Religioni, Filosofie

DIPENDENZA...


DIPENDENZA -PARTE 3°-Nell'antichità era sovente acclamare uomini di potere e definirli dei. Per le masse questi erano i loro dei nel vero senso della parola. Sorgeva però il problema di cosa accadesse a questi "dei" quando morivano. Quelli che amministravano le masse di popoli e li tenevano sottomessi al potere del sovrano, la classe religiosa, dovettero fornire delle spiegazioni sulla discrepanza che alcuni lamentavano: se il re o faraone o sovrano era veramente un dio, perchè moriva? Se questa era la fine che faceva, quella uguale a tutti gli altri esseri umani, allora in cosa consisteva la sua divinità, il suo essere superiore? Così cominciò a farsi strada l'idea di una forma di "immortalità". In effetti questi che era adorato e ritenuto dio in vita, non smetteva di essere tale quando la sua vita finiva, perchè nel suo caso, non significava non esistere più. Continuava a vivere in un'altra forma: incorporea o spirituale. Influiva sempre su tutti i suoi sudditi, ma lo faceva da un altro luogo e in un'altra dimensione. Questa dottrina divenne il comune denominatore di tutte le religioni che poi si sono sviluppate nel corso dei milleni. Divenne così potente che influì su tutti gli esseri umani, fino al punto che è inaccettabile pensare che non ci sia una qualche forma di vita dopo la morte. Che non ci sia una parte che sopravviva alla morte del corpo. Nel corso dei secoli e millenni, questa dottrina è stata oggetto di accese discussioni tra le menti più elevate della storia e molti elaboravano poi le loro personali teorie in base al loro retaggio socio-religioso-culturale. Fino ai nostri giorni, eminenti pensatori e teologi, professori e accademici si sono profusi in teorie bizzarre per affermare una loro idea di cosa avvenisse dopo la morte del corpo. Questo dimostra come la religione ha influito potentemente sulle masse rendendoli dipendenti alle dottrine che non hanno nulla di concreto ma si basano solo su tante chiacchiere.LA DOTTRINA DELL'IMMORTALITA' DELL'ANIMA E' UN CONCETTO RICONOSCIUTO DA TUTTE LE RELIGIONI CHE CI SONO SULLA TERRA...I cristiani credono che dopo la morte si vada in cielo o all'inferno. Gli indù invece credono nella reincarnazione. Secondo la credenza islamica, dopo la morte ci sarà un giorno di giudizio in cui Allah giudicherà ciascuno in base alla sua vita e lo manderà in paradiso o nel fuoco dell'inferno. In alcuni paesi le credenze relative ai defunti sono uno strano miscuglio di tradizioni locali e concetti cristiani.La credenza nell'immortalità dell'anima è condivisa da quasi tutte le centinaia di religioni e sette della cristianità. È anche una dottrina ufficiale dell'ebraismo. È il fondamento stesso della reincarnazione, dottrina su cui poggia l'induismo. I musulmani credono che l'anima continui a vivere dopo la morte del corpo. Gli aborigeni australiani, gli animisti africani, gli scintoisti e persino i buddisti insegnano la stessa cosa con qualche varianteSocrate e Platone, filosofi greci del V secolo a.C., sono ritenuti fra i primi ad aver sostenuto il concetto dell'immortalità dell'anima. Ma questa idea non ebbe origine da loro, che si limitarono ad affinare il concetto e a farne un insegnamento filosofico, rendendolo così più appetibile alle classi colte dei loro giorni e oltre. Anche gli zoroastriani dell'antica Persia e gli egiziani prima di loro credevano nell'immortalità dell'anima. Secondo alcuni storici, migliaia di anni fa, un movimento migratorio da nord-ovest portò una popolazione aria di pelle chiara giù nella valle dell'Indo, situata ora in gran parte nel Pakistan e in India. Di lì essa si sparse nelle pianure del Gange e per tutta l'India. Alcuni esperti dicono che le idee religiose di questi immigranti si basavano su antichi insegnamenti iranici e caldei (l'attuale Iraq). Queste idee religiose divennero così le basi dell'induismo. In India l'idea di un'anima immortale assunse la forma della dottrina della reincarnazione. I saggi indù, alle prese con il problema universale del male e delle sofferenze che affliggono gli esseri umani, arrivarono alla cosiddetta legge del karma, la legge di causa ed effetto. Fondendo questa legge con la credenza nell'immortalità dell'anima formularono la teoria della reincarnazione, secondo cui meriti e demeriti acquisiti in una vita vengono premiati o scontati in quella successiva. L'obiettivo dei fedeli sarebbe il moksha, cioè la liberazione dal ciclo di rinascite e l'unificazione con quella che viene chiamata l'Assoluta Realtà, il Nirvana. Con il passare dei secoli, come si diffuse l'induismo, così si diffuse la dottrina della reincarnazione. E l'induismo odierno poggia su questa dottrina. Dall'induismo sono derivate altre fedi, quali buddismo, giainismo e sikhismo. Anche queste credono nella reincarnazione. Inoltre via via che si diffondeva in gran parte dell'Asia orientale - in Cina, Corea, Giappone e altri paesi - il buddismo influì profondamente sulla cultura e la religione di tutta la zona. Questo diede origine a religioni che sono un amalgama di elementi buddisti, spiritismo e culto degli antenati. Fra queste le più influenti sono il taoismo, il confucianesimo e lo scintoismo. In questo modo la credenza che la vita continui dopo la morte del corpo ha finito per dominare la mentalità e le pratiche religiose del vasto settore dell'umanità che vive in quella parte del mondo.Per i cristiani, essendo il cristianesimo una setta derivata dell'ebraismo, è risultato come logica conseguenza accettare e credere in un anima immortale. Come è entrata nella religione ebraica la dottrina dell'immortalità dell'anima? Molti non sanno che originariamente questa dottrina era assente per gli ebrei. Nelle lingue in cui fu scritta la bibbia, i termini che si riferiscono a anima, significano letteralemente: essere vivente, persona vivente. E per gli ebrei dell'antichità, gli animali (lo si capisce anche dal significato etimologico della parola "anima-le") erano anime viventi, ne più ne meno che gli esseri umnani. Ma!! Avvenne qualcosa che introdusse anche nella religione ebraica la dottrina dell'immortalità. Nel 330 circa a.C. Alessandro Magno conquistò il Medio Oriente, inclusa Gerusalemme. I successori di Alessandro portarono avanti il suo piano di ellenizzazione, che risultò nella fusione delle due culture, greca ed ebraica. Gli ebrei, col tempo, presero dimestichezza con il pensiero greco, e alcuni diventarono perfino filosofi. Uno di questi filosofi ebrei fu Filone di Alessandria, del I secolo d.C. Filone aveva una grande ammirazione per Platone e si sforzò di spiegare l'ebraismo con i termini della filosofia greca, aprendo in tal modo la strada ai successivi pensatori ebrei. Anche il Talmud - commenti sulle leggi orali scritti dai rabbi - subì l'influenza del pensiero greco. I rabbi che redassero il Talmud, credevano che l'anima continuasse a vivere dopo la morte. La Cabala, letteratura mistica ebraica di epoca posteriore, arriva addirittura a insegnare la reincarnazione. L'idea dell'immortalità dell'anima si fece strada nell'ebraismo indirettamente, attraverso la filosofia greca. Con questa idea così diffusa e ampiamente accettata e insegnata, va da se che a livello mondiale sia "normale" credere nell'immortalità dell'anima. Con questo insegnamento, le religioni si sono assicurate la dipendenza di miliardi di esseri umani, che non possono scindere la loro vita dalla credenza in questione e, quindi, rimangono inestricabilmente legati...