Creato da unadonnaspezzata il 18/09/2009
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IL MIO COMPLEANNO SU DIGILAND

Post n°1 pubblicato il 18 Settembre 2009 da unadonnaspezzata

Uso computer da vent'anni. Ma da un anno esatto sono qui,su questa community. In quello che definivo il luogo del cazzeggio virtuale.
Mi sembra una vita fa...
Tanti accadimenti, tanti eventi, tanti fatti. Di ciascuno c'è traccia qua sopra, più o meno velatamente, più o meno esplicitamente.
Ho ripercorso mentalmente, rileggendo qua e là, questi dodici mesi...
E m'è venuto spontaneo cercare di farne un bilancio. Che ovviamente condivido con voi.
Dunque: parto dall'assioma.
Qui, come nella vita, non si può non comunicare.
E quindi cosa penso di digiland un anno dopo?
Penso che sia uno strumento estremamente efficace (azz, che scoperta). Ma non tanto e non solo per mettere in contatto le persone tra loro. Bensì, ritengo sia utilissimo per fornire una radiografia di ciascuno di noi...
Un anno fa non immaginavo fosse possibile.
No, non mi spaventa affatto: ho da tempo acquisito la consapevolezza del vivere nell'era della comunicazione globale dove l'unico sistema per tutelare la privacy è non averla...
In questo bignami del marketing, spaccato autentico dei giorni nostri, è facile, con un minimo di capacità di osservazione, "leggere" le persone dentro di loro, carpirne la personalità, dedurne le peculiarità, sfrondare del superfluo ed arrivare fino in fondo, al nocciolo dell'animo umano. Cogliendone tic e manie, percependone usi e costumi, individuandone tabù e questioni irrisolte.
Una persona alla quale sono stato molto legato mi disse un giorno che internet era la rovina delle relazioni, era un mondo virtuale nel quale ci si finge quel che non si è. Io penso al contrario che sia una vetrina dalla quale non si può mentire: qui sopra c'è esattamente quel che siamo. Anzi, c'è addirittura quel che mostriamo di essere persino senza volerlo.
Ci sono persone che sprizzano gioia da tutti i pori... ops, da tutti i byte. Ci sono persone che vivono la propria vita con frustrazioni e rancori repressi. Ci sono quelli che combattono la propria solitudine e quelli che si nutrono di superficialità. Ci sono quelli che fanno politica senza rendersene conto e quelli che vorrebbero farla senza riuscirci. Ci sono quelli che ostentano tutto ciò che ritengono possa rappresentarli al meglio e che tuttavia ne forniscono il peggio. Ci sono quelli che si raccontano la propria vita per convincersi che sia davvero quella. Ci sono quelli che vivono la propria vita al solo scopo di poterla raccontare. E quelli che interpretano la propria vita come se fosse un romanzo o che si raccontano la propria vita come se dovessero scriverne un romanzo. Ci sono quelli che guardano a sé con durezza e quelli che si assolvono sempre, ché la colpa delle proprie miserie è sempre degli altri. Quelli che fingono di amare il prossimo come se stessi e quelli che finiscono per ripromettersi di amare sempre quello successivo. Quelli che non riescono a non urlare nemmeno scrivendo e quelli che sussurrano sempre con delicatezza.Ci sono quelli che ti chiedono di essere aggiunti nello spazio amici e poi ti cancellano per chissà quale meccanismo e quelli che all'improvviso spariscono e poi riappaiono e poi spariscono ancora, esattamente come nella vita reale. Ci sono quelli che sono ogni giorno presenti e quelli che si affacciano a tempo perso per vedere se ci sia qualcosa di interessante. Ci sono quelli che ti censurano i commenti scomodi e quelli che si tengono persino gli insulti.
Quelli che usano l'ambiguità come strumento e quelli che faticano a tradurre il proprio pensiero. Quelli che lo dicono in faccia e quelli che non te lo diranno mai. Ci sono quelli che parlano al mondo come se il mondo non aspettasse altro e quelli che mettono in piazza vicende ed immagini private forse senza nemmeno rendersene conto. Quelli che spiano e quelli che tacciono, quelli che comunicano a due vie e quelli che lo fanno in due ma ciascuno con un'unica via in una sorta di dialogo tra sordi.
Su queste pagine è possibile leggere questioni sociali e gossip senza ceti, formazioni culturali ed ironie esilaranti, gusti e preferenze, incoerenze e difetti, temi scabrosi ed amori nascosti, melliflua buonacreanza ed angosce esistenziali, umiliazioni e felicità, precarietà e rassegnazione, gioia e frustrazione, socialità e solitudine, condivisione ed egoismo, solarità e presunzione, ansia e menefreghismo, sincerità e provocazione.
E soprattutto, siccome ciascuno di noi non usa mai per caso le parole che proferisce, c'è quel che siamo persino quando crediamo di esserci espressi male. Ci siamo noi. Con tutti i nostri pregi e con tutti i nostri difetti.
Una volta definii la community come una sorta di piazza (sì, virtuale) in cui ci si reca quando si vuole, si stringono mani, si getta uno sguardo, si scambia una parola, si stringono rapporti.
Un luogo in cui si intessono relazioni.
Ad un anno di distanza, aggiungo il mio personalissimo bilancio (parziale, ovviamente): credo che la rete mi abbia permesso di capire molte più cose di quante ne avessi capite in vent'anni. Vi ho conosciuto persone, davvero, nel senso che le ho conosciute profondamente; ho dato volti a persone di cui conoscevo solo il nick; ho conosciuto realmente persone che pensavo di conoscere ed ho scoperto di non conoscere altre che pensavo di conoscere. Ho conosciuto persone vere e persone che preferiscono nascondersi dietro finti profili (problemi loro). Ho salutato fugacemente persone che difficilmente rivedrò nella mia vita. Ho centellinato le mie presenze sui blog altrui per il timore di essere invadente. Talvolta mi sono astenuta dal commentare, altre ho (per mio costume) rinunciato a rincorrere chi percepivo infastidito.
Insomma, un mondo che ha poco di virtuale e molto di reale.
E dunque: che bilancio ne traggo?
In quest'epoca di commercializzazione del nulla, in cui siamo tutti clienti di qualcuno, saprei già cosa fare. Se fossi un guru del marketing farei di tutto per accedere a questa enorme mole di dati sulla nostra personalità: per ciascuno di noi saprei già quale prodotto confezionare.
E, in fondo, non è detto che non sia già accaduto.

 

 
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