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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi del 12/05/2010

Quando la spiritualità è businnes

Post n°775 pubblicato il 12 Maggio 2010 da Praj
 
Foto di Praj

Guardandomi attorno non posso non osservare un crescente mercato che vende merce spacciata per cose attinenti allo spirito.
Per me, più che servizi spirituali, sono servizi para religiosi, pratiche strumentali alla consolazione, esercizi rivolti al ripristino psicosomatico, al rilassamento mentale.
Pullulano anche corsi di guarigione, terapie vibrazionali che si rifanno ai gruppi di crescita; non mancano terapie new age di ogni genere. Inoltre si commercia oggettistica varia (merchandising) legata alla propria organizzazione, grande o piccola che sia.
In realtà tutto ciò è un'altra forma sofisticata e particolare di businnes. E' vendita di prodotti, cosa ben diversa da quel che s'intende per condivisione spiritualità autentica.
A questo livello di religiosità pseudo materialistica mi sembra lecito, oltre che convenzionale, che gadgets e servizi vengano pagati, al pari di qualsiasi altro servizio profano.
Quello che però voglio far notare è che la spiritualità, quando è vera e profonda, ha un’altra natura: è sempre dono, offerta. Perciò, per me, e non per moralismo, dato che non vedo nel denaro lo sterco del demonio, la spiritualità non dovrebbe essere monetizzata, mercificata. Non dovrebbe dunque essere mero commercio, mezzo di guadagno e arricchimento.
Il limite massimo sta nel richiedere, a mio avviso, la copertura e pagamento delle spese necessarie affinché lo scambio o il servizio gratuito possa essere messo in atto. E’ un fatto di riconoscenza interiore, di onestà essenziale: lo spirito che è stato infuso gratuitamente deve essere condiviso senza condizioni. Altrimenti diventa merce, seppur definita o creduta spirituale. Certamente questo genere di materiale e servizio si può vendere e acquistare, ma è un’altra cosa. Non sarà molto probabilmente veicolo della grazia, la quale invece tocca sempre generosamente chi non aspira al profitto personale e dona disinteressatamente.
Che poi siano istituzioni già affermate o altri piccoli gruppi settari, o conventicole varie, a vendere e offrire i loro prodotti cosiddetti spirituali, la faccenda non cambia: sempre mercato è, in qualsiasi forma venga fatto e rappresentato.

 
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