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Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 24 Agosto 2007 da PuRe_PoIs0n
 

Segnalibro (ovvero, tra una pagina e l'altra...)

_La solitudine è solo l'inizio di un dialogo con se stessi_

 

London, April 2003

Convincerla a posare per me non fu difficile. Portarla nel mio letto ed amarla era la tecnica più convincente che conoscessi.

Lei era affascinante, sensuale, una donna che sapeva cosa voleva e come ottenerla. Donna di successo nel lavoro quanto nella vita privata, uomini pronti a darle il mondo e donne completamente perse di lei. Nonostante tutto però cercava ancora la felicità.

Ci conoscemmo durante una cena di lavoro, la notai subito all’aperitivo di presentazione. Alta, magra, sotto la camicetta seni piccoli e sodi come albicocche non ancora mature. Quella sera parlammo di lavoro, professionali entrambe ma non potevamo nascondere gli sguardi elettrici che ci lanciavamo di sfuggita.

Sembravamo voler rubare gli attimi al tempo per continuare quel gioco molto sensuale. Al momento dei saluti senza troppi giri di parole le lasciai il mio numero e una parola: CHIAMAMI.

Mi diverte giocare così, mi fa sentire viva e sfuggente. 

La mattina seguente mi chiamò per darmi appuntamento al bar ma le dissi che preferivo vederla a casa mia. Non bevemmo mai quel caffè. La baciai appena la vidi sulla porta e la trascinai dentro prese entrambe dall’impeto della passione.

Ci spogliammo freneticamente, le nostre labbra mordevano passando lentamente su tutto il corpo. Dio muoveva quelle mani affusolate come se stesse suonando un pianoforte.

Con la lingua la leccai sul collo, piano piano scesi sui quei seni invitanti e intanto le mie mani facevano presa sui fianchi.

Pregustavo già il suo sapore e lei non si fece pregare, mi prese dolcemente la testa e la spinse sul suo frutto caldo ed avvolgente.

Gemeva  e mi implorava di non smettere fino a che il suo piacere scoppiò intenso facendola godere di cuore. Restammo insieme fino al giorno dopo quando l’accompagnai all’aeroporto.

Lei il numero ce l’ha ancora, come io ho il suo, ma forse questo perdersi di vista è un segno del destino. Forse un giorno.. Chissà. Per ora mi sta bene così, poi quel che sarà, sarà.

 

 
 
 
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