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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi del 31/01/2012
Da una discussione in un gruppo nel quale sono iscritto leggo: NON ci e' stato insegnato ad onorare quello che sorge in noi stessi. Perche abbiamo perduto la nostra connessione di prima mano con l'azione pura e quindi con (di solito ) ogni altra azione che e' divenuta di seconda mano, cosi che siamo divenuto dei pupazzi del condizionamento senza mai seguire le azioni spontanee che sorgono in noi.
°°°
Mi domando allora: come è possibile "onorare" l'azione che sorge in noi se abbiamo perduto la connessione? Se si agisce partendo da ciò che è di seconda mano cosa possiamo dunque onorare? Non c'è spontaneità.
E' chiaro che è indispensabile prima riconnettersi con la consapevolezza di ciò che siamo per agire onorevolmente, altrimenti non si può che onorare una azione scatutita dall'ego. Non credo sia questo quel che si vuole, o tutto va onorato, comprese caz...te e orrori?
L''azione consapevole invece è onorevole di per sè: non ha dunque nessun bisogno di autonorarsi.
Allora bisogna riconoscere una intenzionalità, la presenza di un "soggetto" consapevole" della connessione. Se così non è, pur essendoci la connessione di fondo, noumenica, non c'è una azione scaturita da questa Coscienza di sè, ma solo una azione accidentale che non può essere "onorevole" e onorabile.
L'azione pura sgorga dalla consapevolezza. Non è "pura" se è frutto di pulsioni di cui non è consapevole. Quella è azione meccanica, reattiva, anche se non va giudicata egoicamente ed essere oggetto di sensi di colpa. La differenza fra un'azione consapevole e una inconsapevole c'è, a prescindere dall'idea successiva che la può giudicare.
E' la Presenza nell'azione, la visione nel ciò che sta accadendo, che la rende opportuna, funzionale, onorevole. Altrimenti è azione cieca.
°°°
Mi domando allora: come è possibile "onorare" l'azione che sorge in noi se abbiamo perduto la connessione? Se si agisce partendo da ciò che è di seconda mano cosa possiamo dunque onorare? Non c'è spontaneità.
E' chiaro che è indispensabile prima riconnettersi con la consapevolezza di ciò che siamo per agire onorevolmente, altrimenti non si può che onorare una azione scatutita dall'ego. Non credo sia questo quel che si vuole, o tutto va onorato, comprese caz...te e orrori?
L''azione consapevole invece è onorevole di per sè: non ha dunque nessun bisogno di autonorarsi.
Allora bisogna riconoscere una intenzionalità, la presenza di un "soggetto" consapevole" della connessione. Se così non è, pur essendoci la connessione di fondo, noumenica, non c'è una azione scaturita da questa Coscienza di sè, ma solo una azione accidentale che non può essere "onorevole" e onorabile.
L'azione pura sgorga dalla consapevolezza. Non è "pura" se è frutto di pulsioni di cui non è consapevole. Quella è azione meccanica, reattiva, anche se non va giudicata egoicamente ed essere oggetto di sensi di colpa. La differenza fra un'azione consapevole e una inconsapevole c'è, a prescindere dall'idea successiva che la può giudicare.
E' la Presenza nell'azione, la visione nel ciò che sta accadendo, che la rende opportuna, funzionale, onorevole. Altrimenti è azione cieca.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
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il 09/07/2023 alle 12:33
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il 09/07/2023 alle 12:31
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il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24