Creato da RoHarLu il 01/01/2012
L'Infinito Gioco di Ciò che Sempre È [Vita].
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Post n°229 pubblicato il 03 Marzo 2018 da RoHarLu
Cercare la propria verità oltre ad avere un grande senso, è in effetti l’unica cosa che ci rende degni di “vita”, qualunque possa essere la realtà che abbiamo scelto di sperimentare in ogni parte del cosmo. Tuttavia, è solo lungo questo cammino che ci potremo accorgere che trattasi appunto della “nostra” verità, e non di verità “una e per tutti”. Essendo quest’ultima, ammesso che se ne possa parlare, prima di ogni altra cosa, persino della coscienza del Primo Iniziatore, qualsiasi cosa possa venire dopo, non potrà non risentire di un qualche particolare atta a renderla “relativa”, pertinente ad una qualche circostanza, coordinata spazio-temporale, o altro. A quanto sopra dovremo aggiungere anche la condizione individuale, di esseri unici quali siamo, cosa che renderà quella verità o pseudo tale, alla quale abbiamo accennato, ancora più specifica, se non “esclusiva”. Inoltre la verità alla quale accediamo è anche quella che riusciamo a gestire [accettare?], in ogni porzione di infinito. È come dire, in similitudine, che la quantità di liquido che un contenitore riesce a contenere dipenda rigorosamente dalla sua “capacità”. In questa parte di mondo, che la storia universale colloca ad un certo stadio di sviluppo, e con uno stato di cose poco invidiabile rispetto all’ “universo libero”, alcune delle principali “malattie” di quella parte di umanità che lo abita, sono costituite proprio dalle “credenze” e dalle “convinzioni”. Non possiamo contenere, né gestire, molta verità, così ci facciamo forza con una qualche convinzione che riempie tuttavia quasi ogni area libera dei “recipienti” con i quali ci identifichiamo, lasciando appena appena piccoli vuoti per qualcosa di “nuovo”. Ad un certo punto della nostra vita però, non possiamo non porgerci un qualche quesito, o più di uno, sulla esatta origine di queste convinzioni e credenze. Perché comincia ad avanzare in ognuno di noi, complice il ricordo, la memoria, delle nostre innumerevoli origini, oltre che della nostra primaria essenza, il sospetto che quelle credenze e convinzioni non servono esattamente il nostro bene – non all’infinito, perlomeno – agendo anzi, all’incontrario, assecondando invece il giusto di qualcos’altro, o qualcun altro. Seppur abbiamo bisogno di un qualche sostegno, supporto, caposaldo, per andare avanti in una esistenza che alla fine a malapena comprendiamo, grazie all’amnesia alla quale in qualche modo accennavamo, alla fine non possiamo non accorgerci che l’unico movimento abbiamo finora conosciuto è stato quello di girare in tondo, ritornando quasi allo stesso punto di partenza, e senza alcun sostanziale passo in avanti. Se partiamo dal presupposto che noi siamo gli artefici di tutte le nostre realtà, è chiaramente nostra anche la responsabilità delle relative conseguenze. Ma una verifica non può non essere fatta. Così, ne siamo alla fine contenti, soddisfatti, appagati? Tuttavia, se la risposta dovesse essere in qualche modo diversa dal “si”, perché qualche spiraglio di luminosità entrata nelle nostre dimore ce ne ha fatto constatare il peculiare stato di rovina, non possiamo non chiederci il perché abbiamo creato qualcosa che alla fine non ci renda gioiosi, oltre ad investigare sul come siamo pervenuti a quel risultato. Perché non possiamo non prendere in considerazione che i modi possano anche essere molteplici, e, magari, come avviene anche nella realtà che percepiamo come “quotidiana”, qualcuno può averci spinto a farlo, condizionandoci, manipolandoci, essendo qualcuno che ha magari padroneggiato meglio, o in maniera più “spregiudicata”, gli strumenti a suo tempo messi a disposizione dal Primo Iniziatore di questa pluri-manifestazione. Forse, credere in qualcosa ha un senso solo se ne riconosciamo i limiti e l’esatto valore circostanziale. Mentre, essere sempre pronti per qualcosa di nuovo, e, magari, illusoriamente, più “grande”, potrebbe fare di noi un più autentico residente dell’Universo, e, forse, più ad immagine e somiglianza di quel Primo Creatore dal quale abbiamo recepito la sostanza, oltre ad esserne identici a livello di essenza. Questo perché alla fine, per arrivare ad essere quello stesso Primo Creatore in tutto e per tutto, dobbiamo contenere tutta la verità dell’Universo come lui lo aveva concepito, e come, man mano, con le propulsioni di tutti i partecipanti al gioco, ha preso forma nella sua concreta manifestazione. Che poi sarà solo un altro passo, un’altra tappa, prima di decidere, all’inizio/fine, di ritornare a quell’origine che è prima di ogni Primo Creatore. Namasté.
Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.
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