egoico è in grado di compiere quotidianamente.
Molti crederanno che non sia possibile, che sia finzione, ma per costoro invece è magia quotidiana: essere nella parte senza essere di parte.
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L'urlare rabbioso, in qualsiasi genere di manifestazione di gruppo, di piazza o individuale, è nella migliore delle ipotesi uno sfogo... che ha cause e ragioni a volte anche comprensibili. Spesso però è una forma d'incitazione, anche se verbale, alla violenza, alla aggressività... E l'urlare rabbioso divide sempre, scava fossati, non costruisce nulla di buono... e può anche sfociare nello scontro fisico.
Purtroppo, oltre che nelle piazze, anche nel Web è stato sdoganato l'insulto, ora divenuto gratuito. Forse, almeno in questa dimensione virtuale, dopo questa lunga fase di prova e dove è provato che c'è un abuso di quella che non è libertà d'espressione ma volgare insulto, non sarebbe meglio mettere un prezzo da pagare (...) quando si va troppo oltre il lecito, per limitare questa becera e degradante gratuità d'offendere?
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Sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo. (Publio Terenzio Afro)
Concordo, ma non essendo solo un uomo anche ciò che non è umano non mi è estraneo.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24