ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 01/12/2009

IN EUROPA POCHE MOSCHEE? FALSO ECCO TUTTI I NUMERI

Post n°2723 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un recente studio, presentato ieri a Bruxelles ai sindaci delle maggiori città europee, dimostra che esiste un luogo di culto ogni 1840 musulmani. Come nei paesi islamici. E tra chiese e cristiani il rapporto è lo stesso. Forse vale la pena di ricordare quanto, pochi giorni fa, ha affermato

il Cardinale Vinko Puljić, Arcivescovo di Sarajevo e Presidente della Conferenza Episcopale Bosniaca: "I petrodollari aiutano a costruire molte moschee e centri islamici e provocano un cambiamento di mentalità: contro il cristianesimo e specialmente contro i cattolici". "A fine ottobre, il Ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha detto a Sarajevo che lo scopo della politica turca è la nuova ascesa dell’impero ottomano nei Balcani, come nel XVI secolo: nessuna voce in Europa e in America si è levata in segno di protesta. A Fiume e a Colonia si dà il permesso per costruire le moschee e questo è giusto, ma perché nessuno guarda a come vivono i cattolici a Sarajevo o in Turchia? Occorre affermare la reciprocità, non contro qualcuno, ma positiva, per il bene di tutti".

 

Quando i salottieri europei, anche cattolici, la finiranno di chiudere gli occhi davanti alla realtà?

I luoghi di culto islamici in Europa, comprese le moschee, sono pochi? Niente di più falso. Se si calcolano anche le musalla, le stanze di preghiera ricavate in maniera carbonara, esiste già un luogo di culto ogni 1.840 musulmani. Un dato che non si allontana di molto dai numeri delle parrocchie cristiane e dalle moschee nel mondo musulmano. Dall’Inghilterra alla Grecia passando per Spagna, Francia, Italia, Austria, Germania, Belgio, Olanda, Danimarca e Paesi del Nord esistono 9.090 moschee e luoghi di culto islamici per una popolazione musulmana di 16,56 milioni. Se ci aggiungiamo la Bosnia arriviamo a 10.957, in pratica un posto dove genuflettersi verso la Mecca ogni 1.650 abitanti. «Un dato che appare sorprendente di fronte alla generica convinzione che i luoghi di culto islamici siano numericamente pochi» si legge nella ricerca, fresca di stampa, «Conflitti sulle moschee in Europa. Problemi politici e tendenze» di Stefano Allievi docente di sociologia a Padova. Lo studio finanziato dalla Network european foundation, consorzio delle più importanti Fondazioni private del vecchio continente, è stato presentato ieri a Bruxelles ai sindaci delle maggiori città europee. Dopo il "no" ai minareti della Svizzera si è parlato di colpo alla libertà religiosa, ma in realtà i luoghi di preghiera islamici spuntano come funghi in mezza Europa, anche se le moschee vere e proprie, con tanto di minareti, sono poche. Il grosso è rappresentato da stanze, appartamenti, scantinati, garage e centri islamici per i seguaci di Maometto. In Italia, con una popolazione musulmana di 3,4 milioni, i luoghi di culto musulmani sono 749. In gran parte nel Nord e in Emilia Romagna sono 104, nonostante il ministero degli Interni ne abbia ufficialmente registrato poco meno di 300. Le moschee sono tre: quella in disuso di Catania, quella di Segrate alle porte di Milano e il Centro islamico culturale di Roma inaugurato nel 1995. Altre 5 sono in fase di progettazione o di costruzione, spesso fra mille polemiche, come quella di Colle val d’Elsa, in Toscana. Nei 14 Paesi europei analizzati nella ricerca «Conflitti sulle moschee» la Bosnia, con il 40% della popolazione di fede islamica, è ovviamente un caso a parte. Mentre è la Germania a detenere il primo posto fra i Paesi «occidentali» con 2.600 luoghi di culto islamici. Grazie agli immigrati turchi è il secondo Paese europeo per popolazione musulmana (7,2 milioni). Non solo: i tedeschi ospitano 66 moschee e altre 200 sono in costruzione o in fase progettuale. La Francia, però, ha il primato occidentale nel vecchio continente con un numero di moschee fra le 100 e le 200, mentre altre 60 sono in costruzione. In compenso i luoghi di culto musulmani sul territorio francese risultano ben 2.600 con l’8% di popolazione islamica. L’Olanda, che un tempo finanziava la costruzione di minareti, ha voltato pagina dopo l’omicidio del regista Theo van Gogh. Sul territorio olandese ci sono comunque 100 moschee, altre 15 progettate e 432 luoghi di preghiera islamici. La Gran Bretagna, dove il terrorismo in franchising ispirato ad Al Qaida fa proseliti, i dati non sono precisi. Si contano fra 850 e 1.500 luoghi di preghiera, dei quali un massimo del 20% sono vere e proprie moschee. I Paesi del nord Europa, nonostante lo stereotipo della tolleranza, hanno non pochi problemi. In Danimarca esiste il doppio dei luoghi di culto islamici (115) rispetto alla Svezia, nonostante la popolazione musulmana sia la metà. Dalla ricerca sulle moschee in Europa emerge che nei 14 Paesi studiati vivono oltre 18 milioni di musulmani con 10.957 luoghi di preghiera. In pratica una musalla o moschea ogni 1.650 maomettani. Secondo Allievi, autore della ricerca, «in Europa non c’è un problema di libertà religiosa per i musulmani. Anche se in alcune aree specifiche, come il Veneto e Lombardia, esistono una cinquantina di casi contrari». I dati comunque dimostrano che i luoghi di culto islamici sono in espansione nonostante il "no" svizzero. «Me l’aspettavo, anche se nelle città come Zurigo, dove esistono già i minareti, hanno vinto i "sì" - ha spiegato Allievi -. In Europa i luoghi di culto islamico continueranno comunque ad aumentare seppure in percentuale minore rispetto al passato. Quando si apre una moschea la clientela non manca mai». - Fausto Biloslavo - Fattisentire -

 
 
 

GIOVANNI PAOLO II: IL MISTERO DI UN UOMO INNAMORATO DI MARIA

Post n°2722 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La beatificazione di Giovanni Paolo II , ci dicono, potrebbe essere addirittura nell’autunno del prossimo anno, anche se non è ancora certo. Non posso dire che mi abbia colpito la notizia del procedere spedito dell’iter previsto. Cardinali e teologi della Congregazione per le cause dei santi hanno aperto il passo per il decreto sulle virtù eroiche di Karol Wojtyla. E questa tappa rilevante mi fa tornare alla mente i tanti anni in cui ho avuto la possibilità di vedere da vicino il modo d’essere e di fare di Giovanni Paolo II, e di poter toccare con mano quello che adesso sarà sanzionato come santità. Certamente, delle sue virtù sapremo qualcosa di esauriente quando usciranno gli atti nella loro interezza, e potremo leggere così il resoconto delle testimonianze. Ma il ricordo personale, inevitabilmente parziale e soggettivo, si accompagna talmente tanto alle notizie relative ai talenti intellettuali e morali che ho visto presenti nella persona, che mi pare quasi impossibile non parlarne. La ricostruzione delle virtù di Giovanni Paolo II apre la domanda fondamentale su che cosa sia stata in lui la santità. È una domanda legittima, perché non esiste santità in generale. Non esiste una santità cioè senza la singolarità di ogni santo, e senza le virtù normali e visibili attribuibili a qualcuno. Il carattere individuale si mescola al lento lavoro di raffinamento che si compie in lui per tutta la vita, fino a costituire un capolavoro concreto ed esemplare, a noi non sempre del tutto chiaro e decifrabile La risposta specifica alla domanda relativa alla santità di Giovanni Paolo II direi che non si allontana molto dell’idea che la gente si è formata di lui. Karol Wojtyla era nel privato esattamente come lo si vedeva in pubblico: un uomo innamorato, un cristiano che guardava oltre se stesso. Perciò, non è difficile argomentare in suo favore. La sua peculiarità personale appariva principalmente nel suo rapporto diretto con Dio. Per questo la sua spiritualità era attraente e magnetica, quasi normalmente apostolica e costantemente convincente. Sia che soffrisse e sia che ridesse - e delle due cose era ugualmente maestro ed allievo eccellente - egli non aveva un rapporto speculativo con una divinità distante e trascendente. Nella sua giornata stare con Dio era la più grande passione, la più intensa priorità e, insieme, la cosa più normale del mondo. Come affermava già San Giovanni della Croce - non a caso autore da lui sempre molto apprezzato - la relazione tra Dio e l’anima è quella di due amanti. Dio non è un codice in cui esprimere una credenza, ma una Persona a cui credere, in cui sperare e con cui vivere un amore intenso, fedele, reciproco, per tutta la vita. A Dio si può affidare la propria esistenza. Ad un codice morale neanche una giornata. Questa straordinaria concretezza, congeniale al suo modo d’essere molto diretto ed immediato, è la vera essenza della sua religiosità cristiana, della sua santità di vita. L’architrave del castello era la vita ordinaria, interamente inserita in Dio e intensamente scandita dalla presenza di Dio. Operativa e orante, sotto il medesimo riguardo.
In Wojtyla non vi era la minima manifestazione di manierismo e di retorica pseudo mistica. Non c’erano nelle sue devozioni altro che il rigore della carità, la dedizione consapevole e partecipe della persona a quanto conta veramente per lei. A Giovanni Paolo II non premeva apparire buono. Forse avrebbe preferito - se si può parlare così, cosa di cui non sono del tutto sicuro - non esserlo piuttosto che fingere. Benché sapesse di essere osservato dal mondo, il suo impegno costante era aprire tutto il suo cuore alle richieste che venivano direttamente da Dio. Come ha spiegato Sant’Agostino nel De magistro «colui che viene chiamato e che insegna è Cristo che abita nell’uomo interiore». In Wojtyla questa sicurezza non è mai venuta meno nelle tante difficoltà - e nelle tante gioie - che si è trovato ad affrontare.
Credo di aver capito realmente quale debba essere il rapporto cristiano con Gesù, quando ho visto il modo in cui egli si rivolgeva al Crocifisso, nella concreta sicurezza di un guardarsi spirituale reciproco. Dio non era per lui l’autore distaccato di un’anima estranea e indifferente, ma una Persona che ha creato la propria persona - quella di Giovanni Paolo II; una Persona con cui poter parlare personalmente e a cui dire perfino «Alle volte non ti capisco!». Una Persona, però, da cui non potersi - né volersi - separare, perché legata da un rapporto più intimo con l’anima di quello che ciascuno ha con se stesso.
Una volta, credendo di essere solo nella sua cappella, l’ho visto cantare mentre fissava lo sguardo sul Tabernacolo. Non intonava, certamente, un tema liturgico, ma stornellava in polacco canzoni popolari. Mi è venuto in mente di nuovo Sant’Agostino, il quale affermava che «cantare è pregare due volte». Nonostante tutto, non voglio assolutamente dire che vi fosse dell’ingenuità o, peggio ancora, della ritualità banale nel rapportarsi con tale spontaneità a Dio. Semmai, vi era concretezza e coinvolgimento anche sentimentale nella sua devozione. Mi sembrava - almeno questo veniva alla mia mente - che in lui trasparissero, al contempo, la ricchezza intellettuale di un teologo e l’innocenza spontanea di un bambino. Queste due dimensioni non erano due tappe distinte di un diverso cammino, ma un’unica melodia composta da suoni diversi armoniosamente fusi in un solo atteggiamento e in una sola espressione di amore. Un lato peculiare del suo atteggiamento spirituale mi ha sempre colpito. Giovanni Paolo II non era un ascetico moralista, e neanche un esibizionista di eroismi accessori e inutili. Il suo modo di fare non era l’arduo itinerario apatico di uno stoico. Le sue mortificazioni erano solo il modo stimolante ed efficace di unirsi alla passione di Gesù, di partecipare insieme a Lui alle gioie e ai dolori che chiunque ama condividere con la persona che seriamente ama nel profondo. La sua accortezza sembrava insegnare che è meglio soffrire con Dio che rallegrarsi da solo. Molto spesso per Giovanni Paolo II si trattava soltanto di profittare di qualche occasione offerta dalle vicende quotidiane per offrire a Dio qualche piccolo o grande sacrificio. Rifiutare in aereo il letto preparato per lui nei lunghi viaggi intercontinentali, e dormire invece sul sedile; diminuire il cibo di un pasto, con apparente noncuranza. Oppure, talvolta, rinunciare a bere senza dir nulla e senza dare giustificazioni, unendo pudore e rinuncia in una delicata discrezione personale, che evita strane domande impertinenti. Il fine di tutte queste accortezze sensibili era garantire alla sua anima la perfetta unione con Cristo, la totale disponibilità ad ascoltare il richiamo interiore di Dio, assecondandone la volontà in piena libertà. Mi è capitato, in qualche rara occasione, di trovarlo perfino disteso per terra a pregare. Bastava guardarlo per capire che non vi era un annichilimento di se stesso davanti all’infinita maestà del Creatore, ma il forgiarsi di una sottile analogia, con la quale la grandezza della creatura diveniva tutt’uno con Dio mentre la miseria della creatura pure si univa al Creatore. Se Egli mi si avvicina e si apre a me - sembrava dire la sua vita - è perché io possa rivolgermi a lui allo stesso modo e con la stessa confidenza.
Ecco, in Giovanni Paolo II l’amore per Dio aveva questo volto nitido, estremamente consueto ed estremamente inconsueto al tempo stesso. Uno sguardo penetrante e profondamente cristiano, regolarmente saturo di santità. -di

Joaquin Navarro Valls - apostolidellareginadellapace -

 
 
 

LE NUOVE DROGHE: ANALISI SEMPRE PRONTE, RISPOSTE PURTROPPO IN RITARDO

Post n°2721 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sembra che le stalle vengano chiuse sempre e soltanto dopo che i buoi sono scappati. L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) lo mette (e ammette) nero su bianco, a pagina 11 del suo Rapporto 2009: combattere stili e consumi segnati dalle droghe è come «colpire un bersaglio in movimento». Eppure negli ultimi dieci o quindici anni lo scenario è cambiato poco o niente: non esiste quasi più il "buco" e spararsi in vena l’eroina è fuori moda, l’hashish fa sempre tendenza, cocaina ed ecstasy hanno raggiunto tutti i ceti sociali non fosse altro perché sono ormai alla portata d’ogni portafoglio. Prendete la definizione «nuove droghe» (con cui s’intendono gli stupefacenti sintetici e l’ecstasy), ma soprattutto tenete conto di quanto ancora venga largamente adoperata. Ebbene, si cominciò a sentirla nel 1993 alla Conferenza di Palermo: cioè la bellezza di sedici anni fa. Oppure si può pensare alla differenziazione dei consumi: sempre nel 1993, a giugno, il prefetto Piero Soggiu (allora direttore dei Servizi antidroga), spiegò chiaro e tondo che «il tossicodipendente si rivolge sempre più al consumo di stimolanti e amfetaminici. In questa scelta non è da sottovalutare il fatto che tali sostanze, sotto forma di pasticche, siano più facilmente occultabili». Sono trascorsi oltre tre lustri e l’Oedt ripete nel Rapporto 2009 – come fa da anni – che «le amfetamine e l’ecstasy figurano tra le sostanze illecite più frequentemente utilizzate in Europa». Un altro emblematico ritorno al (lontano) passato? Dieci anni fa – nella Relazione governativa italiana al Parlamento sulle tossicodipendenze del 1999 – si leggeva ad esempio che fra gli utenti dei Sert «è confermata la tendenza degli anni passati», con «la flessione degli eroinomani» e «l’aumento, significativo ma contenuto, di chi fa uso di cannabinoidi e di cocaina». Un’occhiata alla "poliassunzione", poi? Cioè all’abitudine di assumere devastanti mix a base di droghe diverse, alcool e magari caffè (diffusa soprattutto fra i giovanissimi nei fine settimana)? Si legge nella Relazione 2009 dell’Oedt che «oggi, in Europa, i modelli di poliassunzione costituiscono la norma» e che «il consumo combinato di diverse sostanze è responsabile della maggior parte dei problemi o li complica». Però già nella Relazione governativa italiana sulle tossicodipendenze del 2000 veniva sottolineato come «la diffusione di nuovi fenomeni nell’uso di droghe (crescita nell’uso della cocaina fra i giovanissimi, poliassunzione di alcool e droghe) interessa ormai un numero considerevole di giovani e giovanissimi troppo spesso inconsapevoli dei pericoli cui vanno incontro». Morale? Fino agli anni Ottanta, lo scenario sostanziale offerto dalle tossicodipendenze appariva abbastanza nitido: da una parte l’eroina che era la "roba" per emarginati e disadattati, dall’altra la coca che era la "neve" riservata alle tasche e ai nasi dei vip. Poi, coi primi anni Novanta i signori del "mercato" dettano i cambiamenti: i prezzi cominciano a crollare, esplode lo sballo nel weekend e contemporaneamente anche il vizietto di farsi le "canne", si abbassa l’età degli assuntori e le siringhe vanno quasi in pensione. E mentre tutto questo veniva presto messo a fuoco dalle analisi sociologiche, mediche e psicologiche, le risposte offerte da servizi pubblici e privati restavano inesorabilmente inchiodate al vecchio scenario. Ma se attaccare le droghe, è «colpire un bersaglio in movimento», bisognerà pur decidersi a inquadrarlo senza aggiustare la mira ogni quindici anni. Altrimenti continueremo a chiudere le stalle sempre dopo che i buoi ne saranno usciti. Ovvero seguiteremo a contare i morti e, quando va bene, i cervelli bruciati. - Pino Ciociola - apostolidellareginadellapace -

 
 
 

SAN GIOVANNI BOSCO ED IL SOGNO SUL PURGATORIO

Post n°2720 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 a Castelnuovo d’Asti. Figlio di poveri contadini a vent’anni decise di entrare, come esterno, in seminario. Dovendo pagare la pensione mensile, Giovanni dovette lavorare molto pur di racimolare qualche soldo per coprire le spese di vitto e di alloggio. Nelle domeniche e nei giorni festivi egli si dedicava ai giovani. Per loro fondò la "Società dell’allegria", preludio della fondazione dell’Oratorio, stabilendo le basi di uno dei cardini del suo sistema educativo. Ordinato sacerdote il 5 giugno 1841 il giorno dopo celebra la sua prima messa all’altare dell’Angelo custode nella chiesa di san Francesco d’Assisi a Torino. Don Bosco intuì la propria vocazione all’apostolato della gioventù visitando un gruppo di giovani detenuti in carcere. Da quel giorno impegnò ogni sua energia per evitare che tanti giovani si perdessero su strade sbagliate. Fondò l’istituto religioso dei Salesiani e quello femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai quali infuse il suo spirito di amore e di dedizione per l’educazione cristiana della gioventù. Morì a Torino il 31 gennaio 1888. Fu canonizzato il 1 aprile 1934 da papa Pio XI. Il santo è famoso anche per i suoi sogni "profetici". Il 25 giugno del 1867 don Bosco raccontò questo sogno: l’altra sera, prima di assopirmi pensavo al modo di esistere dell’anima nell’altra vita, divisa dal corpo e così mi addormentai. Allora mi parve di udirmi chiamare da una persona ferma sulla via e la quale mi invitasse a vedere quanto desideravo. Arrivammo con la rapidità del pensiero, davanti a un grandioso palazzo, dove entrammo di volo per visitarlo. Rimasto poi senza guida, passai sotto un elegante porticato e quindi salii le scale. Poco dopo mi trovai in un appartamento principesco. Visitai quindi spaziose sale ricche di ornamenti e percorsi lunghi corridoi con una preternaturale rapidità. Entrai finalmente in un grandioso salone, dove vidi maestosamente assiso sopra un seggiolone un Vescovo in atteggiamento di dare udienza. Mi avvicinai rispettosamente a lui, che riconobbi: era un prelato morto due anni prima, ma il suo aspetto era florido e ineffabilmente bello. Il veggente l’ossequiò e poi gli chiese come mai egli si trovasse là. L’interrogato rispose di trovarsi in un luogo di salvamento ma di non aver ancora visto Dio; che quindi si raccomandava ai suoi suffragi. Richiesto quanto tempo dovesse restare ancora nell’attesa di salire al cielo, il Vescovo gli diede da leggere un foglio fregiato di fiori rossi, cerulei, verdi e violetti. Poiché non v’erano parole da leggere su quella pergamena, il vescovo consigliò il veggente di capovolgerla e allora don Bosco vi lesse il numero " 2", perché come gli disse lo stesso Presule, i giudizi divini sono diversi da quelli del mondo. Pregato dal veggente che gli suggerisse qualche buon pensiero per i suoi giovani, il Vescovo rispose: "Dite loro che salvino l’anima, poiché il resto non giova affatto. Per salvarla, bisogna che siano buoni, ubbidienti, modesti e pii; che si confessino bene e si comunichino frequentemente con la massima devozione. Raccomandate loro che non si lascino ingannare dalle apparenze del mondo, poiché tutto è vanità e afflizione di spirito. Dite che coltivino la purezza: la virtù che più splende in paradiso; suggerite che, per praticarla, occorrono ubbidienza, ritiratezza, preghiera e fuga dall’ozio. I giovani credono che i piaceri, le gioie e le amicizie del mondo possono renderli felici e quindi non aspettano che il momento di goder questi piaceri. Si ricordino invece che tutto passa. Si abituino a vedere le cose mondane non come sembrano, ma come sono". Richiesto dal veggente che significato avesse la nebbia la quale velava la vista di molti giovani, l’interrogato rispose: " Siccome la virtù che maggiormente splende in Paradiso è la purezza, così l’oscurità e la nebbia sono prodotte principalmente dal peccato dell’ immodestia e dell’impurità. Esse formano come una densa nube e una nebbia così fitta da togliere la vista e da impedire ai giovani di scorgere il precipizio al quale vanno incontro. Dite perciò loro che conservino gelosamente le virtù della purezza, poiché quanti la conserveranno fioriranno come gigli nella Gerusalemme celeste". Per non dimenticarsi questi salutari consigli, il veggente volò all’oratorio con la rapidità del baleno; ma poi pentito di essersi allontanato dal Vescovo senza chiedergli prima altre spiegazioni, ritornò immediatamente al salone dove lo aveva lasciato, ma lo trovò come giacente in agonia. Sorpreso per questo penoso cambiamento, il Santo gli domandò cosa potesse fare per alleviargli la sofferenza. Allora l’agonizzante gli raccomandò di pregare e di far pregare per lui. Poi una forza superiore lo trasportò verso le stanze più interne del palazzo e così scomparve alla vista di don Bosco, che si destò con un gemito. Nel commentare tale sogno, il santo disse che da esso aveva imparato tante verità concernenti l’anima e il Purgatorio: che la divina Giustizia esige da ogni anima in grazia, che essa paghi tutti i suoi debiti prima di essere introdotta in Cielo. - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

NOVENA ALLA BEATA VERGINE MARIA DI LORETO DALL'1 AL 9 DICEMBRE

Post n°2719 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Vergine Lauretana, nel salutarti con filiale devozione, amo ripetere le parole dell'Arcangelo Gabriele ed anche le tue:
"Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con Te" - "Grandi cose ha compiuto in me l'Onnipotente".
Vergine Lauretana, la tua Casa è dimora di Luce e di Carità, ottieni per me la Luce vera e la Carità piena. Ottieni che la pace pervada il mio spirito talora inquieto e timoroso, che l'amore riempia la mia vita e s'irradi tutt'intorno. Prolunga, o Maria, questo momento di serena gioia, difendimi nelle tentazioni e in ogni altra difficile prova. Con la tua materna protezione Ti prego di farmi giungere alla Casa del Padre dove Tu siedi Regina. Amen.

- 7 Ave Maria

Supplica alla Madonna di Loreto

(a mezzogiorno del 10 dicembre; si recita inoltre, il 25 marzo, il 15 agosto e l '8 settembre)

O Maria Loretana, Vergine gloriosa, noi ci accostiamo fiduciosi a Te: accogli oggi la nostra umile preghiera. L'umanità è sconvolta da gravi mali dai quali vorrebbe liberarsi da sola. Essa ha bisogno di pace, di giustizia, di verità, di amore e si illude di poter trovare queste divine realtà lontano da tuo Figlio. O Madre! Tu portasti il Salvatore divino nel tuo seno purissimo e vivesti con Lui nella santa Casa che noi veneriamo su questo colle loretano, ottienici la grazia di cercare Lui e di imitare i suoi esempi che conducono alla salvezza. Con fede e amore filiale, ci portiamo spiritualmente alla tua Casa benedetta. Per la presenza della tua Famiglia essa è la Casa santa per eccellenza alla quale vogliamo si ispirino tutte le famiglie cristiane: da Gesù ogni figlio impari l'ubbidienza e il lavoro; da Te, o Maria, ogni donna apprenda l'umiltà e lo spirito di sacrificio; da Giuseppe, che visse per Te e per Gesù, ogni uomo impari a credere in Dio e a vivere in famiglia e nella società con fedeltà e rettitudine.
Molte famiglie, o Maria, non sono un santuario dove si ama e si serve Dio; per questo Ti preghiamo affinché Tu ci ottenga che ognuna imiti la tua, riconoscendo ogni giorno e amando sopra ogni cosa il tuo Figlio divino. Come un giorno, dopo anni di preghiera e di lavoro, egli uscì da questa Casa santa per far sentire la sua Parola che è Luce e Vita, così ancora dalle sante mura che ci parlano di fede e di carità, giunga agli uomini l'eco della sua parola onnipotente che illumina e converte.
Ti preghiamo, o Maria, per il Papa, per la Chiesa universale, per l'Italia e per tutti i popoli della terra, per le istituzioni ecclesiali e civili e per i sofferenti e i peccatori, affinché tutti divengano discepoli di Dio. O Maria, in questo giorno di grazia, uniti ai devoti spiritualmente presenti a venerare la santa Casa ove fosti adombrata dallo Spirito Santo, con viva fede Ti ripetiamo le parole dell'Arcangelo Gabriele: Ave, o piena di grazia, il Signore è con Te!
Noi Ti invochiamo ancora: Ave, o Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei Cristiani.
Tra le difficoltà e nelle frequenti tentazioni noi siamo in pericolo di perderci, ma guardiamo a Te e Ti ripetiamo: Ave, Porta dei Cielo; ave, Stella del Mare! Salga a Te la nostra supplica, o Maria. Essa Ti dica i nostri desideri, il nostro amore a Gesù e la nostra speranza in Te, o Madre nostra. Ridiscenda la nostra preghiera sulla terra con abbondanza di grazie celesti. Amen.

- Salve, o Regina

Invocazioni alla Vergine di Loreto.

Vergine di Loreto

 

prega per me

 

Vergine di Loreto

 

proteggimi

 

Vergine di Loreto

 

guariscimi

 

Vergine di Loreto

 

custodisci i miei piccoli

 

Vergine di Loreto

 

addolcisci le mie pene

 

Vergine di Loreto

 

intercedi per me

 

Vergine di Loreto

 

proteggi i miei cari

 

Vergine di Loreto

 

assistimi nell'ora della morte.

 

Amen. -

*Io sono Amore*

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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