Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Ottobre 2013

ANCHE LO SFORZARSI... ACCADE

Post n°2170 pubblicato il 31 Ottobre 2013 da Praj
 

La mente analitica, logica, non riesce a capire, intuire, che nel lasciarsi andare profondo, abbandonarsi a quel che si è, ci sta anche lo sforzarsi... quando è il caso, quando lo si sente, quando lo si vuole. Anche lo sforzo accade... se deve accadere.



 
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L'UNICA DIFFERENZA...

Post n°2169 pubblicato il 31 Ottobre 2013 da Praj
 

L'unica differenza fra un illuminato e un uomo comune è che il primo sa di essere un illuminato e il secondo non lo sa. (Hui Neng)



 
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INTUITION

Post n°2168 pubblicato il 30 Ottobre 2013 da Praj
 

Dopo un po' di discussioni relative ad argomenti fondamentali, ti rendi conto che per comprendere certe cose, occorre una forte capacità intuitiva. Se manca, non puoi uscire dal labirinto della mente razionale o dalle fantasticherie dell'irrazionale.
Se l'intuizione non accade, giri sempre in tondo sullo stesso piano, resti sempre nella periferia della comprensione, ti sfugge inevitabilmente il punto essenziale.
L'intuizione del cuore invece ti permette un salto quantico che cambia il livello da cui puoi Vedere oltre...





 
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CHI RICERCA CHI?

Post n°2167 pubblicato il 29 Ottobre 2013 da Praj
 

... da un'intervista a Ramesh Balsekar, Maestro Advaita Vedanta (della non dualità)

*************
Ramesh ─ Sì. Il processo della ricerca ha inizio con un individuo che è convinto che si possa ottenere l’illuminazione attraverso i propri sfo
rzi e varie pratiche spirituali.

Madhukar ─ A questo punto non solo il ricercatore desidera l’illuminazione, ma lo ritiene quasi un suo diritto: “Otterrò l’illuminazione, perché mi sto impegnando con costanza”. Io stesso ho creduto di poter forzare l’illuminazione.

Ramesh ─ Lo sforzo e la disciplina spirituale possono andare avanti per anni fino a che il processo della ricerca – la disentificazione – raggiunge lo stadio in cui il ricercatore realizza che l’illuminazione può avvenire ma anche non avvenire. In pratica si arriva alla comprensione intellettuale che non esiste altro che la Coscienza, e non esiste un autore individuale delle azioni. Ma se questa comprensione è totale grazie ad una intuizione nel cuore, dipende soltanto dal volere di Dio.

Madhukar ─ Intendi dire che, a un certo punto, il ricercatore comprende di non potere influenzare in alcun modo l’esito della propria ricerca?

Ramesh ─ Certamente! Il successo della ricerca dipende esclusivamente dalla Volontà di Dio, e dal destino dell’organismo corpo-mente. ‘Nessuno’ diventa illuminato; l’illuminazione avviene in un organismo corpo-mente, grazie alla totale comprensione intuita nel cuore che esiste soltanto la Coscienza.

Madhukar ─ Allora il ricercatore dovrebbe sapere quando si avvicina al traguardo? Esistono segni o sintomi grazie ai quali possiamo capire che stiamo per giungere la termine del nostro cammino?

Ramesh ─ È una buona domanda. Vi è un penultimo stadio, che precede la realizzazione finale. Se mi chiedi quali sono i segni di essere vicini o sulla soglia dell’illuminazione, io ti rispondo che è lo stadio in cui, con distacco da qualsiasi esito, uno si domanda: “L’illuminazione? Che importanza ha? Non ha alcuna importanza”. A questo punto l’illuminazione può avvenire in qualsiasi momento.

Madhukar ─ Come si fa a sapere che siamo prossimi a tale stadio, che precede di poco l’illuminazione?

Ramesh ─ Saprai di essere sulla strada giusta se, nella vita di tutti i giorni, ti scoprirai più tollerante nei confronti delle azioni degli altri. In effetti, se non esistono azioni ‘tue’, come puoi condannare le azioni degli altri? In tal modo la vita si semplifica, perché diventa priva di orgoglio, di giudizio, odio e invidia. Raggiunta questo stadio, saprai che la tua comprensione dell’insegnamento è andata più in profondità.


Dal libro: "Pace e Armonia nella Vita Quotidiana" di Ramesh S. Balsekar - Laris Edizioni



 
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LA CORDA E IL SERPENTE

Post n°2166 pubblicato il 28 Ottobre 2013 da Praj
 

Posso starti vicino, tenerti la mano, dirti di non aver paura... posso asciugare le tue lacrime e, se ti può servire, anche piangere con te.
Ma prima o poi te lo dovrò dire, dovrai vedere che hai preso la corda per un serpente, un delirio per la realtà. La bolla dell'illusione alla fine dovrà scoppiare e lasciar spazio alla risata nel Risveglio. (Praj)




                                                      



 
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C'E' DOLORE E DOLORE

Post n°2165 pubblicato il 27 Ottobre 2013 da Praj
 

Quando il dolore è vissuto consapevolmente, eviti di essere vissuto dal dolore.
Solo se c'è la tua presenza l'anima può regalarti i doni che ti fanno crescere.



 
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SAPER VEDERE

Post n°2164 pubblicato il 26 Ottobre 2013 da Praj
 

Il cambiamento accade nonostante il tuo volere. Nemmeno il come rimane in tuo potere, ma la qualità di ciò che ti succede sta in come Tu lo sai Vedere.




 
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LA PERMALOSITA'

Post n°2163 pubblicato il 24 Ottobre 2013 da Praj
 

La permalosità è un termometro che indica, da quanto ti scaldi e per come reagisci,
il grado di identificazione con l'immagine e l'idea che hai di te stesso che non vedi però riconosciuta dagli altri.




 
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SOGNO CONDIVISO

Post n°2162 pubblicato il 23 Ottobre 2013 da Praj
 

Tutto ciò che riguarda la dimensione personale appartiene al mero mondo dei sogni. Ma per il sognatore questa dimensione è più reale della Realtà stessa, Una e indivisa, la quale però non può che trascenderlo come persona, come oggetto-soggetto onirico. Per cui ogni idea e relazione fondata sul piano personale, pur se apparentemente iperrealistica, è da ricondurre nell'ambito di un sogno condiviso.



 
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UNITA' NELL'UNICITA'

Post n°2161 pubblicato il 21 Ottobre 2013 da Praj
 

Un grave errore è forzare qualcuno a diventare quello che non è o non può essere, solo in base alle nostre proiezioni sulla sua persona.
L'aiuto vero, casomai, è incoraggiarlo a esprimere quella che è la sua natura profonda, il seme esisten
ziale di cui è portatore.
L'unico "compito" che ci dato è solo quello di essere noi stessi, piaccia o non piaccia all'idea che gli altri si sono fatti o possono farsi di noi.
Per cui liberiamoci dell'idea di cambiare qualcuno per il "suo bene", ma occupiamoci di fare il nostro bene, affinchè anche chi ci sta di fronte veda e apprezzi il valore inestimabile dell'essere autentici, i più veri possibile.
Essere unici e genuini è il miglior regalo che possiamo farci l'un l'altro, insieme al riconoscimento e condivisione della preziosa radice comune.


 
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DREAM THEATER

Post n°2160 pubblicato il 20 Ottobre 2013 da Praj
 

Temo che se non si accetta l'altro per quello che è, anche nella condizione di "dormiente", non si stia accettando la Volontà Divina.
Ciò non vuol dire che colui il quale più non "dorme" non si faccia strumento consapevole e compassionevole del Divino per aiutare il cosiddetto altro a riconoscere la personalità fittizia in cui egli è identificato e il sogno in cui è immerso.





 
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BALOCCHI SPIRITUALI

Post n°2159 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da Praj
 

Il credere di aver scoperto qualcosa d'interiormente elevato, che non sia la comprensione che non c'è niente da realizzare, perchè tutto è sempre stato presente ma non lo vedevi,
è il segno evidente che ti sei inoltrato in una delle tante vie del paese dei balocchi spirituali.





 
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PIU' FACILE A FARSI CHE A DIRSI

Post n°2158 pubblicato il 18 Ottobre 2013 da Praj
 

Per quanto riguarda l'esperienza interiore, al contrario di quella esteriore, è più facile a farsi che a dirsi. La profondità di un'esperienza interiore è dunque inversamente proporzionale alla possibilità di poterla esprimere a parole.



 
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CAMBIA-MENTI

Post n°2157 pubblicato il 18 Ottobre 2013 da Praj
 

Cambiare opinione non è difficile
Cambiare partito è molto facile
Cambiare il mondo è quasi impossibile
Si può cambiare solo se stessi
Sembra poco ma se ci riuscissi

Faresti la rivoluzione

(Vasco Rossi)




 
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NIENTE SCORCIATOIE

Post n°2156 pubblicato il 17 Ottobre 2013 da Praj
 

Nella ricerca interiore la tentazione delle scorciatoie chimiche, etnobotaniche o di genere para psicologico è sempre in agguato. Sono sirene seducenti ma pericolose, molto spesso fuorvianti.
La meditazione invece è la via più sicura, semplice e meno ingannevole.




 
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ALLORA SORGE IL SILENZIO

Post n°2155 pubblicato il 10 Ottobre 2013 da Praj
 

Poi viene il momento del silenzio… quello che non si disseta con le parole, quello che non s’appaga con i pensieri. Viene il momento del silenzio… dove il mondo è un eco lontano, dove la sofferenza piange nella valle e il cuore l'ascolta e impara.
Viene il momento del silenzio… perché la lotta ti ha stancato, perché l’ambizione ti ha indurito. Viene il momento del silenzio… quando è il tuo corpo che lo chiede, dopo aver sentito l’urlo dell’anima che invoca attenzione. Viene il momento del silenzio… quando vuoi vedere senza occhi, quando vuoi udire senza orecchi e hai bisogno di una leggerezza senza tempo e senza confini per inoltrarti il quel luogo di magia dove la profondità si fonde nel mistero, dove il silenzio riporta alla sorgente.
Là dove la verità è... il silenzio dei semplici... o la semplicità dei silenti.




 
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E' LA SUA VOLONTA', SENZA SE E SENZA MA...

Post n°2154 pubblicato il 09 Ottobre 2013 da Praj
 

Quando il sentire che in ogni istante viene sempre fatta la Sua Volontà" , e ciò ti pervade totalmente, riesci anche ad includere serenamente tutto ciò che sembra negarlo o metterlo in discussione. Allora ti sei veramente arreso e ti è successo l'abbandono dell'idea di essere un agente personale.
Allora smetterai anche di voler diventare diverso da ciò che ti accade d'essere. Finalmente ti rilassi in quello che Sei e lasci che sia... fatta la Sua Volontà - che è dunque il Ciò che E', qui e adesso. Senza se e senza ma



 
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UMANANAMENTE, DIVINAMENTE

Post n°2153 pubblicato il 08 Ottobre 2013 da Praj
 

Un abbaglio in cui si incorre spesso nella Via di crescita spirituale è credere che la Comprensione implichi il dissolvimento di tutte le contraddizioni dell'umana condizione dell'essere. Per me non è così.
Pur realizzando che tutto è Uno, che siamo il Sé, che siamo il Vuoto o che siamo Coscienza o Mente, noi restiamo sempre umani e dobbiamo vivere da umani.
Tanto più siamo veramente umani, tanto più siamo Divini.
Noi – in quanto entità incarnate - siamo assolutamente legati alla dimensione duale a cui, inevitabilmente, siamo sottoposti. Per cui, esistenzialmente, ci porteremo appresso, in maniera probabilmente meno accentuata se saremo cresciuti, le caratteristiche che ci conformano, la natura specifica e originale di cui siamo portatori. Ci arrabbieremo ancora se siamo irosi, anche se lo riconosceremo prima di un tempo e ritorneremo al più presto in noi. Saremo gelosi, se ci dovessimo trovare nelle condizioni di esserlo, anche se ammetteremo prima il nostro limite e cercheremo di non farci possedere il maniera pesante da questo sentimento. E così per tutte le inclinazioni che ci portiamo dentro. Questo, aldilà di tutti i miglioramenti che potremmo avere conseguito con una migliore conoscenza psicologica di noi stessi, attraverso la psicoanalisi o tecniche psicologiche varie. Avremo attutito gli effetti dei condizionamenti subiti, ma resteremo sempre vincolati alle nostre tendenze, predisposizioni...
Quando noi sappiamo – perché lo abbiamo realizzato nel profondo della nostra anima - che siamo il Sé, sappiamo pure che anche gli "altri” lo sono. Perciò noi sappiamo che essi sono quel che sono nella misura in cui anche noi lo siamo. Il dualismo necessario per esprimerci nell'essere nel mondo ci obbliga anche a dare giudizi, ad avere simpatie o antipatie, ad avere preferenze... Ma tutto ciò, alla Luce della consapevolezza di chi siamo realmente, non ha che un aspetto esteriore, superficiale, funzionale alle relazioni e dinamiche mondane.
Io non rincorrerei quindi una sorta di impossibile perfezione, una idealizzazione dei comportamenti virtuosi: perché questo potrebbe facilmente indurci ad indossare maschere sempre più raffinate. Io, preferirei piuttosto che si imparasse ad essere veri, onesti con noi stessi e con gli altri, a prescindere da schemi precostituiti di valore. Che si imparasse davvero ad accettarci a percepirci come espressioni del Divino. Che si capisse che quel che ci accade è il volere del Divino in atto, per quanto possa piacere o meno al nostro ego, che noi siamo sempre espressioni della sua volontà.
Allora l'incontro con l'altro sarebbe davvero diretto, saremmo davvero capaci di apprezzarci per quello che siamo ora. Se abbiamo davvero compreso che noi siamo manifestazioni del Sé-Dio ecc... sempre e comunque, allora non abbiamo più il dilemma di vedere o meno se siamo nella dualità del giusto o sbagliato con il nostro agire. Ci lasciamo andare all'essere spontanei, senza più il giudice interiore che ci accompagna. Vediamo Dio manifestarsi ovunque, ci troviamo quindi sempre di fronte a noi stessi, sia quando mostriamo la faccia crudele che quando mostriamo quella dolce. Sappiamo che sono sempre le sue facce.
Perché se ci consideriamo Uno con ciò che accade sappiamo che noi, come forma in transito, dobbiamo essere duali - non però identificati con la dualità - affinché l'Uno senza secondo possa contenere in Sé ogni apparente contraddizione, al fine di esternare nella sua infinita gloria ogni possibile gioco creativo.


 
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ZONE D'OMBRA E COMPASSIONE

Post n°2152 pubblicato il 07 Ottobre 2013 da Praj
 

Zone d'ombra ce le portiamo dentro tutti. Chi più chi meno, chi in una forma chi in un'altra. Ammetterlo onestamente è la precondizione per ridimensionarle, per quanto è possibile. Eliminarle del tutto sembra sia una pretesa non concessa agli uomini. Riconoscere questo fatto amplia però la possibilità della compassione reciproca e quindi unmiglioramento nelle relazioni umane su tutti piani. Ciò non vuol dire dare spazio all'indulgenza alle parti oscure che ci portiamo in seno ma è un invito a non rimuoverle ipocritamente. Queste aree della coscienza ancora non rischiarate si possono ridurre solo a patto che le si osservino con obiettività e senza timore d'intaccare l'immagine che vogliamo rappresentare all'esterno.
La persona totalmente integra e perfetta ci sarà pure, però non l'ho mai incontrata lungo il difficile ma esaltante cammino esistenziale. Probabilmente ciò è avvenuto perchè, per la famosa legge d'attrazione, non ne sono ancora degno. Ma forse la perfezione non è altro che un'utopia.




 
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NON RECITARE

Post n°2151 pubblicato il 06 Ottobre 2013 da Praj
 

Non c'è bisogno che parli agli altri con la voce finta, suadente, per simulare che ti sei risvegliato, che sei saggio, quando vendi il tuo prodotto spirituale.
Non imitare dunque i Maestri che hai visto in giro o sui media. Non fare come i
preti che usano quel tono mellifluo, noioso e artefatto durante le loro prediche.
Sii piuttosto come sei, spontaneo e semplice come quando mangi e vai al cesso.
Non preoccuparti di apparire spiritualmente corretto, indossando la veste dell'illuminato, posatamente calmo e ispirato.
Non è la rappresentazione che conta, a meno che tu faccia invece dei conti interessati...



 
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