Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Novembre 2008

La fonte dei problemi

Post n°522 pubblicato il 29 Novembre 2008 da Praj
 
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Se la sorgente del problemi è la mente, è chiaro che non si può trovare la soluzione attraverso la mente medesima. Bisognerebbe dunque scoprire una dimensione che sia oltre la mente stessa; affinchè questa, sentendosi osservata, da uno stato di Coscienza che le è superiore, non abbia più il potere ipnotico che ha nel determinare le nostre azioni, o meglio, reazioni. Quella dimensione è la Pura Consapevolezza impersonale.
Senza questa Consapevolezza noi non potremo che essere sempre in balia della mente, la quale ci  creerà  disagi a non finire, illudendoci pure di risolvere i problemi attraverso l'elemento che in realtà  li causa. Se si condivide questa riflessione, mi sembrerebbe naturale domandarsi allora se è il caso di comprendere e divenire padroni  del meccanismo che è la fonte dei nostri problemi, delle nostre sofferenze, in modo radicale. Al contrario, sarebbe un inutile tormentarsi in un circolo vizioso senza sbocchi risolutivi. 

 
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Viaggiare dentro

Post n°521 pubblicato il 28 Novembre 2008 da Praj
 
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Portandoci appresso noi stessi, con le nostre abitudini e schemi di pensiero, finiamo col viaggiare proprio con quell'individuo dal quale vogliamo fuggire.
Perché allora ci stupiamo se anche viaggiando ci annoiamo, ci sentiamo lo stesso frustrati? Non è meglio forse invertire i viaggi, dando la priorità al viaggio interiore che trasforma, affinchè poi si possa anche godere del viaggio esteriore?

 
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Conquiste spiritualmente inutili

Post n°520 pubblicato il 27 Novembre 2008 da Praj
 

Il mio consiglio è quello di lasciar cadere il paradigma di "risveglio", "illuminazione" e "liberazione". Si tratta di un modello logoro che è soprattutto utile per coloro che vogliono accumulare seguaci promettendo loro cose di cui non hanno bisogno. Esso può essere utile per gli affari (genera rinnovati clienti!), ma per conoscere te stesso, è del tutto fuorviante. Il tuo vero essere è sempre presente e pienamente stabilito. Se divieni interessato a dei concetti, li segui. Facendo così, potrai trascurare la costante libertà che non è mai andata da nessuna parte. La tua vera natura non è qualcosa che raggiungi, ottieni o ricevi, né ora né in futuro. Non vi è alcuna necessità di risveglio, illuminazione o liberazione. Perché? Perché il tuo vero sé è già presente, e il sé separato che vorrebbe il risveglio non esiste. Sei libertà stessa. Tutto il resto è un falso concetto che sorge nella consapevolezza sempre presente che non hai mai lasciato. Non sei nient'altro che questa non concettuale presenza-consapevolezza stessa. Allora, perché continuare a parlare in termini di un sé separato che non ha alcuna esistenza o di conquiste che sono del tutto inutili?  (John Wheeler)

 
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Quando non si coglie il punto

Post n°519 pubblicato il 26 Novembre 2008 da Praj
 
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Non scrivete sui muri, dice una scritta sulla parete.
Sono d'accordo,
qualcuno risponde subito sotto.
Ma avete capito davvero? si sottolinea.

Certamente, un altro ancora replica.
E via di questo passo...
E una infinità di messaggi si susseguono sul muro dell'incomprensione.
Q
uesta è una metafora del piano comunicativo in cui funziona spesso l'umana mente orizzontale. 
Crede di capire ma è inconsapevole, perde continuamente il punto essenziale. Per uscire da questa logica formale, discorsiva, occorre un salto di livello... intuire il senso primario. Allora chi davvero comprende esce da questa dinamica contraddittoria e non alimenta il circolo vizioso rispondendo da quel livello. 

 
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Dalla libertà di pensiero alla libertà dal pensiero

Post n°518 pubblicato il 25 Novembre 2008 da Praj
 
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La libertà di pensiero è la via che conduce fino ad una grande soglia, oltre la quale c'è la libertà anche dal pensiero. Ma solo pochi osano oltrepassarla. Perchè lì muore l'ego e l'illusione di una sua libertà personale. Illusione che nasce dal non sapere che la libertà umana è pur sempre contenuta nella Volontà Divina; dal non sapere che  questa si manifesta anche nel nutrirci di uno pseudo libero pensiero, atto ad esprimere una infinità di possibili creazioni. Illusione che però scompare e riconosce se stessa solo volando oltre e sopra il pensiero.

 
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Conoscenza senza conoscitore

Post n°517 pubblicato il 24 Novembre 2008 da Praj
 
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La Conoscenza non dualistica - metafisica - diversamente dalla conoscenza fenomenica, implica che soggetto e oggetto siano Uno. Come può dunque questa Conoscenza conoscere altro da Sè? Può solo autoriconoscersi ovunque, in ogni fenomeno e in ogni momento. La Coscienza sovramentale dunque si autoriconosce sempre: non conosce qualcosa che essa non sia.
Crede di conoscere, discriminando e classificando oggetti, solo quando non si è ancora autoriconosciuta. Per questo la conoscenza mondana, per quanto conosca, conosce solo una realtà all'interno di un sogno nato da un illusorio senso di separazione. E' una sorta di autoipnosi del Divino, una strumentale dimenticanza di sè, per potersi manifestare come molteplice e differenziato in un infinito cosmico gioco.

 
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Dalla nausea psicologica alla trasformazione

Post n°516 pubblicato il 23 Novembre 2008 da Praj
 
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Quando da una crisi sorge un senso profondo di nausea si crea anche l'opportunità per staccarci radicalmente da esperienze ormai esaurite, da dimensioni che non ci possono più dare niente, da realtà che ormai sono solo fonte di disagio e malessere. Si può grattare allora il fondo del barile di ogni nostro residuo desiderio, di qualche angosciante paura o di un inconsapevole attaccamento, per toccare il limite del dolore psichico.
Quando sentiremo quell'inconfondibile senso di nausea sopraffarci, potremo veramente dire basta al legame che ci opprime o al nostro modo di stare in esso.
Lottare contro dimensioni conflittuali, dalle quali ci facciamo possedere e che ci appartengono, in senso psicologico e spirituale, é inutile e defatigante, perchè non è ancora maturata l'energia che ci da la consapevolezza per attuare un necessario distacco emotivo e psicologico. Non è possibile dare un taglio netto al conflitto fino a che non giunge il giorno in cui viene fuori con tutta la sua forza quel profondo senso di nausea.
Allora davvero quella situazione può finire. La nausea ci offre l'occasione di guardare in faccia l'insieme di errori che ci hanno portato a quel punto. Emerge un coraggio e l'onestà con noi stessi e con gli altri che non pensavamo di avere. Quando è così, si cambia situazione o si cambia il modo di viverla. Ci si libera dai giudizi e dalle colpe e si assume in pieno la responsabilità dello stato delle cose.
Si riconquista il senso della libertà di scelta che trasforma e ci trasforma, senza indugio, senza più remore.
La nausea psicologica quindi è una porta che ci può far entrare in uno spazio di nuova consapevolezza e di evoluzione.

 
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Vie convergenti nell'Unica Danza

Post n°515 pubblicato il 21 Novembre 2008 da Praj
 
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Si può pregare per anni il Divino, sinceramente, con intensità e devozione, perché si possa diventare migliori e, dopo questo, spesso, rimanere gli stessi di prima. Di fronte a questa realtà, allora  ci sono due possibilità: o Dio non può fare niente per noi o gli andiamo bene così come siamo. 
C’è chi invece prova un'altra via per migliorare: medita per anni nel più profondo silenzio, osserva scorrere i  pensieri, senza trattenerne nessuno, nemmeno il più sottile, cercando di decondizionarsi dai legami della mente e anche dopo di ciò, spesso, si trova ad essere sostanzialmente lo stesso di prima. Anche in questo caso non ci sono che due possibilità. Allora: o non ci possiamo fare proprio niente o in fondo dobbiamo essere così come siamo. Questo perché le due strade, la fede totale e la resa  al Divino quanto la Saggezza dell'accettazione del ciò che è, vanno nella realtà delle cose a coincidere, in ultima istanza. Convergono, infatti, nel farci capire che, nonostante tutto, ‘dobbiamo’ essere proprio così come siamo. Arrenderci.  In questo abbandono a ciò che siamo, la tensione dovuta alla ricerca del  miglioramento voluto dall’ego, seppur spiritualizzato, cade.
Ci si rilassa, finalmente. Corpo-mente e spirito possono proseguire insieme, non più separati.
Per cui il miglioramento, quello naturale, non voluto da noi ma dal Divino, può compiersi, accadere, nelle forme e nelle modalità  atte ad avverare il nostro Destino in Armonia con la Danza Cosmica.
 

 
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Vedere i normali miracoli

Post n°514 pubblicato il 20 Novembre 2008 da Praj
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Quando si apre il cosiddetto Terzo Occhio - l'occhio metafisico - si vedono le cose come pensieri e i pensieri come cose. Si comprende che tutto è Coscienza. Si Vede per la prima volta la Realtà a più livelli di Consapevolezza, contemporaneamente.
Dal mentale al trascendentale, dal materiale allo Spirituale. Lo so che sembra incredibile, impossibile... e che per la mente ordinaria ciò è assurdo, inaccettabile...
Ma forse verrà il giorno, e in ogni momento può accadere se si è pronti all'apertura, che molti Vedranno, con questo Occhio superiore, che il miracolo quotidiano è l'unica realtà esistente. Scopriranno il senso del miracoloso nel semplice ciò che è, nella quotidiana ordinarietà. Ogni cosa ed evento verrà visto come Sacra manifestazione dell'Uno senza secondo.
Lo Vedranno con il Terzo Occhio finalmente dischiuso. Allora lo stupore e la meraviglia trionferanno sull'apparenza. Si può ridere di tutto ciò, e va bene che sia così, anch'io ne rido ogni giorno; ma molti, prima o poi, rideranno di sè in celebrazione con Esso, l'Uno senza secondo.

 
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La Sapienza ignorante

Post n°513 pubblicato il 19 Novembre 2008 da Praj
 

La filosofia è l'amore per la conoscenza.
La Sapienza invece è Amore per il Tutto,
anche dell'ignoranza.

Praj

 
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Attenzione a quale memoria usiamo... 

Post n°512 pubblicato il 18 Novembre 2008 da Praj
 

C'è una memoria che noi usiamo e una memoria che invece usa noi. Quando diveniamo consapevoli  che è in atto quella che ci sta usando, facendoci reagire invece che rispondere alla situazione che abbiamo di fronte, perchè imprigionata dalle emozioni negative passate, dobbiamo subito disconnetterci da essa.  Solo in questo modo possiamo accogliere il momento presente e affrontarlo con spirito  nuovo, creativo, supportato dall'uso della memoria funzionale, pratica. E' solo questa la memoria che serve veramente, perchè è neutra e ci può essere utile per costruire e progettare, basandoci sui dati dell'esperienza oggettiva, nuove realtà. L'altra, quella emotiva, va "sterilizzata",  depotenziata e riportata  alla mero ricordo: cioè,  privato da cariche energetiche fuorvianti la nostra percezione dell'adesso in tutta la sua ampiezza e profondità.

 
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Libero dagli scopi

Post n°511 pubblicato il 17 Novembre 2008 da Praj
 

Lo scopo più ambito per me è stato quello di cercare uno stato di coscienza che contemplasse l'assenza di scopi, di ambizioni, di desideri…
Poi, un giorno, ho compreso che era impossibile farne uno scopo... ed ecco che improvvisamente l'ho raggiunto. Dopo di che ogni momento è divenuto carico di valore, indipendentemente da uno scopo.
Ogni istante è stato riempito della mia presenza, così come la mia presenza ha celebrato ogni istante. Bello o brutto che fosse.

 
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L'unica Arresa vincente

Post n°510 pubblicato il 14 Novembre 2008 da Praj
 
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Cos’è l'Arrresa al Divino? Per me, è l'accettazione che ti porta a vivere pienamente la vita che stai vivendo senza problematizzarla. La resa è Comprensione: una Grazia che entra in noi e che ci fa dire “sì” a ciò che Siamo. Ci fa dire “sì” a tutto quel che viviamo, ci fa accettare anche i nostri “no” a quel che non vogliamo.
La resa ci fa accettare il Mondo così com’è, ora. L’istante successivo vedremo di crearlo alla Luce di una Consapevolezza accompagnata da una volontà Superiore: quella del Divino che ci dice con una sottilissima voce che viene dal Cuore: Sii ciò che Sei, non devi essere altro che te stesso come già lo sei, ed i cambiamenti avvengono e avverranno attraverso te, per come dovranno e potranno essere… in ciò che ti appare il mondo reale. La resa ci fa essere completamente veri… liberi da divisioni, non perché non le non le abbiamo più nella superficie della nostra umana natura ma perché le accettiamo, le includiamo in una unità dell’Essere più profondo, e quindi le trascendiamo nell’Essenza, quale centro di riconoscimento e appartenenza Divina. La resa è rimettere la nostra presunta volontà al posto che le compete: essere strumento Consapevole della Volontà del Tutto. Dal momento in cui accade la resa totale, ci rendiamo conto che anch’essa non è stata nostra, che nulla è nostro… dalla nascita alla morte, dall’odio all’Amore, dalla resistenza alla Resa...
Volere raccontare tutti particolari salienti dei nostri sogni, i momenti topici ci hanno portato fino alla resa che coincide con il Risveglio, per me, non ha molto senso. Solo l’intimo Silenzio è degno di tale Comprensione.
Sarebbe come dare una credibilità agli evanescenti personaggi nei quali ci eravamo identificati che ora appaiono lontani, un eco fantastico del mondo coperto dal velo di Maya.

 
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Quei 'morti' che sono più vivi dei vivi

Post n°509 pubblicato il 13 Novembre 2008 da Praj
 
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Spesso si sente parlare di “morire a se stessi” in molti insegnamenti spirituali. Cosa vuol dire in realtà morire a stessi quando si è ancora in vita?
Per me non vuole dire sacrificare, negarci, la nostra sensorialità, affettività
, diventare alieni a questo mondo, seppur effimero eppur tanto solido e reale. Piuttosto, per me ciò significa accettare, e qui ritorno sul punto a me caro, rendersi pienamente Consapevoli che noi siamo agiti da una Volontà Superiore che ci trascende, che sempre si esprime attraverso noi, anche se noi non ce ne rendiamo conto. Riconoscere questa situazione può non far piacere al nostro ego, il quale è totalmente identificato con una sua presunta autonomia ma, d’altronde, se si vuole avere un senso di libertà Assoluto bisogna “morire a noi stessi”, arrendersi al Tutto. Abbandonarsi al Mistero della Vita, della quale siamo dinamica espressione fisica e Testimonianza Coscienziale impersonale.
Se ci arrendiamo… in questo abbandono vedremo e constateremo che nessuna libertà ci è preclusa
, perché lo stato di Coscienza non sarà più centrato sull’ego agente, ma sul Tutto in azione in noi, liberamente, fluidamente, armonicamente. In questo abbandono di ogni resistenza, accettandoci per come siamo, permettiamo alla beatitudine d’inondarci, alla Grazia d’illuminarci, alla Verità di rivelarsi. La faccenda in realtà è molto più semplice di quanto l’ego possa immaginare: si tratta di Comprendere in maniera assoluta che, di fatto, è sempre fatta la Sua Volontà, anche quando pensiamo di avere agito noi, nel bene e nel male. Quando “sei morto a te stesso” in realtà sei più vivo e consapevole che mai. Anzi ti senti per la prima volta veramente libero interiormente. Perché non succede allora così spesso questo “morire ancora in vita”? Perché siamo attaccati al nostro illusorio senso del libero arbitrio.
Questo è forse il più grande dogma, sul quale l’ego ha costruito il “suo” effimero mondo.
Il ritorno a Casa, nel giardino dell’Eden è sempre a portata di mano, è qui ed adesso, nell'arresa...
Basta soltanto che ci svegliamo. Ma ci sveglieremo solo quando Lui lo vorrà.
E’ questo il magico paradosso, del gioco Divino dualistico che fa in se stesso.
Il Gioco contemporaneo dell’Essere e non essere, dell’assoluto Uno e del molteplice.
Morire a sé stessi significa stare Consapevolmente in questo doppio gioco: morti come identificazione personale e Vivi come espressione Divina.

 
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Uscire dal sonno interiore

Post n°507 pubblicato il 12 Novembre 2008 da Praj
 
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Vorrei ribadire sommessamente cos'è per me il fenomeno del Risveglio spirituale, così tanto e spesso mal inteso, mal  compreso, mal immaginato e interpretato. Esso è un fenomeno strettamente connesso alla Comprensione intuitiva, definitiva, di chi noi realmente siamo; esso è simultaneo all'arresa e riconoscimento del Divino che portiamo in noi ... all'abbandono del senso dell'ego. Il cosiddetta Risveglio è solo un accadimento impersonale, ma gli viene dato il crisma d'un raggiungimento personale. Così non è. Ma chi non lo ha sperimentato può porsi la domanda: «Cosa si prova a essere Risvegliati?».
Una tal cosa come una persona illuminata non esiste: il Risveglio è solo un evento come un altro. Non è una cosa che ci può appartenere. Se qualcuno la rivendica è certo che non gli è accaduta. C'è un uragano, un incendio, un terremoto e c'è il Risveglio interiore, come un fatto che accade a tutto il processo, completamente parte del processo fenomenico.
Si entra in uno spazio fondamentalmente impersonale, il quale però in sè conserva pure la consapevolezza di una dimensione periferica che necessita di una fittizia identità personale, per poter interagire agevolmente con un ambiente sociale e psicologico connesso alla dimensione mentale in cui l'identificazione regna sotto tutti gli aspetti dei rapporti mondani.
Da quel Risveglio accaduto, da quel nuovo senso d'impersonalità soggiacente ora vivo e forte, ne consegue l'azione pura, spontanea, la quale  accade naturalmente proprio perchè in quella condizione non c'è alcun "io" a controllare se l'azione sia conforme alla nostra idea di quale sia la cosa migliore o peggiore per noi. E' la naturalezza dell'Essere.
E' quello che i Taoisti definiscono l'essere animati dal Wu Wei, un "non agire" personale: ovvero, l'agire senza il senso dell'ego determinante.
In questo ottica allora si può anche vedere "il Risveglio" come una faccenda naturale, alla portata di ognuno, una volta che si è smitizzata e liberata dalle ideologie egoiche che non le appartengono.

 
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... nello spazio tra i pensieri

Post n°506 pubblicato il 11 Novembre 2008 da Praj
 
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La stragrande maggioranza degli individui è identificata con il proprio pensiero. Infatti, essi credono che l'unica dimensione della loro coscienza sia il pensiero discorsivo. Essi sono convinti di ciò perchè non hanno mai conosciuto il Testimone del pensiero che non sia pensiero stesso: ovverosia l'osservatore impersonale. La cosiddetta non mente. Dunque essi sono portati negare la possibilità che esista una tale presenza Consapevole in loro perchè non l'hanno mai conosciuta, perchè questa credenza non è mai stata verificata dall'esperienza meditativa. Ma, per chi ha potuto realizzarla, invece è la più lampante delle realtà. Il flusso dei pensieri appare come un fenomeno incessante, continuo, ma non è così. E' piuttosto come il cerchio che si può percepire quando si fa roteare una torcia velocemente. Se si smette però di farla roteare la torcia appare per quel che è: una torcia e non più un cerchio di fuoco. Lo stesso accade con i pensieri. Se li osserva con attenzione distaccata si vedrà che sono separati fra loro. Il fenomeno è molto diverso da come appare. Questo si riscontra nel laboratorio para scientifico della ricerca interiore. Se si impara a meditare, permettendo il rallentamento dello scorrere dei pensieri, avremo l'occasione di riconoscere con evidenza che non tutto è pensiero. Si impara a vedere che c'è sempre un intervallo, uno spazio vacuo fra un pensiero e l'altro. Quello spazio è la nostra più essenziale natura. E' il non Essere, il sostrato fondamentale e necessario dell'Essere. Su ciò potremmo discuterne ad oltranza, così come spesso inutilmente si fa , ma, se non c'è l'esperienza diretta rispetto a tale dimensione è come parlare della luce a chi che non ha mai aperto gli occhi nella sua vita. Egli crederà solo al buio perchè la sua esperienza personale si ridurrà al vissuto condizionato dall'aver tenuto gli occhi sempre chiusi. Solo posizionandoci in quello spazio immacolato possiamo vedere l'intera realtà di cui "noi" siamo la sorgente. Solo in quello spazio possiamo percepire la Vita come la danza (movimento) dell'energia che sono gli infiniti fenomeni, ornamento di quell'unica dimensione alla quale possiamo dare infiniti nomi senza però cambiarne l'Essenza.

 
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Un salto quantico nella Coscienza

Post n°505 pubblicato il 10 Novembre 2008 da Praj
 
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La Pura Consapevolezza, la Luce della Coscienza "Divina",  è sempre presente in ognuno di noi... anche se non la sappiamo sempre riconoscere. I corpi e le menti vanno e vengono nella Ruota delle esistenze, ma la Coscienza è Una ed Eterna, con o senza il corpo. E' evidente che se si è identificati con il corpo e la mente, si nasce e si muore, ed è finita lì, per la mente identificata solo con la manifestazione della materia. La maggior parte degli individui ha mai fatto l'esperienza del cosiddetto Testimone della mente. Vorrei, per come posso, cercare di alludere a cosa consista questo stato di Consapevolezza. 
Immersi in uno stato meditativo profondo, tranquilli, si sta a osservare tutto ciò che passa davanti allo schermo mentale, senza minimamente interferire, immedesimarsi, giudicare, senza fare proprio niente: solo pura Osservazione.
Cosa succede? Succede che ti passa davanti ogni genere di pensieri, belli, brutti ecc... e tu osservi soltanto... fino a che ti rendi conto che tutto quel che stai vedendo è fatto della stessa sostanza dei tuoi sogni... tu continui ad Osservare senza giudicare ed interferire... e vai avanti... la tua mente-corpo ti fornisce una infinità di pensieri, sensazioni, emozioni... e tu imparzialmente vedi quante cose stai scoprendo di te... e tu osservi e non giudichi... finchè tu rimani un puro osservatore della tua mente, diventi sempre più consapevole di questo processo... e ancora osservi, non ti fai prendere... tutto ciò che ti coinvolge vedi e comprendi che è sempre legato al senso dell'ego... e da questa profondo stato meditativo, all'improvviso, potresti Realizzare, avere la grande l'Intuizione, che quello sfondo su cui appare tutto questo processo Sei proprio Tu, quella è tua Essenza! Quella è la Consapevolezza, la Coscienza... impersonale. Tu sei lo specchio ed i pensieri scorrono, appaiono e scompaiono; oppure tu sei il cielo ed i tuoi pensieri sono nuvole che vagano variamente formate e colorate.
E’ una esperienza viva... inconfondibile... le chiacchiere mentali, i concetti, i ragionamenti passano... e tu sai che non sei quelli, non sei più identificato in ciò che appare... quello va e viene, è impermanente. Se provi questa dimensione dell'Essere, ti rimane dentro come un sigillo di una nuova Coscienza da cui attingerai per vedere ed agire in modo diverso, più consapevole... e da lì comincerai un nuovo Viaggio nella realtà.  Questo non è uno stato alterato della mente... ma il tuo centro di gravità permanente… ora puoi veramente vedere tutto ciò che E', per quel realmente E', senza i filtri distorsivi della mente, dell'Ego.
E' una meraviglia. E' la riscoperta della nostra vera natura, sempre incontaminata. Basta cercarla in noi stessi: è li che ci attende da sempre, è il ritorno alla Sorgente. E' la  reale presenza nel qui ed ora. Quando accade questa esperienza, (l'esperienza del Testimone) non sei più la stessa entità di prima. Hai rotto il meccanismo che ti faceva identificare con tuoi pensieri. Hai realizzato, finalmente, cosa significa Consapevolezza. Ormai, non devi più fare nessun sforzo: sai di essere l'Osservatore. Quando scorrono i pensieri non voluti, non cerchi di mandarli via: li testimoni soltanto, ed essi, come sono arrivati, se ne vanno. E' chiaro che i pensieri che ti servono, quelli funzionali alla necessità del momento, quelli che ti servono, li usi in modo più attento e corretto, con molte meno interferenze. Il cervello fisico e la mente sono una cosa, la consapevolezza un'altra. La mente è in continuo movimento: è nella dimensione spazio tempo, ma la Consapevolezza è immobile ed eterna. Dopo un 'esperienza' del genere, hai riportato meccanismo mentale al tuo servizio; e non il contrario, come succedeva prima. La mente e la Consapevolezza vanno assieme: c'è bisogno di entrambe, ma vanno messe nel giusto ordine gerarchico, spirituale.

 
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E' sempre giusto non dare le perle...?

Post n°504 pubblicato il 09 Novembre 2008 da Praj
 
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Riguardo all'esprimere delle idee ritenute esoteriche, che sono in genere riservate a pochi iniziati, tenute segrete, occultate ai profani, io sono propenso, invece, a "rischiare" di dire delle cose che possono anche non essere capite o essere fraintese, piuttosto che dirle solo a chi ritengo "pronto" per accoglierle.
Non si sa mai... l'esistenza è così magica e misteriosa che alcuni semi apparentemente gettati al vento potrebbero anche attecchire chissà dove e chissà quando. Per cui preferisco attenermi a questo Spirito democratico, fatto di parole semplici, piuttosto che a quello aristocratico, selettivo, gerarchico, che si nega, che aspetta, che costruisce gradualmente...
E poi, per me, i cosiddetti "segreti" esistono solo per chi non è ancora disponibile ad assimilarli, farli propri, a viverli, per cui anche se gettati al vento, restano inutilizzabili se non trovano il terreno adatto, fecondo. Ma tutti, potenzialmente, lo potremmo e lo possiamo essere in ogni momento ed ogni luogo... non sta a noi decidere a chi dare...
Bisogna essere, a mio avviso, come il sole, la pioggia... che si donano e toccano tutti senza selezioni di sorta.
E poi, a volte, la Grazia può produrre delle accelerazioni, delle istantanee comprensioni, delle imprevedibili intuizioni, quando lo spirito di ricerca è libero ed aperto, oltre che sincero, che vale la pena di abbondare nel "dare"... alcuni spunti di meditazione, di riflessione, di ricerca. Per cui, il sostanziale esoterismo interiore del cammino esistenziale, risiede nella Visione non superficiale del percorso di vita che facciamo consapevolmente, e di un Alto senso Trascendente che diamo alla vita stessa, nel tentativo di scoprire chi veramente siamo, accompagnati dall'anelito di riunione con la Sorgente dell'Essere, che ancora non conosciamo.
Certi insegnamenti sono di fatto nascosti per chi non ha l'orecchio pronto per ascoltarli. Poi accada quel che deve accadere... e sia fatta la Sua Volontà.

 
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Perfezione? No grazie...

Post n°503 pubblicato il 07 Novembre 2008 da Praj
 
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Le contraddizioni che viviamo non vanno problematizzate... sono semplici realtà da vivere. Essere perfetti è un concetto mentale dal quale ci si può liberare, perché noi siamo sempre "nel nostro giusto", se non ci diamo dei modelli mentali a cui adeguarci... una meta da raggiungere... se siamo senza aspettative. In realtà, se non ci dividiamo, alimentando una lotta interna fra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere in quel momento, si scopre che siamo già a Casa. Proprio così come siamo.
Non ci sono miglioramenti immaginari da raggiungere ma solo un eterna realtà presente da riconoscere: quella che si sta vivendo proprio adesso, davanti e dentro di noi, così com'è. Con questa adesione totale si entra in contatto pieno e diretto con ciò che Siamo realmente, con il Ciò che E'. Ci si libera dell’immaginaria visione di noi stessi.
E' tutto qui e ora!
Non c’è spazio per la fantasticheria sul come saremmo se…
In questo pieno riconoscimento del Vero accade indirettamente un genuino miglioramento spontaneo, non dettato altrimenti da un ego spirituale ambizioso, orgoglioso, auto referenziale..
Per me,  l'Accettazione assoluta, nella sua disarmante semplicità, qui ed adesso, è la chiave... del ben Vivere.

In essa non c'è spazio per la separazione fra l'essere ed il dovere essere...
ed in tale condizione di non tensione naturalmente la mente si calma... si ridimensiona. Allora, in questo accettarsi, l'ego è vissuto come una semplice rappresentazione da usare nel Gioco della Vita. E non crea più conflitti perché sa rapportarsi con altri ego in maniera nuova, 
Se riusciamo, o ci accade, di accettare perfino la nostra "non accettazione", abbiamo perfino la possibilità e capacità di Vedere le cose da un'altro piano, sempre più interno, addirittura impersonale. Questo non è un gioco di parole ma una Comprensione Metafisica, direi sovra razionale.
Due livelli principali coesistono simultaneamente in noi. Sono il livello personale manifesto e l' impersonale immanifesto. In realtà sono due facce della stessa medaglia. E' una unità che si dualizza per manifestarsi. E' L'Assoluto che gioca ad essere relativo per esprimersi nella sua infinita creatività.
Quindi, l'umana manifestazione non si può che accettare, se non si vuole lottare senza possibilità di vittoria alcuna, e senza alimentare ulteriore sofferenza a noi stessi e agli altri, al mondo.
Nell'accettazione l'Essenza ha la possibilità di emergere e guidarci, spodestando l'ego usurpatore dal trono della Coscienza, da un ruolo che non gli spetta.
Però questa celebrazione del Ciò che  E’ è possibile solo se c'è una Presenza Osservante - la Consapevolezza - che ci accompagna, vigile momento dopo momento. E' evidente infatti che se la Consapevolezza è più espansa, l'area dell'identificazione da accettare si restringe. Più c’e Consapevolezza (Luce) meno c’è identificazione (Oscurità). La Vita si esprime danzando fra questi due poli, accentuando ora l’una ora l’altra dimensione.
Certamente, in questo ambito misterioso che è l'esistenza individuale, che si appalesa a più livelli, non si può che constatare che essa sia molto bizzarra nel suo esperimentarsi umano e addirittura paradossale riguardo la sua Comprensione Divina. Consapevole e Compassionevole.

 
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Il miglioramento naturale

Post n°502 pubblicato il 06 Novembre 2008 da Praj
 
Foto di Praj

Molti immaginano che il miglioramento di noi stessi corrisponda all’essere altro da ciò che siamo, rincorrere un modello ideale, prefissarsi e raggiungere un obiettivo ritenuto vincente dal mondo esterno. Io credo che questo sia un errore.
Ritengo invece che la realizzazione psicologica, ancor di più quella spirituale, sia piuttosto l’espansione delle proprie possibilità, l’attuazione delle nostre inclinazioni, l’utilizzo dei propri talenti, il compimento della propria natura.

Metaforicamente direi, facendo esempio molto semplice da non prendere alla lettera: se un individuo è psicologicamente o spiritualmente una “tartaruga”, per realizzarsi non deve essere che se stesso: compiersi come tartaruga. Se invece un altro è una “lepre” deve esprimersi al meglio come lepre. Non deve imitare qualcun altro: essere tartaruga e voler fare la lepre quando non ha la possibilità d’esserlo… sarebbe grottesco, non vero, sarebbe senza carisma, soprattutto non sarebbe se stesso. Sarebbe condannato alla frustrazione. E questo vale soprattutto per l’uomo, l’individuo con tutte le sue peculiarità e specificità umane, il quale coscienzialmente è “superiore” all’animale. Egli dovrebbe riconoscere la sua natura essenziale e portarla a compimento. Le sovrastrutture educative, ideologiche, le esperienze esistenziali, lo possono far certamente evolvere… ma è importante che ciò avvenga rispettando quella che è la sua natura primaria, le sue caratteristiche fondamentali.
Da ciò rilevo l’importanza dell’ascolto interiore, della percezione corporea, la valorizzazione della sensibilità alle più intime sensazioni per poter seguire il vero intento che ci suggerisce il corpo, che ci sussurra la coscienza, che ci ispira l’anima. Non dobbiamo assolutamente farci condizionare a fare delle cose che dall’esterno ci possono indicare su come dovremmo essere.
Nessuno meglio di noi può sapere cosa vogliamo veramente.
Dobbiamo però re impararlo, perché l’abbiamo dimenticato. L’imitazione è invece la porta che ci introduce nei reami della mente, allo smarrimento del contatto con la nostra intimità basilare.
Il presupposto però per ritrovare la nostra natura essenziale è che ci accettiamo come siamo, senza giudicarci, qualsiasi manifestazione umana ci è dato d’essere
: concretamente e semplicemente esprimere una individualità, essere unici come già siamo. Solo su questo fondamento di unicità pienamente accettata potremo dispiegare al meglio tutto il nostro potenziale in modo naturale e armonioso. Ed in questa semplicità riscopriremo quella naturalezza carica d’energia autentica che non fatica ad esprimersi: perché fluisce su una piattaforma psicofisica che le corrisponde, perché non è più divisa fra il dover essere fra ciò che non è, che crede di essere o diventare, e ciò che è realmente nel presente.
Per cui Essere se stessi, accettandosi così come si è, anche se in continua espansione, per me è il naturale compimento. 

 
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