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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi del 25/11/2009

La dipendenza non esprime l'amore

Post n°702 pubblicato il 25 Novembre 2009 da Praj
 

Un'amica mi scrive: "... essendo uscita dalla codipendenza affettiva, mi piacerebbe leggere il tuo pensiero in un post sull'ego assertività, Compassione e spiritualità... un confine molto sottile e "precipitevole".

Allora proverò a risponderle per come so e posso.
Per non essere portatori di un'amore sterile, dobbiamo sapere che non conta nei fatti che si creda d'amare, ma conta il fatto che coloro che crediamo d'amare riconoscano il nostro amore.
Anche se stiamo amando convinti di farlo al meglio delle nostre possibilità, se ciò non è riconosciuto dall'altro, vuol dire che lo stiamo facendo in maniera inefficace, in quel momento, per i bisogno dell'amato. E questo può essere reciproco.
A questo punto bisogna diventare consapevoli che probabilmente non sappiamo ancora amare noi stessi in modo appropriato, e che è forse per questo che manchiamo di dare amore in modo efficace, perché in realtà ancora sotto sotto lo elemosiniamo, mentre ostentiamo il contrario.  E questa è una finzione che il cuore di chi ci sta intorno percepisce. Manca la generosità di quell'amore che, sovrabbondante, dovrebbe traboccare da noi, se solo fossimo pieni dell'amore per noi stessi innanzitutto, in quanto degni figli della terra e del cielo, non sciocchi narcisi persi nell'auto adorazione ma sempre bisognosi di conferme esterne. La certezza di amare può essere espressa soltanto quando il dono è disinteressato, non pretende nulla in cambio ed è senza aspettative di sorta; quando si rivolge soprattutto alla dimensione essenziale dell’altro.
Allora la qualità e la potenza di quest'amore cosciente e libero non può che contagiare, non può che toccare il cuore di chiunque ne venga in contatto. Solo in questo caso, chi rifiuta il nostro amore, si deve prendere la responsabilità della chiusura della porta d’accesso al suo cuore dei doni che vengono offerti. Ci sono momenti, durante una crisi di un rapporto, relazione affettiva, che preannunciano una rottura definitiva, una separazione.
Sono momenti importanti che si dovrebbero vivere con il cuore, ma anche con lucidità e discernimento.
E’ forse quella l’occasione giusta per elaborare il probabile lutto, se ancora permangono i motivi d’amore che hanno formato la coppia, l'amicizia affettuosa. E’ quello il tempo propizio per riflettere seriamente sulle ragioni di fondo che hanno causato i problemi, che hanno interrotto la comunicazione o comunione.
Si vorrebbe cedere all’ansietà, alla tentazione di rimuovere il disagio, di scansare la sofferenza creatasi. E' comprensibile e umano.                       
Quindi si vorrebbe cercare al più presto il modo di riconnettersi con l’altro per alleviare la pena del distacco, della mal sopportata solitudine…  
Si dovrebbe avere il coraggio di stare con noi stessi fino a quando non ci siamo ben chiariti; fino a quando abbiamo valutato e definito con onestà i nostri veri sentimenti e interessi che ci legano intimamente all’altro. Senza colpevolizzare e colpevolizzarci ma vanno esaminati alla luce impietosa della sincerità verso noi stessi e verso l’altro.
Vedere la qualità e la forma affettiva e d’amore che sappiamo dare e ricevere, senza strumentalizzazioni. rivendicazioni e aspettative che non saremmo in grado di soddisfare.
Considerare le possibilità e le prospettive reciproche in merito alle nostre caratteristiche psicologiche ed esistenziali, seppur disponibili a taluni cambiamenti. Tutto ciò per non ripetere gli stessi errori in un'eventuale riappacificazione, per non riproporci ancora con gli stessi meccanismi psicologici che ci hanno portato a quella spiacevole situazione.
Per far questo occorre pazienza, coraggio e fiducia e un vero lavoro su se stessi, che ci riporti a una nuova Consapevolezza maturata, oltre ad una grande capacità di accettazione.
Per cui sarebbe auspicabile che noi fossimo in grado di elaborare bene le ragioni che ci hanno portato a questa condizione di non comunicabilità, per trovare una comprensione che ci aiuti a trasformare questa importante esperienza in un’occasione di ulteriore crescita personale e di relazione.
Non è facile, ma se c’è ancora amore, è possibile. Altrimenti se non fosse possibile ristabilire una riconnessione amorevole, e rimanendo immutati l’affetto e la stima, è sperabile che fra due persone intelligenti, che almeno non si faccia mancare la propria preziosa amicizia.
Quella sì sempre possibile, a mio parere. Invece è proprio quello il momento per lavorare su di noi, per conoscerci meglio. Spesso, noi non vogliamo vivere il mistero e la magia l'amore, ma soltanto non sentirci soli, avere una compagnia fisica, una relazione confortante o una passione eccitante... L'amore che non si può perdere in realtà appartiene ad una dimensione diversa dal pretendere, dal volere... dai fondamenti dell'amore egoistico. Soltanto quando non abbiamo più l'attitudine all'amore possessivo, l'amore vero si fa individuare è offre l'occasione d'esperienza profonda.
Questa opportunità è sempre a portata di mano: proprio perché si può amare da subito e senza condizioni, a prescindere dai tornaconti che si potrebbero avere.
E' importante quindi riconoscere quando si è nella codipendenza, quando si è presi dall'attaccamento. Quelli sono proprio i segni che c'è qualcosa che non va e che lil rapporto è destinato ad andare in  crisi.
Quando la coscienza è rivolta verso l’oggetto esterno si oscura il discernimento. L’essere non vive più libero da ciò da ciò che desidera e che attende.
Finché c’è un io e un oggetto d’amore, c’è desiderio di possederlo, di unire l’io all’oggetto. Vivere l’Amore, la Pace profonda, la Pienezza, è non essere più separati, è realizzare che lo spazio tra l’io e l’oggetto è sofferenza o piacere, e ciò non è che una formazione mentale. Quando la mente tace, lo spazio, l’io, l’oggetto, sono assorbiti nella Pace.

 
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