Post n°203 pubblicato il 03 Settembre 2016 da Chattie
Avevamo lasciato Rafael a Toronto, ora sono in corso gli Us Open, in mezzo le Olimpiadi di Rio. Non ho avuto il tempo di parlarne nel mentre, ma è doveroso dedicarci un poco di tempo, in un blog dedicato a lui, perchè anche lì Rafa Nadal ha lasciato il segno. «Ci sarò, il polso mi dà fastidio ma non è peggiorato. Niente e nessuno potranno privarmi dell’entusiasmo di gareggiare in questa Olimpiade», così Rafael Nadal Parera prima di Rio 2016. Un infortunio al polso, ricordiamoci, lo ha costretto a ritirarsi dal suo amato torneo parigino e dalle altre competizioni quest'anno, così, mentre altri suoi colleghi invocavano la paura del virus Zika come scusa per ritirarsi da una manifestazione che non ti fa diventare ricco, non prevede premi, ma solo gloria, Rafa, nonostante una condizione fisica precaria, ha detto "ci sarò" e ha mantenuto la parola.
E lo abbiamo "visto" vivere insieme agli altri atleti nel villaggio olimpico:
Non ha negato un sorriso e uno scatto a nessuno: Del resto la rinuncia a partecipare a Rio 2016 per un infortunio lo aveva segnato:
Con questa vittoria Nadal diventa il primo tennista della storia ad aver vinto 4 tornei del grande slam, la coppa Davis, l'oro nel singolo e ora nel doppio. C'è addirittura chi ha proposto di erigere una statua di Rafael accanto a quella di De Coubertin, per aver saputo interpretare il vero spirito olimpico. Così Marco Lombardo su Il Giornale: E a Rio non ci sono in palio né soldi né punti per i divi del tennis, e proprio per questo Nadal è l'uomo che ha incarnato forse più di tutti lo spirito olimpico: ha voluto essere qui da portabandiera spagnolo, ha voluto vivere al Villaggio, ha voluto essere felice. Mentre i milionari dello sport fuggivano dai Giochi e dal suo spirito: perché chi non c'era ha trovato scuse improbabili, mentre chi c'è ha fatto di tutto per restarne fuori. Rafa no, Rafa è un ragazzo come tutti, come gli ha insegnato Zio Toni, il suo coach fisico e mentale, l'uomo che gli ha spiegato che la vita va oltre un campo da tennis. E infatti: mentre i divi del basket americano alloggiano su una portaerei al largo di Cobacabana, mentre colleghi tennisti hanno scelto il conforto di un hotel a 5 stelle, Rafa era lì in mensa, vassoietto alla mano, attorniato dall'ammirazione di chi esiste solo ogni quattro anni nelle cronache del mondo. «Non lo lasciano in pace un attimo raccontano i coinquilini del Villaggio - , anche mentre mangia c'è una continua processione per chiedergli un autografo o una fotografia. Eppure lui non si è mai tirato indietro, sempre sorridente, sempre sereno». Felice.
|