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LACRIMA SALATA
Post n°115 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da pajasso
Non so da quanto tempo sono qua seduto sullo scoglio e non so nemmeno quanti spruzzi di acqua salata mi hanno accarezzato il volto.
Questo è il mio angolo, il posto in cui mi fermo ad osservare il mare che onda dopo onda s’infrange sugli scogli. Interminabili ed instancabili treni di onde. Arrivano da lontano, corrono verso le rocce che emergono dal fondo, avvolgendole in riccioli di spuma bianca e poi si lasciano scivolare via in piccoli gorghi. Una dopo l’altra, qualcuna più irruente e spumeggiante, altre più parche e languide ma tutte inarrestabili.
Osservo e mi accorgo che non cambia mai nulla: ogni volta che sono ferito, smarrito o comunque in difficoltà, corro qua e lascio che la mente scorra come il mare. Un mare di pensieri che come onde si accavallano, s’inseguono, si frantumano sugli scogli dell’ineluttabilità ma uno dopo l’altro si generano infinitamente senza mai arrestarsi, senza darmi tregua.
Fa freddo a gennaio e nessuno viene qua tra questi scogli scivolosi. Io invece in questo fastruono naturale ma privo di parole, riesco a togliere tutte le maschere, lascio che il mare mi veda come sono nel più profondo dell’animo. È il mare che spesso mi accoglie nelle sue profondità senza chiedermi null’altro che rispetto, è a lui, solo a lui che lascio vedere chi sono, cosa temo, cosa sogno. È lui che riesce sempre ad insegnarmi a non lottare contro i mulini a vento, è lui che mi ricorda come nulla è semplice e nulla è complicato. Ogni onda sembra sussurrare “guarda me”.
Banale acqua salata, questo è il mare. Eppure contiene vita, trasporta vita calore, ossigeno da ogni parte del mondo. L’acqua di mare è acqua di mare, ma ogni mare è diverso dall’altro.
Lo scoglio è freddo e nonostante sia ben vestito chi mi osserva può accorgersi che tremo e sussulto, ma non è per la temperatura. NO, se qualcuno passasse in questo istante vedrebbe solo una schiena e non potrebbe scorgere il volto bagnato.
È acqua salata quella mi bagna il viso, ma non sono solo gli spruzzi delle onde. Arrivano da molto lontano e come minuscole onde, le lacrime una dopo l’altra scendono lungo le guance, si staccano dal mento e s’infrangono sullo scoglio, lasciandosi portare via dal mare.
Sono lacrime di sconfitta e di rinascita, di paura e di dolore e non hanno il coraggio di farsi scorgere da altri.
Si caro mare, le lacrime sono solo acqua salata eppure, come le tue onde, non ve ne sono due di uguali.
Questo è il mio angolo, il posto in cui mi fermo ad osservare il mare che onda dopo onda s’infrange sugli scogli. Interminabili ed instancabili treni di onde. Arrivano da lontano, corrono verso le rocce che emergono dal fondo, avvolgendole in riccioli di spuma bianca e poi si lasciano scivolare via in piccoli gorghi. Una dopo l’altra, qualcuna più irruente e spumeggiante, altre più parche e languide ma tutte inarrestabili.
Osservo e mi accorgo che non cambia mai nulla: ogni volta che sono ferito, smarrito o comunque in difficoltà, corro qua e lascio che la mente scorra come il mare. Un mare di pensieri che come onde si accavallano, s’inseguono, si frantumano sugli scogli dell’ineluttabilità ma uno dopo l’altro si generano infinitamente senza mai arrestarsi, senza darmi tregua.
Fa freddo a gennaio e nessuno viene qua tra questi scogli scivolosi. Io invece in questo fastruono naturale ma privo di parole, riesco a togliere tutte le maschere, lascio che il mare mi veda come sono nel più profondo dell’animo. È il mare che spesso mi accoglie nelle sue profondità senza chiedermi null’altro che rispetto, è a lui, solo a lui che lascio vedere chi sono, cosa temo, cosa sogno. È lui che riesce sempre ad insegnarmi a non lottare contro i mulini a vento, è lui che mi ricorda come nulla è semplice e nulla è complicato. Ogni onda sembra sussurrare “guarda me”.
Banale acqua salata, questo è il mare. Eppure contiene vita, trasporta vita calore, ossigeno da ogni parte del mondo. L’acqua di mare è acqua di mare, ma ogni mare è diverso dall’altro.
Lo scoglio è freddo e nonostante sia ben vestito chi mi osserva può accorgersi che tremo e sussulto, ma non è per la temperatura. NO, se qualcuno passasse in questo istante vedrebbe solo una schiena e non potrebbe scorgere il volto bagnato.
È acqua salata quella mi bagna il viso, ma non sono solo gli spruzzi delle onde. Arrivano da molto lontano e come minuscole onde, le lacrime una dopo l’altra scendono lungo le guance, si staccano dal mento e s’infrangono sullo scoglio, lasciandosi portare via dal mare.
Sono lacrime di sconfitta e di rinascita, di paura e di dolore e non hanno il coraggio di farsi scorgere da altri.
Si caro mare, le lacrime sono solo acqua salata eppure, come le tue onde, non ve ne sono due di uguali.
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ciao, da Pajasso
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ma solo i veri amici lasciano le proprie orme
nel tuo cuore.
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