Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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I posti impossibili (Brano #1)

Post n°235 pubblicato il 08 Giugno 2012 da lauro_58

 

A volte mi chiedo se non sia troppo vecchio per certe cose.  Ammesso che la vecchiaia abbia in qualche modo a che fare con me. Forse per l’aspetto. Barba lunga e capelli bianchi coperti da una tuba nocciola. Guardandomi dall’alto in basso l’esordio non è proprio dei migliori in termini di gioventù. Per via delle rughe che evidenziano la fronte e contornano gli occhi. Magari neanche le guance scavate sono un gran che. Comunque credo poi le cose migliorino anche se le spalle esordiscono dritte grazie al taglio del cappotto, che le segue con eleganza scendendo insieme a un morbido rosso fino alle ginocchia. Non potrei farne a meno, soprattutto per la sua bordatura e i fregi sulle maniche. Hanno un senso come il colore che è quello del cappello. Dello zaino invece farei un bel falò ma non del contenuto, per cui meglio tenerlo addosso, non si sa mai.  Comunque dovrei essere arrivato anche se la nebbia intorno a me sembra suggerirmi altro. Ho gli stivali immersi fino alle caviglie nell’erba bagnata, ma il cuoio sale fino alle ginocchia per cui l’umidità non è un problema. Ho appena lasciato alle spalle una collina affilata di roccia pura, con uno scheletrico leccio  a dominarne la piana confermandola in vetta. Non c’è proporzione tra altura e albero, ma ci sono abituato. Da queste parti il concetto di altezza, larghezza e spazio lascia per strada parecchie delle sue prerogative. Per fortuna che davanti a me le piante di lavanda iniziano a increspare il prato. Sembrano grovigli violacei intimiditi nel verde ma diventeranno presto più sfacciate. Siepi di pino  sagomate ad arte annunciano l’inizio di un viale. Chissà se la sequenza ha un significato. Senz’altro una sua musicalità e a guardarle bene assomigliano anche un po’ a diesis e bemolli, maggiori e minori. Metto un piede davanti l’altro e intanto il vento, che arriva a folate, non si fa solo sentire. Porta con se residui secchi e leggeri di alberi che una volta avrei chiamato foglie.

 
 
 
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