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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi del 13/11/2009

Uno sguardo nell'anima, il vero test antidroga

Post n°696 pubblicato il 13 Novembre 2009 da Praj
 

L’assunzione di sostanze stupefacenti è diffusa su vasta scala. Si va dal consumo di quelle definite “pesanti” a quelle “leggere”. Ogni classe sociale ne è toccata. E ciò succede in ogni parte del mondo, più o meno considerato civilizzato.
Sulle cause del dilagare di queste fenomeno sono stati scritti fiumi d’inchiostro, fatte discussioni di ogni tipo e livello. Sono state analizzate, sotto tanti aspetti, le motivazioni psico-sociologiche che indurrebbero gli uomini a usare queste sostanze che alterano lo stato di coscienza in maniera evidentemente pericolosa e nociva, per sé e per la società in generale. Gli allarmi su questo problema sono fatti in continuazione, ma il fenomeno sembra incrementarsi nel tempo anziché diminuire, purtroppo.
Ci sarebbero tanti punti sui quali discutere: dagli interessi economici che stanno dietro al consumo di massa delle droghe, alla difficoltà che hanno molte persone a reggere lo stress imposto da un certo modello sociale per cui tendono ad assumente sostanze che credono possano aiutarle... Per non parlare del desiderio di affermazione di una identità più forte di quella che realmente abbiamo, di mostrarsi “vincenti”, forti e disinibiti… oppure lo stordirsi in uno pseudo divertimento, in una chimica euforia o esaltazione passeggera. Ma non è questa per me la radice del bisogno dello stupefacente, del paradiso artificiale.
Personalmente sono contrario all’assunzione in generale di queste sostanze, ma non voglio limitarmi a condannare questo comportamento da un punto di vista morale o etico, ce ne sono già tanti, questa perniciosa quanto negativa tendenza umana, ma vorrei che si cercasse anche di capire qual è il richiamo di fondo che avvince, ammalia, chi cerca lo sballo. Vorrei che si indagasse in profondità il perché uno si fa tentare e poi intrappolare nella dipendenza dalle droghe.
Da dove proviene quest'affascinazione, questa seduzione, che poi cattura, imprigiona e gradualmente ammala o fors’anche uccide?

Cosa sta cercando l’individuo quando si droga, aldilà della apparenza, delle motivazioni superficiali che uno si da? Cosa vuol dimenticare... cosa vorrebbe ricordare... da che cosa vuole fuggire... cosa vorrebbe sentire, percepire, raggiungere in quella specie di delirante peregrinare nei meandri della psiche? Che vuoto vuole colmare? Io credo che, aldilà di tutto quello che può sembrare o quello che uno può raccontarsi, il drogarsi sia un distorto quanto sbagliato tentativo di riconnettersi ad una dimensione perduta. Una stupida quanto improbabile scorciatoia tesa ad un paradiso interiore a cui si vorrebbe accedere però con chiavi non idonee.
Io penso sia un misero cercare l’accesso a quel nostalgico luogo di pace e potenza che ognuno di noi ha dentro, ma che andrebbe riscoperto naturalmente, con vie dolci e corrette, e che non può essere fatto in modo artificioso, artificiale. Fondamentalmente violento. Non si può entrare il quello spazio di beatitudine con grimaldelli o espedienti da falsario, da scassinatore. E’ un imbrogliarsi poco fruttuoso: anzi è un nuocersi, un vicolo chiuso, un percorso distruttivo e autodistruttivo. Se non lo si capisce la pena è la perdita di sé nei gironi infernali della dipendenza. L
e porte della felicità, della gioia interiore, della serenità richiedono invece, per aprirsi al nostro cuore, al nostro genuino anelito di conoscenze sublimi, un processo di purificazione, dei passaggi di maturazione obbligati: ovvero, richiedono un “lavoro” interiore che, necessariamente, prima ci liberi dalle scorie dell’orgoglio e della vanità; che ci temperi bene nella sofferenza vissuta consapevolmente. Che dunque ci faccia crescere in pazienza, in perseveranza, in volontà. Altrimenti rischiamo di auto condannarci a percorrere i gironi dell’illusione, la bolgia del dolore, della mancanza d’amore sia per noi stessi che per chi ci sta intorno.
La droga, questa malefica sirena tentatrice, aldilà di ogni letteratura che possa anche darle una valenza di strumento atto ad esperienze pseudo-sciamaniche, non può portare che alla devianza, introdurre in un percorso altamente rischioso, degradante e degradato.
I mezzi autentici, sani e positivi, per colmare quel bisogno interiore di abbandono rilassato, quel senso di Presenza e di energia psico fisica positiva, ancor meglio spirituale… ci sono. Basta cercarli con una vera voglia di star bene, che sa andar oltre l’inganno dell’immediata quanto inutile evasione momentanea. Per far questo bisogna avere il coraggio di essere onesti e amorevoli con se stessi. Dunque è meglio fare il test alla condizione dell'anima prima di quello dell'assunzione della droga che in realtà è semplicemente la conseguenza di un disordine interiore.



 
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