Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Quando trema la terra

Post n°181 pubblicato il 07 Aprile 2009 da lauro_58

Quando la terra trema, non è certo colpa di nessuno. Di fronte al primo cataclisma italiano di questo secolo ed al triste bollettino di guerra che arriva dall'Abruzzo, bisognerebbe accantonare polemiche contingenti e concentrare gli sforzi in modo che azioni concrete possano assistere i sopravvissuti e restituire loro nel più breve tempo possibile, condizioni di vita dignitose.
Però una riflessione va fatta, circa il concetto di "cultura del territorio".
Alla conoscenza di una realtà geostrutturale appenninica a forte rischio sismico, dovrebbe accompagnarsi la consapevolezza che è possibile difendersi dai terremoti e convivere con essi, come dimostrano le più avanzate ricerche e tecnologie utilizzate in altre realtà quali, ad esempio, Stati Uniti e Giappone. In California, in media ogni 2 anni si verifica un terremoto di intensità pari a quella del disastroso sisma del novembre '80 in Irpinia, mentre il Giappone viene scosso quotidianamente da più di tre movimenti sismici di entità rilevante. Eppure si convive, senza arrivare a parlare di bollettini di guerra, perchè gli edifici sono ammodernati e costruiti con rigide regole antisimiche grazie a quella "cultura del territorio" che in Italia, paese sismico per eccellenza, manca.
Basti considerare gli abusi edilizi che vengono fatti un po’ dovunque. Nell’area del Vesuvio per esempio, si è cementificato talmente che una eruzione del vulcano, assolutamente attivo, potrebbe causare una ecatombe.
C'è una enorme differenza tra quelle realtà e la nostra, anche di metodo. Il cosiddetto "piano-casa" recentemente varato dal governo di centrodestra, nel tentativo di rilanciare l'attività edilizia, è una occasione persa. In un paese che quando la terra trema distrugge vite, abitazioni, palazzi, ospedali, scuole, chiese, monumenti; dove ancora aspettano di essere ricostruiti gli edifici crollati nei precedenti terremoti come quello del Belice di quarant'anni fa, la priorità la si da ad una stanza in più, una mansarda o veranda da aggiungere alla villa o alla villetta.
Si dovrebbero favorire attività edilizie rivolte all'interesse generale, non già al servizio della speculazione immobiliare, semmai in funzione di un investimento umano e sociale sul territorio.
Qualcosa di pragmatico insomma, di effettivamente utile, perchè volto a difendere l'incolumità delle persone e dell'immenso patrimonio naturale, storico e artistico che abbiamo, anche dagli egoismi individuali.
Prendiamo la Calabria, cosa potrebbe succedere li, se ci fosse un terremoto.
"I connotati del paesaggio calabrese sono segnati da enormi fratture a Graben ed Horst legate a imponenti processi di geotettonica ancora in atto; processi di rapida trasformazione con terremoti, tsunami, alluvioni e frane che, tra l’altro, da sempre rendono difficile il governo del territorio” (informazione presa dalla rete).
L'alta sismicità della regione è una delle manifestazioni dell' evoluzione geologica in atto nella regione e nel centro del Mediterraneo. Siccome i processi geologici durano milioni di anni, è evidente che terremoti distruttori (come ad. es. quelli del 1638, 1783, 1888, 1905, 1908) continueranno a scuotere la Calabria ancora per molto tempo. E visto che ci si allontana sempre più dall'ultimo forte evento sismico, maggiori sono le probabilità del suo ripetersi.
Anche quì (come in Abruzzo), le condizioni di degrado del patrimonio edilizio (la Calabria è la regione italiana con il patrimonio edilizio più degradato e meno resistente alle sollecitazioni prodotte dai sismi), il dissesto idrogeologico e, non ultima, la carenza di adeguati Piani comunali di Protezione Civile, imporrebbero la necessità di intervenire e porre rimedio a ciò.
Il Capo della Protezione Civile Bertolaso, per il decennale del terremoto di San Giuliano di Puglia, rese noto come “ad oggi solo il 10% delle scuole nei Comuni ad alto ed altissimo rischio sono da considerarsi sicure. In Italia ci sono quindicimila scuole dove studiano 8 milioni di bambini e ragazzi che si trovano in zone ad alto e altissimo rischio sismico. La loro messa in sicurezza è una priorità" (informazione presa dalla rete).
In Calabria, il numero degli edifici considerati a rischio è di circa 1800 dei quali oltre mille ricadenti in comuni classificati nella zona di massima pericolosità, come ad esempio Cosenza e Lamezia Terme.
Ed invece si pensa alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Un ponte da sei miliardi di euro, buono (se rimane in piedi, visto come si costriscono le opere antisismiche qui da noi) a facilitare i soccorsi a corpi sotto cumuli di macerie.

Quando la terra trema finisce in polvere il destino di tanta gente.

Si procede a grandi passi (?) verso il superamento di vecchie ideologie, chissà quando il destino della gente diventerà prioritario per chi ci governa, chiunque sia!

 
 
 
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