ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Aprile 2010

UN GRUPPO DI FACEBOOK DI SOSTEGNO AI SACERDOTI HA GIA' 27.000 ADESIONI (2.000 AL GIORNO)

Post n°3494 pubblicato il 30 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il gruppo su Facebook sul tema "Ho un amico sacerdote che è fantastico anche se i media dicono di no", promosso dal giovane messicano Héctor Mojica, ha già raggiunto più di 27.000 adesioni, una cifra che aumenta minuto per minuto e attira 2.000 nuovi membri al giorno. Quando Héctor Mojica Romero, un 27enne che vive a Cuernavaca, nel sud del Messico, ha avuto l'idea di creare un gruppo su Facebook con questo nome, non avrebbe mai immaginato che in poco più di un mese avrebbe avuto oltre 27.000 aderenti, ha spiegato a ZENIT. L'idea gli è venuta un giorno mentre guardava il telegiornale, in cui si criticavano i sacerdoti per alcuni casi di abusi sui minori. Riflettendo, ha pensato che i sacerdoti che conosce lui non sono così. Si è quindi seduto davanti al computer e ha creato un gruppo che all'inizio era pensato per i suoi amici del Messico. Il numero di aderenti di questo spazio di Facebook aumenta istante dopo istante: solo mentre si preparava questa notizia, sono passati da 26.989 a 27.128. Nella spiegazione dei motivi, si afferma che il gruppo si è formato "per mostrare la verità del sacerdozio cristiano cattolico", i cui membri "condividono una vocazione divina". "Sappiamo che sono come noi, deboli, ma preghiamo per loro", si legge. "Anche se i mezzi di comunicazione impegnano tutte le loro forze per farci perdere la fiducia in loro, sappiamo che i sacerdoti santi sono molti di più di quelli che per motivi diversi hanno sbagliato". Héctor Mojica è rimasto colpito dalla risposta alla sua iniziativa, che non si è limitata al Messico. In poco tempo si sono unite persone di Porto Rico, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Cile, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Italia, Canada, Croazia, Filippine e Spagna, tra gli altri Paesi. Gli aderenti sono in gran parte giovani. "Se noi giovani abbiamo qualcosa, è che non ci si inganna facilmente e ci rendiamo conto della verità. Per questo il gruppo ha avuto tanto successo", ha affermato Mojica. Questo giovane messicano è convinto che la sua idea di creare questo spazio sia stata un'ispirazione divina, perché prima non aveva mai pensato di creare un gruppo su Facebook o su qualsiasi altra rete sociale. "Dio ti fa restare a bocca aperta, o ti gioca scherzi belli come questo, ma è tutto pianificato e non esistono coincidenze", ha commentato. I partecipanti al gruppo apportano la testimonianza di un sacerdote amico, o semplicemente conosciuto, che è stato importante per la loro vita ed è un esempio di vera vocazione sacerdotale. Quanti aderiscono al gruppo "inviano la propria fotografia e belle testimonianze di sacerdoti che hanno donato la loro vita, ci parlano di quegli 'amici fantastici' e di come li hanno aiutati. Silenziosi eroi anonimi, grandi missionari, devoti celebranti e fedeli amici di Dio, anche nelle battaglie più difficili", ha dichiarato il ragazzo all'agenzia Gaudium Press. Tra quanti apportano la propria testimonianza, Ale Moreno afferma: "Grazie a Dio per tutti i sacerdoti che ho conosciuto. Sono persone che riflettono la luce di Dio, che donano tutto il loro tempo al servizio della Chiesa". Mildres Herazo dice che "in loro abbiamo tutti delle guide spirituali sempre disponibili quando ne abbiamo bisogno, e questo è opera di Dio". Olga León sostiene che "i giusti pagano per i peccatori, perché uno di loro mi ha aiutata a iniziare ad aver fiducia in Dio. Ringrazio per quanti seguono il cammino di Dio". Dal canto suo, Concha Abad confessa: "Ho vari amici sacerdoti senza i quali la mia vita non sarebbe la stessa. Devo loro moltissimo, e li amo molto, con i loro pregi, i loro difetti, le loro debolezze e il loro coraggio". Alex Chávez conclude: "Ho amici sacerdoti e sono fantastici. Dio benedica questi uomini che, lasciando tutto, hanno deciso di servire in questo ministero. Bisogna pregare con molto fervore per tutti e per ciascuno di loro". Per entrare nello spazio del gruppo: http://www.facebook.com/group.php?gid=404166879781&ref=nf - Nieves San Martín - Zenit - Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti -

 
 
 

PASQUA: CON L'AMORE DI GESU' SALVIAMO LA VITA

Post n°3493 pubblicato il 30 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Quando (Giuda) fu uscito, Gesù disse: 'Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri'”. (Gv 13,31-35). L’importanza del comandamento dell’amore reciproco non era una novità per i discepoli. Mosè lo aveva chiaramente prescritto, come ricorda Gesù a quel dottore della Legge che gli chiede qual è il primo comandamento da osservare: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mc 22,37-38). L’Antico Testamento, tuttavia, quanto al comportamento concreto, non indicava esplicitamente nessun modello da imitare, come fa oggi la Chiesa quando celebra quell’eroica carità dei santi nella quale riconosce anzitutto un raggio puro dell’Amore di Dio, fonte di ogni santità. Nell’ora drammatica del tradimento, Gesù sorprende i discepoli con un annuncio che costituisce una novità assoluta, impensabile, “impossibile”: il comandamento di amare con il cuore stesso di Dio, senz’ombra di risentimento, di scoraggiamento, di timore per la propria vita, mantenendo integro lo slancio anche incontro alla morte: “come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Come se dicesse loro: “conoscete la generosità estrema del mio Amore per voi, a confronto del quale il vostro per me è come una nube del mattino. Ebbene, io vi lascio in eredità il mio Amore, ve lo dono come un farmaco d’immortalità: prendetelo, nutritevene e vi sentirete davvero liberi, conoscerete la vera la gioia di dare piuttosto che di ricevere, e avrete la forza di consegnarvi liberamente alla passione che vi attende. La piccola onda del vostro voler bene, diventerà la marea del mio Amore, capace di travolgere ogni resistenza, di far scaturire dall’odio omicida la Vita che vince la morte, di distruggere le opere del diavolo senza che nemmeno un capello del vostro capo abbia a perire”. Meravigliosa notizia! Stupendo trapianto di Cuore! Ma ora ci chiediamo: cosa significa il fatto che Gesù “comanda” ciò che intende donarci? E’ chiaro che l’amore non si può comandare, tuttavia, essendo l’amore l’unico antidoto efficace contro il veleno mortale dell’odio, esso è certamente “obbligatorio” se si vuole salvare la vita. Vediamone un mirabile testimonianza. Il comandante che stava di fronte a san Massimiliano Kolbe, ad Auschwitz, aveva ordinato la morte per fame di un prigioniero. Quell’ordine di morte risuonò nel cuore del sacerdote polacco come un comandamento dell’amore divino: darai la vita al suo posto! Allora scattò in lui il “comandamento nuovo” ricevuto da Gesù, ed egli obbedì offrendosi prontamente. Disobbedì all’ordine che vietava ai prigionieri di muoversi, fece dei passi avanti, chiese all’aguzzino di accettare l’incomprensibile scambio. E il comandante “fu costretto” a obbedire, e l’Amore vinse l’odio e la morte, non solo nel bunker della fame e della sete, ma nell’intero campo di concentramento dove la notizia dilagò come una fontana che sgorga nel deserto e fa germogliare la vita. Ora, se nel cuore di padre Massimiliano ci fosse stata solo benevolenza umana e compassione per quell’uomo, egli si sarebbe comportato come gli altri prigionieri e non avrebbe udito e seguito l’imperativo categorico dell’Amore di Cristo: dare la vita per lui! Tornando agli apostoli, vediamo che l’Amore di Gesù era risorsa assolutamente necessaria per iniziare e portare a compimento l’immane opera loro affidata: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli…, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato...” (Mt 28,19s). Previsioni di umano successo per una simile impresa non ce n’erano, al contrario: ogni realistica supposizione di persecuzioni e difficoltà di ogni genere non poteva che sottostimare la realtà futura. Comprendiamo perciò la necessità di possedere un’energia interiore tanto grande da non intimidirsi nemmeno di fronte al martirio, anzi da desiderarlo come si desidera la vita. Tutto questo poteva accadere solo in nome e per amore dell’amato Signore crocifisso e risorto, come grida Paolo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità,il pericolo, la spada? Come sta scritto: “Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello”. Ma in tutte queste cose noi siamo stravincitori grazie a colui che ci ha amati” (Rm 8,35-37). Alla luce di questo grido d’amore totale del persecutore trasformato in apostolo, torniamo al “comandamento nuovo” dato da Gesù ai Dodici in vista della loro missione al mondo intero. Voglio qui sottolineare queste parole: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello” (citate dal salmo 44/43, v. 23). Esse sembrano indicare a noi, oggi, l’ambito missionario cui il Signore ci invia: risuonano come la voce di quelle migliaia e migliaia di esseri umani che vengono messi a morte ogni giorno nel grembo delle loro madri e nei laboratori, vittime di quella “congiura contro la vita” che Giovanni Paolo II ha riconosciuto e denunciato quale ambito centrale e cruciale della “grande lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre” (“Evangelium vitae” nn. 12 e 104). Paolo dice “per causa tua”, e sembra così orientarci alle parole conclusive dell’enciclica circa l’equivalenza tra “il rifiuto della vita dell’uomo, nelle sue diverse forme, e il rifiuto di Cristo” (E.V., n.104). Il tragico destino di ognuno di questi figli dell’uomo riguarda Cristo in prima persona, poichè Egli ha detto: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me” (Mt 25,40). Perciò i credenti in Lui, non solo sono specificamente interpellati, ma dovrebbero considerare la “causa della vita” (E.V., n. 105) questione essenziale e pietra angolare di quella nuova evangelizzazione del III millennio per la quale il Papa ha deciso di creare un nuovo “ministero” (il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione). Riconosciamo allora anzitutto che “..la vera questione morale del nostro tempo, in Italia e in molti altri Paesi è ..quella dell’aborto. Milioni di donne nel mondo decidono di porre fine alla vita che cresce nel loro grembo; milioni di piccoli esseri umani vengono eliminati prima di potere vedere la luce del sole; milioni di donne e famiglie soffrono di questa profonda lacerazione..è in gioco la nostra stessa concezione dell’essere umano e della sua dignità universale” (Padre G. Miranda, “Aborto: la vera questione morale del nostro tempo”, ZENIT 25 aprile 2010). Allora è chiaro che le sfide di questa seconda e nuova evangelizzazione, dal momento che sembrano persino più formidabili di quelle affrontate dagli apostoli all’inizio della prima, non potranno essere vinte senza l’infinita risorsa del “comandamento nuovo” di Gesù, dono e compito dato a noi nel sacramento dell’Eucaristia: “L’Eucaristia ci attira nell’atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo stabile il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. (…) Nell’Eucaristia l’Agape di Dio viene a noi corporalmente per continuare il suo operare in noi e attraverso di noi. Solo a partire da questo fondamento cristologico-sacramentale si può capire correttamente l’insegnamento di Gesù sull’amore. Nel culto stesso, nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare a propria volta gli altri...: l’amore può essere “comandato” perché prima è donato” (Enciclica “Deus Caritas Est”, n.14). Assolutamente vero e confortante,..ma le cose non sono così semplici ed automatiche, come appare dall’esempio stesso dei discepoli. Essi, infatti, poco dopo aver ricevuto il Corpo del Signore, lo abbandonarono tutti. Oggi, ad esempio, lo scandalo degli abusi sessuali del clero (una condotta che si colloca ai più odiosi antipodi dell’amore del Signore), mette in crisi la fede stessa nell’Eucaristia (da noi celebrata quale sacramento che “fa’ la Chiesa”), nonostante la stragrande maggioranza dei sacerdoti continui a dare splendida testimonianza dell’Amore di Cristo. In verità, poi, un gran numero di fedeli che pur si nutre ogni giorno del Corpo di Cristo, confessa la propria impotenza a superare i dinamismi istintivi del comportamento e del carattere, spesso dolorosamente contrari al rispetto e all’accoglienza del prossimo. Così la parola del “comandamento nuovo”, nel concreto quotidiano sembra vanificata anche da coloro che dovrebbero testimoniarne al mondo la potenza trasformante.

Quali le cause e quali i rimedi? Benedetto XVI ha recentemente indicato, al riguardo, alcuni punti estremamente significativi:

- “Ricordino (i ministri ordinati) che il sacerdote continua l’opera della Redenzione sulla terra;

- sappiano sostare volentieri davanti al tabernacolo;

- aderiscano totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi severa;

- si rendano disponibili all’ascolto e al perdono;

- formino cristianamente il popolo loro affidato;

- coltivino con cura la fraternità sacerdotale” (al “Regina Caeli” del 25/04/2010).

Al centro di tutte queste esortazioni ce n’è una dalla quale tutto il resto dipende, in quanto necessaria per l’unione con Dio: l’ “ascesi severa”. Sorprende l’uso di questo aggettivo, severa. Esso avrebbe fatto gioire il santo curato d’Ars, ma suscita certamente perplessità in moltissimi sacerdoti, religiosi e laici d’oggi. Eppure l’indicazione è chiara: se si vuole aderire totalmente alla propria vocazione e missione è necessaria un’ascesi severa. Ciò non significa mortificazioni fuori luogo e fuori tempo, ma semplicemente non voler nulla che non sia volontà di Dio, nemmeno una sigaretta. Se infatti, anche in una piccola cosa, la mia volontà intende opporsi alla volontà di Dio, la conseguenza sarà l’impossibilità di quella adesione totale a Lui che Gli permette di compiere in me “grandi cose”, con la conseguenza negativa di trovarmi tristemente vulnerabile su tutto l’ambito dei sensi, non ostante l’Eucaristia quotidiana. Ogni battezzato, per essere mosso liberamente dallo Spirito del Signore, non deve rimanere volontariamente legato nemmeno ad un “filo” di abitudine disordinata davanti a Dio, come insegna un Dottore della Chiesa: “Finchè dura quest’abitudine, infatti, è impossibile che l’anima possa progredire nella perfezione, anche se commettesse imperfezioni di poco conto. Poco importa che un uccello sia legato a un filo sottile o grosso; anche se sottile, finchè sarà legato, è come se fosse grosso, perché non gli consentirà di volare. E’ vero che è più facile spezzare il filo sottile; ma anche se facile, finchè non lo spezza, non vola. Il peggio è che, a causa di quell’affetto, non solo non progrediscono, ma tornano indietro, perdendo ciò che in tanto tempo e a prezzo di grande fatica avevano guadagnato. Si sa infatti che in questo cammino non andare avanti equivale a tornare indietro e non guadagnare è come perdere. Chi non ha cura di riparare anche la più piccola screpolatura del vaso, perderà tutto il liquido in esso contenuto” (S. Giovanni della Croce, “Salita del Monte Carmelo”, 11, 3-5). - padre Angelo del Favero - Zenit -

 
 
 

MAGGIO - MESE DI MARIA

Post n°3492 pubblicato il 30 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Carissimi Innamorati di Maria, ci avviciniamo a maggio, il mese dedicato in modo particolare alla nostra Mamma Celeste. Padre Pio, grandissimo devoto di Maria, una volta così scrisse al suo direttore spirituale : "Che gioioso mese è il mese di Maggio! E’ il più bello dell’anno. Come predica bene le dolcezze e le bellezze di Maria! Innumerevoli benefici ha fatto a me questa cara Mammina! Quante volte le ho confidato le penose ansie del mio cuore agitato e quante volte mi ha consolato! Il mese di maggio per me è il mese di grazie! Questa cara Mammina seguita a prestarmi premurosamente le sue materne cure, specialmente in questo mese." Per noi Innamorati questo mese deve essere un gioiso dono alla nostra Mamma! Siamo chiamati a perfezionarci nell' invocare,amare ed imitare Maria attraverso la nostra consacrazione a Lei. Invocare Maria

Maria è la nostra mamma buona e tenera. Come siamo fortunati ad avere una Mamma così! È talmente caritatevole, da non respingere mai nessuno che invochi la sua intercessione, per quanto peccatore sia. E' così potente, da non ricevere mai un rifiuto alle sue domande. Le basta presentarsi davanti a suo Figlio per pregarlo e subito Gesù le concede grazie su grazie, perché sempre si lascia vincere dalle preghiere della sua carissima Mamma. Amare Maria

Amare non solo col cuore, con i sentimenti... come Gesù ci dice nel Vangelo "chi mi ama compie la volontà del Padre mio" così anche Maria ci dice ... chi mi ama compie la volontà del Padre... ecco come amare Maria diventa amare Dio, cioè compiere la volontà del Padre, realizzare il disegno che Dio ha su di noi, santificandoci. Imitare Maria, ovvero consacrarsi a Lei

Il mezzo più efficace per entrare nell'intimità e comunione perfetta con la Santissima Trinità è senza dubbio la presenza e l'intercessione di MARIA.
Con Maria noi non contempliamo più Dio con i nostri occhi, per quanto purificati e redenti dalla Grazia, ma lo contempliamo con gli occhi di MARIA! Non ameremo più Gesù col nostro cuore diviso, ma lo ameremo col Cuore e con l'Amore puro di Sua Madre, e così ogni altra cosa che offriremo a Gesù, la farà Maria in noi, e l'offerta sarà perfetta e in perfetta comunione con Lui perchè Gesù non guarderà più noi ma guarderà Sua Madre in noi!!
Questo è il miracolo della CONSACRAZIONE.

Maria, oltre che essere giustamente definita la "Sposa dello Spirito Santo" è in realtà la vera "Sposa di Cristo", perchè intimamente e misteriosamente unita al Figlio non solo da vincoli di maternità carnale, ma anche e soprattutto dalla Sua adesione e obbedienza purissima (perchè Lei è l'Immacolata) alla Parola e alla Volontà di Gesù. Ricordate Gv 14,23:
<e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui>>
Gesù ha preso dimora nel seno e nel Cuore della Purissima facendola Sua Sposa per sempre:
<perchè il Signore si compiacerà di te...
...come gioisce lo sposo per la sposa,così il tuo Dio gioirà per te>> (Is 62,4-5).

Con la Consacrazione a Maria,la Madonna vuole renderci come Lei:fratelli, sorelle, spose e madri del Suo Figlio:
<>(Mc 3,35)

Consacrarsi significa offrire tutte la nostra vita e il nostro essere a Maria, riconoscendoLa come Regina assoluta di tutto noi stessi, dei nostri beni spirituali e materiali, dandoLe pieno diritto di disporre di noi secondo la Sua Volontà, e rinunciando a noi stessi in tutto.
Buon mese mariano cari Innamorati! - Innamorati di Maria -

 
 
 

29 APRILE: SANTA CATERINA DA SIENA VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA, PATRONA D'ITALIA

Post n°3491 pubblicato il 29 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lo si dice oggi come una scoperta: "Se è in crisi la giustizia, è in crisi lo Stato". Ma lo diceva già nel Trecento una ragazza: "Niuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia". Eccola, Caterina da Siena. Ultima dei 25 figli (con una gemella morta quasi subito) del rispettato tintore Jacopo Benincasa e di sua moglie Lapa Piacenti, figlia di un poeta. Caterina non va a scuola, non ha maestri. Accasarla bene e presto, ecco il pensiero dei suoi, che secondo l’uso avviano discorsi di maritaggio quando lei è sui 12 anni. E lei dice di no, sempre, anche davanti alle rappresaglie. E la spunta. Del resto chiede solo una stanzetta che sarà la sua “cella” di terziaria domenicana (o Mantellata, per l’abito bianco e il mantello nero). La stanzetta si fa cenacolo di artisti e di dotti, di religiosi, di processionisti, tutti più istruiti di lei. E tutti amabilmente pilotati da lei. Li chiameranno “Caterinati”. Lei impara faticosamente a leggere, e più tardi anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi messaggi è dettata. Con essi lei parla a papi e re, a cuoiai e generali, a donne di casa e a regine. Anche ai "prigioni di Siena", cioè ai detenuti, che da lei non sentono una parola di biasimo per il male commesso. No, Caterina è quella della gioia e della fiducia: accosta le loro sofferenze a quelle di Gesù innocente e li vuole come lui: "Vedete come è dolcemente armato questo cavaliero!". Nel vitalissimo e drammatico Trecento, tra guerra e peste, l’Italia e Siena possono contare su Caterina, come ci contano i colpiti da tutte le sventure, e i condannati a morte: ad esempio, quel perugino, Nicolò di Tuldo, selvaggiamente disperato, che lei trasforma prima del supplizio: "Egli giunse come uno agnello mansueto, e vedendomi, cominciò a ridere; e volse ch’io gli facessi il segno della croce". Va ad Avignone, ambasciatrice dei fiorentini per una non riuscita missione di pace presso papa Gregorio XI. Ma dà al Pontefice la spinta per il ritorno a Roma, nel 1377. Parla chiaro ai vertici della Chiesa. A Pietro, cardinale di Ostia, scrive: "Vi dissi che desideravo vedervi uomo virile e non timoroso (...) e fate vedere al Santo Padre più la perdizione dell’anime che quella delle città; perocché Dio chiede l’anime più che le città". C’è pure chi la cerca per ammazzarla, a Firenze, trovandola con un gruppo di amici. E lei precipitosamente si presenta: "Caterina sono io! Uccidi me, e lascia in pace loro!". Porge il collo, e quello va via sconfitto. Deve poi recarsi a Roma, chiamata da papa Urbano VI dopo la ribellione di una parte dei cardinali che dà inizio allo scisma di Occidente. Ma qui si ammala e muore, a soli 33 anni. Sarà canonizzata nel 1461 dal papa senese Pio II. Nel 1939 Pio XII la dichiarerà patrona d’Italia con Francesco d’Assisi. E nel 1970 avrà da Paolo VI il titolo di dottore della Chiesa. La festa delle stigmate di S. Caterina è, per il solo ordine domenicano, il 1° aprile.

PREGHIERA A SANTA CATERINA DA SIENA PATRONA D'ITALIA

O sposa del Cristo, fiore della patria nostra.
Angelo della Chiesa sii benedetta.
Tu amasti le anime redente dal Divino tuo Sposo: come Lui spargesti lacrime
sulla Patria diletta; per la Chiesa e per il Papa consumasti la fiamma di tua vita.
Quando la peste mieteva vittime ed infuriava la discordia, tu passavi Angelo buono di Carità e di pace. Contro il disordine morale, che ovunque regnava, chiamasti virilmente a raccolta la buona volontà di tutti i fedeli. Morente tu invocasti sopra le anime, sopra l'Italia e l'Europa, sopra la Chiesa il Sangue prezioso dell'Agnello. O Caterina Santa, dolce sorella patrona Nostra, vinci l'errore, custodisci la fede, infiamma, raduna le anime intorno al Pastore.
La Patria nostra, benedetta da Dio, eletta da Cristo, sia per la tua intercessione vera immagine della Celeste nella carità nella prosperità, nella pace. Per te la Chiesa si estenda quanto il Salvatore ha desiderato, per te il Pontefice sia amato e cercato come il Padre il consigliere di tutti. E le anime nostre siano per te illuminate, fedeli al dovere verso L'Italia, l'Europa e verso la Chiesa, tese sempre verso il cielo, ne Regno di Dio dove il Padre, il Verbo il Divino amore irradiano sopra ogni spirito eterna luce, perfetta letizia.
Così sia.
Autore: Domenico Agasso www.santiebeati.it - [Innamorati di Maria)

 
 
 

DROGHE INGANNEVOLI. GIOVANI IN PERICOLO

Post n°3490 pubblicato il 29 Aprile 2010 da diglilaverita
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Deodorano e/o... sballano, costando quattro soldi: cosa chiedere di più? Smart drug le chiamano, che suona giovane e psichedelico: sono una nuova frontiera per dare più lavoro agli ospedali. Pulita, facile e, per gli smart shop, i negozi dove si acquistano, assai remunerativa: pulita perché legale, facile perché l’obiettivo prevede quasi solo ragazzini fra 13, 14 e al più 18 anni, assai remunerativa perché garantisce un bel po’ di soldi. Per carità, tutto in piena regola, almeno finora: prendiamo l’Infinity (dodici euro al grammo e chiunque può mettersela in tasca), un deodorante, un «profumatore d’ambiente» il cui aroma «potrebbe donare alcune ore di piacevoli sensazioni di contatto e armonia con la natura», suggerisce il sito www.alchemico.com, naturalmente invitando a usarlo secondo le sue finalità. Peccato che anche i muri degli smart shop ormai sappiano come in realtà i giovanissimi lo acquistino per fumarlo (o sniffarlo) e che i suoi effetti risultino fino a dieci volte più potenti di quelli della cannabis.
Certo, ci si può sballare anche sniffando colla o la benzina nel serbatoio del motorino. Però né la prima, né la seconda si trovano in uno dei 157 negozi in Italia (e nei loro siti internet) che vendono – sempre legalmente – anche ogni genere di kit e pipette per sniffare e fumare, semi, prodotti e manuali per la coltivazione casalinga e accurata della marijuana, della canapa indiana e di funghi allucinogeni (comprese lampade per tenere alla giusta temperatura le piantine). Tutto l’occorrente dunque per il fai-da-te dello sballo: dal primo all’ultimo passaggio. In vendita si trovano dunque sostanze pubblicizzate dunque miscele aromatizzanti per l’ambiente, ma anche semi di piante tropicali che provocano allucinazioni e si comprano legalmente. Appunto, una variegata gamma delle smart drug (o bio-droghe, all’italiana), letteralmente "droghe furbe". E serve a poco rincorrere le sostanze con le attuali velocità e capacità. "Spice" e "N-Joy", profumatori d’ambiente fumati e inalati da chi è in cerca di sballi legali, da pochissimo sono state inserite nelle tabelle ministeriali delle sostanze stupefacenti, tuttavia hanno già un erede in commercio e sul mercato. Si chiama "Infinity" ed è un mix di piante esotiche e sostanze aromatiche con tutte le carte in regola, visto che è sostanza molto simile alle precedenti, dalle quali differisce solo nella formula chimica, ancora più potente che in passato. Per i tossicologi questa "tecno-cannabis" – cioè riprodotta artificialmente in laboratorio – «si lega agli stessi recettori cerebrali dei cannabinoidi con effetti analoghi o superiori a quelli del Tch, il principio attivo presente in ogni spinello». Ma, soprattutto, ha effetti collaterali e ricadute sulla salute ancora sconosciuti. E neppure è rilevabile nelle urine e nel sangue. Intanto gli smart shop sanno come mettere (legalmente) le mani avanti: «Non intendiamo istigare o favoreggiare l’uso delle sostanze vietate dalla legge, ma esclusivamente informare la clientela secondo il legittimo diritto di libera manifestazione del proprio pensiero sancito dalla Costituzione». Così vendono cartine di ogni tipo e narghilé, le pipe della tradizione africana, serre e lampade, concimi e fertilizzanti e vasche d’irrigazione per coltivare i semi di marijuana. E la "clientela" – quando non finisce in ospedale come i sei casi solamente nel marzo scorso – ringrazia.

«A 14 anni nel baratro. Non cedete alle sirene»

Venne fuori la voce che all’Alchemico, a Riccione, si vendeva quella roba, noi già ci facevamo le canne...», racconta Franca (nome di fantasia, ndr, 22 anni, cesenate, minuta e carina. Mentre ti guarda dritto negli occhi. Perché di sbagliare poteva capitare – può capitare – a chiunque: specie a una ragazzina di 14 anni, specie se il papà non l’ha conosciuto perché abbandonò la madre quando rimase incinta. «Spesso, la mattina marinavamo la scuola, prendevamo il treno per Riccione e andavamo a comprarla» quella roba. La salvia divinorum (oggi fuorilegge): «Ci avevano detto che era un allucinogeno molto potente e che era legale». Avevano detto loro il vero: da 5 a 25 euro di spesa e lo sballo era servito. «Poi non rimanevamo a Riccione – continua Franca – tornavamo a Cesena, ci sedevamo ai giardinetti vicino alla scuola, fumavamo la salvia, bevevamo tantissimo e stavamo lì...». Tre, quattro, cinque ore. I soldi? «A quell’età spacciavamo un po’ di fumo. E io comunque lavoravo: in un ristorante e, a volte, in uno studio fotografico». Stessa storia altre volte, però di sera: «Andavamo a ballare dalle parti di Rimini o di Riccione, prima passavamo dall’Alchemico», che per mantenere florido il business aveva «un distributore automatico» nelle ore di chiusura. Alchemico, cioè una catena di negozi dalle insegne accattivanti e colorate, che da un bel pezzo vendono – legalmente – deodoranti ambientali, ma anche cibi, oggetti, semi, libri e quanto fa parte della "cultura" delle sostanze psicoattive: hanno il deposito a San Marino e punti vendita a Milano, Bologna, Trieste, Latina, Rimini e, appunto, Riccione. «Noi coltivavamo l’erba, grazie ai semi che compravamo all’Alchemico». Il punto era per Franca lo sballo, né più, né meno. Unica alternativa allo «stare male», come definisce e ricorda quegli anni: «Io conoscevo soltanto lo sballo e quello mi andava bene. Ero anche molto distruttiva, sempre portata agli eccessi. Non capivo che era pericoloso, sebbene più tardi, forse verso i 15 anni, me ne rendevo conto». Non importa. Non serve. Franca non si ferma. Via via manda giù o sniffa o s’inietta «tutto»: dall’eroina alla cocaina, dall’ecstasy alle droghe sintetiche, dagli acidi, alle pasticche, ai funghi allucinogeni. Spesso due o tre insieme. «Di un anno non ricordo quasi niente, perché ci facevamo di continuo»: quello fra i 16 e i 17.
Alla fine, ad un soffio dal baratro, smette. «Già volevo farlo, perché una ragazza che era nel mio giro, con la quale ero sempre insieme, andò in overdose e la ricoverarono in ospedale». Non tocca solo a lei, ma anche ad altri, che via via crollano, perché ogni fisico ha un limite. Neanche questo basta. Un giorno, quando frequenta la quinta superiore, la madre scopre che a scuola non va praticamente più da tanto tempo: «Tanto, quando andavo, due ore dormivo, due ore vomitavo e due ore ero in astinenza». La mamma scopre tutto, dall’inizio alla fine: «Le dissi – spiega Franca –: "Se non mi credi, guardami le braccia". Quasi svenne a vedere quanti buchi». Da lì a San Patrignano il passo fu meno che breve. «Anche la mia amica era finita in una comunità, lei ce la spedirono appena uscita dall’ospedale, nemmeno la fecero passare da casa». Cosa pensa Franca, adesso, degli smart shop? «Nell’incoscienza, nel voler strafare che può prenderti a quattordici, quindici anni, sono un buon ingresso in un certo mondo. Un ingresso molto facile». Eppure, in quelli italiani ogni giorno vanno centinaia, migliaia di ragazzini: che cosa direbbe loro, se potesse? «Tirate dritto davanti a quei negozi. Senza entrarci. Perché se cominci, poi smetti o ti droghi pesantemente, non c’è via di mezzo. Ma non ascolterebbero». -di Pino Ciociola - segnideitempi -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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