Creato da RESPECT30 il 03/04/2006
LA NOSTRA MAXI FAMIGLIA
 

 

« Regaliiiiiii?PER SDRAMMATIZZARE!!!!!!!! »

LE VITE DEGLI ALTRI

Post n°1158 pubblicato il 26 Novembre 2009 da Gentleman_G

Spesso si incontrano soggetti (e soggetti politici) che vivono delle vite degli altri. Non badano a promuovere se stessi, non migliorano, non offrono. Bensì aggrediscono, screditano, additano. E campano di questo. Spesso l’ipocrisia è una caratteristica delle persone che hanno la pancia piena. Spesso il fatto di avere una posizione economica vantaggiosa, di vivere in contesti urbani e sociali accettabili, di avere una normale vita di relazione, conduce a non occuparsi di una serie di problemi che invece, per coloro che non vivono la descritta privilegiata condizione, rappresentano carattere di emergenza. Succede così che i fortunati anzi descritti finiscono per convincersi che il problema principale della vita della gente sia Silvio Berlusconi. E si dannano ad ogni occasione. E lo accusano d’esser la causa dei mali del mondo. E dei loro. E non comprendono come possa il resto degli italiani dormire sonni tranquilli con siffatto presidente del consiglio. Ed additano i connazionali come gente di scarsa o nulla cultura. E senz’altro infima moralità. E bramano rimuovere il mediatico dittatore ad ogni costo, con qualsiasi mezzo. Di conseguenza, nella loro alterazione di giudizio, sostengono chiunque ne dica male e osteggiano chiunque ne dica bene. Come se fosse lo spartiacque tra i buoni ed i cattivi. Tra il bene ed il male. Ebbene, io dico a costoro che, comunque la vogliano pensare, ci sono problemi che pre-esistevano al premier e che purtroppo non se ne andranno con lui. Tra di essi quello della Giustizia. E quello della magistratura. Ma è bene fare un esempio per chiarirsi subito. Se stanotte io decidessi di entrare in casa d’una comune famiglia di una qualsiasi delle nostre città, se decidessi d’ammanettare il capo famiglia e trascinarlo giù per le scale del palazzo sotto gli occhi inorriditi di moglie, figli e condomini, se ancora lo portassi nel garage di casa mia e, pur non negandogli cibo, acqua e l’uso d’una toilette, lo tenessi ivi rinchiuso per tre o quattro mesi, commetterei indubbiamente una serie di reati in grado di garantirmi, indipendentemente dalle motivazioni che mi avevano spinto a farlo, la condanna a non pochi anni di carcere. Ed al risarcimento dei danni morali e materiali nei confronti dell’uomo. Se questa stessa notte un giudice, gravemente ignorando elementi d’indagine, basandosi su presupposti insufficienti o sostanzialmente falsi, emettesse un ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un uomo, disponesse che appunto immediatamente le forze dell’ordine lo arrestassero e lo conducessero in carcere, permettesse ai giornalisti d’ottenere e pubblicare le carte riservate dell’arresto, se dopo tre o quattro mesi costui fosse invece rimesso in libertà con la motivazione di non aver commesso alcun reato, potrebbe facilmente succedere che quel giudice non risponda in nessun modo di quello di cui si è reso responsabile. Cioè d’avere distrutto la vita e la reputazione d’un innocente, al quale non rimarrebbe che aspirare ad un risarcimento per l’ingiusta detenzione. Risarcimento che, beninteso, comunque non proverrebbe dalle tasche del giudice deviato o incapace, ma bensì dai fondi del Ministero di Grazia e Giustizia. Cioè dalle nostre stesse tasche. In buona sostanza io e quel giudice, non saremmo uguali davanti alla legge. E non lo sarebbero neanche le vittime della mia condotta e di quella del giudice. Questo è un fatto. Ed è un fatto molto grave. Che è già successo purtroppo tante volte. Perché sia chiaro, una cosa è l’errore, in cui anche un giudice può incappare, un’altra cosa è la colpa grave. Quindi la malafede. Come quella che armò la mano e la penna dei magistrati che la notte di venerdì 17 giugno del 1983 disposero l’arresto di Enzo TORTORA, accusandolo di traffico di stupefacenti ed associazione di tipo camorristico. Di quei magistrati che, nelle motivazioni di tale arresto affermarono testualmente e vergognosamente che: «TORTORA ha dimostrato di essere un individuo estremamente pericoloso, riuscendo a nascondere per anni le sue losche attività e il suo vero volto, quello di un cinico mercante di morte, tanto più pernicioso perché coperto da una maschera di cortesia e savoir fair. L’appartenenza di Tortora alla Nuova Camorra Organizzata è stata provata attraverso le dichiarazioni di Giovanni Pandico, Pasquale Barra e altri…Tutte queste accuse hanno trovato adeguati e convincenti motivi di riscontro; nei confronti di Tortora non è stato posto nessun complotto, nessuna macchinazione, nessuna vendetta personale, non si è voluto coprire nessun omonimo, non vi è stato nessun accordo dei dissociati diretto a ottenere benefici speculando sulla persona di Tortora, il quale non ha fornito nessuna soddisfacente spiegazione alla sua estraneità ai fatti. L’imputato non ha saputo spiegarci il perché di una congiura contro di lui». Parole che oggi rimbombano come l’insulto e lo sfregio non solo nei confronti del timoniere di Portobello, ma di ogni italiano per bene. Tanto più che il resto della storia è noto. Ed Enzo TORTORA e la sua famiglia ebbero, pur dopo tre anni, ad ottenere giustizia. Con una sentenza. E quindi a parole. Perché nei fatti i magistrati responsabili di tanto scempio non pagarono mai. Né pecuniariamente, né con le loro carriere che, infatti, ottimamente proseguirono. Felice DI PERSIA è diventato membro del CSM e procuratore capo a Nocera inferiore, Lucio DI PIETRO è diventato procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia e procuratore generale a Salerno, Diego MARMO è diventato procuratore generale presso il Tribunale di Torre Annunziata, Luigi SANSONE è presidente di Cassazione ed Orazio GATTOLA è presidente di sezione a Torre Annunziata. Ciò detto, una cosa è certa. TORTORA fu un privilegiato. Perché pagò solo con la sua vita. Perché famoso, e talmente famoso che la sua vicenda scosse l’Italia. Ed oggi la sua memoria, a differenza di quella delle tante vittime meno illustri della mala-giustizia, è salva. In seguito alla sua emblematica vicenda, nel 1987 tre partiti dell’epoca (il partito Radicale, il partito Liberale ed il partito Socialista)  proposero un referendum sulla responsabilità civile dei giudici in caso di “colpa grave”. Gli italiani votarono a favore per oltre l’80%. L’ottanta per cento! Fu un plebiscito. Eppure rimase lettera morta. Non ne derivò alcuna legge. Ed ancora oggi vorremmo fare finta (e vorrebbero fare finta alcuni politici e gli stessi magistrati) che tale responso non sia mai stato dato. Ovviamente. E che siamo tutti ben uguali davanti alla legge. D’altronde, BERLUSCONI o non BERLUSCONI, perché occuparcene? Potremmo anche continuare a fare finta che questi problemi non esistano, che non esista una parte della magistratura che trascende il suo ruolo per attivamente svolgere battaglia politica, che non esista una magistratura in grado di rimanere impunita se in malafede o per grave incapacità distrugge la vita di una persona, che non sia mai esistito, se preferite, neanche Enzo TORTORA. E tanti più sfortunati di lui.

Giustamente vostro, Gentleman_G

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

Area personale

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Tag

 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

elena.137soalma08claudiagabri.corradiicemusic5919Tefta76margherita.22asloianima_on_lineQBa38Manu_Mamichele11110Eracliteo99die_hard_dreamspatriaeonore74
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963