Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Un giro di valzer

Post n°193 pubblicato il 06 Novembre 2009 da lauro_58
 

Castello

Cosa ci facevo qui, in questo antico borgo sul mare?
Cos’era questo stupore.
Per un marinaio come me, un posto vale l’altro ed è sempre stato così.
Cosa c’era qui di diverso ?
Perchè riuscivo a sentire la musica portata dal vento e sapevo ballare il valzer lento che suonava?
Forse è per via della musica.”
A quelle parole mi girai.
Non l’avevo vista; lei era seduta un po’ più in la, intenta a riparare una rete.
Lo so cosa stai pensando; ti ho visto accennare due passi di valzer; senti la musica portata dal vento?
Si.” gli risposi incuriosito.
Ti aspettavo!” disse, poi smise di lavorare alla rete ed alzandosi mi invitò a ballare.
Quando c’è burrasca forte ed il mare sembra capovolto, ci si sente piccoli ed inadeguati di fronte alla forza della natura. Ho scelto di fare il marinaio anche per questo; rispetto per rispetto, senza condizioni, ne sotterfugi!
Era quello che mi stava capitando ora; mi sentivo piccolo ed inadeguato, non per una burrasca ma per via delle mie insicurezze. Ballavo con una sconosciuta sul molo un valzer lento mai ballato prima, senza musica, incurante di chi vedendoci ci avrebbe potuto prendere per pazzi.
O per innamorati” proseguì lei.
Mi fermai di colpo e feci due passi indietro.
Chi sei?” le dissi.
Tu, chi credi io sia?” rispose, poi si girò. Prima guardò il tramonto che specchiandosi sul mare andava sciogliendosi all’orizzonte, poi me e mi allungò una mano dicendo:
Seguimi.
Mano nella mano arrivammo ad un castello poco lontano, che si ergeva su una lingua di terra. Era circondato quasi completamente dal mare.
Passammo il ponte levatoio, poi il cortile. Da scale malconce ed incerte che si arrampicavano lungo il muro di cinta, salimmo fino ad un corridoio che ne percorreva l’ intero perimetro, poi ancora su fino alla vedetta di fronte al mare.
Lei si affacciò sporgendosi tra un merlo e l’ altro, distese le braccia verso l’ orizzonte e disse:
Vengo qui quasi tutte le sere, chiudo gli occhi ed ascolto il vento.
Il maestrale andava rinforzando deciso.
Non senti freddo?” gli chiesi.
Annuì e si lasciò abbracciare da dietro.
Sai perchè hanno scelto di costruirlo così? Voglio dire con questa forma circolare?“ chiese .
Forse per non offrire un angolo per nascondersi, questo posto è così esposto!
Bravo!! E per assecondare il vento. C’e sempre un’alternativa.
Non so quanto restammo abbracciati su quella vedetta, lei ascoltava rapita i racconti dei miei viaggi, del mio naufragio, di come ero sopravvissuto e questo mi turbava.
Ero sempre stato un tipo taciturno, parlare troppo lo ritenevo superfluo. Rispetto per rispetto, il mare non cerca parole ritorna quello che dai, non quello che dici.
Invece stavo scoprendo che parlare mi piaceva, sentivo il petto aprirsi, il cuore gonfiarsi ed un senso di euforia mi pervadeva l’anima. Come una leggera brezza che aiuta a respirare!
Le chiesi di ballare ancora.
Domani sarai già partito, come negartelo. Ma ci incontreremo di nuovo. Si ritorna sempre, lo sai? Tutta la vita è  così. Un cerchio perfetto dove non entra e non esce nulla.

Tornai in quell’antico borgo sul mare molto tempo dopo, per cercare il castello.
Non riuscivo a vederlo, allora chiesi informazioni ad un vecchio pescatore incontrato lungo la strada; mi disse che del fortilizio era rimasto in piedi poco; poi mi parlò di un marinaio, uno straniero che, tornato più volte in paese nel corso degli anni, trascorreva ore ed ore su quelle che una volta erano le mura dell’antico maniero, fissando il mare come se stesse ascoltando qualcosa.
Come se ascoltasse una musica ?” gli dissi.
Si, una musica fatta di mare e di vento, come fa a saperlo?
Perché si ritorna sempre, per quanto lontano si vada, si ritorna sempre. Un cerchio perfetto o quasi, come un giro di valzer.
Mi guardò strano, prima di indicarmi la strada per raggiungerlo e congedarsi.

Qualche rudere e tanta sabbia; questo era rimasto.
Come il mio tempo passato in un soffio e l’insoluto che non passa mai ma ritorna sempre.
Cominciò a levarsi il vento, poi la musica; la ascoltai con passione pensando che mancava solo lei per poter ballare.
Oppure avrei potuto farlo da solo, c’è sempre un’alternativa.
Se ne avessi avuto il coraggio, c’era tutta una spiaggia dove poterlo fare!

                                                             Le valse D'Amelie
                                                

Un giro di valzer è un riflessodigitale di Lauro

 
 
 
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