ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Dicembre 2009

TE DEUM LAUDAMUS

Post n°2860 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Alla fine di questo  2009  vogliamo unirci con la Chiesa universale nel canto del Te Deum, anche quest'anno, come ogni anno, lo proponiamo per chi stasera è impossibilitato a recarsi a Messa.  Sia questo il canto di lode a Dio e di invocazione per questo mondo così bisognoso di Dio. Ascoltiamo le parole del Santo Padre:

Cari fratelli e sorelle!
L’anno che si chiude e quello che si annuncia all’orizzonte sono posti entrambi sotto lo sguardo benedicente della Santissima Madre di Dio. [...] Tutto dunque, questa sera, ci invita a volgere lo sguardo verso Colei che "accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò al mondo la vita" e proprio per questo – ricorda il Concilio Vaticano II - "viene riconosciuta e onorata come vera Madre di Dio" (Cost. Lumen gentium, 53). Il Natale di Cristo, che in questi giorni commemoriamo, è interamente soffuso della luce di Maria e, mentre nel presepe ci soffermiamo a contemplare il Bambino, lo sguardo non può non volgersi riconoscente anche verso la Madre, che con il suo "sì" ha reso possibile il dono della Redenzione. Ecco perché il tempo natalizio porta con sé una profonda connotazione mariana; la nascita di Gesù, uomo-Dio e la maternità divina di Maria sono realtà tra loro inscindibili; il mistero di Maria ed il mistero dell’unigenito Figlio di Dio che si fa uomo, formano un unico mistero, dove l’uno aiuta a meglio comprendere l’altro. [...]
Questa sera vogliamo porre nelle mani della celeste Madre di Dio il nostro corale inno di ringraziamento al Signore per i benefici che lungo i passati dodici mesi ci ha ampiamente concessi. Il primo sentimento, che nasce spontaneo nel cuore questa sera, è proprio di lode e di azione di grazie a Colui che ci fa dono del tempo, preziosa opportunità per compiere il bene; uniamo la richiesta di perdono per non averlo forse sempre utilmente impiegato. [...] Venendo nel mondo, il Verbo eterno del Padre ci ha rivelato la vicinanza di Dio e la verità ultima sull’uomo e sul suo destino eterno; è venuto a restare con noi per essere il nostro insostituibile sostegno, specialmente nelle inevitabili difficoltà di ogni giorno. E questa sera la Vergine stessa ci ricorda quale grande dono Gesù ci ha fatto con la sua nascita, quale prezioso "tesoro" costituisce per noi la sua Incarnazione. Nel suo Natale Gesù viene ad offrire la sua Parola come lampada che guida i nostri passi; viene ad offrire se stesso e di Lui, nostra certa speranza, dobbiamo saper rendere ragione nella nostra esistenza quotidiana, consapevoli che "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo" (Gaudium et spes, 22). [...] Cari fratelli e sorelle,  [...]. Anche se all’orizzonte vanno disegnandosi non poche ombre sul nostro futuro, non dobbiamo avere paura. La nostra grande speranza di credenti è la vita eterna nella comunione di Cristo e di tutta la famiglia di Dio. Questa grande speranza ci dà la forza di affrontare e di superare le difficoltà della vita in questo mondo. La materna presenza di Maria ci assicura questa sera che Dio non ci abbandona mai, se noi ci affidiamo a Lui e seguiamo i suoi insegnamenti. A Maria, dunque, con filiale affetto e fiducia, presentiamo le attese e le speranze, come pure i timori e le difficoltà che ci abitano nel cuore...
Lei, la Vergine Madre, ci offre il Bambino che giace nella mangiatoia come nostra sicura speranza. Pieni di fiducia, potremo allora cantare a conclusione del TE DEUM: "In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum – Tu, Signore, sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno!". Sì, Signore, in Te speriamo, oggi e sempre; Tu sei la nostra speranza. Amen!   - Dall’Omelia di S.S. Benedetto XVI -   © Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

Te Deum
 
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

 
 
 

IL NOSTRO SANTO PROTETTORE PER IL NUOVO ANNO

Post n°2859 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Chiedete attraverso i vostri santi protettori, affinché vi aiutino a crescere nell'amore verso Dio." (25/7/02). Con questo messaggio la nostra Madre Maria ci conferma che non solo Ella è con noi, ma anche il nostro Santo Protettore e tutti i Santi del Cielo. Ci parla dei legami tra la Chiesa pellegrina (che siamo noi) e la Chiesa gloriosa dei Santi che glorificano Dio in eterno. Di questa verità ci parla anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 956) che dice: "A causa della loro più intima unione con Cristo, i Beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità, non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini… La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine". La Santità che oggi i nostri santi ci ripropongono, non è il bell'altare o la bella liturgia scritta per l'occasione ... o i libri in cui si narrano le vicende umano-spirituali di questo o di quel santo ... Ma il vero desiderio ... lo sforzo ... il fallimento, fino alla realizzazione del Vangelo di Cristo! C'è una bella pratica in uso in diverse comunità religiose di scegliere un Santo per l'anno appena iniziato. L’estrarre il Santo personale dell’anno a Capodanno era una tradizione già nel convento di Suor Faustina (vedi § 359 del suo diario). A noi sembra di estrarre il santo personale, in verità è Lui, il Santo, che sceglie di accompagnarci per un anno. L’estrazione del Santo avviene dopo aver invocato lo Spirito Santo. Sta a noi poi approfondire la conoscenza della vita e della spiritualità del Santo. Nelle vite dei Santi (che la Madonna a Medjugorje ci ha raccomandato di leggere) ci sono situazioni, combattimenti, problemi e cadute in cui ognuno di noi può vedere le sue situazioni personali. Ognuno di noi si impegni, per quanto possibile, a conoscere la vita del Santo che l'ha scelto. Sul sito Innamorati di Maria  si può “sorteggiare” il “proprio” Santo protettore dell'anno. Avete la possibilità di scoprire il vostro su:

http://infodamedjugorje.altervista.org:80/ilsantodellanno.html

 
 
 

GABRIELLE BITTERLICH E LA SUPPLICA ARDENTE AGLI ANGELI

Post n°2858 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Molti cristiani recitano la supplica ardente ai santi angeli di Dio, perché essa è riportata da molti libri di preghiere, ma non sanno chi l’ha composta. L’autrice della supplica agli spiriti celesti è l’austriaca Gabrielle Bitterlich, fondatrice dell’ associazione cattolica Opus Angelorum. Gabrielle nasce a Vienna il 1 novembre 1896 a Vienna. Sin dall’infanzia è guidata visibilmente dall’angelo custode nel cammino dell’obbedienza alla volontà di Dio. Il 23 Maggio 1919 si sposa con Hans Bitterlich a Insbruch. Pur compiendo fedelmente i doveri di sposa e di madre con tre figli più tre orfani di guerra adottati, ella aiuta i poveri e gli ammalati si impegna nella preghiera di espiazione specialmente per i sacerdoti e i religiosi. Ogni venerdì partecipa spiritualmente alla Passione del Signore. Nel 1949 dà inizio all’Opus Angelorum. Nel 1961 il vescovo di Innsbruck erige la confraternita degli angeli custodi. Nel 1971, vedova da dieci anni si trasferisce nel castello di San Oetesberg, vicino ad Insbruck, dove muore il 4 aprile 1978. La supplica è recitata non solo dai membri dell’Opus Angelorum ma anche dagli aderenti dell’associazione Milizia di San Michele Arcangelo che la recitano ogni martedì sera quando fanno il " cenacolo Angelico" settimanale. All’inizio di ogni meeting sugli angeli che annualmente si tiene l’1 e il 2 giugno a Campagna (SA) presso l’Abbazia di Santa Maria La Nova i militi di San Michele la recitano solennemente . Ecco il testo della supplica:

"O DIO UNO E TRINO, ONNIPOTENTE ED ETERNO!
Prima di supplicare i santi Angeli e di chiedere il loro aiuto, noi, Tuoi servi, ci prostriamo ai Tuoi piedi e Ti adoriamo, Padre e Figlio e Spirito Santo! Sii Tu lodato e glorificato in eterno e tutti gli Angeli e uomini che hai creato Ti adorino, Ti amino e Ti servano, o DIO Santo, Forte ed Immortale!

Anche Tu, Maria, Regina di tutti gli Angeli, / accogli benigna la nostra implorazione ai Tuoi servi / ed inoltrala al Trono dell’Altissimo. / Tu che puoi tutto con la potenza della Tua supplica / e sei Mediatrice di tutte le grazie, / fa che troviamo grazia, salvezza ed aiuto! Amen.

Voi santi Angeli, potenti e gloriosi! Ci siete stati dati da DIO, per nostra protezione e nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel Nome di DIO, Uno e Trino: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel Nome del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel Nome Onnipotente di Gesù: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo per le Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo per tutti i martirii di Nostro Signore Gesù Cristo: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo per la santa Parola di DIO: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo per il Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel Nome dell’Amore di DIO per noi miseri: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel nome della fedeltà di DIO verso noi miseri: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel nome della Misericordia di DIO verso noi miseri: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel Nome di Maria, Madre di DIO e Madre nostra: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel Nome di Maria, Regina del cielo e della terra: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo nel Nome di Maria, vostra Regina e Signora: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo per la vostra propria beatitudine: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo per la vostra propria fedeltà: venite presto in nostro aiuto!
Vi supplichiamo per il vostro impegno nella lotta per il Regno di DIO: venite presto in nostro aiuto!

Vi supplichiamo: copriteci con il vostro scudo!
Vi supplichiamo: difendeteci con la vostra spada!
Vi supplichiamo: illuminateci con la vostra luce!
Vi supplichiamo: salvateci sotto il manto protettore di Maria!
Vi supplichiamo: nascondeteci nel Cuore di Maria!
Vi supplichiamo: poneteci nelle mani di Maria!
Vi supplichiamo: mostrateci la via alla porta della vita: il Cuore aperto di Nostro Signore!
Vi supplichiamo: conduceteci con sicurezza alla Casa del Padre!
Voi tutti, nove Cori degli Spiriti beati: venite presto in nostro aiuto!
Voi, che siete stati dati da DIO come nostri particolari accompagnatori: venite presto in nostro aiuto!

AFFRETTATEVI, AIUTATECI, VI SUPPLICHIAMO!
Il Preziosissimo Sangue del Nostro Signore e Re fu sparso per noi poveri: affrettatevi ad aiutarci, ve ne supplichiamo!
Il Cuore del Nostro Signore e Re batte d’amore per noi poveri: affrettatevi ad aiutarci, ve ne supplichiamo!
Il Cuore Immacolato di Maria Santissima, vostra Regina, batte d’amore per noi poveri: affrettatevi ad aiutarci, ve ne supplichiamo!

SAN MICHELE ARCANGELO!
Tu, Principe delle Milizie celesti, Vincitore del dragone infernale, hai ricevuto da DIO la forza e il potere di annientare con l’umiltà la superbia delle potenze delle tenebre!

Ti supplichiamo, / aiutaci ad avere una vera umiltà di cuore, / un’incrollabile fedeltà per compiere sempre il volere di DIO / e la fortezza nella sofferenza e nel bisogno! / Aiutaci a superare il giudizio del Tribunale di DIO!

SAN GABRIELE ARCANGELO!
Tu, Angelo dell’Incarnazione, fedele Messaggero di DIO, apri le nostre orecchie ad ascoltare i dolci richiami e gli inviti del Cuore amante di Nostro Signore!

Sii sempre davanti ai nostri, / ti supplichiamo, / affinché comprendiamo bene la parola di DIO, / la seguiamo, le ubbidiamo / e portiamo a termine ciò che DIO vuole da noi! / Aiutaci ad essere vigilanti e pronti, / affinché il Signore al Suo arrivo ci trovi desti!

SAN RAFFAELE ARCANGELO!
Tu Freccia d’amore e Medicina dell’Amore di DIO,

ti supplichiamo, / ferisci il nostro cuore con l’ardente amore di DIO / e fa che questa ferita non si chiuda mai, / affinché anche nella vita d’ogni giorno / possiamo rimanere sempre sulla via dell’amore, / e superare tutto con l’amore!

AIUTATECI VOI, SANTI E GLORIOSI FRATELLI, SERVI CON NOI DAVANTI A DIO!

Difendeteci da noi stessi, / dalla nostra propria viltà e tiepidezza, / dal nostro egoismo, / dalla nostra brama di possedere, / dall’invidia, dalla sfiducia, dall’avidità / e dal desiderio di essere ammirati!

Liberateci dalle catene del peccato e dall’attaccamento alle cose terrene!

Toglieteci dagli occhi la benda che noi stessi ci siamo messi / per non vedere la miseria che ci circonda / e per poter così contemplare e compatire noi stessi!

Mettete nel nostro cuore il proposito di cercare DIO con desiderio struggente, con pentimento e con amore!

Guardate il Preziosissimo Sangue del Nostro Signore / sparso per noi miseri!

Guardate le lacrime che la vostra Regina pianse a causa di noi miseri!

Guardate in noi l’immagine di DIO / che Egli stesso ha impresso nella nostra anima / e che ora è rovinata dai nostri peccati!

Aiutateci a riconoscere ed adorare DIO, ad amarLo e servirLo!

Aiutateci nella lotta contro le potenze delle tenebre / che ci circondano e ci tormentano furtivamente! / Aiutateci affinché nessuno di noi vada perduto / e così un giorno saremo uniti giubilando nell’eterna beatitudine! / Amen.

SAN MICHELE,

assistici con tutti gli Angeli, aiutaci e prega per noi!

SAN RAFFAELE,

assistici con tutti gli Angeli, aiutaci e prega per noi!

SAN GABRIELE,

assistici con tutti gli Angeli, aiutaci e prega per noi!"

La supplica termina con la popolarissima preghiera cattolica all’Angelo Custode: "Angelo di DIO, che sei il mio Custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che Ti fui affidato dalla Pietà celeste. Amen.".

- don Marcello Stanzione - Pontifex -

 

 

 
 
 

MARIA VERGINE PRIMA E DOPO IL PARTO

Post n°2857 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Chiesa fa iniziare l’anno nel segno di Maria, "Madre di Dio". A far difficoltà e a generare incomprensioni, persino fra i cattolici, è soprattutto l’idea della verginità perpetua della Madre di Gesù, che da molti viene vista come effetto di una certa non so qual "sessuofobia". In realtà, almeno per i primissimi cristiani che delle vicende di Gesù e Maria han fatto memoria, l’accusa non ha alcun senso: non v’è traccia di sessuofobia nella predicazione di Gesù, tantomeno nei vangeli canonici (mentre ricorre abbondantemente nel più tardo vangelo copto di Tommaso, con la sua visione gnostica). Un discorso diverso va fatto per Paolo, che al capitolo settimo della sua prima lettera ai Corinzi esplicita un suo personalissimo desiderio, ch’è anche in qualche modo un consiglio. Dopo aver fatto richiesta agli sposi cristiani, col realismo che gli era consueto, di non «privarsi l’uno l’altro, se non di comune accordo, temporaneamente, per attendere alla preghiera; poi tornate insieme, perché satana non vi tenti per la vostra incontinenza», l’apostolo scrive infatti: «Vorrei che tutti fossero come me [cioè non coniugati]; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico che è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno contenersi, si sposino: è meglio sposarsi che ardere!». Paolo, che qui sembra echeggiare la parola di Gesù sugli "eunuchi per il Regno dei cieli" (Mt 19,12), pospone qualunque incombenza umana alla fedeltà al Regno di Dio, alla sequela di Cristo, ma lo fa in termini che risultano assolutamente equilibrati, senz’alcun eccesso ascetico: «ciascuno – egli afferma più avanti – rimanga nella condizione nella quale è stato chiamato». Siamo agli inizi della Chiesa: chi non è sposato, si adoperi con tutte le proprie forze a seguire Gesù, se vi riesce; chi ha già messo famiglia, viva il tempo presente in modo conforme alla Grazia, al suo statuto di "nuova creatura". Non c’è ombra di sessuofobia. Altro discorso vale per i secoli successivi, che ereditarono il disprezzo per i piaceri della carne (molto meno subdoli, peraltro, rispetto alle tentazioni puramente spirituali) dalle varie tradizioni ascetiche del mondo antico, anche in forme non ortodosse, travasando temi e prospettive non sempre compatibili con una visione genuinamente cristiana della realtà. Che non venne comunque soffocata. Celebre è il caso di Agostino, che pur in una prospettiva sostanzialmente platonica, si trovò a difendere la dignità del matrimonio di fronte a Elvidio, il monaco che voleva subordinarlo alla condizione verginale, giudicata più aderente alla "perfezione". Anche riflessioni non sospettabili di apologia del cristianesimo, come l’ambigua Storia della sessualità di Michel Foucault, hanno d’altronde dimostrato che la sessuofobia è un prodotto dell’epoca moderna, di derivazione puritana più che cattolica, legato allo sviluppo dell’idea di "decoro" nelle "società borghesi": esattamente come la sessuomania che pare affliggere il nostro tempo, che altrettanto moralisticamente condanna qualunque visione precedente della sessualità, come non "liberata". L’uomo moderno è più o meno disposto ad ascoltare il dott. Freud, quando indica il naturalissimo legame fra sessualità, generazione e morte, ma rifiuta il discorso se a farlo è un monaco del V secolo, magari con maggior serenità e meno pruriti. Tornando alla dottrina sulla verginità perpetua di Maria, da un punto di vista storico essa appare avvinta alla formulazione del dogma dell’Incarnazione, del quale costituisce una sorta di corollario: come scrive il Catechismo della Chiesa cattolica, tale concezione indica infatti che «Gesù è stato concepito nel grembo della Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza intervento dell’uomo», salvaguardandone in tal modo la doppia natura, divina ed umana, altrimenti riducibile (§§ 495-507). Non è questione secondaria, che riguardi i rapporti fra la giovane Maria e il suo sposo Giuseppe. E comunque, da un punto di vista teologico, si potrebbe obiettare ai molti cristiani che la pongono in dubbio che non è meno "assurdo" credere in un Dio fatto uomo, morto e risorto, rifiutando poi il concorso d’una vergine, financo "perpetuamente" tale. Perché limitare a nostro arbitrio l’azione della Grazia di Dio, per il quale «niente è impossibile» (Lc 1,37)? Va detto in ogni caso che l’esame dei testi evangelici riserva non poche difficoltà. La prima che vien fatta notare, e per la quale sono spesi ancor oggi fiumi d’inchiostro, è quella relativa alla notizia che i vangeli canonici apparentemente ci offrono in merito ai "fratelli di Gesù", e al suo essere figlio "naturale" di Giuseppe. Nel vangelo di Luca e in quello di Matteo, dopo un discorso compiuto da Gesù nella sinagoga di Nazaret, la gente stupita comincia ad esempio a domandarsi: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22), «Non è forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?» (Mt 13,55). Mentre in Marco l’interrogativo suona: «Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria e fratello di Giacomo, di Giuseppe, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui tra noi?» (Mc 6,3). Nel vangelo di Giovanni ci imbattiamo in una situazione analoga: la scena si svolge in Galilea, a Cafarnao, e «i Giudei mormoravano di lui (…) e dicevano: "Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre?"» (Gv 6,41-42). Giovanni, in precedenza, riferisce anche della reazione del discepolo Filippo alla richiesta di Gesù di seguirlo: «Filippo trova Natanaele e gli dice: "Quello di cui hanno scritto Mosè nella legge ed i profeti, noi l’abbiamo trovato: Gesù, figlio di Giuseppe, da Nazaret". "Da Nazaret – gli disse Natanaele – può mai venire qualcosa di buono?". Gli dice Filippo: "Vieni e vedi!"» (Gv 1,45-46). Possiamo tralasciare per il momento la questione dei fratelli e delle sorelle del Signore, sulla quale torneremo. Com’è noto, almeno fino a Gerolamo (IV-V sec.), molti Padri della Chiesa accolsero la notizia riportata dall’apocrifo Protovangelo di Giacomo (9,2), che riferiva di un precedente matrimonio di Giuseppe, permettendo in tal modo di conciliare la verginità di Maria e la presenza di fratelli e sorelle di Gesù. Gerolamo impose in seguito la spiegazione basata sull’ambiguità del termine ebraico e aramaico per "fratelli", che generalmente indicava anche i parenti prossimi (cugini). Ma quest’ultima soluzione si scontra con ulteriori difficoltà, e abbisogna di approfondimenti: come mai Paolo, che scrive in greco, utilizza pacificamente il termine adelphós (inequivocabilmente "fratello", non "cugino") per indicare Giacomo? Un’ipotesi potrebbe essere che "fratello del Signore" fosse un vero e proprio titolo d’onore, utilizzato per designare l’unico fra i Dodici a vantare una vicinanza parentale col Maestro. A sostegno di quest’idea c’è l’incipit della canonica Lettera di Giuda, ove l’autore, che a rigor di logica sarebbe dovuto essere anche lui un "fratello del Signore", si autodesigna invece come «servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo». L’intera questione è stata affrontata, con profondo equilibrio, da John P. Meier, nel primo volume del suo monumentale lavoro su Gesù, Un ebreo marginale. Da parte nostra, riteniamo decisivo cercare di capire quello che pensavano gli evangelisti stessi, al di là di ciò che noi vogliamo leggere in essi. In tutti i brani sopra citati, appare evidente ch’essi riferiscono l’opinione della gente di Galilea, non condividendola. Lo si evince dalla genealogia matteana, che usa per tutti gli antenati la formula «Abramo generò… Davide generò…», una sorta di ritornello che si interrompe alla comparsa di Giuseppe: «Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo» (Mt 1,16): è chiaro che il narratore vuole evitare in tutti i modi di attribuire la generazione di Gesù a Giuseppe. Analogamente Luca, che apre la sua genealogia dicendo che «Gesù incominciava (il suo ministero) all’età di trent’anni circa, e tutti pensavano che fosse figlio di Giuseppe» (Lc 3,23).
Per Giovanni, che d’altra parte nel suo vangelo designa sempre Maria come "madre di Gesù" (cf. Gv 2,1.3.5.12; 19,25), la verginità di Maria parrebbe addirittura coinvolgere non soltanto il concepimento (virginitas ante partum), ma anche la generazione (virginitas in partu). Tutto ciò emergerebbe da una variante testuale di un verbo di Gv 1,13 (in un passaggio tra i più complessi del Prologo), che i più antichi manoscritti, sparsi per tutto il Mediterraneo (Africa settentrionale, Roma, Gallia, Egitto, Siria), leggevano al singolare (egennéthē), in luogo del plurale mantenuto anche dalla versione italiana C.E.I.:

[A quanti però l’hanno accolto (il Verbo)

ha dato potere di divenire figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,]

i quali non da sangui (ex aimàton),

né da volere di carne,

né da volere di uomo (androu),

ma da Dio sono stati generati (egennéthesan) - (Gv 1,12-13).

I primi testimoni del plurale egennéthesan si trovano tutti – secondo la critica testuale – in Egitto, e ciò confermerebbe il contesto anti-gnostico cui pare alludere la variante, un contesto notato da autori come Tertulliano e Ireneo di Lione (II-III sec.), secondo i quali sarebbero stati alcuni gnostici valentiani ad introdurre il plurale, per dar credito alle loro speculazioni sulla nascita divina degli uomini spirituali (ex Deo nati sunt). Secondo lo studioso belga Ignace de la Potterie, che fu tra i massimi esperti del testo giovanneo, «la lezione al singolare ek theou egennéthe non è soltanto la più antica. Essa è anche molto più conforme allo stile e alla teologia di Giovanni. Un parallelo molto significativo si trova in 1Gv 5,18: "chiunque è nato da Dio non pecca più, ma il Generato da Dio (ho gennethèis ek tou theou) lo custodisce…". Se in Gv 1,13 si trattasse veramente, come spesso si pretende, della rigenerazione spirituale dei cristiani, non si comprenderebbe più il tono polemico della triplice negazione ("non da sangue… né da volere d’uomo"), che si riferisce esplicitamente ad una nascita corporale» (I. de la Potterie, La concezione e la nascita verginale di Gesù secondo il quarto vangelo, in Studi di cristologia giovannea, Genova 1992³, pp. 58-67: p. 62). Il fatto che qui Giovanni pensasse ad una prima descrizione dell’Incarnazione di Gesù come Verbo (Logos) è confermato da Ireneo di Lione (Adv. Haer. 3,21,5-7), che si appoggia a questi due versetti per ribadire che è solo Maria (senza Giuseppe suo sposo) ad aver cooperato al disegno e alla volontà di Dio. Ma la triplice negazione «non da sangue, né da volere di carne, né da volere d’uomo (maschio)», nasconderebbe un’allusione ancor più delicata e di difficile interpretazione: il testo originale, infatti, non parla di sangue al plurale, ma di sangui. A dispetto di molti commentatori moderni, che spiegano l’insolito plurale facendo appello a teorie fisiologiche del tutto aliene agli antichi ("sangui" indicherebbe il sangue del padre e il sangue della madre), l’espressione «non ex sanguinibus» suscitò perplessità persino ad Agostino, che nel suo splendido commento a Giovanni annotò recisamente: «Sanguina non est latinum» (In Jo. 2,14). La spiegazione, molto probabilmente, si trova nel retroterra giudaico di Giovanni (come per l’idea di Logos): con la parola "sangui", il quarto evangelista non indicherebbe le perdite mestruali, ma il sangue del parto (che rendeva ugualmente la donna impura), e una prova la si potrebbe reperire accostando il passo ai versetti del Levitico dedicati alle norme rituali cui deve sottoporsi la puerpera, «per essere purificata dal flusso del suo sangue (letteralmente: dalla sorgente dei suoi sangui)» (Lv 12,7; cfr. le norme di purità per la donna durante il ciclo mestruale, affrontate invece nella sezione di Lv 15,19-24). Un plurale che troviamo anche nella Confutazione di tutte le eresie, un’opera del III sec. in passato attribuita ad Ippolito, che stravolge la formula di Gv 1,13 per applicarla all’impurità (morale) dell’eresiarca Simon Mago, storico rivale di Pietro e Paolo negli Atti (anche apocrifi), considerato da molta letteratura cristiana dei primi secoli come il padre di tutte le "eresie gnostiche": «Egli era un uomo… nato da sangui e dal desiderio carnale, come gli altri» (Ref. 6,9,5). Se ci atteniamo a queste indicazioni, ne consegue che Giovanni affermerebbe per Cristo una nascita senza effusione di sangue: e questo, in altri termini, lascerebbe supporre ch’egli credesse alla virginitas in partu di Maria: e dunque non soltanto alla concezione, ma anche alla nascita di Gesù in modo verginale. - fonte: piccolozaccheo.splinder - I segnideitempi -

 
 
 

FESTE E FAMIGLIA

Post n°2856 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il periodo di festa dal Natale all’Epifania è un caposaldo (con qualche crepa) della famiglia italiana. È in famiglia che si svolge gran parte di questi incontri, trasmettendo un evidente calore affettivo a tutte le persone coinvolte. D’altra parte (conferma l’esperienza terapeutica), sono giorni amari per chi la famiglia non ce l’ha più, o ha con essa un rapporto conflittuale: soprattutto i separati, a cominciare dai padri, nella maggior parte dei casi allontanati dai loro figli. Naturalmente non tutto fila liscio. Come sempre quando l’affettività è in gioco, non mancano (ad esempio) le liti, e neppure la noia, o l’insofferenza per l’invasività degli altri. Tanto meno è semplice, in un modello culturale dove ognuno bada sempre più ai propri interessi, prestare attenzione ai bisogni degli altri, soprattutto i più deboli: i piccoli, i vecchi, i malati. Tuttavia, più o meno bene e sempre con qualche fatica, si riesce a farlo, e questo «dono di sé agli altri», cambia il tono dell’umore. Siamo tutti un po’ meno tesi, più aperti, anche più allegri. Non tanto per il minor lavoro: le feste hanno anche un lato massacrante, per le donne in modo particolare, ma anche per i padri (sia per il costo, che per il dover assumere attenzioni e responsabilità su cui altrimenti spesso sorvolano). Ciò che fa bene, anche psicologicamente nelle feste, che sono poi riti di dedizione e attenzione familiare, è proprio l’uscire dalla prigione ormai soffocante del proprio ego, e incontrare, scambiare, dare e ricevere dagli altri, dalle persone cui vogliamo bene, e che fanno parte della nostra vita. Scambio, dono e affetto: si tratta di esperienze elementari, per certi versi ordinarie, poco illuminate dai riflettori mediatici, sempre puntati sulle passioni, sul sesso, sulle ricchezze, sul potere. Eppure la nostra vita, anche il nostro equilibrio psicologico, ed il nostro benessere fisico, dipendono soprattutto da queste esperienze, non dalle altre di cui sempre si parla. Le passioni esaltano un momento, ma gli affetti legati a tutta la nostra storia, ci nutrono quotidianamente, in modo caldo, discreto, costante. Come in tutte le istituzioni «naturali», ispirate dagli istinti primari (quello di maternità, paternità, sopravvivenza), questi momenti rituali non si limitano agli aspetti affettivi, ma toccano anche quelli più materiali e concreti. La crisi economica non ancora terminata ha, per esempio, dimostrato la fragilità, anche finanziaria, di uno degli ultimi eroi della pubblicistica dei nostri tempi: il leggendario single. Che ha sperimentato sulla propria pelle come al di fuori del supporto di una struttura famigliare, perdere il lavoro, o averne uno molto meno remunerativo possa diventare l’anticamera della povertà. Oltre che di una solitudine che si rivela ormai misera, una volta privata da quei consumi legati allo status e all’immagine che ne costituivano l’attrattiva. I nonni noiosi e non elegantissimi, insomma, hanno però una pensione e, soprattutto, continuano a volerti bene anche se hai dovuto vendere la Bmw. Avere mantenuto, e non completamente distrutto, la ricca rete delle famiglie, affettiva prima che economica, si è dimostrato uno degli elementi centrali della saggezza italiana, e ci ha saputo proteggere da difficoltà che hanno colpito spietatamente in paesi a noi vicini, come la Grecia o la Spagna. Le feste di queste settimane, che non a caso cominciano raccogliendosi davanti a una nascita, sono la celebrazione proprio di questo nucleo forte della nostra cultura, tradizione, e psicologia: cerchiamo di non distruggerlo; anzi di ripararlo. - Claudio Risé - I segnideitempi -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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