Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

« Il colore dei suoi occhiArabesque »

Ho perso il filo

Post n°98 pubblicato il 02 Novembre 2007 da lauro_58
 

Questo brano è tratto da un racconto lungo di cui ho già postato un paio di brani. I due protagonisti, assolutamente agli antipodi nel modo di concepire e vivere le rispettive esistenze, hanno invece qualcosa in comune. Di seguito quasi un delirio psicologico che segna una sorta di dead-line della protagonista. Vuole una svolta ma non scorge l’orizzonte, è certa ci sia ma non sa dove, non si sente più immortale e comincia a percepire la provvisorietà della vita.

Un giro attorno a qualcosa.
Un giro tra aria viziata e ronzii attorno ad un tavolo. Due giri … diventa ovale.
Tre giri ed è rotondo ... devo uscire.
Uscire, per scacciare la caustica solitudine, tra narici otturate, vene sfruttate ed occhi fulminati da un' ingordo tiro di puro bianco, inalato tra pareti scrostate ed ingrigite e tavoli spigolosi che diventano tondi !
Il vicolo è percorso da muri odorosi di piscio clandestino.
Mi muovo, mi trascino ... forse corro, attraversando spazi temporali e nausee mentali.
Tra noia, stanchezza, veleni, muri di muffa e scie calde di uomini o bestie ... dovrei muovermi, correre, ed invece faccio fatica persino a pensare.
Rabbia e rimpianti al vetriolo corrodono i sensi di colpa che vorrei, e tessono ragnatele nella testa, regalandomi uno splash continuo !
Cammino in moviola trascinata, passo da un replay all’altro rischiando il breakdown.
Ho il cuore in crash, e nello stomaco un cane che morde e non rispetta i battiti.
Sono fuori e corro ... vorrei correre lontano dalla sadica opera che sto compiendo sulla me che non riconosco, che non mi appartiene.
Muovo un passo dopo l'altro, cercando di capire dove metto i piedi e vedo un vortice di asfalto umido in multivision.
Dovevo uscire, sono uscita e corro, certamente scappo e non mi basta.
Mi stringo avvolgendo la mia carne tra le braccia in modo isterico in un loop stretto senza fine.
Rido perchè non vedo soluzioni, perche non trovo soluzioni, perchè non offro soluzioni, perchè non bastano soluzioni.
Incrocio qualcuno, qualche fottuto essere che mi guarda, ed io posso sentire il rumore di stupore e compassione che esce da quel cazzo di cervello !
Rido pensando ai suoi giorni sterili allietati dall' indifferenza che appena voltato l'angolo anestitizzerà la sua coscienza.
Crede di essere molto diverso da me !
Non siamo poi così diversi, qualche salto di differenza, qualche grido di solitudine, qualche singhiozzo di semplice angoscia ... non siamo poi così differenti noi due!
Potrei amarlo e lui potrebbe amare me.
Basterebbe non lasciarsi con il dubbio del nostro odore per amarsi, forse.

Un if - then - else e le nostre strade hanno preso vie diverse, ma cazzo non siamo così differenti !
Non ci credi ? Una possibilità, cosa chiedo.
Un if – then - else è una condizione ed ha una via d’uscita, dov’è la mia.
La fine di questo vicolo ?
Dov’è la mia !!

Corro, cammino, non vedo altro che strada e la nottata appena passata ancora attaccata agli occhi.
Ci sono ancora, sospesa tra la speranza che questo sia un bene e la certezza che non sia ancora abbastanza.
Decido di tornare, con un ghigno tirato  stampato in faccia che sembra finto ... di cartone.
Qualche cluster è in funzione allora ! E quel biglietto di cartone stampato in faccia vorrei fosse l' ultimo, per uno stanby definitivo.
Trovo stada e gradini spalmati di inutile speranza, travestiti da asfalto e marmo marcio e li guardo.
Una contrazione nervosa del viso è la risposta alla consapevolezza di quella effimera proposta di futuro.
Canto sottovoce, coprendo il mio stesso ansimare.
Ritorno nel vicolo famigliare, quello che quando lo imbocco esplode la notte anche di giorno.
E' la mia essenza, tutto ciò che non vedo sono i miei giorni, le mie scelte, i miei bilanci.
Sono a mio agio quì, vicino casa e cullo in una parvenza di pace questo guscio di carne che mi contiene.
Non riconoscerei mai il luogo dove sono nata, ma quando vomito qui in questo vicolo ... dietro casa, la puzza di piscio e il buio mi danno una strana sensazione di déjà vu.
Non sò riconoscere più la sete di amore, nemmeno il mio volto quando in casa apro la finestra e spio il mondo oltre il vicolo, così acceso e così muto.
La gente che passa mi lascia l'amaro in bocca, rubo attimi di rumore da un'auto in corsa prima di chiudere tutto fuori.
Ed il corpo dentro, forse è il mio … ma non è me!
Lo butto sul letto, ed aspetto come ad una fermata l'inizio del viaggio, verso un sonno che non è sonno, acido come il vomito e puro come il bianco inalato.
Senza sapere se Morfeo mi prende e mi scopa e gode, incurante che goda anche io !
Perchè è un sonno che non è sonno ed io ho perso il filo di me, e metà dei miei sogni.

Ho perso il filo è un riflessodigitale di Lauro

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Commenti al Post:
demy_moore37
demy_moore37 il 03/11/07 alle 23:35 via WEB
una volta ero convinta che per scacciare la solitudine era molto importante uscire ma quando ero fuori casa mi sentivo più sola sentivo mille mormorii ma niente di così eccezionale ..... Meglio rientrare mi dissi e posso dire che il corpo dentro è il mio ma soprattutto è me .... un bacio demy^_*
 
 
lauro_58
lauro_58 il 04/11/07 alle 11:24 via WEB
In questo brano del racconto, trovo interessante l'uso onomatopeico di alcuni inglesismi che si calano bene con lo stato d'animo della protagonista. Uso un linguaggio forte, non mediato, per una sorta di delirio psicologico appunto (l'ho detto nel prologo). Il non accettare il proprio corpo che và in crisi di astinenza (rispondendo al tuo commento) è sintomo di una lotta interiore. Si sente tradita da quelle "urgenze" che ritiene superficiali e origine della sua poca lucidità. La sua "crisi di astinenza" è molto diversa, vorrebbe solo una mano tesa che l'aiuti a dimostrarlo, ed in questo il suo corpo certo non l'aiuta. Bacini sparsi Lauro.
 
sabrina_ergo_sum
sabrina_ergo_sum il 05/11/07 alle 11:32 via WEB
Come vedi torno a trovarti...ma io lo faccio sempre..e i miei commenti posso essere solo rapportarti al io modo di essere e di concepire le cose...difficilmente non mi rivedo nelle cose che scrivi e mai potrò essere imparziale...tu hai solo perso il filo e solo metà dei tuoi sogni...hai l'altra metà..puoi concentrarti su quella..io invece ho perso il senso della mia vita...non esiste futuro ne ragione nel futuro...ma sono qui con voi nel presente e mi sento meglio...un bacio Sabrina
 
 
lauro_58
lauro_58 il 05/11/07 alle 19:00 via WEB
Queste tue parole danno un senso che và oltre quello che scrivo Sabrina. Cerco di farlo nel modo migliore che posso, il resto ce lo mettete voi che leggete. Se poi trovi un pò di conforto tra le mie parole la magia è compiuta, non trovi? Un bacio Lauro.
 
pinguina_felice
pinguina_felice il 08/11/07 alle 10:32 via WEB
Mi da una sensazione strana e forse è quello l'intento! Da un'immagine confusa di una persona alla ricerca di se e di certezze, così mi pare di afferrare, ma potrei anche sbagliarmi!!! Rispetto agli altri racconti che ho letto, però, lo stile mi ha lasciato un pò perplessa, secondo me tutti quegli inglesismi rendono pesante e discontinua la narrazione...ma non è un giudizio da esperta è ovvio, è un parere!!!Un abbraccio!
 
 
lauro_58
lauro_58 il 08/11/07 alle 14:10 via WEB
E' un pò diverso da quello che posto di solito, tra l'altro ho esitato a postarlo perchè è tutto meno che un pezzo "comodo" da leggere. Direi anzi abbastanza angoscioso, l'ho spiegato sopra. Avrei potuto adottare uno stile diverso, ma a me piace sperimentare, proporre e restare in attesa dei riscontri. Trovo stimolante l'interazione fra chi scrive e chi legge, e quindi il tuo parere è oro per me. Un bacio Lauro.
 
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