Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Chansonnier pour l'éternité

Post n°313 pubblicato il 05 Aprile 2013 da lauro_58

Il panorama è figlio di una primavera di frenesie disattese. La donna seduta di fronte ha le cosce inguainate in collant neri che dovrei guardare, lavorando con gli occhi per insinuarmi dove è possibile e anche di più. Ma un certo tipo di noia prevede che non ci si occupi di niente pur essendo preda di stati d'animo mutevoli e si finisce per avere atteggiamenti minimali. Pensa a una specie di occupazione aggiuntiva che pervade momenti sonnolenti e vaghi e capirai cosa voglio dire.
Quando scrivo appunti di percorsi in movimento direttamente in testa, l’unico intento è quello di cambiarne le potenzialità appena si presenterà l’occasione. Ma ci sono confini labili che sarebbe bene non oltrepassare quando si rivelano. Sarà una questione di palle mi dico e non posso fare a meno di pensare al fisico di un attore porno pronto a resistenze sovrumane, in grado di penetrare una donna per ore, sempre con la stessa faccia, senza espressione, sempre con il cazzo di cemento e la vita sottobraccio. Ma come fa. Mi viene automatico pure fare il confronto. Per me il sesso è una meravigliosa ferita che si riapre ogni volta, sangue ed eternità sorprendente, un testamento i cui eredi cambiano sempre  e poi, dopo,  mi fanno sempre male le labbra, bruciano e scompaiono insieme a tutto il resto per un po’, prima di ricomparire senza preavviso.
Le cronache esistenziali non valgano un cazzo, un uomo che si mette a nudo e lo fa intercettando i sogni già dissolti nei tramonti è un uomo follemente innamorato solo di se stesso, schivo e solcato dalla sensibilità per comodità. E’ per questo che provo sempre ad affrontare tutte le smanie senza risparmiarmene nemmeno una, prendendo schiaffoni e dandomene altrettanti se serve. Divento impietoso come il buio implacabile, come una piscina torbida al solo scopo di non sparire nuotando. Non so nemmeno se ci riesco, i ritorni te li scordi e allora prendo a braccetto la sacralità del vissuto, delle  vecchie audiocassette Basf verdi per esempio e faccio un esercizio che sa d’impossibile. Cerco di non vergognarmene.
Butto un occhio a quelle cosce semiaperte ma non ho nemmeno il brivido di un’erezione. Eppure sono un'essenza a spasso, un mare aperto, uno stabilimento con bandiere rosse e malattie covate sotto barche rovesciate spacciate per riposi occasionali.
E allora baciarmi ti prego, prenditi cura di me, come se fosse un ciak. Fai la comparsa per me almeno una volta, mettiti il vestito rosso più sexy che hai, sfodera il tuo miglior sorriso e saluta e grida i desideri, in modo da non diffidare dei contenuti. Diventerò il tuo paladino per l’eternità, attraverserò il tempo raccontando le tue meraviglie, e il mio passaggio condito dalla tua presenza diventerà una passeggiata per gente convinta di potercela fare ancora. C'è chi si interessa a quello che guadagnato, chi si profuma, chi si imbruttisce godendo. C'è chi fa di tutto per il successo e il potere. A me in primavere dalle frenesie disattese come questa viene voglia di andare su uno scoglio e mostrarmi al cielo con aria rassicurante, aspettare la sera e provare il grande brivido di scattare in piedi per accaparrarmi la parte finale delle stelle, quando si accendono e diventano desideri.


 
 
 
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