Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Agosto 2014
Per quanto mi riguarda, accettare una persona,
non corrisponde necessariamente ad assecondarla...
E' bene, secondo me, fare chiarezza su questo punto spesso equivocato.
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E' proprio vero che genio e sregolatezza devono per forza andare assieme per esprimere creatività? Non è possibile altrimenti?
La cosiddetta sregolatezza (a volte anche follia) che accompagna la genialità, purtroppo, sembra però sia quasi sempre dovuta solo all'uso esagerato di sostanze stupefacenti o all'alcool, raramente emerge in uno stato di sobrietà naturale. Perchè la creatività deve così spesso essere 'drogata' per emergere, condizionando e alterando però poi l'equilibrio psicofisico di chi la manifesta artisticamente?
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Sono preziose qualità l'innocenza, la spontaneità e la creatività del bambino. Vanno sempre conservate nel cuore. Fioriscono ancor meglio e danno splendidi frutti, se sono accompagnate anche dalla consapevolezza, dalla giocosità e dalla maturità.
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Se non sei impegnato a vivere, sei impegnato a morire, cantava Bob Dylan.
Allo stesso tempo però, impegnandoci a vivere bene - totalmente e in accettazione -
ci impegniamo anche a ben morire.
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Spesso mi capita di vedere gente che pratica o ambisce a fare del volontariato internazionale, non occuparsi di bisogni o problemi di chi sta nella porta accanto o addirittura nella propria casa e famiglia. Sono cose che non dovrebbero escludersi a vicenda, ma andare per il mondo sembra attrarre molto di più. Mi domandavo incuriosito il perché di questo fenomeno, non raro da osservare.
Noto che molti si sentono gratificati nel darsi da fare anche in giro per il mondo, abbracciare nobili cause, sentirsi paladini di grandi ideali umanitari, difensori di solidarietà di ogni genere: da quella verso gli esseri umani sofferenti, a quella verso gli animali abbandonati e bisognosi di aiuto. Pur apprezzamento per questi valori, e stimando coloro che li incarnano e li fanno propri con dedizione, fatica e sacrificio personale, a volte mi sorgono delle riflessioni dopo avere notato alcune contraddizioni evidenti in questi volontari. Lungi da me il volere generalizzare, ma osservo che taluni di questi praticanti il volontariato sono completamenti disattenti alle realtà di fatica della propria famiglia, del proprio vicino, dei conoscenti della cerchia ristretta in cui vivono. E’ come se i disagi di chi sta loro intorno fossero poca cosa rispetto alle grandi difficoltà di chi è distante, delle tragedie di chi vive in paesi lontani. Credo, forse provocatoriamente, che anche in questo caso ci sia lo zampino dell’ego. Mi sovviene di riflettere che amare l’umanità in quanto tale, occuparsi delle grandi cause, sia più gratificante per l’ego che dare una piccola a mano a chi ci sta accanto. Mi sembra che possa inorgoglire di più contribuire a salvare qualcuno in qualche posto difficile, lontano da casa, che portare un sacco di spazzatura, o fare qualche lavoretto utile in casa, o tenere in ordine la nostra stanza… per alleviare la fatica di nostra madre o di nostro padre, per fare un piccolo esempio. E di esempi se ne potrebbe fare tanti in questo senso. Se guardassimo con onestà dentro di noi potremmo vedere quanto siamo distratti rispetto a queste incombenze che ci circondano. Perché noi guardiamo sempre altrove. Questo ci fa sentire migliori, ci fa sentire impegnati in qualcosa di veramente significativo. Non abbiamo lo sguardo che si posa sulle sofferenze e stanchezze contigue, sul dolore che urla nel silenzio dei nostri pianerottoli, nelle nostre strade. Insomma, noto che l’ego si sente più utile e importante se fa le cose in grande: azioni che possono essere notate e messe in qualche modo in mostra. Che la nostra vanità spirituale trova nutrimento maggiore nel fare del bene a chi è lontano piuttosto a chi è vicino. Magari questo vicino, paradossalmente, non lo salutiamo nemmeno.
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Ci sono compromessi e compromessi. Non si dovrebbe mai generalizzare.
Chi non ha la capacità di cogliere le differenze e valori implicati negli specifici casi, facendosi assolutista sempre e comunque, forse ha compromesso la sua intelligenza e apertura psicologica, senza nemmeno rendersene conto.
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Se c'è una cosa che sento mi ha dato lo sport - nel mio caso il calcio giocato da ragazzo - è il riconoscere sempre il valore di un avversario, anche se 'ostacola' le mie mete o obiettivi agonistici. Allora, mi ricordo, ci si riconosceva reciprocamente con obiettività nei pregi e difetti, nelle qualità e nei limiti. Lì in campo non si poteva fingere o barare con le parole. Alla luce di ciò poi si dava tutto quello di cui si era capaci, l'uno contro l'altro, con pieno rispetto delle regole. In questo sano spirito sportivo allora si giocava al meglio la partita e, possibilmente, si cercava vincerla, cooperando sempre insieme ai propri compagni di squadra. Alla fine, comunque andasse il risultato, c'era sempre un senso di soddisfazione che gratificava. Giocare in quel modo allora era anche una scuola di vita.
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Chi invoca Dio per delle cause particolari, credute ingiuste e da correggere, è come un bambino spirituale che lo concepisce come un grande papà che gli sistema le cose che non gli stanno bene, partendo dal suo limitatissimo punto di vista. E' una concezione immatura e personalistica che deve necessariamente evolvere verso una comprensione più impersonale della Realtà totale dell'Esistenza, Una e indivisibile.
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ll suicidio è una via disperata di fuga che non ha un senso, che rimanda soltanto la comprensione profonda, rispetto al viaggio interiore che dobbiamo necessariamente compiere per conoscere veramente chi siamo. Dico questo con tutto il rispetto e compassione per coloro che lo attuano.
E' solo il senso dell'ego che dovrebbe andarsene e morire: non il corpo-mente che è lo strumento datoci per realizzare la comprensione.
E' proprio quel difficilissimo passaggio, in cui non sappiamo più cosa fare, che andrebbe affrontato con coraggio e fiducia, nonostante tutto quello che ci sta dolorosamente accadendo. Allora potremmo aprirci a nuove realtà che ora, purtroppo, non vediamo e sentiamo.
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Fatti contagiare dalle persone persone sane dentro. Prenditi i loro virus positivi. Non vaccinarti mai contro il buon umore, la gioia, la contentezza...
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Pur non essendo favorevole alla pena di morte, non mi è mai piaciuta la frase: nessuno tocchi Caino! La trovo semplicemente ipocrita, ingiusta e non educativa. Così come non mi piace la retorica buonista, il pacifismo di maniera e la solidarietà pelosa. Mi piace piuttosto l'essere onesti e veri.
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Parafrasando Confucio il quale diceva: chi discute con uno sciocco dimostra solo che ce ne sono due, si può dire che chi litiga con un'arrabbiato è altrettanto inconsapevole, così come colui che urla per far abbassare i toni.
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Diventa consapevole che è lei stessa che lo crea. Non occorre far altro: disconnettiti dai suoi films. E' lei che lo alimenta ininterrottamente volendolo combattere o dandogli credito.
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Non farti mai irretire dalle tradizioni e convenzioni religiose. Rispettane casomai lo spirito, ma non farti soggiogare dalla lettera e dal loro sistema di potere e di credenze. Non aver paura d'essere anarchico nella ricerca.
Ne va di mezzo la tua evoluzione e crescita interiore. Segui coraggiosamente la 'tua' Via al Divino, la quale deve essere sempre libera, aperta, originale, ispirata dal Divino stesso che t'infonde la nostalgia della Sorgente, di Casa.
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Accettare l'ignoranza metafisica è una benedizione,
mentre supportare l'ignoranza mondana è una maledizione.
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E' bene sempre apprezzare e godere le cose e persone per quello che sono e quando ci sono, non quando vengono a mancare. Sii attento dunque a non commettere questi errori, queste leggerezze, che portano poi a dolorosi e amari rimpianti.
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Se non c'importa ci sia il sole o la pioggia, questo ci fa guadagnare il tagliando per una buona giornata. Restando attaccati a quel che avremmo voluto che fosse ce lo fa perdere.
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Quando un individuo o il popolo di un paese si deprime o si esalta con troppa facilità di fronte ad ogni inciampo negativo o si esalta esageratamente per qualche piccolo successo, mi sembra che abbia dei grossi problemi psicologici prima ancora di quelli concreti che deve affrontare. Allora si può anche capire perchè questo paese sia un grande consumatore di psicofarmaci e stupefacenti. La sua mancanza di carattere, la sua instabilità emotiva, la fragile determinazione nell'attuare con fiducia un progetto chiaro e lineare di riscatto è il vero e grande ostacolo, è la fonte delle sue oscillazioni psicologiche quotidiane. Questa nevrosi individuale e collettiva si riflette poi ogni giorno criticamente in campo finanziario, economico, politico. Si evidenzia nell'incapacità o grande difficoltà ad affrontare seriamente una crisi in modo adeguato. Il discorso è volutamente generico e generalizzante, ma è frutto di una costante osservazione del carattere italico - dai livelli di competenza e responsabilità più alti ai più bassi - dove ognuno pensa soprattutto a sè e molto poco alla comunità nel suo insieme.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24