Ricordi romani

L'orto di Castello


Guardando dall'alto del mio terrazzo il terreno sotto casa a Castel Gandolfo, mi sono venuti alla mente i ricordi di quando, in famiglia, quel terreno era chiamato "l'orto", anche se, per moltissimi anni, quella lunga striscia di terra e ghiaia non fosse stata adibita a tale funzone.Ripensavo, così, a quando, invece, verdure, ortaggi, odori e uva crescevano rigogliosamente fino al "cancelletto", luogo simbolo dell'uscita della truppa di cugini verso il lago, quando lo si raggiungeva a piedi ...Sì, proprio quel cancelletto che ora non c'è più. Si aspettavano i cugini del villino Guerrieri arrivare, si chiamavano i cugini dei piani alti di Via Mazzini e si scendevano le scalette dal "giardino" in sandali, asciugamani, ciambelle, secchielli e palette per arrivare, attraverso la strada delle "vaccherie" (l'odierna Via della Stazione), alla stazione del treno e, di lì, a lago, verso le spiagge che all'epoca avevano massimo due-tre  metri di profondità e che costeggiavano il lago, quando ancora il livello dell'acqua era sufficientemente alto. Ma di questo parlerò in un altro post ...Dicevo dell'orto: due personaggi sono inequivocabilmente legati a questo luogo: Salvatore e Filomena ... Una coppia di anziani (forse non lo erano all'epoca, ma per me, bambino, erano figure sicuramente adulte) che abitavano, se non sbaglio, in fondo a Via Mazzini.Nonno Enzo li aveva assoldati come contadini dell'appezzamento di terra, sapientemente delimitato per separare l'angolo giochi del giardino, composto dall'altalena e dallo spiazzo per giocare a croquet, con le mazze e le palle in legno che dovevano essere fatte passare sotto archetti in ferro, per raggiungere la fine del percorso creato.Ricordo l'angolo degli "odori" (basilico e prezzemolo) alla base della scalette del giardino verso l'orto, lunghe file di pomodori con le loro canne verticali, un pergolato di uva pizzutella che, ad ogni passaggio dei cugini verso il lago, perdeva inevitabilmente gran parte del suo frutto.Ma quello che mi piaceva di più erano i canali di irrigazione che Salvatore aveva creato: solchi nel terreno che si inoltravano attraverso le coltivazioni e che, magicamente per me, si riempivano d'acqua una volta aperta la fontana. Infatti, il terreno in discesa favoriva lo scorrere dell'acqua senza necessità di innaffiature da parte di Salvatore o di sua moglie e, come in un gioco, riempiva i canaletti irrigando le piantine di verdure, che, così, potevano crescere e maturare.Difficilmente ricordo Salvatore e Filomena al di fuori di quel luogo ... Non penso di averli mai visti in paese ...I frutti e le verdure ci venivano consegnati e diventavano contorno alle pietanze nelle cene estive, quando ancora avere i pomodori in tavola era segno che si stava vivendo la stagione estiva, perché, nelle altre stagioni, tali ortaggi, non c'erano.Alla morte (o pensionamento, ma per me era la stessa cosa ...) dei due coniugi contadini, l'orto andò in disuso: solo la buona volontà di qualcuno, ogni tanto, lo manteneva pulito dalle erbacce e dai rovi. Il pergolato di pizzutello scomparve, le colture vennero sopraffatte dagli sterpi ed il cancelletto, pericolante, rimosso ...Ora, pur non essendone proprietario, ne sono nuovamente gestore. A fatica cerco di mantenere pulito il terreno e l'idea di tornare a farne un orto mi alletta.Il lago ora si raggiunge in macchina e la banda di cugini non c'è più ... ma il fascino del ricordo mi fa ancora sentire lo scorrere dell'acqua nella terra e, lontano, rivedo il cancelletto, anche se ormai chiuso dietro le mie spalle di adulto.