Mi sento sempre impressionato. Tutte facce diverse… tutte cosi meravigliose, tutte cosi belle. Occhi diversi, nasi diversi, bocche diverse. Siete cosi differenti che è possibile identificarvi per mezzo delle impronte digitali! Se questo non vi fa capire quanto siete unici… Perché siete stati creati cosi unici? Perché possiate diventare come tutti gli altri? Non credo. Non credo che l’intenzione di Dio fosse questa. Io credo che siate stati creati unici perché avete qualcosa di unico da dire. Dedicate la vostra vita alla scoperta di questo qualcosa. Voi avete la responsabilità e il dovere di diventare tutto ciò che siete. Quando perdete voi stessi non resta più nulla.
Mantenete la vostra dignità, mantenete la vostra integrità. Nessuno può buttarvi giù, tranne voi. Gli altri potranno vedervi in modo diverso, ma voi sapete chi siete e allora siatelo, con orgoglio. – Io sono io - … ricordate le parole di Medea alla fine della bellissima tragedia, quando le dicono: Medea che cosa è rimasto? E lei dice: Che cosa è rimasto? Ci sono io!. E’ una cosa molto bella. Ognuno di noi ha una storia. Non è sorprendente? Alcuni di voi si sentono molto soli e disperati, altri molto confusi, altri ancora amareggiati. Alcuni sono contenti, sono estatici. Tutte queste sono cose valide, buone, belle. Abbracciatele tutte… sono parte di voi. La nostra è una cultura di gente che analizza tutto. Qualcuno vi dice: Ti amo e voi dite Chiarisci meglio! Siamo quasi arrivati al punto che non sappiamo più fare un’esperienza piena. Tutto ciò che giunge fino a noi passa attraverso uno strano congegno filtrante, e quando ci arriva non è ciò che è, è ciò che noi vogliamo che sia, e perciò noi non cambiamo. Non facciamo progressi, non maturiamo. Continuiamo a fare le stesse cose, giorno dopo giorno… Ma voi siete una storia, ognuno di voi è una storia unica. Una storia meravigliosa! Qualunque sia questa storia, non potete cambiarla. Amatela e abbracciatela. Reinventate il perdono. Non potrete mai scegliere la vita se prima non imparerete a perdonare! Perdonate a quelli che vi hanno fatto del male. Imparate a perdonarli. Dite: Va bene così. Perché se non lo fate, allora vi porterete tutte queste cose sulla schiena come albatros morti, che vi appesantiranno. Se imparerete a perdonare, potrete staccarvi di dosso questi pesi, e tutte le energie potrete usarle per crescere e diventare splendidi. Quindi non portatevi in giro il vostro passato come un albatros morto. Lasciatelo andare! Imparate da esso e lasciatelo andare.
Sapete, Eugene O’Neill ha detto una cosa molto bella:
Nessuno di noi può guarire le cose che ci ha fatto la vita. Vengono fatte prima che noi ce ne accorgiamo, e ci inducono a fare certe cose per tutta la vita; continuano a mettersi tra voi e ciò che vorreste essere. E in questo modo perdete voi stessi per sempre.
Dunque siete un passato, ma siete anche un futuro. Lo sapete. Ma chi può giudicare cosa sarà il futuro? Nessuno può farlo. Quindi, perché preoccuparsi del futuro? Gli unici che si arricchiscono occupandosi del futuro sono gli assicuratori. Ci assicurano. Il cielo non voglia! Se c’è qualcuno che non ci assicura, sono le compagnie d’assicurazione. Ci mettono in testa ogni sorta di idee strane sul modo di proteggerci da tutte quelle cose, e così ci preoccupiamo delle preoccupazioni. Ma voi siete anche un presente. Siete ora. Con la volontà, l’intelletto, il desiderio… potete diventare tutto ciò che volete, d’ora in avanti.
Siamo un passato? Si. Siamo un futuro? Si. Ma ciò che dobbiamo fare se vogliamo scegliere la vita, è scegliere la vita nel presente! Ora! Perché è questo ciò che conta. Noi siamo un potenziale, ma per sviluppare questo potenziale, dobbiamo liberarci dell’io che sconfigge se stesso. Dobbiamo sbarazzarci dei questo non si fa. Dobbiamo sbarazzarci dei mai, dei non si può, dei no, degli impossibile, dei non c’è speranza. Queste sono parole per gli sciocchi, non per le persone intelligenti. Cancellatele dal vostro vocabolario. I sogni più grandi che sono stati realizzati da donne e uomini erano stati considerati impossibili… e qualcuno ha provato che l’impossibile era possibile.
Certe persone erano state considerate moribonde, poi si sono alzate e hanno detto: vai al diavolo, io non muoio. E non muoiono!
Dite si alla vita, si alla meraviglia, alla gioia, alla disperazione, a ciò che non capite. Provate si, provate sempre, possibile, speranza. Provate io voglio e provate io posso. Sono convinto che sia la vostra incompiutezza a causarvi le sofferenze più grandi. Diventate tutto ciò che siete. Abbracciatelo, è il compito della vostra vita. Scoprite cose nuove, nuove capacità, nuove creatività. Anche se viveste fino a cinquecento anni continuate a produrre come matti. Ma se volete cambiare più in fretta, più magicamente, dovete cambiare quell’io e allargarlao in un noi.
Per scegliere la vita, dobbiamo essere disposti a rischiare ancora e ad amare ancora. Se siete disposti a rischiare e a soffrire conoscerete l’amore. Van Gogh disse una cosa molto bella: il modo migliore di amare la vita è amare molte cose. Non è splendido? Se volete scoprire se sapete amare, ascoltate quante volte, durante il giorno, dite: Io odio… odio questo, ohh portalo via, lo odio, odio quel tipo di gente, odio queste cose… anziché io amo. Dite di saper amare… quante volte sentite voi stessi dire: Io amo? Io amo questo, io amo i fiori! Io amo i bambini… e così via. Un'altra cosa che dovete saper affrontare e scegliere: la morte. Ci dice che non abbiamo a disposizione l’eternità. E se volete la vita, è meglio che la viviate ora! Perché se aspettate, forse non ci sarà più.
Se avrete vissuto ogni momento, quando suona la vostra ora non griderete e non urlerete. La morte è una sfida. Ci dice di non sprecare tempo. Ci dice di crescere, di divenire! Ci suggerisce di dire ora gli uni agli altri che ci amiamo. Ci dice di donarci ora! Se ricordate che non vivremo in eterno, forse vi volgerete subito alla persona che vi siede accanto, e senza aspettare le direte: Sei eccezionale. Grazie di essere te. Forse prenderete il telefono e direte: Ehi, mamma, sai, tante volte abbiamo litigato, ma ti amo. E poi riattaccherete. Quindi, vedete, vivere è un compito per tutta la vita.
Voglio concludere con un brano di un libro di Joan Atwater, The simply life. Dice:
- Le nostre vite sono oppresse da tanti pesi, e spesso vivere ci sembra una faccenda terribile e complicata. I problemi del mondo sono così terribilmente complessi e vediamo che non esistono soluzioni semplici. La complessità ci lascia sempre un senso di impotenza. Eppure, per quanto sia sorprendente, continuiamo a tirare avanti, giorno per giorno, sempre aspirando quasi inconsciamente a qualcosa di più semplice, di più significativo. Perciò diventa tremendamente importante il modo in cui vediamo le nostre vite e il vivere. Spetta a noi introdurre nel nostro modo di vedere le cose questa autenticità, questa semplicità, questa franchezza, questa chiarezza. Se vi interessa vivere pienamente la vita, sta a voi imparare a conoscerla e viverla. –
Certo, possiamo parlarne insieme, e possiamo lavorare insieme, e possiamo imparare insieme, ma alla fine ognuno di noi deve definire la sua vita individuale. Perché è la vostra vita, esclusivamente vostra, e di nessun altro. E non ci sono altri modi. Scegliete la vita!
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il 06/06/2012 alle 22:23
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