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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi del 13/07/2009

Chi si droga o beve non lo fa per dimenticare ma per “ricordare”…

Post n°648 pubblicato il 13 Luglio 2009 da Praj
 

Coloro che fanno uso abituale di droghe o alcool, a livello profondo, non cercano l’evasione, ma l’inclusione, anche se attraverso la con-fusione occasionale, vanno cercando l’accoglimento, l’unità, l’amore… la fusione con un qualcosa più grande di loro.
Il fatto però che non siano consapevoli di questa ricerca inconscia fa sì che i fantasmi mentali che vanno ad evocare con lo “sballo” vengano scambiati per reali riconoscimenti, mentre invece sono solo distorsioni ,fenomeni coscienziali che svaniscono appena gli effetti dello stupefacente cala e passa. Da qui il desiderio coatto della ripetizione dello sballo, la crescente dipendenza, ovviamente dettata dalla dall’evanescenza dell’esperienza. Invece costoro probabilmente cercano la meditazione, la contemplazione, senza saperlo, cercando però scorciatoie impossibili.
Lo sballo invece non fa altro che allontanarli – anche se apparentemente sembra gratificarli - ancor di più dalla sorgente del loro Essere, invece che avvicinarli a sé stessi, come la loro Essenza anelerebbe che accadesse.  Questo però è possibile che nello stato meditativo, contemplativo della propria natura interiore. Quindi, per me, è assolutamente insufficiente la lotta tradizionale alla droga: bisogna comprendere piuttosto la causa primaria che anima questo bisogno, quasi irrefrenabile, di sballare… cercare dimensioni vagamente transpersonali.
E’ quasi inutile, non molto efficace, accanirsi nel offrire solo risposte terapeutiche ai consumatori di alcol e droghe, basate su cause secondarie: sociologiche, psicologiche, biochimiche…
La causa fondamentale della ricerca del “paradiso artificiale” è la ricerca nostalgica della pace e della beatitudine che la scaturisce dal ritrovamento della propria anima dispersa nell’attaccamento agli oggetti dei sensi, smarrita nel labirinto delle rappresentazioni mentali. Il vero e radicale richiamo è la nostalgia del Paradiso spirituale perduto che l’Essere ha in sé, di cui ha memoria ancestrale.
Non ci si droga o si beve dunque per dimenticare, ma per “ricordare” quello che è l’indirizzo di della nostra Casa interiore. Il problema è che non lo si sa e si va cercarlo illusoriamente dove non sta scritto e non si può trovare, entrando  e perdendosi inevitabilmente nei vicoli ciechi dell’inconsapevolezza.

 


 

 
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