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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Giugno 2012
Così succede con la paura, con la rabbia, con la gelosia ed ogni genere di sentimenti ed emozioni.
Non vediamo più le cose per come sono ma per quello che ci interessa o abbiamo timore che siano. Ognuno perciò vive una sua realtà pur partecipando allo stesso evento.
Perdendo la relazione con la realtà del ciò che è, diveniamo decisamente orientati e condizionati dalle aspettative e dai ricordi che ci portiamo appresso. Non siamo più presenti e attenti a ciò che stiamo realmente vivendo, incontrando, ascoltando... non siamo dunque realmente lì, ma altrove.
Quindi è sempre bene ricordare che siamo noi a colorare le situazioni con il nostro umore, con il nostro stato di coscienza. Perciò il nostro approccio e atteggiamento verso mondo è determinante per farcelo apparire in un modo invece che in un altro. Allora possiamo colorare come vogliamo il mondo, possiamo dipingerlo positivamente, se lo vogliamo.
In questo senso si dice che noi siamo creatori della nostra Realtà.
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Il gioco del calcio è una metafora della vita sociale. Essendo un gioco di squadre che si confrontano con delle regole per ottenere un risultato, una partita è chiaramente l'occasione per vedere come una squadra sa fare meglio dell'altra per raggiungere la meta, il goal, l'obbiettivo che interessa.
Una squadra innanzitutto deve essere unita. Gli elementi che la compongono devono convergere, come meglio possono, per realizzare lo scopo, sportivamente: quindi è importante l'amalgama, il senso di unità, la coesione, l'intento comune.
Anche se lo spirito di gruppo è determinato e convergente occorre però che si faccia pure un gioco dove le caratteristiche ogni componente vengano valorizzate, salvaguardando i tatticismi necessari per affrontare la squadra avversaria nel migliore dei modi. Aldilà poi degli aspetti meramente tecnici e atletici c'è tuttavia il fattore emotivo e caratteriale che viene ad emergere nell'agonismo di una partita, tanto più è importante la posta in gioco in un confronto, in un torneo importante.
Infine, non si può non tener presente l'importanza di una guida, l'allenatore, e di uno staff che favorisca la massima espressione, le eccellenze dei fattori umani e sportivi che devono essere gestiti per arrivare al successo.
Ecco perché allora la passione calcistica è così rumorosa, esaltata ed esaltante, soprattutto quando c'è di mezzo la squadra nazionale che si confronta ai massimi livelli. Scattano ovviamente le identificazioni e i mille risvolti psichici collaterali che fanno si che ci si coinvolga, anche sguaiatamente, spesso sopra le righe.
Ma la cosa va appunto presa per quello che è: un pretesto per manifestare un grande bisogno d'identità collettiva, di catarsi emozionale, di partecipazione umana ad un evento sportivo che rappresenta un voler essere sempre meglio che viene simbololizzato da una nazionale di calcio, o di un protagonista sportivo che ci rappresenta.
E' chiaro che ci sono poi ragazzotti super pagati, che intorno e dentro a questo mondo, ci sarebbero tantissime cose da sistemare veramente e in tanti sensi. Su questo non ci piove e ci sarebbe molto da dire. Ma il gioco del calcio non centra con le degenerazioni che ci sono. E' altre sì importante per me non perdersi nel tifo demenziale o violento. Bisogna solo capire e compartecipare al senso della metafora che il calcio rappresenta e viverlo con passione e divertimento senza perdere il senno.
Allora, come si vede spesso nelle notti magiche dei campionati in cui la propria nazionale è in campo, anche molte persone non avvezze a vedere le partite di calcio (vedi donne e anziani) si coinvolgono, si emozionano, si divertono e, diciamolo pure, s'inorgogliscono quando vedono bravura e volontà unite per fare quel goal difficile ma atteso che che fa dire loro, anche infantilmente, ed io con loro: siamo forti, nonostante tutto!
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Dal più semplice degli uomini al più arrogante, da coloro che hanno le devozioni religiose più disparate a quelli hanno i controlli sulle leve di potere e comando, o semplicemente a quelli bramano qualsiasi piacere e si dichiarano atei e materialisti, tutti noi siamo qui perché desideriamo essere una sola cosa con Dio, il creatore e distruttore e sostenitore di tutto. Ma non lo sappiamo. Almeno moltissimi non lo sanno o ricordano ancora.
Dio conosce questo desiderio nel cuore di ogni Anima: e così, per venire incontro a tutte, concede a ogni forma senziente la capacità di focalizzare e sfocare le possibilità di riconoscerlo... e questo ha molto a che fare con la sensazione di poter controllare gli eventi della nostra vita. Questa impressione è quella che ci da un senso di libertà.
Pur riconoscendo anche che alla fine tutti comprenderanno la futilità intrinseca a questa illusione di controllo, il Divino tuttavia lascia che ciascuno muoia e si reincarni ripetutamente, permettendo all’illusione di persistere finché gli esseri continuano a subirne l’incanto, a rimanere sedotti dal fascino di questo mondo.
In tal modo, ognuno di noi può dimenticare il Divino, dimenticare di scrutare nel corpo del Tempo e godersi una certa percezione di potere su una parte dell’illusoria commedia che stiamo interpretando. Ricordare il nostro desiderio di identificazione con il Divino non è facile, nonostante sia il desiderio fondamentale da cui sorgono tutti gli altri nostri desideri.
Lungo il cammino dell'esperienza umana, ad un certo punto però accade, non si sa come e quando, che il Divino ( l’Intelligenza Cosmica ) riveli a qualche ricercatore del Vero, non si sa perché e proprio a Lui, dopo averlo dimenticato per un tempo quasi infinito, quale è la sua identità profonda, metafisica, Chì è Lui, veramente.
Con questa rivelazione accade una rivoluzione nella Coscienza di colui che la riceve. E, a parte le innumerevoli ripercussioni che avvengono nella vita interiore del "Graziato", il sentimento più significativo è quello di essere finalmente rientrato a Casa.
In quella Casa in cui era da tempo atteso.
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Altrimenti non è possibile accettare e perdonare gli altri, in particolare modo chi ci ha ferito o fatto del male, sotto qualsiasi forma. E’ la realizzazione che in noi c’è tutta l’umanità, che noi siamo anche il mondo e che se qualcuno ha fatto qualcosa di offensivo o negativo nei nostri confronti... dovremmo sapere che avremmo potuto essere invece noi a farlo nei suoi, soltanto ci fossimo trovati nelle sue stesse condizioni, in ogni senso. Questo a mio avviso andrebbe onestamente riconosciuto, davanti allo specchio della nostra coscienza, ben meditato, prima di giudicare e condannare senza appello. Con questo mi riferisco soltanto al nostro spirito interiore e non ad eventuali perdoni giudiziari che appartengono ad un altro piano della giustizia, e alla quale ora non mi sto riferendo.
La grande affermazione evengelica "Perdona loro perchè non sanno quello che fanno" allora va intesa, a mio modo di vedere, come la capacità di Chi dimora nella Consapevolezza Compassionevole di vedere le cose, le conseguenze delle proprie azioni e quelle altrui da un punto di vista più ampio e da una sensibilità più profonda, manifestando la conseguente Comprensione e Compassione.
Comprensione che, come un fuoco purificatore, alchemizza la sensibilità e l’intelligenza.
Si può dunque dare e “insegnare”, attraverso un esempio sincero, a chi ci ha fatto del male e ferito, in ogni modo, una nuova disponibilità, una nuova apertura di credito, con questo nuovo spirito accettante, senza nemmeno sentirci fieri ed orgogliosi… ma solamente empatici, comprensivie e con rinata Coscienza.
Il perdono... è sempre Ora e Qui! Non c'é altro posto e momento per perdonarsi e perdonare...
Per cui perdoniamo possibilmente subito, noi e gli altri, generosamente facendo pulizia... del passato…che è soltanto un gravoso fardello di dolore e sofferenza che ci portiamo inutilmente appresso. So che non è facile ma questa è la Via... il vero "lavoro" su noi stessi da fare.
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E' facile constatare come a molte persone piaccia la nota e giusta frase "la mente mente", oggi di gran moda in alcuni ambienti.
Il fatto curioso e interessante però è che si creda che ciò riguardi soprattutto la mente altrui, quando si pensa questa frase.
Il perchè e come accade ciò è un bel fenomeno interiore da meditare, se si vuol essere onesti con se stessi e conoscersi davvero per evitare i meccanismi dell'autoinganno che la mente copiosamente ci offre e propone.
Indossare maschere esteriori che non corrispondono a ciò che davvero abbiamo dentro non serve, non fa bene in primo luogo a se stessi. Quindi, se sappiamo mentalmente che "la mente mente", dobbiamo poi realizzarlo con una reale comprensione, che si evidenzierà nella coerenza dei fatti che non contraddicono comode e semplicistiche enunciazioni.
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Allora si creano anche le possibilità di un avvicinamento successivo e una maggior comprensione reciproca, la quale scaturisce dalla concretezza dei fatti e delle azioni, piuttosto che dalle opinioni aprioristiche o dalle mere ideologie.
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Più consapevole diviene l'uomo, più impara a dare un ordine alle cose, a chiedersi quali informazioni esse possono fornire.
Di importanza fondamentale è restare in armonia con tutto ciò che è. Se questo non riesce, se ne cerchi il motivo in se stessi. L'uomo è il microcosmo e di conseguenza è l'immagine esatta del macrocosmo.
Tutto ciò che percepisco all'esterno, lo ritrovo anche in me.
Se dentro di me sono in armonia coi diversi aspetti della realtà, anche i loro rappresentanti del mondo esterno non possono turbarmi. Se avviene qualcosa che per me è sgradevole, devo considerarlo una sollecitazione e considerare dentro di me anche questo aspetto.
Tutte le persone cattive e gli eventi sgradevoli sono in realtà solo dei messaggeri, mezzi per rendere visibile l'invisibile.
Chi capisce questo ed è disponibile ad assumersi personalmente la responsabilità del proprio destino, perde ogni paura del caso che lo minaccia.
da "Il destino come scelta" (Psicologia esoterica) di Thorwald Dethlefsen - Ediz. Mediterranne.
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Dunque trovarsi e incontrare il proprio frutto. La vita di ognuno è come un albero che dà un particolare frutto.
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ciò che è irrisolto nel tuo cuore e...
cerca di amare le domande,
che sono simili a stanze chiuse a chiave
e a libri scritti in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.
dal libro "Il libro d'ore" di Rainer Maria Rilke - Ed. Einaudi
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La massa popolare, invece, essendo entità indifferenziata e non conoscibile, se non esteriormente e accidentalmente, non risponde mai delle scelte e azioni che fa, essendo anonima.
Per cui il popolo in quanto tale è di fatto irresponsabile, volubile, e spesso motivato dalla mera emotività, oltre ad essere, di volta in volta, manipolato dalle mode o dai leader di turno, dimenticando con estrema facilità le suggestioni che l'hanno già incantato e deluso. L'individuo ha quindi più possibilità d'imparare e crescere che un popolo. Ovviamente, un popolo si evolve nella misura in cui aumenta la consapevolezza degli individui che lo compongono. Raramente succede il contrario.
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non è nel proprio interesse.
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Senza un buon lavoro di ripulitura esso è destinato a rimanere arido o incoltivabile, ad offrire poco di buono.
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Solo pochi colgono l'occasione per vedere che è la stessa mente egoica la causa basilare dei problemi.
Al massimo, quindi, per coloro che cercano risposte provenienti dalla mente, il disagio viene solo rimosso o spostato e non risolto.
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Tracce per un cammino di Realizzazione interiore.
Percorso completo verso il Risveglio della consapevolezza.
Documento molto interessante, utille e adatto a tutti.
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La maturità mi sembra tutta un'altra cosa.
Maturità per cosa, di chi?
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24