Creato da lulu_0569 il 07/01/2009
Piccoli frammenti d'amore, viaggio nei sentimenti e nel cuore.
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“Nel momento in cui
un rapporto affettivo
non vale più a
illuminarmi,
nel momento
in cui cessa di guidare
un altro individuo
a se stesso,
per quanto possa
sembrarmi l’amore
più indefettibile
ed esaltante
che abbia mai
vissuto in vita mia,
si rivela per un
falso investimento”.
“L’amore è costante,
noi siamo volubili.
L’amore
concede garanzie,
gli uomini tradiscono.
L’amore è sempre
degno di fiducia,
gli uomini no”.
Una rosa blu...
“L’uomo non ha scelta tranne l’amore.
Se lo rifiuta, prima o poi scopre
Che le sue alternative producono
solitudine, distruzione, disperazione”.
“Molti di noi esprimono
le loro emotività
saltando a conclusioni negative”.
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“Vivi il presente.
Quando stai mangiando,
mangia.
Quando stai amando,
ama.
Quando stai parlando
con qualcuno, parlagli.
Quando stai guardando
un fiore, guardalo.
Cogli l’attimo nella
sua bellezza”.
“Amore significa
braccia aperte.
Se le chiudi,
ti ritroverai solo
con te stesso".
Vorrei...
“Ogni uomo vive l’amore
nel suo ambito limitato
e non sembra
mettere in relazione
la confusione che
ne risulta e la solitudine
derivanti dalla sua
insufficiente conoscenza
dell’amore”.
“Nell’amore ogni uomo rappresenta
La propria sfida personale”.
“L’amore non è una situazione
che ci possa capitare,
o da cui possiamo uscire;
cresciamo nell’amore”.
“La rinuncia
è un dono importante
se due esseri umani
si amano davvero”.
Post n°4 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da lulu_0569
Le cose che non hai fatto “Ricordi il giorno che presi in prestito la tua macchina nuova e l’ammaccai? Credevo mi avresti uccisa, ma tu non l’hai fatto. E ricordi quella volta che ti trascinai sulla spiaggia, e tu dicevi che sarebbe piovuto, e piovve? Credevo che avresti esclamato: <te l’avevo detto!>. Ma tu non l’hai fatto. Ricordi quella volta che civettavo con tutti per farti ingelosire, e ti eri ingelosito? Credevo mi avresti lasciata, ma tu non l’hai fatto. Ricordi quella volta che rovesciai la torta di fragole sul tappetino della tua macchina? Credevo mi avresti picchiata, ma tu non l’hai fatto. E ricordi quella volta che dimenticai di dirti che la festa era in abito da sera e ti presentasti in jeans? Credevo che mi avresti mollata, ma tu non l’hai fatto. Si, ci sono tanta cose che non hai fatto. Ma avevi pazienza con me, e mi amavi, e mi proteggevi. C’erano tante cose che volevo farmi perdonare quando tu saresti tornato dal Vietnam. Ma tu non sei tornato.”
“Tutti noi rimandiamo sempre il momento di fare qualcosa per coloro che amiamo. Non credo che l’essenziale per me, sia la mia casa, la mia macchina o i miei vestiti. Ma sia vivere e abbracciare la vita, ora, dovunque io sia. La stringo fra le braccia. Non perdo tempo a piangere sull’ieri… ieri è finito. Dimentico il passato. Perdono quelli che mi hanno fatto soffrire. Non voglio passare il resto della mia vita a muovere rimproveri e a puntare l’indice. Sapete perdonare? Sapete dimenticare? Sapete dire <va bene cosi?>. Sapete dire: <anche gli altri sono esseri umani?> e abbracciarli? Voi siete ciò che siete, siete speciali, meravigliosi, non sprecate tempo a piangere, perdonate gli altri e voi stessi. Perdonate voi stessi perché non siete perfetti, e accettate le responsabilità della vostra vita. Nikos Kazantzakis afferma: <Avete il pennello, avete i colori, dipingete voi il Paradiso, e poi entrateci>. Fatelo! Prendete l’arancione, il rosso magenta e l’azzurro e il porpora… e il verde… e il giallo.. e dipingete il vostro paradiso. Potete farlo, la cosa essenziale è la vostra vita.” ................................ .................................. Anche queste sono bellissime parole… che fanno comunque riflettere… e solo chi ha davvero una dote di sensibilità le può capire, e addirittura si può emozionare!!! Prosegue poi… Una volta il Buddha disse una cosa magica: <quando smettete di attendere, avete tutto>. E’ meraviglioso, se fate i fatti vostri, senza aspettare niente, avete già tutto ciò di cui avete bisogno. Se in cambio vi danno qualcosa, l’accogliete a braccia aperte. Dovrebbe essere sempre una sorpresa, ma se vi aspettate una reazione, e la reazione viene, è una noia. Smettete di attendere, a avrete tutto. Prendete tutto ciò che vi da la gente, con gioia, ma non aspettatevelo. Tutto ciò di cui avete veramente bisogno siete voi. La sola cosa importante è riconoscerlo. Voi siete il voi perfetto. E manomettere questa perfezione, è andare in cerca di sofferenza. Crescete nella vostra perfezione.”
Conclude il capitolo con una citazione di un libro di Lao Tzu, che trascrivo: “L’esistenza trascende il potere di definizione delle parole. Si possono usare certi termini, ma nessuno di questi è assoluto. All’inizio del cielo e della terra non c’erano parole. Le parole scaturirono dal grembo della materia. E indipendentemente dal fatto che un uomo veda spassionatamente il nucleo della vita o veda appassionatamente la superficie, il nucleo e la superficie sono identici, e le parole li fanno apparire diversi solo per esprimere l’apparenza. Se un nome è necessario, allora questo nome sia meraviglia, e allora, di meraviglia in meraviglia, l’esistenza si schiude”. ................................ .................................. Anche qui non ci sono parole… so solo che ogni volta che rileggo questo libro, colgo definizioni che le volte precedenti mi sono sfuggite… ecco perché dico che ho ancora molto da imparare… non solo dal libro naturalmente, ma dalla vita stessa, da chi mi circonda, l’importante è avere la voglia di impegnarsi, penso che questa sia la prima cosa essenziale, altro punto importante è di proseguire per questo cammino, senza fermarsi alla prima caduta. Sembra cosi semplice… lo so… e allora perché non si arriva mai alla fine di questa strada e ci si ferma prima??? |
Post n°5 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da lulu_0569
Ponti, non barriere “Mi sono sentito esaltato, racconta Leo, dal tema di una conferenza: <ponti verso il domani>. Fin da quando era bambino i ponti mi hanno sempre affascinato… e cosi appena conosciuto il tema della conferenza ho preso il dizionario e la definizione è: qualcosa che colma un vuoto; <una via che supera una depressione o un ostacolo>. Ho pensato che era meraviglioso, perché io mi sono sempre sforzato di colmare i vuoti, costruire vie che superassero le depressioni, scavalcare ostacoli, e rendere più semplice la vita delle persone che mi circondano. Mi piace moltissimo chiedere definizioni ai bambini. Danno risposte bellissime. Che cosa significa questo e quello? La mia nipotina di 5 anni sta incominciando adesso a decifrare il mondo come se fosse scritto in rilievo. Tocca tutto, assaggia tutto… è bellissimo stare a guardarla. Non sarebbe meraviglioso se potessimo entrare nello spirito di gettare ponti verso il domani, se potessimo dedicare la conferenza a <tappare i buchi>, a colmare i vuoti, a superare gli ostacoli? Vivremmo due o tre giorni magnifici!!! Ma ciò significa che dovete veramente entrare in voi stessi… ognuno di voi. Il gruppo può riuscirci, ma tutto inizia con l’individuo. Prima che possiamo riuscirci come gruppo, dobbiamo cominciare con qualcosa, e sono convinto che il primo ponte che dovete costruire è il ponte che porta a voi stessi. Non ci sono molte scuole che insegnino il rispetto per se stessi. Non ci sono molti modelli che possono alzarsi e dichiarare: <mi piaccio veramente. Mi piace non soltanto ciò che sono, mi piace anche la mia magia e il mio potenziale>. Perché, vedete, voi non siete soltanto in atto; siete assai più in potenza. In voi c’è molto di più. Noi dobbiamo dire ai bambini: <C’è qualcosa di più di chi legge. C’è qualcosa di più di chi percepisce. Tu sei illimitato>. E’ necessario che quanti insegnano questo siano i primi a crederlo. Altrimenti è fasullo e non serve a niente. Molti di voi sanno che ho la mania di guardare negli occhi la gente, una cosa non molto apprezzata nella nostra cultura. Provate a guardare negli occhi qualcuno e immediatamente leggerete nella sua espressione: <che cosa diavolo vuole, lui?>. Io non voglio niente, vorrei soltanto stabilire un contatto umano. Io accarezzo la gente, l’abbraccio. Quando qualcuno ha paura di presentarsi al pubblico, gli consiglio: <Prenditi un minuto di tempo e cerca quelli che io chiamo gli occhi gentili>. Vi sorprenderebbe sapere quanti occhi gentili ci sono; e quando ne trovate due, fissateli perché se state dicendo una stupidaggine, se la vostra sintassi si da alla pazza gioia, potrete guardarli e vedrete che vi dicono: <Tutto bene amico, continua>. Tutto comincia da voi e il grande ponte che conduce a tutti gli altri è il vostro ponte. Questo è l’importante. Se io progredisco e progredisco, posso darvi di più di me stesso. Imparo per potervi insegnare di più. Cerco la saggezza per poter incoraggiare la vostra verità. Divento più consapevole e sensibile per poter accettare meglio la vostra sensibilità e la vostra consapevolezza. E mi sforzo di comprendere la mia umanità per poter comprendere meglio voi, quando mi rivelate che anche voi siete soltanto umani. Vivo in una continua meraviglia per la vita, per poter permettere anche a voi di celebrare la vostra vita. Ciò che faccio per me, lo faccio per voi. E ciò che fate per voi, lo fate per me, quindi non c’è mai egoismo. Tutto ciò che avete imparato, l’avete imparato per tutti coloro che fanno parte del vostro ambiente. Uscite da <voi>… entrate nel <noi>. E’ il modo più bello di vedere voi stessi e di aiutare gli altri a vedere se stessi. E’ da questo che viene la forza. Quindi, per prima cosa, gettate un ponte verso voi stessi, ma non fermatevi lì. Dovete gettare ponti verso gli altri.” ................................ .................................. Io non ho commenti a proposito… perché è tutto vero… come potrebbe non essere…Peccato che Leo sia vissuto in California… chi lo sa se avessimo potuto conoscerlo personalmente… quante altre cose ci avrebbe potuto insegnare e raccontare… |
Post n°6 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da lulu_0569
Proseguiamo… spero vi stiate immergendo anche voi in questo viaggio a mio parere fantastico… Davvero, dice Leo, noi ci gloriamo di negarci ciò che ci piace. Sembra una smania di autopunizione. Certo, non possiamo fare tutto ciò che vorremmo, ma qualche volta abbiamo bisogno di fare una pazzia. E il vecchio continua: <avrei più problemi veri e meno problemi immaginari>. Nel 90 per cento dei casi, quello che ci preoccupa non succede mai, eppure continuiamo a preoccuparci di tutto. Il vecchio dice ancora: <vedete, io ero uno di quelli che vivono in modo sensato e ragionevole, ora per ora e giorno per giorno. Ah! Ho avuto i miei momenti, e se dovessi ricominciare da capo, ne avrei di più, di quei momenti. Anzi, cercherei di non avere altro che bei momenti…momento per momento>. Caso mai non lo sapeste, la vita vita è fatta di questo. Di momenti. Non lasciatevi sfuggire il presente. <Ero uno di quelli che non vanno mai da nessuna parte senza il termometro, la borsa dell’acqua calda, l’impermeabile e il paracadute. Se dovessi ricominciare da capo, viaggerei con un bagaglio più leggero>. E il vecchio disse: <Se dovessi ricominciare da capo, comincerei ad andare in giro scalzo all’inizio della primavera fino ad autunno inoltrato. Guarderei di più i tramonti e giocherei di più con i bambini, se avessi la mia vita da rivivere. Ma non ce l’ho>. Né voi né io sappiamo che cosa c’è di là, ma sappiamo che cosa c’è qui. Il presente è il dono che Dio vi ha fatto, e il modo in cui l’usate è il dono che voi date a Dio. La vita è nelle vostre mani. Potete scegliere la gioia, se volete, oppure potete trovare la disperazione ovunque guardiate. E’ tutto vostro. Perché certe persone vedono sempre cieli bellissimi ed erba verde e splendidi fiori ed esseri umani incredibili, mentre altri faticano a trovare belli un luogo o una cosa? Un’ultima cosa: vorrei che costruissimo qualche nuovo ponte verso la pazzia. Sono stufo della ragione, soprattutto della definizione che ne diamo noi. La definizione di pazzia sul dizionario include <estasi> ed <entusiasmo> e <ilarità>. Mi preoccupa il fatto che siamo una società costretta a dipendere dalle risate in scatola. Emily Post dice che nella nostra cultura le donne non ridono; si permettono soltanto risolini. Voi ridete! Lasciate i risolini. Assagioli afferma che molti nostri problemi sono basati sul fatto che siamo prigionieri di una routine incessante. Fate la stessa cosa nello stesso modo, un giorno dopo l’altro, e di conseguenza vi annoiate da impazzire. Aggiunge inoltre: <spezzate la routine; rompete con le vecchie abitudini>. Pensateci, molti di voi vivono la loro vita esattamente nello stesso modo, giorno dopo giorno. Scendiamo dal letto sempre dalla stessa parte, andiamo in bagno e prendiamo il dentifricio e lo spremiamo sullo spazzolino, ci guardiamo allo specchio e gemiamo <“Oh, Dio!>. Facciamo la doccia, poi andiamo a bere il caffè e usciamo dalla stessa porta. Provate, una volta, a scendere dal letto scavalcando vostra moglie o vostro marito. <Ehi, cosa stai facendo?> <Sto cambiando la mia vita>. Oppure dite alla vostra adorabile moglie <questa mattina andiamo a far colazione fuori>. Lei dirà che non è domenica e voi potrete rispondere: <si, ma facciamolo lo stesso>. Scoprirete quanto può essere magica quella colazione. Il ponte finale; tutti questi ponti devono essere costruiti per amore. Questo è stato espresso in modo bellissimo e succinto da Thornton Wilder, quando disse: <C’è una terra dei vivi e una terra dei morti, e il ponte è l’amore. L’unica sopravvivenza e l’unico significato>. Desidero concludere con queste parole: in India, quando incontrate qualcuno o vi accomiatate da lui, giungete le mani e dite <Namaste>. Significa: <Io onoro in te il luogo dove risiede l’intero universo. Se tu sei in quel luogo in te, e io sono in quel luogo in me, siamo una cosa sola>. Namaste. |
Post n°7 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da lulu_0569
Altro capitolo “L’arte d’essere pienamente umani” “Ricordo che mi commossi leggendo una testimonianza inclusa in un libro di Haim Ginott. Diceva: <Sono una sopravvissuta di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessuno dovrebbe vedere. Camere a gas costruite da ingegneri esperti. Bambini avvelenati da fisici istruiti. Neonati uccisi da infermiere diplomate. Donne e bambini massacrati da laureati. Perciò guardo con sospetto l’istruzione. Ecco la mia richiesta: aiutate i vostri studenti a essere umani. I vostri sforzi non devono mai produrre mostri eruditi, psicopatici esperti, Eichmann istrutiti. Leggere e scrivere, ortografia e storia e aritmetica sono importanti solo se servono a rendere umani i vostri studenti>.
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Post n°8 pubblicato il 17 Gennaio 2009 da lulu_0569
“I bambini di domani” “Desidero incominciare leggendo un brano di Anthony Storr, il quale dice che siamo tutti bambini, anche se molti di voi l’hanno dimenticato. Storr dice: E’ ignominioso essere un bambino. Essere cosi piccolo che puoi venire sollevato e spostato secondo il capriccio degli altri. Essere nutrito e non nutrito. Venire pulito o lasciato sporco. Venire reso felice o lasciato li a piangere. Sicuramente è un tale culmine dell’umiliazione che non è sorprendente che alcuni di noi non si riprendano mai. Perché senza dubbio una delle paure fondamentali è quella di essere trattati come cose e non come persone. Maneggiati, spinti qua e là da forze impersonali, trattati come se non contassimo nulla da quelli che sono più forti, che sono superiori. Ognuno di noi può essere un atomo minuscolo in un universo immenso, ma abbiamo bisogno di illuderci che contiamo… che la nostra individualità attiri l’attenzione. Venire completamente trascurati come persone è una specie di morte nella vita, contro la quale siamo costretti a combattere con tutte le nostre forze. Io credo che quanti di noi lavorino nelle professioni assistenziali sappiano, forse più di chiunque altro, quanto è difficile trovare quell’io, conservare quell’io e potersi fare avanti e dire, non già: Io sono, bensi: Io sto diventando, perché in realtà sotto molti aspetti noi non siamo ancora nati. Eppure, per quel che ne so, non esiste una scuola per la vita, e ci sono pochissimi modelli… individui che possano veramente farsi avanti e dire: Io sto diventando, io sono. E’ meraviglioso, la vita è bella, il mondo è bello. C’è un libro bellissimo che è sempre stato uno dei miei prediletti, L’Idiota di Dostoevskij. Parla del principe Myskin, che è una specie di santo sconsiderato in un mondo peccaminoso. Sembra che tutto ciò che lui tocca con spirito di bontà si trasformi in sofferenza e disperazione, e lui non lo capisce. Soffre di attacchi epilettici, e ogni volta che ha un attacco ha ispirazioni immense. Dostoevskij lo descrive così: All’improvviso, in mezzo alla tristezza, alla tenebra e all’oppressione spirituale, appariva un lampo di luce nella sua mente. E con uno straordinario slancio, tutte le sue forze vitali incominciavano a operare alla tensione più elevata. La sua mente e il suo cuore si inondavano di luce straordinaria. Tutta la sua inquietudine, tutti i suoi dubbi, tutte le sue ansie trovavano un sollievo immediato. Ma quei lampi erano soltanto il preludio del momento in cui incominciava l’attacco. Ogni volta che ha un attacco, gli giunge una rivelazione; e a un certo punto, verso la fine del romanzo, tutto balena nella sua mente, e il principe Myskin grida: Oh, Dio, perché non lo diciamo ai bambini?. Io faccio eco a questa frase: Perché non lo diciamo ai bambini? Perché non diciamo loro che hanno una scelta, che possono scegliere l’amore e non la sconfitta? Quando vi guardate in giro, potete vedere che ci sono tanti, tanti sconfitti. Non so cosa ne pensiate voi, ma a me fa paura che ogni anno, negli Stati Uniti, vi siano oltre 26.000 suicidi riusciti. Le statistiche dimostrano che gli atti di violenza sono aumentati del 7 per cento in tutta la nazione. Dove sono finiti coloro che si sposavano e restavano sposati, e tiravano su una famiglia per 20, 30, 50 anni? Perché le cose vanno diversamente? Forse perché siamo stati tutti allevati in giardini recintati, siamo stati protetti contro la vita… come se la vita fosse una terribile bruttura… e per questo siamo stati allevati dietro muri artificiali, in giardini pieni di fiori e meraviglie. Solo quando arriviamo all’adolescenza, ci arrampichiamo su quel muro e scopriamo di non avere gli strumenti per sopravvivere alla realtà. Non vogliamo soffrire e perciò prendiamo pillole, prendiamo droghe, ci ubriachiamo, ci stordiamo. Abbiamo paura di vivere ma abbiamo ancora più paura di morire. Accusiamo il passato, amiamo accusare il passato, amiamo accusare tutti, nel passato, ma ci sentiamo impotenti di fronte al presente e al futuro. Sospettiamo degli altri, ma soprattutto sospettiamo di noi stessi. Abbiamo dimenticato come ascoltare le nostre voci. Siamo in contraddizione con ciò che viene da noi. Ci lasciamo sfuggire il presente, lo lasciamo andare. Non sappiamo che possiamo scegliere, e che possiamo scegliere la gioia. Non abbiamo uno scopo e non comprendiamo che cosa sia la vita. Non ci chiediamo mai: cosa ci faccio qui?. Forse che siamo qui solo per occupare spazio? Ho trascorso molto tempo in monasteri Zen e buddisti e in ashram dell’India per cercare di imparare il più possibile dal maggior numero di culture. In India vidi una cosa che non avevo mai visto altrove, e che avvenne come per magia. Quando arrivai a Calcutta, scesi dal treno, e non avevo ancora percorso 400 metri, quando, vidi tutto ciò che c’era da vedere della vita! Vidi infelicità, disperazione, vidi bambini che morivano di fame, vidi gente dall’espressione angosciata, vidi gioia e vidi rapimento. Vidi fiori e danze e bellezze e morte. In quattrocento metri… mentre avevo impiegato tanti anni della mia vita solo per incominciare a imparare ce cos’è la vita. Ed è questo che intendo dire quando affermo che noi neghiamo la vita ai bambini. Attendiamo che siano diventati adulti per insegnare loro qualcosa sulla morte. Facciamo in modo che i bambini credano che la vita sia un letto di rose. Che delusione, per loro, quando scoprono che non è vero! Lasciamo che i bambini ci credano perfetti; e che esperienza devastante è per loro, quando scoprono che non lo siamo! Perché non insegnare cos’è l’umanità, visto che siamo essere umani? Prima d’insegnare ai bambini dobbiamo imparare a parlare con loro. Mi piacerebbe molto scrivere un libro intitolato: Come parlare con i bambini, perché vedo benissimo cosa succede tra gli adulti e i bambini: noi parliamo a loro, parliamo come se non ci fossero, parliamo in modo che non ci capiscano. Non comunichiamo mai con loro. Per comunicare veramente con i bambini, dobbiamo esercitarci a piegare le ginocchia. Dobbiamo piegarci per stare faccia a faccia con loro. Dobbiamo cercare di entrare nel loro mondo e smetterla di parlar loro del nostro. Ascoltiamoli. Invitiamoli a dirci che cosa vedono e sentono e odono perché, possono insegnarci qualcosa. E possono rimetterci in contatto con la meraviglia che era in noi e che abbiamo dimenticato”. ...................................................... Questo capitolo è davvero molto interessante e sarebbe doveroso per me trascriverlo tutto…perché al di la del fatto che comunque sono concetti che tutti conosciamo… e sappiamo…, sono veramente espressi nel miglior dei modi… abbiamo la possibilità di leggerli e rileggerli… e chi lo sa che facendo ciò… non ci venga data quella carica in più per poterli prendere veramente in considerazione e almeno provarci… a metterli in pratica…
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Inviato da: nicolas135790
il 06/06/2012 alle 22:23
Inviato da: sagittarium
il 21/04/2009 alle 15:18
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il 16/04/2009 alle 17:05
Inviato da: dolcissimagabbana
il 04/04/2009 alle 18:31
Inviato da: rickyscool
il 02/04/2009 alle 20:48