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CHIACCHERE FRA AMICI

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giro del mondo..in fiabe

Post n°752 pubblicato il 31 Gennaio 2014 da giramondo595

Caduto dall'asino Fiaba inglese

Un giorno un brav'uomo se ne andava in groppa al suo asinello e, passando accanto a un giardino, vide un ramo che attraverso la cancellata si spenzolava sul sentiero, ed era carico di magnifiche pere. Vederle e averne voglia fu la stessa cosa. Alzandosi un po' sulla sella, l'uomo afferrò il ramo con una mano, e con l'altra afferrò la pera più bella. Ma non fece in tempo a coglierla, perché l'asino, ombroso, chissà di che cosa si spaventò e scappò via al galoppo. Per non cascare, l'uomo dovette afferrarsi con tutte e due le mani al ramo.
Mentre se ne stava appeso a quel modo, sgambettando, accorse il giardiniere e gli gridò: - Ehi, tu, che cosa fai sul mio albero?
- Amico mio, non mi crederai: sono caduto dall'asino!
Il giardiniere non volle credere che si potesse cadere all'insù. Prese un bastone e gliene diede ne tante ne poche.
State attenti anche voi: c'è modo e modo di cadere dall'asino.


La gente muore Fiaba africana

Tanto tempo fa, la Luna, che muore e rinasce ogni quattro settimane, disse un giorno alla lepre:
- Va' e annuncia agli uomini che come io muoio e nasco di nuovo, anch'essi moriranno e rinasceranno. Purtroppo la lepre, nel riferire alla gente il messaggio della luna, fece una gran confusione. E infatti disse: - Come io muoio e non torno un'altra volta in vita, anche voi morirete e non rinascerete più. Quando la lepre fu di ritorno, la Luna le chiese che cosa avesse detto alla gente.
- Ho detto così: come io muoio e non torno un'altra volta in vita, anche voi morirete e non rinascerete più.
- Ma perché hai detto una cosa simile? - gridò la Luna infuriata. Le tirò addosso un bastone, la colpì sul muso e le spaccò il labbro.
La lepre fuggì via e da allora ha sempre avuto il labbro spaccato.
E gli uomini, da quel tempo, muoiono e non rinascono.

Prova d'amore Fiabe africane

C'era una volta un re che aveva una figlia ammirata da tutti per la sua bellezza e bontà.
Molti venivano a offrirle gioielli, stoffe preziose, noci di kola, sperando d'averla come sposa. Ma la giovane non sapeva decidersi.
- A chi mi concederai? - chiese a suo padre.
- Non so - disse il padre - Lascio scegliere a te: sono sicuro che tu, giudiziosa come sei, farai la scelta migliore.
- Facciamo così - propose la giovane - Tu fai sapere che sono stata morsa da un serpente velenoso e sono morta. I membri della famiglia reale prenderanno il lutto. Suoneranno i tam-tam dei funerali e cominceranno le danze funebri. Vedremo cosa succederà.
Il re, sorpreso e un po' controvoglia, accettò.
La triste notizia si diffuse come un fulmine. Nei villaggi fu un gran parlare sommesso, spari di fucile rintronavano in segno di dolore, mentre le donne anziane, alla porta della stanza mortuaria, sgranavano le loro tristi melopee. Ed ecco arrivare anche i pretendenti della principessa. Si presentarono al re e pretesero la restituzione dei beni donati.
- Giacché tua figlia è morta, rendimi i miei gioielli, le stoffe preziose, le noci di kola.
Il re accontentò tutti, nauseato da un simile comportamento. Capì allora quanto sua figlia fosse prudente.
Per ultimo si presentò un giovanotto, povero, come appariva dagli abiti dimessi che indossava.
Con le lacrime agli occhi egli disse:
- O re, ho sentito la dolorosa notizia e non so come rassegnarmi. Porto queste stoffe per colei che tanto amavo segretamente. Non mi ritenevo degno di lei. Desidero che anche nella tomba lei sia sempre la più bella di tutte. Metti accanto a lei anche queste noci di kola perché le diano forza nel grande viaggio.
Il re fu commosso fino al profondo del cuore. Si presentò alla folla, fece tacere ogni clamore e annunciò a gran voce:
- Vi do una grande notizia: mia figlia non è morta. Ha voluto mettere alla prova l'amore dei suoi pretendenti. Ora so chi ama davvero e profondamente mia figlia. E' questo giovane! E' povero ma sincero.
Dopo qualche tempo si celebrarono le nozze con la più bella festa mai vista a memoria d'uomo.
I vecchi pretendenti non c'erano e non si fecero più vedere.

I tre pesci Fiabe araba

C'erano una volta tre pesci che vivevano in uno stagno: uno era intelligente, un altro lo era a metà e il terzo era stupido. La loro vita era quella di tutti i pesci di questo mondo, finché un giorno arrivò un uomo.
L'uomo portava una rete e il pesce intelligente lo vide attraverso l'acqua. Facendo appello all'esperienza, alle storie che aveva sentito e alla propria intelligenza, il pesce decise di passare all'azione.
"Dato che ci sono pochi posti dove nascondersi in questo stagno, farò finta di essere morto", pensò. Raccolte tutte le sue forze, balzò fuori dall'acqua e atterrò ai piedi del pescatore, che si mostrò piuttosto sorpreso. Tuttavia, visto che il pesce tratteneva il respiro, l'uomo lo credette morto e lo ributtò nello stagno. Allora il nostro pesce si lasciò scivolare in una piccola cavità sotto la riva.
Il secondo pesce, quello semintelligente, non aveva capito bene quanto era accaduto. Raggiunse quindi il pesce intelligente per chiedergli spiegazioni. "Semplice", disse il pesce intelligente, "ho fatto finta di essere morto e così mi ha ributtato in acqua".
Immediatamente, il pesce semintelligente balzò fuori dall'acqua e cadde ai piedi del pescatore.
"Strano", pensò il pescatore, "tutti questi pesci che saltano fuori dappertutto!". Ma il pesce intelligente si era dimenticato di trattenere il respiro, così il pescatore si accorse che era vivo e lo mise nel suo secchio. Riprese quindi a scrutare la superficie dell'acqua, ma lo spettacolo di quei pesci che atterravano sulla riva, ai suoi piedi, lo aveva in qualche modo turbato, sicché si dimenticò di chiudere il secchio. Quando il pesce se ne accorse, riuscì faticosamente a scivolare fuori e a riguadagnare lo stagno a piccoli salti. Andò a raggiungere il primo pesce e, ansimando, si nascose accanto a lui.
Ora, il terzo pesce, quello Stupido, non era naturalmente in grado di trarre vantaggio dagli eventi, neanche dopo aver ascoltato il racconto del primo e del secondo pesce. Allora riesaminarono ogni dettaglio con lui, sottolineando l'importanza di non respirare quando si finge di essere morti.
"Molte grazie, adesso ho capito!"; disse il pesce stupido, e con quelle parole si lanciò fuori dall'acqua e andò ad atterrare proprio accanto al pescatore. Ora, il pescatore, che aveva già perso due pesci, lo mise subito nel secchio senza preoccuparsi di verificare se respirava o no. Poi lanciò ancora ripetutamente la sua rete nello stagno, ma i primi due pesci erano ormai al sicuro nella cavità sotto la riva. E questa volta il suo secchio era ben chiuso.
Il pescatore finì per rinunciare. Aprì il secchio, si accorse che il pesce stupido non respirava, lo portò a casa e lo diede da mangiare al gatto.

 

Il cavallo e il fiume favola cinese
Un cavallino viveva nella stalla con la madre e non era mai uscito di casa, né si era mai allontanato dal suo fianco protettivo.
Un giorno la madre gli disse: "E' ora che tu esca e che impari a fare piccole commissioni per me. Porta questo sacchetto di grano al mulino!"
Con il sacco sulla groppa, contento di rendersi utile, il puledro si mise a galoppare verso il mulino.
Ma dopo un po' incontrò sul suo cammino un fiume gonfio d'acqua che fluiva gorgogliando.
"Che cosa devo fare? Potrò attraversare?"
Si fermò incerto sulla riva.
Non sapeva a chi chiedere consiglio.
Si guardò intorno e vide un vecchio bue che brucava lì accanto.
Il cavallino si avvicinò e gli chiese:
"Zio, posso attraversare il fiume?"
"Certo, l'acqua non è profonda, mi arriva appena a ginocchio, vai tranquillo".
Il cavallino si mise a galoppare verso il fiume, ma quando stava proprio sulla riva in procinto di attraversare, uno scoiattolo gli si avvicinò saltellando e gli disse tutto agitato: "Non passare, non passare! È pericoloso, rischi di annegare!"
"Ma il fiume è così profondo?" Chiese il cavallino confuso.
"Certo, un amico ieri è annegato" raccontò lo scoiattolo con voce mesta.
Il cavallino non sapeva più a chi credere e decise di tornare a casa per chiedere consiglio alla madre.
"Sono tornato perché l'acqua è molto profonda" disse imbarazzato "non posso attraversare il fiume".
"Sei sicuro? Io penso invece che l'acqua sia poco profonda"replicò la madre.
"E' quello che mi ha detto il vecchio bue, ma lo scoiattolo insiste nel dire che il fiume è pericoloso e che ieri è annegato un suo amico".
"Allora l'acqua è profonda o poco profonda? Prova a pensarci con la tua testa".
"Veramente non ci ho pensato".
"Figlio mio, non devi ascoltare i consigli senza riflettere con la tua testa. Puoi arrivarci da solo. Il bue è grande e grosso e pensa naturalmente che il fiume sia poco profondo, mentre lo scoiattolo è così piccolo che può annegare anche in una pozzanghera e pensa che sia molto profondo".
Dopo aver ascoltato le parole della madre, il cavallino si mise a galoppare verso il fiume sicuro di sé.
Quando lo scoiattolo lo vide con le zampe ormai dentro il fiume gli gridò:
"Allora hai deciso di annegare?"
"Voglio provare ad attraversare".
E il cavallino scoprì che l'acqua del fiume non era né poco profonda come aveva detto il bue, né troppo profonda come aveva detto lo scoiattolo.

 La rana e lo scorpione [favola americana]
Una rana e uno scorpione si incontrarono davanti a un fiume. Entrambi volevano passare dall´altra parte, e se la rana non aveva difficoltà, lo scorpione era preoccupato, perché non sapeva nuotare.
Per piacere, mia cara rana, mi porteresti dall´altra parte del ruscello?" chiese lo scorpione, con la voce più dolce che gli riuscì di fare.
"Fossi matta!" gli rispose la rana "Non provare nemmeno ad avvicinarti, non ho nessuna voglia di farmi pungere da te".
"Ma ragiona, ranocchietta: se tu mi aiuti a passare il fiume prendendomi sulla groppa, io mai e poi mai ti pungerei: se lo facessi, annegherei, perché non so nuotare".
La rana rifletté, e decise di aiutare lo scorpione, un po´ perché aveva paura che altrimenti la avrebbe punta, un po´ perché era un animale generoso, e dopo tutto lo scorpione non le aveva fatto niente di male.
E così lo scorpione saltò in groppa alla rana, e tutti e due si buttarono in acqua. Erano già a metà del percorso, proprio in mezzo al fiume, quando la rana sentì un dolore acutissimo sulla schiena. "Ma come?" esclamò "mi hai punta! E ora moriremo tutti e due, io per il veleno, e tu perché annegherai! ?Ma perché lo hai fatto?" E lo scorpione rispose: "Già, perché l´ho fatto? Perché pungere è la mia natura, e io non posso farci niente.

Sedna, regina degli inferi fiaba canadese

C´era una volta un indiano che viveva su un litorale disabitato con la figlia Sedna. Questa era tanto bella quanto orgogliosa, e non vi era nessun ragazzo che potesse intenerire il suo cuore chiedendola in sposa.

Un giorno però un alcione volò da oltre il mare e la sedusse col suo canto melodioso, dicendole che se l´avesse seguito al suo villaggio sarebbe vissuta per sempre nella ricchezza e nulla le sarebbe più mancato.
La ragazza cedette alle tentazioni, ma una volta trasferitasi nel paese degli alcioni si accorse di essere stata ingannata: non c´erano pelli preziose né banchetti sontuosi, ma tessuti squamosi e pesce disgustoso che gli uccelli le offrivano come pasto. La ragazza passava così le giornate chiamando il padre, affinché venisse a liberarla. Questi un anno dopo, quando le acque furono solcate da venti più caldi, attraversò il mare ed andò a trovare la figlia, convinto che fosse circondata da ricchezze di ogni tipo. Sedna però gli rivelò l´inganno dell´alcione: il padre punì il traditore con la morte e poi si diede alla fuga con la figlia.
Il viaggio in mare fu spaventoso: gli alcioni per vendicare l´amico ucciso provocarono una tempesta, e il padre vedendosi arrivare contro onde alte come montagne decise di lasciar loro la ragazza gettandola in mare. Sedna si aggrappò alle corde della barca ed il padre le tagliò la prima falange di tutte le dita in modo da farle mollare la presa. Questo non fu sufficiente: il padre le tagliò anche la seconda falange, e gli alcioni ormai sicuri che la ragazza sarebbe annegata placarono la tempesta che avevano scatenato. Il padre allora permise alla figlia di tornare sulla barca.
L´odio però l´aveva ormai corrotta al punto da farle meditare una vendetta atroce contro il genitore: durante la notte ordinò ai suoi cani di divorargli i piedi e le mani, e questi obbedirono nonostante le sue orrende grida che maledicevano la ragazza. La terra non poté sopportare più a lungo quell´orrore: si dischiuse, e la capanna dove i due abitavano sprofondò nelle sue viscere. Ora si dice che vivano negli inferi, là dove Sedna è regina.

 Lo sfaticato favola tibetana

C'era una volta una coppia che viveva tranquilla in una casa. Bhé, forse non era così tranquilla... La moglie, nell'ultimo periodo, era diventata scontrosa e arrabbiata. Il motivo? Suo marito non lavorava. E non nel senso che non trovava lavoro. Di lavoro ce n'era finché voleva. Semplicemente gli piaceva poltrire. Anzi, in paese si diceva che in vita sua quell'uomo non avesse mai lavorato nemmeno un giorno.
- Muoviti! Fai qualcosa! - lo incalzava la moglie.
- Stai zitta! Lasciami stare sulla mia poltrona! Non faccio del male a nessuno. E poi dove vuoi che vada? Non lo vedi che è sera? Lo sai che io ho paura delle stelle!
- Cosa? - fece incredula la donna - Adesso viene fuori che hai paura delle stelle! Ma fammi il piacere, va'...
- E' vero, che ti credi...
Stupita, la donna smise di ribattere e, fra sé e sé, inziò a pensare a come sfruttare la paura del marito per cacciarlo di casa.
La sera successiva gli chiese di uscire a prendere il pane che era rimasto in giardino.
- Sei pazza? Le stelle mi divorerebbero! Giammai! Vacci tu!
- No. Stasera non voglio sentire storie. Ci andrai tu. Devi fare solo quattro metri oltre lo zerbino. Credo che lo possa fare anche uno sfaticato come te!
Per troncare le lamentele della moglie, l'uomo alla fine acconsentì. Ma appena fu sull'uscio, ricevette un calcio nel sedere, volò in mezzo al buio del cortile, e la moglie gli richiuse la porta alle spalle, girando la chiave ben quattro volte.
- Ce l'ho fatta - si mise a urlare al di là della serraura - Ti ho sbattuto fuori! Adesso vattene e non farti più vedere!
- Disgraziata! - rispose il marito - Ecco cosa si ottiene a prendere una moglie. Uno si aspetta di essere amato e rispettato e invece guarda come va a finire. Allora me ne andrò, ma se le stelle mi mangeranno mi avrai sempre sulla coscienza!
Incamminatosi con fare circospetto, l'uomo continuava a guardare le stelle. Erano grandi, sembravano minacciarlo. Giunse infine nella terra dei giganti, cui fece pena. Riuniti in assemblea, i giganti decisero di prenderlo a lavorare alle loro dipendenze. L'uomo, privo di un tetto, fu costretto ad accettare.
Per i giganti fu un vero disastro. L'uomo lavorava male, era pigro e svogliato. Si addormentava sul posto di lavoro. Arrivava tardi agli appuntamenti. Il disagio crebbe, fino a che, un bel giorno, i giganti raccolsero una bella somma di denaro, la diedero in mano all'uomo e gli dissero:
- Ecco! questi sono i soldi per i lavori che non hai fatto. Pensa quanto sei fortunato! Ma adesso vattene! Ci sbrigheremo da soli le nostre faccende!
- Come volete! Sfondate una porta aperta! Arrivederci!
- No no. Altro che arrivederci: a mai più! - lo corressero in coro i giganti.
L'uomo rincasò con la borsa piena di soldi. Bussò. La moglie, appena lo vide, scappò in casa.
- Tesoro, guarda: sono tornato! Sono pieno di soldi!
- Eh?
- Ho lavorato! Li ho guadagnati!
- Tsé, è tutto merito mio. Se non ti cacciavo di casa, adesso saresti ancora con un pugno di mosche in mano.
- Infatti sono tornato per renderti partecipe di questa ricchezza. Ora nessuno di noi due dovrà più lavorare!Allora la moglie aprì la porta e lo abbracciò. E i due vissero felici e contenti.
"Grazie!", ci viene da dire, con tutti quei soldi...

 

 

 
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UN CALOROSO ABBRACCIO A TUTTI VOI

   BENVENUTI NEL MIO BLOG

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AREA PERSONALE

 

CITAZIONI DI

Beata Madre Teresa di Calcutta


Quello che noi facciamo
è solo una goccia nell'
oceano,
ma se non lo facessimo
l'oceano avrebbe una
goccia
in meno

Non importa quanto
si dà
ma quanto amore si
mette nel dare.


Trova un minuto
per pensare,
trova un minuto
per pregare,
trova un minuto
per ridere.

La peggiore malattia
dell'uomo?
La solitudine.


Le parole gentili
possono essere brevi
e facili da pronunciare
ma la loro eco è infinita.

 

 

GRAZIE AMICI QUESTI REGALI SONO PER VOI

 

          Grazie Solic

 

Grazie diana.fini

 

 Grazie Trappolinax ( Wanda )

Grazie aumania_12 ( Alisia )

Grazie Trappolinax ( Wanda )

grazie STREGAPORFIDIA (Sonia)

questi splendidi regali,
li voglio
dedicare a
tutti voi amici

Aforismi 

Edward Morgan Forster è stato uno scrittore
britannico,autore di racconti brevi,
di romanzi e saggi letterari.
Da alcuni suoi romanzi sono stati
tratti film di grande successo come:
Passaggio in India (1984, regia di David Lean)
Camera con vista (1986, regia di James Ivory),
Maurice(1987, regia di James Ivory)
e Casa Howard (1992, regia di James Ivory).


Se è facile raccontare la vita,
ben più difficile è viverla,
e siamo tutti dispostissimi a
chiamare in causa "i nervi",o qualsiasi
altra parola d'ordine che serva a
occultare i nostri desideri.
( Edward Morgan Forster )

 Albert Einstein è stato un fisico
a soli 26 anni, ha mutato
il modello istituzionale di
interpretazione
del mondo fisico


E' più facile spezzare
un'atomo, che
un pregiudizio
( Albert Einstein )

 

GRAZIE PER I VOSTRI DONI

       Carissimi amici,
       grazie a tutti
       per i vostri doni.
       Questi sono solo
       una piccolissima
       rappresentanza
       della vostra amicizia
       ed affetto.
       sono felicissimo di
       ciò...bacioni
        a tutti

      vivi la vita    

      Grazie agli amci Trappolinax e luce 1001 per
      i bellissimi regali per il compleanno del mio blog

                    

               

 

SAGGEZZA POPOLARE ANDREOLESE

Cu ava focu campau,cu ava pana moriu.
Chi ha del fuoco è vissuto,
chi ha pane è morto a causa del freddo

'A casa mbidìàta,o pòvara o malàta.
La casa ch'è oggetto d'invidia va
incontro a povertà o malattia.

A bbona lavandàra on manca petra.
Ad una brava lavandaia non manca
pietra (su cui lavare).

E cu' t'affìdi, ti nganni.
Sulla persona a cui presti
fiducia ti sbagli (facilmente).

Canta lu gaddru e si scòtula li pinni.
Il gallo canta e si scuote le piume.
(Si dice di persona che di un fatto
non vuole assumersi alcuna responsabilità
e "se ne lava le mani", come Pilato.

Per altri curiosi proverbi andreolesi:

http://www.andreolesi.com/dialetto/proverbi.htm

 

FRASI CELEBRI

Golda Meir, fu una donna politica
israeliana, quarto premier d'Israele
e prima donna a guidare il governo
del suo Paese.

La vecchiaia è come un aereo
che punta in una tempesta.
Una volta che sei a bordo non puoi
più fare niente
(Golda Meir)

Anton Pavlovič Čechov è stato uno
scrittore, drammaturgo e
medico russo.
Laureatosi in medicina,
scriveva novelle di notte.

L' intelligente
ama istruirsi,
lo stupido istruire.
( Anton Cecov )

Non sappiamo cosa può accaderci
in quello strano guazzabuglio che è la vita.
Possiamo però decidere quello che avviene
in noi, come affrontarlo, che uso farne...
ed è questo, in conclusione,
ciò che conta.
( Joseph Fortton )

 

Henry Ford è stato un imprenditore statunitense.
Fu uno dei fondatori della Ford Motor Company,
società produttrice di automobili, ancora oggi
una delle maggiori società del settore negli
USA e nel mondo.

Chiunque smetta di imparare è vecchio,
che abbia venti o ottant'anni.
Chiunque continua a imparare resta
giovane. La più grande cosa
nella vita è mantenere la
propria mente giovane.
( H. Ford )

Riflessioni sul Tempo ... Il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato. (Proverbio Africano); Il tempo è un grande maestro, ma sfortunatamente uccide tutti i suoi studenti. (Hector Berlioz);        Una briciola d’oro non può comprare una briciola di tempo. (Proverbio Cinese);                                            Quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità, il tempo non ci  sarà più. (Fëdor Dostoevskij)Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J Lennon )Un giorno senza un sorriso è un giorno perso.(Charlie Chaplin) L'unica cura per l'acne giovanile è la vecchiaia.( Totò )Ogni minuto muore un imbecille e ne nascono due. ( Eduardo De Filippo )Chi vive troppo tempo in un luogo perfetto finisce per annoiarsi. (Paulo Coelho)

 
 

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