Da Barcellona alle Canarie, prende piede il
movimento "Poliamor": coppie aperte ma fisse, fedeli ma con l'amante in
casa. Pare funzioni...
Niente incontri clandestini, niente scenate di gelosia, niente amanti abbandonate d’estate o durante le festività natalizie. Da Barcellona alle Canarie, prende piede in Spagna il movimento del “Poliamor”:
convivenze di tre o più persone, sotto lo stesso tetto, alla luce del
sole. Regola base: tutti devono essere d’accordo. Uno stile di vita a
cui alcuni quotidiani hanno dedicato ampi servizi e inchieste e che
diventa sempre più diffuso.
Un marito, una moglie e i partner
aggiuntivi, uno per coppia o uno a testa o chissà, anche di più. I
poliamorosi ci tengono a specificare che non si tratta di sesso,
o almeno non solo di quello: c'è la convivenza, c’è il rispetto, c’è
l’amore, c’è il sesso naturalmente ma non di gruppo. E c’è anche la
fedeltà. O la polifedeltà, come la chiamano loro. Onestà, integrità
personale e indipendenza sono i valori di fondo professati. Poi
separazione totale dei beni materiali, possibilmente con contratto,
accordi nero su bianco per quanto riguarda i figli e tutto ciò che li
concerne. E infine, se possibile, preservativo e analisi frequenti,
misure grazie alle quali, assicurano, il rischio di contrarre malattie
veneree è molto più basso che nelle coppie “normali”.
In sintesi, i matrimoni classici sarebbero la culla dell’ipocrisia
e delle corna, col poliamor, invece, si vive tutti felici e contenti. E
soddisfatti. Juliette Sigfried e Roland Combes, statunitense lei e
britannico lui, abitano in un appartamento nel cuore della capitale
catalana. Entrambi 40 anni e sposati da 10, convivono con Laurel Avery,
anche lei americana, di 32 anni. La loro, affermano orgogliosamente,
non è una relazione solo sessuale: a letto si va in coppia e a turno.
Ci sono di mezzo anche i sentimenti, e il sociale: Juliette coordina un
gruppo di internauti poliamorosi, riunioni e incontri a cui sempre più
barcellonesi sembrano interessarsi. «La norma di base è l'onestà, il
resto è molto aperto», chiarisce Roland, secondo cui il governo
dovrebbe appoggiare questo tipo di unioni. E quanto ai figli, se nel
loro caso non ce ne sono, in altri invece sì: l'importante è
sottoscrivere patti chiari e alla fine avere bambini «solo in due
significa troppo lavoro», commenta Juliette.
Se quelli
dichiarati sono appena mezzo migliaio, i poliamorosi semi-calndestini
sono molti di più. Almeno a sentire Ana, madrilena di 42 anni, medico
di professione, che preferisce un nome inventato come pure suo marito
Juan, disegnatore grafico, secondo cui «la maggior parte delle coppie
monogame si mentono,
non dicono quello che fanno». Per favorire la presa di coscienza del
nuovo gruppo sociale, la modella Lilian Kimberly Jeronimo, originaria
delle isole Canarie, ha deciso di mettere il suo volto al servizio
della causa: nel suo caso c'è un partner primario da quattro anni, uno
secondario da un anno, e due “amici speciali” con cui c'è «amicizia
profonda e sincera che può anche andare oltre». Idea geniale o pessima?
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il 20/12/2011 alle 09:00
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il 06/02/2009 alle 14:27
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il 15/03/2008 alle 23:48