RaffioloChi gioca ai cavalli è un misto, un cocktail, un frullato de roba, un minorato, un incosciente, un regazzino. Un dritto e un frignone, un milionario pure se nun c'ha na lira e uno che nun c'ha na lire pure se è milionario. Un fanatico, un credulone un busciardo un pollo, è uno che passa sopra a tutto e sotto a tutto, è uno che 'mpiccia, traffica, imbroglia, more, azzarda spera rimore e tutto per poter dire: ho vinto e adesso v'ho fregato a tutti e mo' beccate questa... tié! Ecco chi è, ecco chi è il giocatore delle corse dei cavalli. » |
Brucie dreams life's a highway too many roads bypass my way
Or they never begin. Innocence coming to grief
At the hands of life - Stinkin' car thief, that's my concept of sin
Does heaven wait all heavenly over the next horizon ?
But look at us now, quit driving, some things hurt more much more than cars and girls.
Just look at us now, start counting, what adds up the way it did when we were young ?
Look at us now, quit driving, some things hurt much more than cars and girls.
Life's a drive through a dust bowl, what's it do, do to a young soul
We are deeply concerned, someone stops for directions,
Something responds deep in our engines, we have all been burned
Will heaven wait all heavenly over the next horizon ?
But look at us now, quit driving, some things hurt more much more than cars and girls.
Just look at us now, start counting, what adds up the way it did when we were young ?
Look at us now, quit driving, some things hurt much more than cars and girls.
Little boy got a hot rod, thinks it makes him some kind of new God
Well this is one race he won't win,
'Cos life's no cruise with a cool chick
Too many folks feelin' car sick, but it never pulls in.
Brucie's thoughts - Pretty streamers
- Guess this world needs its dreamers may they never wake up.
But look at us now, quit driving, some things hurt more much more than cars and girls.
Just look at us now, start counting, what adds up the way it did when we were young ?
Look at us now, quit driving, some things hurt much more than cars and girls.
But look at us now, quit driving, some things hurt more much more than cars and girls.
Just look at us now, start counting, what adds up the way it did when we were young ?
Look at us now, quit driving, some things hurt much more than cars and girls.
SPANDAU
A LIVELLA
LA BILANCIA E L'AMORE

È troppo cerebrale, a dispetto dei suoi modi estremamente affabili e gentili. Dimentica gli slanci d'amore iniziali e, dopo un po' che sta in coppia, resta in balia del partner, delegandogli la risoluzione dei suoi problemi. A volte si accorge che le donne richiedono atteggiamenti adulti quando è troppo tardi... ma il ruolo dell'eterno bambino da coccolare e proteggere è quello in cui riesce a dare il meglio di sé. È un campione di fedeltà ma solo per pigrizia perché la sua fantasia galoppa sempre più lontano del previsto...
Post n°54 pubblicato il 01 Agosto 2008 da raffiolo74
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Post n°53 pubblicato il 06 Giugno 2008 da raffiolo74
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Post n°52 pubblicato il 05 Aprile 2008 da raffiolo74
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Post n°51 pubblicato il 20 Marzo 2008 da raffiolo74
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Post n°50 pubblicato il 20 Marzo 2008 da raffiolo74
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Post n°48 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da raffiolo74
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Post n°47 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da raffiolo74
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Post n°46 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da raffiolo74
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Post n°45 pubblicato il 15 Dicembre 2007 da raffiolo74
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Post n°44 pubblicato il 04 Dicembre 2007 da raffiolo74
Ha travolto e ucciso con il suo furgone quattro ragazzi tra i 15 e 18 anni ad Appignano del Tronto e per questo è stato condannato a sei anni e sei mesi di reclusione. Ma quello che dovrebbe essere considerato un orrendo crimine per Marco Ahmetovic si è trasformato in un'occasione per fare soldi tanto che adesso ha firmato la sua "Linearom" con orologi da 159 euro in vendita fino a ieri su E-Bay e jeans, occhiali e quant'altro. Un'altra "coltellata" per i genitori e gli amici delle vittime che già avevano dovuto ingoiare il rospo degli arresti domiciliari. "La mia è una scommessa - ha dichiarato senza remore il suo agente pubblicitario Alessio Sundas - quella di fare di un assassino una star". Di fronte allo sdegno suscitato dalla vicenda il ministro della Giustizia Mastella ha avviato un'indagine. Dove siamo arrivati?? ormai si premia chi delinque o chi comunque è coinvolto a vario titolo in indagini giudiziarie..potere dei mass media??? penso proprio di si..pensiamo ai vari Corona, Mora.. |
Post n°43 pubblicato il 30 Novembre 2007 da raffiolo74
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Post n°42 pubblicato il 27 Novembre 2007 da raffiolo74
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Post n°40 pubblicato il 27 Novembre 2007 da raffiolo74
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Gli struffoli sono i dolci più napoletani che ci siano. A pari merito con la sfogliatella e la celebre pastiera, e certo più del babà, di origine polacca. Chi ha inventato gli struffoli? Non i napoletani, nonostante la loro proverbiale creatività. Pare che nel Golfo di Napoli ce li abbiano portati i Greci, al tempo di Partenope. E dal greco deriverebbe il nome “struffolo”: precisamente dalla parola “strongoulos”, arrotondato. Sempre in greco, la parola “pristòs” significa tagliato. Per assonanza, uno “strongoulos pristòs”, cioè una pallina rotonda tagliata: vale a dire lo struffolo, nella Magna Grecia è diventata “strangolapre(ve)te”: il nome che si dà a degli gnocchetti supercompatti, in grado di “strozzare” gli avidi membri del clero. Poiché la penuria di certezze stimola la fantasia, qualcun altro si è inventato che struffolo derivi da strofinare: il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in palline. C'è anche chi ritiene erroneamente che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato: nel senso che lo solletica, per la sua bontà. E chi pensa addirittura, che la radice di struffoli sia da collegare allo strutto (il tipo di grasso con cui anticamente venivano fatti e in cui venivano fritti) Se non è ancora ben chiaro da quale etimo – né da quale regione - gli struffoli provengano (c’è pure chi li fa nascere in Medio Oriente), è viceversa chiarissimo dove vanno: prima nelle nostre pance, e poi sui fianchi (se ne abbiamo ingurgitati troppi). Ben noto è anche il loro percorso: gli struffoli si sono spinti in tutta l’Italia Centro-meridionale Due famosi trattati di cucina del 1600, il Latini e il Nascia, citano come “strufoli - o anche struffoli - alla romana” dei dolci preparati alla stessa maniera degli struffoli napoletani. In Umbria e in Abruzzo lo struffolo si chiama cicerchiata, perché le palline di pasta fritta legate col miele hanno la forma di cicerchie: legumi che è meglio non mangiare per via dei loro semi velenosi che possono provocare paralisi e allucinazioni (in certe zone d’Italia, “ma che, hai mangiato cicerchie?” equivale a dire “hai le traveggole?”). Quindi, due nomi (struffoli e cicerchiata) per uno stesso dolce. Ma pure l’opposto: due dolci diversi con lo stesso nome. Struffoli, per l’appunto. Gli abitanti della Tuscia, regione intorno a Viterbo, chiamano ancora oggi struffoli quelle frittelle di pasta soffice e leggera che altrove vengono definite “castagnole”, e si mangiano a Carnevale. Gli struffoli si trovano pure a Palermo, con qualche piccola ma non sostanziale variante, una delle quali consiste nella perdita di una f (“strufoli”): le Sicilie erano due, ma lo struffolo rimaneva unico. Nella preparazione degli struffoli molto è lasciato al naso (hanno un bell’aroma), ma nulla è lasciato al caso. Ciascuna pallina di pasta fritta è un capolavoro di ingegneria domestica, selezionato in centinaia d’anni di sperimentazione nelle cucine di ogni tipo. Perché il vero struffolo dev’essere piccolo? Perché così aumenta la superficie di pasta che entra in contatto col miele, e il sapore ne guadagna. E questo avviene soltanto se si confezionano delle palline di pasta di piccole dimensioni. Il miglior rapporto pasta/miele migliora i rapporti familiari, almeno durante le festività natalizie. Gli struffoli migliorano la qualità della vita. Lo fanno adesso, e figuriamoci quanto lo facevano prima: fino a pochi anni fa la vita media era molto più breve, e in media, molto più grama. Si mangiava poco e male, fuorché a Natale e alle feste comandate.I bambini, poi! Di merendine, nemmeno l’ombra. L’unica consolazione, per loro (e per tutti gli altri…) erano i dolci come gli struffoli: che non fanno male, e non vanno a male, in quanto si conservano a lungo. Gli struffoli, come tutti gli evergreen, nella loro sostanziale immutabilità presentano molte varianti: regionali, familiari e personali. In questo sono un po’ come le polpette: anche se gli ingredienti sono esattamente gli stessi, mangerete tanti struffoli diversi quanti sono le case in cui vi verranno offerti (o le pasticcerie in cui li acquisterete).Vi accorgerete che ciascuno ritiene che i “propri” struffoli siano quelli autentici: quelli della tradizione, tramandati da una nonna, una mamma o – ancora meglio! – da una zia monaca. Quest’ultima, quando c’è, è una garanzia: a Napoli un tempo gli struffoli venivano preparati nei conventi, dalle suore dei vari ordini, e recati in dono a Natale alle famiglie nobili che si erano distinte per atti di carità. Come accade a tutte le ricette ormai abbondantemente codificate, che sembrano non presentare punti oscuri, gli struffoli sono insidiosi: nascondono infatti molti segreti, spesso custoditi gelosamente.Uno di questi sta nel miele: che dev’essere abbondante. Senza di lui, un dolce non può definirsi veramente tale. Come simbolo della Dolcezza, il miele è un Mito: i Gemelli Indiani Ashvin, messaggeri degli Dei, mangiano miele nel cielo mattutino, e la Bibbia racconta come Sansone estraesse dall’interno del leone da lui ucciso un favo d’api e di miele. La cosa lo mise di buon umore, tanto da spingerlo a formulare un indovinello: “dal divoratore è uscito il cibo, dal forte è uscito il dolce” (Giudici, 14). Morale: dalla morte nasce la vita. A proposito di nascita, il corpicino del Bambino Gesù viene definito “roccia che dà miele”. Non è quindi un caso che gli struffoli siano un dolce tipicamente natalizio. Ecco un’altra regola aurea: negli struffoli non esistono elementi accessori. Tutto è importante. Dai canditi ai diavolilli. Nella ricetta degli struffoli trovano posto arancia e cedro candito, ma la parte del leone (come nella pastiera e nella sfogliatella) la fa la zucca candita: la famosa "cucuzzata". |
Mercoledì 14 novembre apre la mostra dedicata al Tesoro di San Gennaro a Napoli, che rimarrà aperta la pubblico per quattro mesi. Si tratta di un vero e proprio evento, realizzato anche grazie alla sponsorizzazione della Telecom, dato che saranno esposti quelli pezzi che la tradizione napoletana indica come il vero tesoro del santo. La mostra, che ufficialmente è stata battezzata “I gioielli più preziosi del mondo”, tra grandi misure di sicurezza, permetterà di ammirare alcuni tra i più bei gioielli del mondo, come la Collana di San Gennaro, la Mitra d’Argento, il Manto del santo e le spalliere di argento dorato con rubini, smeraldi, brillanti, pietre preziose e smalti ed altri capolavori dell’arte orafa napoletana. |
Post n°33 pubblicato il 14 Novembre 2007 da raffiolo74
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