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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi del 19/01/2009

L'immortalità del non io

Post n°560 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da Praj

Meditando profondamente ci accorgeremo che siamo sempre connessi al principio che fa funzionare l’organismo fisico nella dimensione spazio-tempo.
Solo che non abbiamo accettato pienamente che tale principio sia Uno con la Coscienza cosmica, ossia l’energia universale.
Il dubbio principale che ci portiamo sempre appresso e che fa sorgere nella mente la paura di morire è: quando il nostro corpo fisico scompare, cosa ne sarà dell’io che percepisce di esistere?
Dove finisce il nostro senso di presenza?
Abbiamo talmente umanizzato il principio divino dandogli dei limiti, che ora nella nostra piccola mente sorge l'angosciosa istanza che si chiede se questo ‘io’ personale, tanto importante per noi, sopravvive o meno alla morte del corpo materiale.
Per comprendere cosa avviene con la morte del corpo fisico, dobbiamo però prima comprendere noi stessi e arrivare alla totale accettazione dell’inesistenza di questo "io" individuale e che perciò non esistono né una nascita né una morte. Tutto il resto viene di conseguenza. Altrimenti non supereremo questa paura inconscia. Né con la fede né con la ragione.
Quindi, per me, l'imparare a morire ogni momento, vuol dire essere in grado di sganciarsi dai ricordi, dalle credenze vecchie e nuove, dalle storie vissute, dai timori e dalle speranze proiettate nel divenire. Soltanto in questo modo, con l'esperienza diretta del morire a noi stessi prima della morte fisica, possiamo lasciarci andare e sentirci rilassati nel presente. Essere morti a se stessi o, se vogliamo, essere "immortali", sta a significare non essere più imprigionati nell’egoicità scaturita dall'identificazione con il corpo-mente e non considerarci più gli autori personali di alcuna azione, di alcun pensiero, alcuna emozione. Cosi facendo realizziamo che la nostra essenza è un’emanazione, un riflesso dell’immortalità stessa dell’Energia primaria di cui l'involucro corporeo è solo veicolo transeunte. Dunque siamo spazio infinito ed eterno, non esiste un’entità separata, e quindi dopo la morte la nostra essenza "liberata" dal corpo torna a fondersi con il Tutto eterno, immortale.

 
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