Creato da RachelDavidson il 20/09/2013

Ti Racconto

Ricordi ed emozioni da raccontare

 

 

CERCAMI

Post n°9 pubblicato il 17 Ottobre 2013 da RachelDavidson

E poi ci sei tu,

Uomo senza volto nè nome

Che torni e mi attiri a te

per poi voltarti e fuggire

Lasciandomi

di nuovo sola

di nuovo libera

Desiderando amore

Sognando il nulla

Il calore di un abbraccio

Il conforto di uno sguardo

Fingendo ancora

Per non morire

 
 
 

UN AMORE, UNA STORIA - parte 2

Post n°8 pubblicato il 16 Ottobre 2013 da RachelDavidson
 
Foto di RachelDavidson

Giulia lasciò scivolare la lettera tra le gambe. Si sentiva esausta. Aveva appena letto una lettera scritta di proprio pugno dalla nonna, la sua adorata nonna, la stessa donna che aveva conservato la tradizione in famiglia lottando come una leonessa perchè tutti fossero sempre fedeli ai valori e ai principi religiosi e della famiglia. La stessa che, a detta di sua madre, aveva controllato la figlia con rigore, dagli abiti alle amicizie, in quegli anni in cui tutto sembrò capovolgersi, negli anni della rivoluzione studentesca. Nonna Cecilia, l'esempio granitico di onestà e verginità spirituale. In quel preciso momento il mondo di Giulia crollò.

Si accorse di ansimare e sudare, in preda al panico. Non poteva essere lei. Qualcuno, forse una cameriera, si era fatta passare per lei, pensò. Sicuramente doveva esserci una spiegazione e l'avrebbe trovata leggendo tutte le lettere che aveva lì, a portata di mano. Questa volta fece caso alle date e decise che le avrebbe lette partendo dalla prima, per capire, per cercare non sapeva bene cosa, qualsiasi cosa che le avrebbe restituito sua nonna, così come l'aveva conosciuta.

15 ottobre 1939 

Gentile Cecilia,

sono molto lieta di aver fatto la sua conoscenza. Parlare con lei è stata un'esperienza esaltante. In questi tempi di brutture ed incertezze nel mondo, avere una persona amica con cui condividere pensieri ed emozioni è un enorme sollievo. Abbiamo molti punti in accordo ed ho trovato in lei una persona piacevole nei modi e nell'aspetto. Per questo non ho avuto problemi a scriverle al mio ritorno a Milano, così come ci eravamo promesse, perchè spero che, come me, lei abbia piacere a continuare questa amicizia nata per una pura casualità.

Il giorno dopo la festa nella villa della baronessa Orsini, e dopo averla incontrata Cecilia, come le avevo anticipato siamo partiti subito per fare ritorno a casa. E' stato un viaggio terribilmente lungo e stancante, ma non le nascondo che rivedere i miei due piccoli angeli è stato di enorme conforto. Sono molto preoccupata per ciò che sta accadendo al di fuori dell'Italia e temo che presto la guerra toccherà anche la nostra amata Patria. Ci stiamo preparando per i festeggiamenti dell'anniversario dell'impero fascista, la casa brulica di lavoranti che mio marito ha pensato di assumere in più per facilitare i preparativi. Ci saranno ospiti illustri, persino un comandante di divisione delle SS,  del quale mio marito si rifiuta di dare ulteriori dettagli. Cecilia, non amo questo tipo di incontri. Mi pesa enormemente dover intrattenere e affascinare uomini che trovo violenti e volgari e che ritengo responsabili di questa miseria nel resto del mondo. Ma non posso parlarne con nessuno, mi guarderebbero come una pazza o, ancor peggio, una traditrice.

A volte mi lascio andare alle fantasie più originali, vedendomi in un'isola deserta in mezzo a esseri primitivi vivendo di sola frutta e pesca. Ho letto qualcosa in proposito e sembra che esistano isole lontane nel Pacifico dove si viva in questo modo. Curioso non trova? In questi anni di progresso desiderare tornare indietro nel tempo, tra l'ignoranza e i senza Dio. Eppure, se non fosse per i miei figli, le confesso che non avrei angoli di felicità in questo tempo.

Mi perdoni per queste mie confidenze inopportune, ma Cecilia, posso ritenerla Amica?, ho tanto bisogno di affetto e sostegno e penso che in lei io abbia trovato una persona molto simile a me. Ora devo lasciarla, la casa ha bisogno della mia guida. Mi scriva, mi racconti, ho tanta voglia di sapere e conoscere tutto di lei.

Con affetto, Leda

Giulia prese la successiva: era di sua nonna che rispondeva circa quindici giorni dopo la prima lettera di Leda. Quindi era così che si erano conosciute? Per caso...

Cecilia le rispondeva raccontandole della sua vita quotidiana e condividendo il desiderio di fuggire. Non altro. Seguirono altre lettere, in cui i racconti della quotidianità si alternavano a fatti pubblici, poi diventati storici. Erano semplicemente due amiche che si scrivevano. Si sono scritte a lungo, conoscendosi sempre di più, raccontandosi senza pudore segreti sempre più intimi che non avevano mai osato dire a nessuno. Come nella lettera che Cecilia scrisse a Leda il 2 dicembre 1939.

 
 
 

UN AMORE, UNA STORIA - parte 1

Post n°7 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da RachelDavidson
 
Foto di RachelDavidson

In ogni casa esistono piccoli o grandi segreti, mai svelati, spesso conservati proprio in una soffitta. Pensava questo Giulia accingendosi a sistemare la soffitta della casa di famiglia, un palazzo dei primi del '900 che aveva ospitato cene di politici e i personaggi più alti in grado delle milizie fasciste. Ceramiche antiche, suppellettili, sedie e quadri impolverati, stazionavano indisturbati da decenni. Le sembrava quasi un'invasione, ma doveva provvedere personalmente. Erano i “tesori” di famiglia e presto quell'abitazione non lo sarebbe più stata, ceduta ai bisogni della modernità. Il suo valore storico sarebbe stato esposto al godimento degli ospiti del bed&breakfast, quello che presto sarebbe diventato grazie all'iniziativa della nuova proprietà. Aveva già selezionato gran parte delle cose che c'erano, quando, al di sotto di un tappeto orientale il cui antico fasto era solo un ricordo impolverato, scoprì un baule. Era chiuso con un lucchetto che non fece fatica ad aprire facendo leva con un pezzo di legno. Vi trovò lenzuola di lino con i bordi ricamati, sottovesti leggere di seta, fazzoletti delicatissimi con le iniziali ricamate: il corredo completo di una giovane sposa del passato. “Chissà come mai è ancora tutto qui, intatto?” si chiese Giulia. Scavò nel fondo cercando di capire cosa ci fosse al di sotto e trovò, legate da un nastro chiuso con un fiocco, un pacco di lettere su carta pergamenata e ingiallita dal tempo. Diede un rapido sguardo e notò che erano state spedite e ricevute dalla stessa persona, come se ad un certo punto mittente e destinatario si fossero incontrati consegnando ad uno solo dei due tutta la corrispondenza. La grafia aveva i movimenti tipici dell'uso del pennino e capì di essersi imbattuta in un vero e proprio tesoro:il segreto di sua nonna Cecilia. Ne prese una a caso e cominciò a leggere.


20 aprile 1940

Cara Leda,

non so dirti l'emozione che mi ha procurato leggerti. Dopo il nostro ultimo incontro non speravo in questa tua, anche se lo avevi promesso ed ho letto nei tuoi occhi il vero mentre lo dicevi e le lacrime ti solcavano il viso, regalandoti un rossore pieno di vitalità e passione. Leda, amore mio, credevo che ti avrebbero impedito di scrivermi, che la paura ed il tuo dovere di madre avrebbero preso il sopravvento. Ho errato anche solo a pensarlo, ora lo so. Questo tuo invito, ora, giunge come il dono più grande ricevuto nella mia vita. Mia bellissima Leda, sai amarmi come nessun altro essere al mondo ha mai saputo fare. Prima di incontrarti vagavo in cerca di me, inconsapevole di cosa cercassi. Tu, mia amatissima, hai saputo indicarmi la strada.

Non passa giorno, ora, attimo in cui non pensi a te. Ho ancora su di me il sapore della tua pelle, mi sembra di continuare a toccarla, morbida, vellutata, passiva al mio contatto. Leda ho ancora bisogno di te, del tuo calore, delle tue labbra avide sul mio corpo, del piacere dolce e violento assieme, con cui hai inondato le mie membra.

Leda, ti sogno tutte le notti esogno di te e me, insieme, felici nel nostro amore speciale che nessuno potrà mai capire.

A volte temo di parlare nel sonno, che qualcuno mi ascolti. Temo di urlare il tuo nome sul finire del sogno, mentre ti vedo scomparire e ti tendo la mano per tenerti a me. Poi mi desto sudata e affannata e mi guardo intorno, ma tu non sei lì con me.

Tu sai, condividi il mio tormento. Ci sono giorni, mia cara, in cui la mia anima mi pone davanti a dei dubbi e allora cado nello sconforto, cercando risposte a cui la mia mente non sa rispondere. E' innaturale, mi dico, e non è giusto che un amore così grande possa essere interpretato come il segno del demonio. Ed ogni volta che ci penso, mi sforzo di rivedere il tuo viso. Se solo tu fossi qui con me, tutto sarebbe più facile, ma basta il pensiero di te, credimi, per fugare ogni dubbio, perché tu sei la mia forza, il mio sostegno. Ebbene, che sia del demonio se deve esserlo, ma io ti amo Leda, di un amore profondo e sincero di cui l'uomo o Dio non osi dubitare.

Ma dobbiamo comunque essere prudenti, perché non si tratta solo di noi due ed io non potrei sopportare l'idea di perdere quanto più amo al mondo per una leggerezza, una dimenticanza, una stupida sciocchezza.

Mio Dio! Scrivo lasciando accavallare i pensieri per l'emozione, sicuramente confondendoti e dimentico di dirti quanto di più importante per il nostro incontro.

Mio marito è partito per Roma stamane molto presto. Aveva un'aria preoccupata, mi ha accennato a qualcosa che aveva a che fare con il nostro futuro, ma non gli ho dato molto peso, non aspettavo altro che se ne andasse per scriverti. Gli ho accennato appena della mia intenzione di partire per visitare la Permanente di Milano, così gli ho detto, e lui non si è mostrato molto convinto, ma sono certa che riuscirò a convincerlo al suo ritorno. Non vedo l'ora di rivederti vita mia. Sto già organizzando il tutto in casa per la mia assenza ed ho chiesto a Sara, la mia fidata cameriera, di accompagnarmi.  Per lei tu sei la mia migliore amica ed è il vero in fondo, sei anche questo per me. Verremo con la mia auto ed ho già disposto che sarò io a guidarla. Non temere, non importa se sarà un lungo viaggio, non voglio altri intorno. Sono certa che la tua casa di campagna possa diventare per noi il nostro nido d'amore, il nostro rifugio, il luogo dei ricordi che mi accompagneranno per tutto il tempo in cui saremo lontane. Vedi mio amore? Già penso a quando dovrò lasciarti, perchè temo quel momento. A presto anima mia. 

Tua, Cecilia

 

 
 
 

L'UOMO: SE LO CONOSCI..... FORSE LO EVITI parte 2

Post n°6 pubblicato il 11 Ottobre 2013 da RachelDavidson
 
Foto di RachelDavidson

L'uomo rapace.

Bellino lui con lo sguardo tipo Garfield davanti alle lasagne, che sorseggia un caffè e ti guarda giusto di sfuggita per NON far vedere che ti sta guardando. Avrai sempre il dubbio se si è appena svegliato o proprio ha notato qualcosa in te di così appetibile da sfoderare la manovra migliore.

Poi c'è il timidone. Lo vedi quel modo di parlarti e sorriderti speciale, che non è uguale al modo in cui guarda gli altri, ma devi attendere almeno tre secoli, un'era glaciale e il ritorno dei dinosauri perchè si decida a chiederti di uscire. A quel punto sei già bell'è morta e i tuoi pronipoti hanno colonizzato Marte. L'ultimo pensiero sul letto di morte sarà stato “chissà se davvero gli piacevo.”.

Ma facebook......facebook, ragazzi, è una vera ludoteca degli approcci maschili. Vediamo di riassumerli.

L'estimatore:

messaggio privato: “scusa, ho letto un tuo commento mi è molto piaciuto, posso chiederti l'amicizia?” R.:“Davvero? Grazie!! Ti spiace se parliamo un po' prima? “ Lui:“Ma chi cxx ti credi di essere?! “

L'amicone:

messaggio privato: “posso chiederti l'amicizia?” R.:“no, scusa ma preferisco non darla subito [a libera interpretazione n.d.r.]Lui: “ok fanc... “

Il narcisista:

messaggio privato: “Ho letto molte cose di te e io trovo che siamo davvero molto simili. Io sono alto moro, un bell'uomo e lavoro.... 53 righe dopo ….quindi che ne dici, potremmo legare io e te?! “ (irrispondibile).

Lo stalker:

non scrive, non commenta, ti segue su facebook, mette mi piace a tutto quello che scrivi, dalla ricetta della nonna ai diritti dell'uomo e non avrai mai il piacere di avere un suo commento, un ciao, un punto esclamativo, una virgola...

Il giocherellone:

messaggio privato: “ti va di lasciarti andare con me in un gioco intrigante e liberatorio, pieno di trasgressione e sensualità?” R:“tua moglie è su facebook vero?!” Lui:“ Sì :( “

L'ossessivo compulsivo:

messaggio privato 1: “mi dai l'amicizia?”

messaggio privato 2: “mi dai l'amicizia?”

messaggio privato 3: “mi dai l'amicizia?”

10 messaggi dopo....

messaggio privato 11: “ok”

Il “prendiamola alla lunga”:

ti apprezza più volte e commenta esprimendo solidarietà e condivisione alle tue opinioni. Un bel giorno eccolo con il messaggio privato: “ciao, sei davvero una donna straordinaria, piena di entusiasmo. Volevo lo sapessi” R:“grazie, sei molto gentile” Lui:“ti va di conoscerci meglio?” R:“in che senso?” Lui:“vorrei incontrarti” R:“ma non sei fidanzato?” Lui:“ma sarebbe un incontro come amici, niente di che... solo per parlare” (aaaaaah....certo, solo per parlare).

Il temporeggiatore:

Il temporeggiatore non si distingue per quello che dice, quanto per il tempo che impiega per dirlo. Ti risponde in privato mediamente ogni 15 giorni, nonostante sia ampiamente fornito di smartphone, ipad e computer portatile. La riposta alla domanda “come stai?” necessiterà di una tale elaborazione da richiedere qualche giorno per visualizzarla e una vita per rispondere. Le prime volte avrai persino premura di chiedere se ha avuto dei problemi, dato il tempo di risposta, ma lui, dopo circa un mese, ti risponderà candidamente: “no, scusa non ho visto il messaggio” e si illuderà persino che ci si possa credere. In capo a qualche mese, visto l'andazzo, capirai che è una conoscenza difficile e smetterai di inviare messaggi a lui invisibili. E lui avrà persino l'ardire di chiederti: “perchè non scrivi più?” O.o (mollatelooooooooooooooo )

Caro amico ti scrivo:

è l'uomo propenso a scriverti in chat di continuo e a tratti apparirà persino normale. Il 99% delle volte ti racconterà di lui, della sua vita, dei suoi giorni, delle sue telefonate, dei suoi amici, del suo cane, della sua casa, della sua tazza del latte, che pasta ha mangiato a pranzo, dei pantaloni appena comprati, delle sue uscite con gli amici.... ma...se ti dovesse venire in mente di raccontargli di te, non potrà purtroppo leggerti perchè proprio in quel momento... “scusa, scusa devo andare... ti scrivo dopo”... che disdetta! Puoi persino scrivere un libro sulla sua vita densa di dettagli più o meno noiosi. Peccato che di te ricorderà appena il nome (e solo perché facebook ha il brutto vizio di tenere ben in vista il profilo con cui sta parlando).

Dulcis in fundo... 

il depresso:

non è un vero e proprio malato di depressione (o forse sì?). Il suo esordio è un laconico “Ciao” inviato in un messaggio privato. Assumerà l'atteggiamento da cagnolino bastonato, incompreso soprattutto dalla moglie/fidanzata/compagna....e stimolerà in te l'istinto da crocerossina facendoti sentire diversamente unica, Con quale cuore non sarai tentata di ascoltarlo fino a notte fonda (e la moglie/fidanzata/compagna...dove sarà mai?), mentre esporrà la sua sofferenza, la sua solitudine per questo rapporto che è obbligato a conservare (avrà un bazooka puntato poverino o la mafia che lo controlla). Ma per fortuna sei arrivata tu, cara amica, che lo sostieni e lo incoraggi, che non gli laverai le mutande ma sei pur sempre pronta a tirarlo su per ogni triste accadimento (almeno uno al giorno! Che sfiga ragazzi!). Fino a quando, dopo cotanta intimità, il cagnolino si trasformerà in un polipaccio furbacchione e passerà alla fase 2: “incontriamoci”.

In conclusione donne, gli uomini sono esseri fantasiosi, non è vero che non hanno creatività. Dimentichiamoci il classico: l'uomo che ti corteggia, ti stupisce, tirapisce e te lo dice pure che lo fa per frequentarti. No, oggi il corteggiamento è diventata una manovra rischiosa, timida, appena accennata senza fascino sicuramente, ma vuoi mettere le risate?!



 
 
 

CIAO GIANNI

Post n°5 pubblicato il 09 Ottobre 2013 da RachelDavidson
 
Foto di RachelDavidson

Fuori pioveva ed il cielo era di quel grigio nebbia senza senso,ma non ricordo se facesse molto freddo o meno. Era un giorno di febbraio, di quelli che ancora conservano la memoria prepotente dell'inverno. Ero entrata infilandomi tra la folla in attesa all'ingresso della Chiesa, restando in piedi ad attendere sotto l'arcata laterale. Capii che stavi entrando al suono de “Il Silenzio” e dall'aria immobile. Vidi entrare prima due carabinieri, poi altri due, poi gli ultimi ed in mezzo tu, nel tuo feretro coperto dalla bandiera italiana. Avanzai parallelamente al corteo, camminando dietro le colonne, lontana da tutti, osservando il dolore altrui che era anche il mio e restai lì, nascosta alla vista senza motivo evidente, ascoltando la funzione. O meglio, no, non ricordo nulla di quelle parole, perché nella mia mente i ricordi si fecero strada alternandosi al pensiero di te, chiuso in quella bara.
 

L'estate era finalmente arrivata ed io mi trovavo nel posto che più sentivo come mio! Le uscite con gli amici del paese,ricordi?, controllate dietro le finestre dagli anziani ficcanaso! Ma noi ridevamo e ridevamo... fino ad esasperarli. Quel giorno mentre andavamo al mare ci costringesti a sentire tutta la cassetta. Ancora la ricordo quella odiosa canzone che a te piaceva tanto .. “Andava a piedi nudi per la strada... mi vide e come un'ombra mi seguì..”.   Pensa, ora ci sono giorni in cui la cerco di proposito per ascoltarla perché in lei mi sembra ci sia ancora un po' di te ed arrivo persino ad amarla. 

Eravamo io, te, Luigi e la sua ragazza. Mio fratello aveva una capacità straordinaria a trovare ragazze insipide che si trascinava dovunque, anche dai nostri nonni. In qualche modo tu sei stato il nostro punto di unione, due fratelli troppo lontani per capirsi che avevano bisogno di un interprete: un cugino “mezzano”, il fratello mancante. E lo eri per me, lo sei sempre stato. Non te lo dicevo, ma era evidente a tanti e la nostra amicizia era persino vista con sospetto.

Come quella volta in cui la nonna spalancò la porta della camera, volutamente all'improvviso, sperando- e temendo - di trovarci in una posizione sospetta! Dio! Le risate!!

Somigliavi a Massimo Ranieri. Quante volte te lo abbiamo detto? Milioni. Difficile dimenticare il tuo viso, ancor meno il tuo sorriso.

In compenso non ti ho mai detto di volerti bene. Ma lo sapevi vero? Ti avrei difeso davanti a Lucifero in persona, se fosse stato necessario. Come quella volta in cui mio padre, tuo zio, per non ricordo più bene cosa, ti ritenne responsabile di una mia mancanza. Lo interruppi come una furia per difenderti, non avevo mai avuto paura di mio padre, come tu del tuo.L'ho sempre saputo e l'ho conservato nel cuore per anni senza dirtelo. Quante cose non ci siamo dette Gianni?! Eppure parlavamo sempre: quando giocavamo ad una forma improvvisata e casalinga di tennis, usando come pallina un pallone e come rete una cordicella tesa a mezz'aria; o quando andavamo per strada a raccogliere more lungo la strada; o quando ancora andavamo in bicicletta sotto il sole bollente di agosto in pieno pomeriggio.

Poi un giorno all'improvviso, abbiamo smesso di parlare. La nostra adolescenza è finita senza che ce ne accorgessimo e le nostre strade hanno preso direzioni diverse. Siamo diventati adulti con tutto ciò che comporta il diventarlo: cambianole priorità, gli interessi, gli amici. L'affetto no, quello sopravvive anche quando è barricato nel silenzio. Ci siamo allontanati smettendo di raccontarci, come se l'assenza di quell'appuntamento estivo ci avesse reso estranei. Mi hanno detto di te che eri diventato un carabiniere, che ti eri innamorato, che ti eri sposato, che avevi avuto un bambino. L'ho saputo, non me lo hai detto tu, perchè stupidamente pensavo ci sarebbe stato sempre tempo per sentirtelo dire.

 

A questo pensavo mentre il parroco procedeva alla benedizione, mentre i pianti delle donne che ti amavano rompevano il silenzio. Ed io ero sempre lì, nascosta dietro la colonna, come un'invitata non voluta. Ho guardato gli occhi rossi di Luigi, in piedi dall'altra parte della navata, fissi sulla tua bara e a quel punto, solo a quel punto, ho cominciato a piangere senza cercare di fermarmi. Ti voglio bene maledizione!! Perchè non avrei dovuto!? Piangevo per te, per quel colpo di pistola stupido e maledetto che ha fermato la tua giovane vita, per il tuo bimbo troppo piccolo per ricordarti, per tua moglie, la tua giovane moglie, per tua madre aggrappata alla mia, sorrette dalla disperazione e piangevo per me, perchè ero stata troppo idiota per aver permesso che uscissi dalla mia vita.

A quel punto ho capito: sentivo di avere una seconda possibilità. Sono uscita dal mio nascondiglio sotto gli occhi dei militari pronti a portarti via, mi sono chinata accanto a te e ti ho lasciato una rosa salutandoti: “Ciao Gianni”

 
 
 

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