Creato da antonio.pagliani il 27/12/2009
STORIA E ORIGINE DELLE RELIQUIE
 

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5° AUTENTITICITA’

Post n°4 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da antonio.pagliani

Abbiamo iniziato questa ricerca prendendo lo spunto dalla notizia che il nome di Filomena è stato recentemente  cancellato dal Martirologio dei Santi in quanto si è scoperto che la persona alla quale veniva attribuito non era mai esistita.Dovendo parlare di autenticità delle reliquie partiamo dunque proprio da questo episodio tentando di capire come ciò sia potuto accadere.

Le origine del culto di Santa Filomena sarebbero sorte agli inizi del 1800  con il ritrovamento,nelle catacombe di Santa Priscilla a Roma, di un’ampolla contenente del sangue nei pressi della quale su tre mattonelle si poteva leggere la scritta  “Lumena pax te cum fi” che opportunamente modificata  diveniva Pax tecum Filumena. Detto sangue fu dunque attribuito a questo nome e l’ampolla  fu portata a Mugnano (Viterbo) dove si sarebbero verificati  tanti miracoli che Filomena fu proclamata santa a furor di popolo.Si dice che in suo onore Papa Pio IX abbia  celebrato una messa  e che il Santo Curato d’Ars  ne abbia promosso il culto in Francia.

Soltanto qualche decina di anni fa , a seguito di più approfonditi accertamenti, la Sacra Congregazione dei Riti stabilì che detta Filomena non era mai esistita e ancora più recentemente il suo nome,come abbiamo visto,è stato cancellato dal  Martirologio dei Santi.

A parte   le trafugazioni e le translazioni ufficiali gli studiosi hanno individuato  nei secoli due versioni che si ripetono  in modo similare nei racconti che accompagnano il ritrovamento  o la donazione di reliquie: la comparsa in sogno  del  santo o del martire  che indica lui stesso dove si trovano i suoi resti  o la regalia  ottenuta da monaci,abati o anche semplici pellegrini durante viaggi o  visite  presso chiese o monasteri .

Come esempio di ritrovamento da divinazione possiamo citare  quello delle spoglie di Santo Stefano detto protomartire  per essere indicato  come il primo seguace di Cristo ucciso mediante lapidazione.Secondo il Bentley ed altri autori  a   ritrovare  i resti del santo a Caphargamala  presso Gerusalemme sarebbe stato nel 415 un sacerdote cristiano di nome Luciano.Le spoglie  di S.Stefano dopo il ritrovamento sarebbero state portate prima a Costantinopoli e di qui

a Roma  anche se non mancano  teorie che vorrebbero i resti del  santo trasportate in Francia a Lione come riferito dall’Enciclopedia Cattolica alla voce “reliquie” pag.756. Un altro ritrovamento  celebre dovuto ad un sogno è quello della salma di San Benedetto che fu rinvenuta,secondo il racconto del monaco benedettino francese Mabillon,  nelle campagne laziali a circa 70 miglia da Roma  ad opera di un cuoco che aveva seguito un gruppo di  preti francesi venuti appositamente in Italia alla ricerca dei resti del Santo.

Quanto invece alla consuetudine di  ottenere reliquie  da parte di chiese o monasteri che ne dispongono in abbondanza durante viaggi o pellegrinaggi riportiamo qui a mo’ di esempio  alcuni stralci di racconti tratti dai documenti che accompagnano alcune delle numerose reliquie custodite nella  Basilica dei Frari a Venezia e  ottenuti grazie al cortese interessamento di  padre Mario Lorandi,bergamasco di Lovere,custode delle  reliquie presso la  basilica veneziana celebre anche per ospitare,tra le altre, le tombe  di Tiziano e del Canova.

Racconto dell’ottenimento e del trasporto a Venezia della  “Preziosissimi Sanguinis Redemptoris nostri Gutta,quae unguento Nardi Spicati S.Mariae Magdalenae adherens,inferiorem partem cristallinae Pixidis visibiliter occupat”  ( Goccia del sangue preziosissimo del Redentore frammista a  balsamo raccolta da S.Maria Maddalena e conservata in un vaso di cristallo).

Documento  n.11.

“Il modo col quale Melchior Trevisano ottenne così grande Reliquia fu per quanto si narra dal Autor  manoscritto delli Successi del Principato di Giovanni Mocenigo,che trovandosi egli nell’anno 1479 a Costantinopoli come Capitano delle  Galere del traffico di Romania,hebbe modo d’ avere un’ampollina  nella quale v’era del sangue di Cristo,la quale fu tratta dalla chiesa  di S.Christicola,over Cristina che dir vogliamo,e come affermarono allora molti nobili veneziani stati a Costantinopoli nei tempi innanzi,quando in essa regnavano  gl’imperatori Cristiani ogn’anno,nel giorno del giovedì Santo era dall’Imperatore stesso  assieme  col Patriarcha tirata   fuori di là e trasportata nella Chiesa di  S.Sofia…………E così all’11 del Mese di febbraio dell’anno già detto,esso Melchiorre giunse alla città di Venezia con la già detta ampolla del Sacro Sangue di Cristo la quale poi l’anno veggente 1480 da esso donata alla Chiesa dei Frati Minori….”

Risale invece al 1689 il documento (n.69) con il quale il p.m. Giuseppe Maria Bottari riferisce “con nostro giuramento come nel giorno primo di novembre habiamo levato dal reliquiario del Convento di S.Francesco dei Minori conventuali della terra dell’Isola di Sora una parte della reliquia dell’osso di S.Anna madre di Maria Vergine…..” seguono firme e sigilli.

Ancora un documento (n. 70 ) risalente al 20 aprile 1690 attesta che “io fra Giuseppe Antonio Romani da Cingoli trovandomi per la seconda visita nel nostro convento della terra di S.Quirico della diocesi di Camerino,dopo aver visitato il SS.Sacramento dell’Altare,successivamente mi  portai alla visita delle sante reliquie esistenti in detta chiesa  in un armaro posto nella muraglia principale vicino l’altare maggiore………..Unitamente con il p.Lodovico Frosi  e con il p.m.Antonio Fazzini  d’Urbino et aperto detto armaro delle reliquie fecimi portare cinque scattolini di legno………..in una delle quali vi collocai alla presenza dei predetti  pp. un pezzetto di legno della Santa Croce staccato dal pezzo di legno della Santissima Croce esistente in detto armaro. Indi presi,alla presenza come sopra,un pezzo di osso di S.Maria Madalena…….un pezzetto d’osso di S.Giacomo Apostolo, ecc. Seguono sigilli e firme.

Mentre nei casi di ritrovamento di sacri resti  a seguito di un sogno ci troviamo nel  campo delle ipotesi e dell’imponderabile,nel caso di prelevamenti di reliquie da parti più importanti ci troviamo invece di fronte a dei documenti che ,come abbiamo appena visto,attestano autenticandolo un prelievo ma  che non possono certamente autenticare,con effetto retroattivo,la reliquia originale di cui viene data per scontata l’appartenenza al santo cui era stata  inizialmente ascritta.

Quasi tutti  i documenti attestanti la provenienza delle reliquie conservate nella Basilica dei Frari così come quelle conservate nei grandi reliquiari di moltissime chiese e basiliche sono datati a partire da dopo l’anno mille. Vale quindi anche per tali reliquie,salvo eccezioni, lo stesso discorso fatto per la Sindone.

Anche  lo studio odierno che pure può basarsi su sofisticate tecniche fisico-chimiche oltrechè su oggettive testimonianze archeo-antropologiche, “non può fare a meno – come ha sottolineato Massimo  Centini – dell’influsso che una certa tradizione agiografica ha creato intorno a questi singolari reperti”. Lo stesso Centini,autore di un interessante saggio su “La vera storia dei Re magi” (Ed.PIEMME) quando si riferisce alle reliquie degli stessi che,come vuole la tradizione e come abbiamo già ricordato,si trovavano a  Milano in S.Eustorgio e di qui furono portate da Federico Barbarossa a Colonia,deve riconoscere che “Le tracce dei Magi,già difficili da ricercare nella memoria storica e leggendaria lasciata dalla loro esperienza in vita,si polverizzano in un dedalo senza fine quando si parla delle loro reliquie….”.Il problema dell’autenticità del resto ha sempre messo a dura prova chi ha dovuto affrontarlo.

Nel V° secolo il vescovo di Nola ebbe modo di osservare che per quanto legno venisse asportato, la Santa Croce si rigenerava da sé. Sempre a proposito della Croce, Calvino,che si scagliò violentemente contro l’uso delle reliquie,ebbe a dire in un trattato “Se come testimonia il Vangelo questa Croce poteva essere portata da un uomo,quant’è palese l’impudenza di chi oggi pretende di esibire  più reliquie di quante ne potrebbero portare   trecento uomini!……..Se tutti i frammenti più o meno grandi della Croce fossero messi insieme essi riempirebbero completamente la stiva di una nave”.

Se partiamo dal presupposto,come sostiene lo studioso Sir Steven Runciman,che anche un falso può avere un suo valore storico e che la storia delle reliquie va osservata più che con spirito critico in rapporto all’evoluzione del pensiero cristiano,allora si potrà anche  sorridere del fatto che non meno   di quattordici prepuzi di Cristo siano esposti in varie chiese d’Europa e che se tutte le fiale contenenti il latte della Madonna fossero vere,come  malignamente ricordava Calvino “Essa non avrebbe potuto produrne una così grande quantità nemmeno se fosse stata una mucca…..” O ancora che,  secondo uno studio della maggiore esperta francese degli aspetti legali delle reliquie,Nicole Hermann-Monsard, se tutte le reliquie superstititi fossero autentiche Santa Maria Maddalena dovrebbe avere avuto sei corpi e San Gregorio Magno due corpi e quattro teste.

Nel suo libro su “Gerusalemme  città di specchi” (Ed.Rizzoli) Amos Elon dice:” La questione dell’autenticità non ha alcuna importanza; se il vostro unico scopo è di fermarvi a pregare oppure di sentirvi a contatto con la storia o con le vostre radici o di rispettare un simbolo, non fa molta differenza se un determinato luogo sia stato o meno scientificamente riconosciuto come autentico”.

Chi va in pellegrinaggio a Gerusalemme compie anche una specie di viaggio interiore .Che importa dunque  se la  Via Dolorosa che percorriamo oggi non sia esattamente quella percorsa da Gesù duemila anni fa e se la stanza che viene presentata  ai pellegrini odierni come quelle dell’Ultima Cena risalga probabilmente al Medioevo. “Quei luoghi sono definiti dalla fede non dalla scienza” prosegue Amos Elon citando la risposta di un patriarca greco ortodosso ad un visitatore ebreo:” Non abbiamo bisogno di prove archeologiche.Abbiamo come prova una fede e una presenza ininterrotte fin dal I° secolo”.

“A Gerusalemme,scrive padre Jerome Murphy-O’Connor,autore di una delle più note guide sulla città,la prudenza della ragione ha poche possibilità di prevalere contro la certezza della fede”.

Così è per le reliquie anche se vari tentativi di provarne l’autenticità ci sono sempre stati.

Nei primi secoli del cristianesimo la prova più evidente che una reliquia fosse autentica era data dalla sua capacità di operare miracoli. Miracoli erano considerati allora non solo guarigioni  e conseguimento di grazie ma soprattutto fine di siccità,carestie,guerre,epidemie e di quant’altro il popolo era costretto a  temere o subire. Intorno all’anno mille,anche per contrastare la vendita di reliquie false,si pensò di verificare l’autenticità di un reliquia mediante la cosiddetta “prova divina” che consisteva nel porre la reliquia nel fuoco .Se ne usciva indenne la reliquia era sicuramente autentica. Oltre alle conseguenze che si possono immaginare questo tipo di prova ebbe il risultato di far  nascere  una caterva  di reliquie falsificate prodotte con materiali ignifughi.Per mettere ordine a tali prove empiriche la Sacra Congregazione dei Riti istituita,come abbiamo ricordato, dal papa Clemente IX nel 1669, dispose la “ricognizione” delle reliquie

fondando poco più tardi la Pontificia Commissione di archeologia sacra.

Oggi la “ricognizione” (Can.2096) spetta al Tribunale apostolico e,oltre ai membri  dell’autorità ecclesiastica,intervengono due medici in qualità di periti,oltre al personale occorrente all’apertura del sepolcro e a quant’altro.

Ma per quanto riguarda le reliquie antiche o quelle di cui si sono persi i documenti come ci si deve comportare? Per quelle di cui si dà per certa la non autenticità il Diritto Canonico prevede che gli Ordinari locali  provvedano a rimuoverle dal culto mentre per tutte le altre il culto può essere mantenuto come per il passato a meno che da argomenti certi  non consti  che siano false o contraffatte (Can.artt.1284 e 1285 §2).

La prudenza della Chiesa , la cui severità va ricercata nell’intento di precludere la via agli abusi che l’ignoranza,l’interesse e la fede superstiziosa potrebbero favorire,non può d’altra parte non condannare le critiche ingiustificate di chi contesta per principio una tradizione secolare.La stessa Chiesa comunque è da tempo aperta al dialogo con gli scienziati che attraverso ricerche,studi e discussioni costruttive e prudenti cercano di approfondire l’autenticità delle reliquie come recentemente accaduto per la Sacra Sindone.

 
 
 

6° DISPOSIZIONI ATTUALI SUL CULTO DELLE RELIQUIE

Post n°3 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da antonio.pagliani

 

Abbiamo citato più volte  le disposizioni del Diritto Canonico in materia di reliquie che più  erano pertinenti all’argomento trattato talchè non rimane molto da dire circa le attuali disposizioni della Chiesa in materia.

Ricordiamo che il culto delle reliquie è detto “culto relativo” in quanto  si onora l’oggetto  solo ed esclusivamente per la relazione che ha avuto con la persona del Santo alla quale in definitiva si rivolge il nostro culto.

La Chiesa determina anche gli atti di culto consentiti secondo le circostanze.Tra i principali figurano: esporre le reliquie alla venerazione,mostrarle al popolo,darle da baciare,portarle in processione e benedire con esse il popolo (Can.1287).

Secondo alcuni decreti della Sacra Congregazione dei Riti,per essere esposte le reliquie devono essere chiuse in teche o cassette sigillate.Non possono essere collocate sopra il Tabernacolo dove si conserva il SS. Sacramento  né sopra l’altare dove lo stesso è esposto.

Altre norme disciplinano la custodia e la translazione delle reliquie.Di queste ultime abbiamo già parlato nella parte a loro dedicata,quanto alla custodia invece i corpi dei Santi non si possono conservare in urne sopra l’altare ma sotto terra (cripte) o sotto la mensa dell’ altare  e non si possono rivestire di nuove vesti senza il permesso della S.Congregazione dei Riti.

 
 
 

7° RELIQUIARI

Post n°2 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da antonio.pagliani
 
Foto di antonio.pagliani

Non si può  non concludere una ricerca sulle reliquie senza fare almeno un accenno ai reliquiari.

Fin dall’antichità  si sentì il bisogno di conservare i resti dei martiri in appositi contenitori e gli stessi assunsero nel tempo svariate denominazioni a seconda della loro foggia . I nomi più correnti  che si riscontrano nei testi sono: reliquiarum,vas,vasculum,buxis,theca,lipsotheca,hierotheca,ampolla,arca,capsula,ecc.

Dai semplici cofanetti di legno con cui vennero raccolti i resti dei primi martiri,si passò all’uso dell’oro,dell’argento,del bronzo,del rame,dell’avorio,della madreperla e del cristallo.Da modesti contenitori i reliquiari si trasformarono in vere e proprie opere d’arte.In epoca romanica i reliquiari assunsero la forma delle reliquie che custodivano per cui non è infrequente trovare reliquiari a forma di testa oppure di braccia e di gambe.L’uso di reliquiari a forma di busto continuò nel periodo gotico in cui si diffusero anche reliquiari a tre stadi (base,fusto e reliquiario vero e proprio) dove si assiste ad un susseguirsi di arcate,nicchie  coronate da tetti aguzzi talvolta irti di pinnacoli.

Nel rinascimento e nel barocco gli artisti diedero spazio alla loro fantasia  arricchendo le loro opere di elementi decorativi quali angioletti adoranti ed altri oggetti di origine religiosa.

La forma più  diffusa di reliquiari è quella a cilindro dove le reliquie  sono custodite entro una teca tubolare in vetro in modo da essere visibili da chiunque.Tali forme sono anche definite “parlanti” perché permettono una immediata lettura delle reliquie che in essi si conservano.

Importanti reliquiari si trovano a Venezia nella Basilica di S.Marco e altrettanti non meno importanti si possono ammirare nella già citata Basilica dei Frari che,fino alla soppressione decretata da Napoleone con la conseguente privazione di tanti reliquiari d’oro e d’argento,arrivò a possedere migliaia di reliquie.Le più preziose risultano incastonate in circa 600 reliquiari,gli attuali,in maggioranza di fattura veneziana ed in metalli non preziosi come bronzo e rame ma finemente lavorati.Agli inizi del 700,per contenere tali reliquie, fu  costruito un altare di stile barocco detto appunto altare delle reliquie commissionato da certo p.Antonio Pittoni del Convento dei Frari come si legge nell’iscrizione incisa nel marmo nero e posta alla sua base (1711).

Uno scrigno offerto nel XII° secolo alla regina Margherita di Sicilia dal vescovo Reginaldo di Bath (Inghilterra) e contenente alcuni resti di Tommaso Becket,si può ammirare oggi nella collezione Pulitzer nel Metropolitan Museum of Art di New York.

Importanti reliquiari si conservano ad Aachen in Germania per non parlare di quelli appartenenti al tesoro di S.Nicola a Bari dove,tra gli altri,spicca il cosiddetto “tempietto di S.Sebastiano” a forma di cattedrale gotica donato alla Basilica fra il 1290 e il 1346.Una nota di p.Gerardo  Gaffuri ,stesa in occasione della Mostra realizzata dal 10 marzo al 25 aprile del 2000 nel castello svevo di Bari ,riferisce che “le reliquie oggi non vi sono più ma non è superfluo ricordarle:pezzetto della veste di Nostro Signore,pezzetto della spugna,scheggia della culla di Gesù bambino,goccia del sangue di S.Stefano,olio del Santo Sepolcro.Più tardi fu messa anche la manna di S.Caterina.Ma già nel XVII secolo un inventario aggiunge: ci sono svanite…..”

Non possiamo non citare infine la cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli.Inestimabili le ricchezze contenute: candelabri d’argento alti quattro metri,calici d’oro,una pisside d’oro con 932 pietre preziose donata da Ferdinando II° di Borbone,la mitra d’argento di San Gennaro con 3.694 (sic)pietre preziose,l’ostensorio di Gioachino Murat…..

“un’orgia d’oro e d’argento,un accecante bagliore di gioielli  di cui  basterebbe  una  manciata per comperare mezza Napoli,la città che si toglieva il pane di bocca per coprire d’oro i suoi celesti avvocati e voleva la cappella sempre più ricca come se un riverbero di quei preziosi splendori rifluisse,attenuandole,sulle sue infinite miserie”  (C.Marchi).

 
 
 

8 ° CONCLUSIONI

Post n°1 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da antonio.pagliani
 

Siamo partiti dalla definizione di reliquie per arrivare, toccando vari argomenti,a chiudere con i reliquiari.

Di tanta vasta materia  molto  sicuramente ci sarà  sfuggito  e molto  abbiamo volutamente dovuto omettere sia per motivi di spazio sia per aver preferito a racconti suggestivi ma fini a se stessi di singole reliquie o santi,considerazioni di carattere più  generale accompagnate  da quei pochi esempi che ne potessero confermare  gli assunti.

Alla fine di questa ricerca si può trarre una conclusione? Una cosa è certa ed è che il culto delle reliquie non è solo un fenomeno del passato. Anche se la cultura dei tempi che stiamo vivendo non è improntata alla religiosità dei nostri avi,il bisogno di avere delle certezze sul nostro futuro ci spinge ad avere ancora oggi  con i Santi un rapporto privilegiato. I segni che cerchiamo quando ci bagniamo nelle acque gelide della grotta di Lourdes o che aspettiamo inginocchiati davanti alla tomba di Padre Pio nella cripta della chiesa della Madonna delle Grazie a S.Giovanni Rotondo,sono oggi come allora quelli della speranza di una vita oltre la morte.Del resto come potrebbero  proteggerci i Santi e farsi intermediari tra noi e Dio se essi non fossero “vivi” in Paradiso? E se certi Santi del passato continuano ad essere venerati e implorati ancor oggi è senza dubbio perché,come rileva il Vauchez, “le generazioni  posteriori  hanno riconosciuto che i loro predecessori  avevano posto in questa devozione il meglio di sé collocandovi le loro successive concezioni della perfezione umana.”

                                                                                        ANTONIO    PAGLIANI

 
 
 
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