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Uomini che non possono permettersi di sbagliare

Post n°1080 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da paTTanegra

In una mattina di dicembre del 1967 il giovane cardiochirurgo Christian Barnard informò soltanto a cosa avvenuta la direzione dell’ospedale e i mass media, che, in una delle sale operatorie del "Groote Schuur" Hospital di Città del Capo, aveva sostituito il cuore di un uomo cardiomiopatico con quello di una giovane donna deceduta a causa di un incidente stradale.



Nonostante il malcontento dei cronisti sempre sul pezzo, egli aveva agito nella  convinzione che il trapianto non fosse un evento eccezionale e nemmeno una scoperta scientifica, ma semplicemente l'introduzione di una nuova tecnica chirurgica per trattare l'insufficienza cardiaca.


 


Un grande uomo tutti lo raccontano. E li suo naturale approccio alle grandi cose lo dimostra e conferma.


 


Eppure io me lo immagino il luminare ancora in erba alla vista del torace spalancato. Bisturi in mano, mascherina e cuffia bianche, stillicidio del bip cardiaco nelle orecchie, rosso arterioso negli occhi, una manciata di minuti per entrare nella storia e nel cuore di un uomo ancora vivo.


Me lo immagino vigile attento misurato ordinato deciso clinico, ma soprattutto immagino il flusso dei suoi pensieri rapidi andare a sbattere sempre contro la stessa conclusione: ‘Non posso permettermi di sbagliare’.


 


 


Il 20 luglio 1969 il modulo lunare ‘Eagle’ venne separato dal ‘Columbia’. Mr Collins rimase a bordo del Columbia, mentre l’Eagle, con i capitani Armstrong e Aldrin, seguì la rotta prestabilita dai cervelloni della Nasa molti mesi prima, a tavolino. Dopo un attento controllo visivo, Eagle accese il motore e iniziò la discesa. Era la Luna.


Man mano che i crateri diventavano più nitidi gli astronauti si accorsero che il sito dell’atterraggio era molto più roccioso di quanto avessero indicato le fotografie dai satelliti. Armstrong allora prese il controllo manuale del modulo lunare e allunò alle 20:17:40 UTC.


Fu pochi secondi prima di quel preciso instante che pensò: ‘Non posso permettermi di sbagliare’.


 


Giorni nostri. Atterrati a Palermo, io Fiorino e Momona veniamo subito coivolti e avvolti in una annosa questione pragmatica degna dei grandi del passato: le fasi preliminari dell’acquisto di un’auto. Con la ingenua complicità di Fiorino le problematiche esposte dal sommo Maresciallo svettano immediatamente e incomprensibilmente su toni accesissimi. Momona mi guarda incredula e mette subito mano al suo fornito First Aid. Mi offre una xamamina, ma la rifiuto. Riconosco quel malessere, non è il solito mal d’auto bensì un  incurabile mal d’Audi.


I primi 60 km da Punta Raisi a Bagheria scorrono veloci, tra pacchetti luce, allestimenti confort, interni in pelle e accessori vari, ignari di quello che i 60 del ritorno ci riservavano.


Spalancatasi la porta di casa, finalmente il sorriso e gli abbracci di Carmela e i 5 secondi di timidezza di Leonardo. Ma la tregua dura poco.


Il mal d’Audi si ripresenta, questa volta in forma cartacea: ovunque, dalla cucina ai cessi non c’è piano d’appoggio che non sia ricoperto dai book pubblicitari della stramaledettissima vettura. E si ricomincia: berlina o station wagon?


Fiorino non molla, quatto quatto colpisce sempre allo stesso fianco. Il maresciallo non sembra cedere di un passo. Gli angoli sono lontani, le spugne ancora in alto. Momona si tuffa in un colloquio privato con Carmela che nel frattempo ha fatto dell’angolo cottura il suo confessionale. Io trovo rifugio nel libro dei vangeli.


Solo a notte fonda i dibattimenti sulla grande scelta si placano. Il sommo maresciallo vuole rifiatare, così decide di fare un giro delle stanze. Si affaccia sull’uscio della mia, mi osserva nella penombra, capisce che sono in difficoltà e mi aiuta nella comprensione delle sacre scritture, io comprendo che è sbronzo. Quest’ultima sensazione è reciproca: il calumè di refosco ha dato i suoi frutti.


 


Ore 2:16.Tutti dormono, ma non tutti nel proprio giaciglio. Il sommo non è riuscito a terminare la ricognizione delle stanze. Ora ronfa stramazzato sul letto di Fiorino e sogna un’ Audi A4 con interni in pelle, non sappiamo ancora se berlina o station.


 


Il mal d’Audi si attenua durante la seconda giornata della nostra permanenza per poi riesplodere violentemente la Domenica. Il sommo inizia a dare segni di squilibrio, abbiamo tutti perso il bandolo della matassa, il calumè di refosco non funziona più: ci ha dato assuefazione.


Arriva presto il momento di partire ovvero i famigerati secondi 60 chilometri. Io e momona dietro Fiorino ‘sparring partner’ davanti e Sommo Scatenato alla guida. Inizia il sofferto rientro.


Dopo pochi chilometri arriva subito il colpo basso di Fiorino, che comunica la sua definitiva scelta di effettuare un lungo noleggio di un’auto, ma non un’auto qualsiasi. Fiorino comunica a testa alta e con voce impettita che ha scelto di noleggiare un’audi A4 full optional. È il crollo di Sommo Scatenato. Seguo i suoi occhi riflessi nel retrovisore centrale. Sono spenti come quelli di Jack Nicholson in Shining.


L’aria nell’abitacolo è viziata e silente. Il Sommo inizia a imprecare. Addita Fiorino come uno sporco comunista ricco, e Dio solo sa cosa pensa di me e Momona: nessuno di noi è in grado di ponderare una scelta di tale portata.


Lui invece che non fuma più da due anni per risparmiare, che lavora 7 giorni su 7, che ha riposto nell’amore divino ogni crepitio della quotidianità, non può affrontare l’acquisto della macchina con la stessa faciloneria dei comunisti. L’acquisto della vita, l’oggetto del desiderio è una cosa seria: tre mesi per decidere il colore giusto, 5 per gli interni,  un tempo indefinito per capire se station è più utile di berlina. E così che, nella tensione dovuta a un tale argomento, il sommo Maresciallo ha raggiunto l’apice della sua pomposa saggezza, e al chilometro 32 zittisce i presenti con un pronunciamento epico: “io..” - sottolinea prima di una pausa teatrale - “..non posso permettermi di sbagliare”.


 


 


Siano benedetti i bambini e la musica, la cucina di Carmela e l’alcool. Senza non avrei potuto comprendere i discorsi del Sommo Maresciallo.

 
 
 
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