Ricordi romani

Terremoto !


Via del Banco di S. Spirito, 21. Terzo piano. Casa Leggeri-Cristofari. Ora di cena.Nessuno di noi poteva pensare quello che, di lì a minuti sarebbe accaduto...Avrò avuto sei o sette anni, non ricordo, ma nella mia mente rimane ancora il ricordo di quella sera, che potrei definire "memorabile".La disposizione a tavola era sempre la stessa: ai capotavola i nonni, Enzo e Maria, all'altro capo i genitori, papà Antonello e mamma Gabriella. Sul lato lungo della tavola, con le spalle al finestrone della "camera da pranzo" e rivolti verso la "camera della radio" (perché, all'epoca, il tramezzo creato per suddividere il terzo piano in più appartamenti, ancora non c'era ...) dove, all'esatta metà della lunghezza del tavolo, regnava "sua maestà" la tv a valvole con il suo trasformatore per l'accensione ed il suo pulsantr per cambiare il programma sintonizzato dal"primo canale" al "secondo" RAI solitari arbusti di quella che, in pochi anni, sarebbe diventata la foresta di canali analogici e digitali.Ma torniamo alla disposizione dei posti a tavola di noi figli: vicino a mamma sedevo io, controllato a vista dalle attenzioni materne ...; vicino a me Claudio, quindi Flavia, Cecilia e, a chiudere, Paola, punto d'incontro tra le generazioni ...Avevamo, allora, un carrellino, dove venivano poste le pietanze ed i contorni preparati per la cena nella lontanissima cucina. Come sempre, Paola era lo scambio ferroviario che si immolava per la comunità familiare, passando e ripassando le vivande a chiunque le chiedesse, da un capo all'altro della tavola.Ma una sera accadde l'imprevisto. Il buon Dio, memore delle giaculatorie quotidiane che si innalzavano dai libri di preghiere dei nonni, volle mettere alla prova la fede della nostra famiglia e, come spesso accade, utilizzò per i suoi fini, la Natura, o meglio, ciò che dalla natura l'uomo, con le sue mani fallaci, riesce a creare ...Una delle sedie sulle quali 18 glutei di casa riposavano la sera, era ormai diventata ristorante prelibato per i tarli di Roma, che avevano prescelto, a loro insaputa e rischio, la sedia dove quella sera sedeva la figlia senior, l'alfa generazionale, il principio di tutte le cose, colei che abbanfonò la casa paterna agli albori degli anni '70, lasciando me ed i miei fratelli in una costernazione che solo la peggiore situazione in cui, volontariamente, si era venuto a trovare il nostro nuovo cognato, Paolo Mori.Si diceva della sedia ... "Paola, mi passi il pane ?" ... "Paola, mi passi l'insalata ?" ... "Paola, metti ul carrello il piatto usato ..." e così via, con Paola che, devo dire a distanza di quadi cinquant'anni, non si tirava mai indietro di fronte ai bisogni familiari. Ma una sera non vi risposta alle richieste dei commensali. Il nome Paola fu pronunciato più volte, ma con toni crescenti che lasciavano supporre la tragedia ...Voltandomi alla mia destra vidi, come ogni sera, la sequenza ordinata di commensali a tavola: Claudio (sotto controllo a vista di papà), Flavia, Cecilia e ... "manca qualcuno" - pensai - poi nonna Maria e nonno Enzo (ancora sveglio e senza sigaro acceso). Feci mente locale: uno, due, tre fratelli ... ma io ne ho quattro ... dove è la decana, il "principio di ogni rapporto consanguineo" ... l'alfa della prole ... l'inizio di ogni cosa ... mia sorella Paola ?Ella era stesa sul pavimento, in un fiorire di schegge di legno provenienti dalla sedia che si era sbriciolata sotto di lei. Un urlo dalla tavola lasciava presagire la paura sgorgata dall'improvviso cataclisma avvenuto al terzo piano dell'edificio: "Oddio ! Paola ... ma la ciotola dell'insalata è caduta ?"