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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi del 13/11/2008

Quei 'morti' che sono più vivi dei vivi

Post n°509 pubblicato il 13 Novembre 2008 da Praj
 
Foto di Praj

Spesso si sente parlare di “morire a se stessi” in molti insegnamenti spirituali. Cosa vuol dire in realtà morire a stessi quando si è ancora in vita?
Per me non vuole dire sacrificare, negarci, la nostra sensorialità, affettività
, diventare alieni a questo mondo, seppur effimero eppur tanto solido e reale. Piuttosto, per me ciò significa accettare, e qui ritorno sul punto a me caro, rendersi pienamente Consapevoli che noi siamo agiti da una Volontà Superiore che ci trascende, che sempre si esprime attraverso noi, anche se noi non ce ne rendiamo conto. Riconoscere questa situazione può non far piacere al nostro ego, il quale è totalmente identificato con una sua presunta autonomia ma, d’altronde, se si vuole avere un senso di libertà Assoluto bisogna “morire a noi stessi”, arrendersi al Tutto. Abbandonarsi al Mistero della Vita, della quale siamo dinamica espressione fisica e Testimonianza Coscienziale impersonale.
Se ci arrendiamo… in questo abbandono vedremo e constateremo che nessuna libertà ci è preclusa
, perché lo stato di Coscienza non sarà più centrato sull’ego agente, ma sul Tutto in azione in noi, liberamente, fluidamente, armonicamente. In questo abbandono di ogni resistenza, accettandoci per come siamo, permettiamo alla beatitudine d’inondarci, alla Grazia d’illuminarci, alla Verità di rivelarsi. La faccenda in realtà è molto più semplice di quanto l’ego possa immaginare: si tratta di Comprendere in maniera assoluta che, di fatto, è sempre fatta la Sua Volontà, anche quando pensiamo di avere agito noi, nel bene e nel male. Quando “sei morto a te stesso” in realtà sei più vivo e consapevole che mai. Anzi ti senti per la prima volta veramente libero interiormente. Perché non succede allora così spesso questo “morire ancora in vita”? Perché siamo attaccati al nostro illusorio senso del libero arbitrio.
Questo è forse il più grande dogma, sul quale l’ego ha costruito il “suo” effimero mondo.
Il ritorno a Casa, nel giardino dell’Eden è sempre a portata di mano, è qui ed adesso, nell'arresa...
Basta soltanto che ci svegliamo. Ma ci sveglieremo solo quando Lui lo vorrà.
E’ questo il magico paradosso, del gioco Divino dualistico che fa in se stesso.
Il Gioco contemporaneo dell’Essere e non essere, dell’assoluto Uno e del molteplice.
Morire a sé stessi significa stare Consapevolmente in questo doppio gioco: morti come identificazione personale e Vivi come espressione Divina.

 
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