ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 09/12/2009

"QUALCOSA" O" QUALCUNO"? MASSABIELLE, UNA MAMMA DI NOVE BAMBINI E UNA GENERAZIONE PERDUTA.

Post n°2766 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Alla vigilia della Solennità dell'Immacolata mi vengono in mente le parole di Ann-Marie MacDonald autrice di “Come vola il corvo”, romanzo di alcuni anni fa, incentrato su un modello aperto di famiglia, i Froelich: cinque figli adottati, e molto amati. La protagonista, Madeleine, sceglie di vivere con una donna... Rispondendo alla domanda su cosa fosse per lei la famiglia l'autrice rispose di pensare che "la famiglia nucleare sia un’invenzione della metà del secolo scorso, fatta proprio in Nord America. Una trasformazione che si è voluta far passare per naturale ma che in realtà non lo è. Le famiglie che presento nelle mie storie hanno tutte qualcosa in comune: amore, dedizione, impegno. Questi elementi sono per me già sinonimo di famiglia". (Il Messaggero 29 novembre 2004).
Avere "qualcosa in comune". E tanto basta. "Valori" che coinvolgono, "consumano" la vita, per usare un'espressione della stessa autrice. "Qualcosa", ma non "qualcuno". La differenza è abissale. Questa superficialità mascherata è la sabbia su cui si posa la globalizzata società d'inizio millennio. Dove anche le persone, quelle con cui si vive e per cui si vive, rientrano, "naturalmente", tra i "qualcosa in comune". Vi è, incancellabile, anche nell'uomo di oggi, un profondo desiderio di amare e di donarsi. Il demonio come al solito ha mascherato la realtà, ha "deviato" il cammino e ridefinito l'obiettivo. Qualcosa. Come dire mangio qualcosa, bevo qualcosa, faccio qualcosa. Amo qualcosa. Come la fede in "qualcosa" e non in "qualcuno", in un partito, in un ideale, in una squadra di calcio. E anche quando si sposta sul "qualcuno", è sempre così vago e sconosciuto da diventare presto un "qualcosa". "Me stesso", il "compagno", la "fidanzata", gli "amici", l'"embrione", il "diverso". Qui si gioca il dramma di questa epoca, frantumata in innumerevoli e indefiniti "qualcosa", molto più malleabili, addomesticabili. Sostituibili.
E' più semplice lasciare "qualcosa", dimenticare "qualcosa", buttare "qualcosa". Al massimo un "qualcosa" su mille può aspirare a diventare un feticcio, un simulacro, un totem, un idolo. E allora si tramuta in aguzzino feroce che trasforma chi lo "possiede" - oops, brutta parola, ma è il destino d'ogni "qualcosa" - in uno schiavo del tutto simile al proprio idolo. Che ha bocca ma non parla, ha orecchie ma non ode, ha mani ma non palpa. Non ha mente e non ha cuore. E' un peluche, o poco più. Non è di fronte ma sempre tra le mani, non interpella mai fino in fondo, non chiama. E' una proiezione. E' il destino di questa generazione, orfana di "qualcuno", che ha paura di guardare il passato, considerato un'invenzione borghese, che non ha radici.
Una generazione che per la paura di soffrire si abbandona a "qualcosa", consegna la propria vita a "qualcosa", in fondo sempre sulla difensiva. La famiglia è "qualcosa", e può essere dipinta con i colori che preferisco, la vita stessa è "qualcosa" da vivere seguendo i miti e le pulsioni del momento. E dove appare la sofferenza darsela a gambe, alla ricerca d'altri "qualcosa".
Mi vengono in mente le parole di Bernadette quando descriveva la Donna che le appariva a Massabielle: "Aquerò", "quella lì", una parola molto simile a "qualcosa", indefinita. Ma era una Donna, era Maria, e le indicava di scavare e cercare acqua. E sporcarsi. E Bernadette si è messa a scavare, è stata derisa dal principio delle visioni sino alla sua morte. Ha scavato e ha trovato. L'acqua della Vita. Maria, "Aquerò", l'aveva condotta al segreto nascosto agli angeli, alla perla preziosa, al tesoro, alla felicità incorruttibile. L'aveva condotta a "Qualcuno". A Cristo. Una ragazza semplice, ignorante, lontana dagli agorà culturali della tronfia Francia dei salotti e dell'anticlericalismo di fine '800. Ha scavato e ha trovato. "Aquerò" era Maria di Nazaret, e l' "acqua", quel "qualcosa" indispensabile alla vita, era Cristo. E su quella piccola fonte sono giunti pellegrini milioni di persone da tutto il mondo. Malati e sani, giovani e vecchi, tutti trasformati da quell'incontro. Questa generazione dissipata dalle menzogne, incatenata da falsi miti e ideologie bislacche, costretta a guardare in basso verso un "qualcosa in comune", abbozzi abortiti di vero amore, questi ragazzi reali e vivi di oggi hanno bisogno di un incontro. Urgente bisogno di qualcuno. Di Cristo. L'unico che svela pienamente l'uomo all'uomo, che lo fa persona, capace di amare, di essere. Di perdere la vita. Per una famiglia, che non è solo avere "qualcosa in comune", ma molto di più. e di più bello. Essere uno in "Qualcuno", una sola carne in Cristo, e donare la vita, in due, diversi eppure uno, uomo e donna eppure un unico corpo nella stessa vita di Dio, attraverso la carne di Cristo. No, non sono parole, è il segreto della felicità, della verità che libera e fa felici. Essere quello per cui si è nati. Parlavo ieri con un'amica madre di nove figli e mi raccontava come le fosse impossibile avere una propria vita. I figli le strappano anche i secondi, il più piccolo si intrufola persino in bagno. "Non ho tempo per fare la mia volontà, in ogni istante faccio la Volontà di un Altro, e questa è la mia pace". Lo diceva ieri la mia amica, lo diceva Papa Giovanni, lo hanno detto e vissuto milioni di persone raggiunte e salvate da Cristo. Come Bernadette. E' irrinunciabile dunque annunciare Cristo ovunque, aprire in ogno luogo della terra cammini di conversione che conducano alla fonte delle acque della vita. Maria è immagine della Chiesa, e come ha condotto Bernadette a scavare così è irrinuciabile condurre oggi i piccoli e i poveri della terra, i sofferenti, e con loro ogni uomo a scavare, intraprendere un cammino di discesa al profondo di se stessi dove incontrare la sorgente della Vita. Condurre questa generazione all'incontro con "Qualcuno" che, solo, può salvare e fare felici. Eternamente. Cristo Gesù. - Antonello Iapicca - I segnideitempi -

 
 
 

MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DATO A IVAN LA SERA DELL'8 DICEMBRE 2009

Post n°2765 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Come sempre in questo tempo di preparazione al Natale, così anche oggi la Madonna è venuta molto molto gioiosa e felice. Ci ha salutato tutti all’inizio col suo materno saluto: "Sia lodato Gesù, cari figli miei!". Dopo questo Lei ha pregato un tempo su di noi con le mani distese, poi ha pregato in particolare su voi malati presenti, ha benedetto tutti noi con la sua Benedizione materna e ha benedetto tutto quello che avete portato per la benedizione. Poi la Madonna ha detto:

"Cari figli miei, figliolini miei! Anche oggi la Madre vi ama col suo amore materno e desidero, cari figli, che in questo tempo di grazia apriate i vostri cuori perché la luce di mio Figlio, la luce della Nascita di mio Figlio entri nei vostri cuori, illumini i vostri cuori, le vostre anime e li renda felici. Vi invito in particolare, cari figli, pregate per le famiglie, pregate per la santità nelle famiglie in questo tempo. Anche oggi, cari figli, desidero dirvi grazie perché mi avete accolto, avete accolto i miei messaggi e vivete i miei messaggi".

Dopo questo Ivan ha raccomandato alla Madonna tutti noi, i nostri bisogni, le nostre intenzioni, le nostre famiglie e in particolare i malati. Abbiamo pregato con la Madonna un Padre nostro e un Gloria al Padre, è seguita una breve conversazione tra me e Lei e poi Lei se n’è andata nel segno della luce e della croce col saluto: "Andate in pace, cari figli miei!"».

informazioni_da_medjugorje@yahoogroups.com

 
 
 

SAN MICHELE, L’ANGELO DELLA CONTRORIVOLUZIONE

Post n°2764 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il tema dello scontro tra bene e male dentro la storia umana è assai presente nei pensatori cattolici più lucidi ed è alla base del concetto di controrivoluzione portato avanti da brillanti scrittori e apologeti come Henri Delassus e Plinio Correa de Oliveira autore del magistrale " Rivoluzione e Controrivoluzione" che quest’anno 2009 celebra il cinquantenario di pubblicazione. Per l’autore Brasiliano la rivoluzione ha la sua causa profonda in una esplosione di orgoglio e di sensualità che hanno ispirato una catena di sistemi ideologici dall’accettazione dei quali sono derivate le tre grandi perniciose rivoluzioni dell’Occidente: la pseudo–riforma protestante, la rivoluzione francese ed il comunismo. Scrive de Oliveira: " L’orgoglio conduce all’odio verso ogni superiorità, e porta quindi all’affermazione che la disuguaglianza è in se stessa, su tutti i piani, anche e principalmente quello metafisico e religioso, un male". Si tratta in questo caso dell’aspetto ugualitario della rivoluzione, seguito dall’aspetto liberale, determinato dalla sensualità, che " di per se tende ad abbattere tutte le barriere. Non accetta freni e porta alla rivolta contro ogni autorità e ogni legge, sia divina che umana, ecclesiastica o civile". Lo scopo della rivoluzione è sempre il sovvertimento dell’unico Ordine Divino costituito, cioè l’autorità divina sul creato. La rivoluzione non ha quindi un’unica forma, una sola manifestazione, ma cerca in tutti i modi compreso quello della mediazione e del sorriso di conseguire i propri obiettivi. Il de Oliveira riguardo alla strategia rivoluzionaria osserva: " Queste tendenze disordinate, che per la propria natura lottano per realizzarsi, non conformandosi più ad un ordine di cose che è ad esse contrario, cominciano a modificare la mentalità, i modi di essere, le espressioni artistiche e i costumi, senza incidere subito in modo diretto – almeno abitualmente- sulle idee". Quindi la rivoluzione arriva a modificare le idee. " Così. Ispirate dalla sregolatezza delle tendenze profonde, spuntano dottrine nuove. Esse cercano talora, all’inizio, un modus vivendi con quelle antiche, e si esprimono in modo da mantenere con queste una parvenza di armonia, che normalmente non tarda a sfociare in lotta dichiarata". Infine "Questa trasformazione delle idee si estende, a sua volta, al terreno dei fatti, da cui passa a operare, con mezzi cruenti o incruenti, la trasformazione delle istituzioni, delle leggi e dei costumi, tanto nella sfera religiosa quanto nella società temporale". L’incedere rivoluzionario parte quindi da tendenze non ordinate al bene che si sviluppano come i vizi che crescono di intensità quanto più sono soddisfatte. Gli ingenui si lasciano spesso illudere da apparenti intervalli della rivoluzione, che procede di eccesso in eccesso. Spesso all’inizio la rivoluzione esplode in estremismi inaccettabili che suscitano reazioni contrarie. Il possibile temporaneo fallimento delle esagerazioni estremiste è solo apparente, perché in realtà inclina la moltitudine dei moderati e dei tiepidi verso sinistra… Per de Oliveira l’apparente divisione delle forze rivoluzionarie è un’illusione perché esse sono in profonda armonia negli elementi essenziali quando si tratta di combattere la Chiesa Cattolica, quintessenza della Contro-Rivoluzione. L’arcangelo Michele può a ragione essere definito il primo controrivoluzionario perché ha combattuto contro Lucifero, il primo rivoluzionario della storia del cosmo che voleva con il suo orgoglio destabilizzare l’ordinamento divino del creato. Ma san Michele è anche il primo modello per ogni controrivoluzionario Gli Ebrei, al ritorno dalla prigionia di Babilonia, pensarono di ricostruire le mura di Gerusalemme; ma visto le disposizioni ostili delle popolazioni vicine, essi si divisero in due gruppi. Gli uni si misero al lavoro; gli altri schierati in battaglia sotto gli ordini de capi della tribù di Giuda, si tennero pronti per respingere gli assalti dei nemici che avevano giurato d’impedire il successo dell’impresa. Gli operai stessi erano armati; accadeva loro sovente, pur preparando i materiali e disponendo le pietre, di sospendere il lavoro e tirar fuori la spada. Costruire e combattere è questa la migliore immagine per definire il vero cristiano militante, che proprio per questo non può non essere un controrivoluzionario a tale proposito San Cirillo D’Alessandria afferma: "Ecco Michele combatte e vince. Forse che una guerra sorse contro l’Arcangelo? Forse che egli ebbe bisogno di attaccare battaglia? No, non sia mai. Ma il nemico, essendosi ribellato, volle catturare tutto il genere degli uomini. Allora Michele combatté con lui. Sempre infatti Michele l’Arcangelo combatte per tutto il genere dell’umanità, aiutandola, essendo per essa un difensore davanti a Dio che la creò. Perciò beato colui che morirà puro dalla violenza di quel dragone. Un gran male vi fu per noi, o miei cari, poiché il nemico malvagio fu cacciato giù da noi, il nemico della verità. Ma cacciamo da noi le sue azioni malvagie, affinché non ci tiri giù dalla perdizione con lui". (Cirillo di Alessandria, Esegesi dell’Apocalisse, in Omelie Copte, S.E.I., Torino 1981, p. 142). Ecco l’immagine del cristiano. E’ un costruttore ed un soldato. Egli costruisce a gloria di Dio un tempio magnifico. La sua vita deve essere consacrata come i nostri templi più maestosi che portavano in alto sulla facciata d’ingresso la scritta in latino Deo optimo maximo, cioè al Dio buonissimo e gradissimo ch’essa è dedicata. Ma non bisogna rallegrarsi di innalzare e di completare in pace l’edificio che ha intrapreso a costruire. Dei nemici lo circondano, numerosi, infaticabili, che pongono alla prova la sua costanza e lo insidiano in mille maniere. Egli deve lavorare con la spada in mano: è un soldato. Un sacerdote napoletano morto in concetto di santità scrisse: "La vittoria di San Michele e degli Angeli fedeli non fu un trionfo di armi; sarebbe stato troppo meschina; fu un trionfo di spiriti eccelsi, di intelletti luminosi, di amori splendenti nella loro fiamma, di maestà elevate sulle altezze della grazia […]. Anche gli uomini veramente grandi ed equilibrati, esaltano le vittorie militari non per le stragi attraverso le quali si conseguono, ma per l’intelletto e la volontà che le dirigono. […]. Rifulge il comando nella ponderazione delle sue disposizioni, rifulgono i capi nella risolutezza della loro volontà, rifulgono i soldati nello slancio della loro obbedienza, spinta fino all’eroismo. La vittoria è nel comando, la gloria è nei capi, l’epopea è nei soldati; potenza, intelletto ed amore spinto fino al sacrificio: la triade della vittoria". (Dain COHENEL (Sac. Dolindo Ruotolo), Nei raggi della Grandezza e della vita sacerdotale, Napoli, Tipografia La Floridiana 1940, p. 378). Lo stesso autore afferma: "Milizia è la vita dell’uomo, milizia è la vita del cristiano, ed in questa milizia che muove alla conquista degli eterni beni, conoscendo, amando e servendo Dio, il Sacerdote rappresenta il capitano che guida le schiere, ed è sulla terra quello che fu San Michele Arcangelo nella lotta angelica, vindice della divina gloria e capo del combattimento glorioso. La Chiesa che ha San Michele come Angelo Custode e come Custode dell’Eucarestia, propone la vittoria del Santo Arcangelo come modello della nostra vittoria, ed io perciò debbo considerare quell’epopea mirabile di libertà, per vivere combattendo, per non cedere al male, per liberarmi dai ceppi, per liberarne le anime a me affidate, e gridare al mondo apostata ed infedele: Chi è come Dio?". (Dain COHENEL (Sac. Dolindo Ruotolo), Nei raggi della Grandezza e della vita sacerdotale, Tipografia La Floridiana, Napoli 1940, p. 377). Il cristiano, solo, potrebbe resistere ad un nemico che è legione? Dio vi ha provveduto: egli gli ha dato un difensore. La santa Chiesa l’afferma quando dice: "Arcangelo Michele, venite in aiuto al popolo di Dio". Il difensore dei cristiani, secondo sant’Anselmo, è il vincitore di Satana stesso, è quell’angelo formidabile che ha la potenza di legare il dragone per mille anni; è san Michele, il capo della milizia celeste, che ha il dono di far tremare Satana e di metterlo in fuga. – Anche numerosi autori chiamano san Michele il sostegno dell’umanità decaduta, il difensore della fede dei cristiani, lo scudo vivente di quelli che vogliono combattere i demoni e salvare le anime. Non contento di ottenere a quelli che l’invocano la forza di resistere alle seduzioni dell’inferno, san Michele in persona combatte per essi. "Va, diceva egli un giorno a Gedeone inviandolo contro i Madianiti, io sarò con te e tu vincerai". Egli agisce così nei riguardi di quelli che gli sono devoti. Egli ama tanto gli uomini, dice san Brunone da Segni, che giorno e notte lotta per essi contro il Dragone infernale. Il diacono Pantaleone aggiunge ch’egli è sempre accampato intorno ai fedeli, ossia che coi suoi angeli egli monta intorno a noi una custodia vigilante, affinché noi non diventiamo preda dei nostri nemici. Non è quello che ci indica la Chiesa in quella parola della sua liturgia: L’arcangelo è in piedi pronto a venire in soccorso delle anime giuste? La Chiesa non ha solamente per scopo di ricordarci il suo trionfo in cielo, quando ci rappresenta san Michele nell’attitudine di un guerriero, la corazza sul petto, la lancia o la spada in mano, ed il suo nemico sotto il suo piede vittorioso. Ella vuole ancora esprimere la missione che egli ha ricevuta da Dio di combattere per noi e di proteggerci. Bisogna dunque invocarlo con fiducia. Se i cattolici non ricevono tutti i soccorsi e tutte le consolazioni che potrebbero ottenere, è che esse dimenticano di pregare san Michele, o che lo pregano male. Michele, da valoroso e fedele generale di Dio, non accetta pace sino a che il nemico dell’Altissimo non sarà vinto anche sulla terra: "Vidi un angelo che scendeva dal cielo tenendo in mano la chiave dell’Abisso e una grande catena. Egli afferrò il dragone e l’antico Serpente, che è il diavolo, satana, e lo incatenò" (Ap. 20, 1-2). Chi altri è questo Angelo se non Michele? Egli ha vinto il drago in cielo e lo vincerà anche sulla terra. Come il sottoscritto ha già scritto altrove: "La lotta dell’Arcangelo (con il demonio) non appartiene solo ad un antico passato, ma è attualissima anche oggi perché, come afferma il santo padre Giovanni Paolo II: "Il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo". Quando si parla del demonio, l’uomo moderno, che è influenzato da numerose correnti culturali anticristiane come l’Illuminismo, il Positivismo e il Secolarismo, afferma che il diavolo è un mito, una personificazione simbolica del male, uno spauracchio dell’epoca medievale. Ma nella nostra società incredula si verifica un fenomeno inquietante: Satana, scacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra: cioè scacciato dalla fede, è rientrato dalla superstizione. Il mondo moderno, tecnologico e industrializzato, pullula di maghi, streghe, stregoni di città, spiritisti, venditori di fatture e d’amuleti e di altra gente simile". (Marcello STANZIONE, La Via Angelica, Gribaudi, Milano 2004, pp. 25-26). Spingiamoci dunque sotto l’egida del potente Arcangelo della Controrivoluzione, e supplichiamolo di combattere in nostro favore. Da lui sostenuti, noi saremo forti contro le imprese del demonio e le seduzioni del mondo. - don Marcello Stanzione -Pontifex -

 
 
 

RUOLO E UTILITA’ SOCIALE DEL CARCERE

Post n°2763 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Quante volte abbiamo scritto su quel perimetro deliberatamente dimenticato qual è il carcere, infinite volte ai silenzi assordanti sono seguiti sofismi e editti che sono rimasti lettera morta. Grosse fette della Società, delle Istituzioni, dei Governi, hanno speso parole e intenzioni, ma opere ben poche, se non quelle del redigere rapporti di morti sopravvenute e di utopie tutte a venire: nonostante le dimensioni di una disumanità ormai divenuta regola, di un moltiplicarsi tragico di suicidi, di autolesionismi, di miserie umane così profondamente deliranti. senza più una professione di fede, neppure quella della strada. Il popolo della galera non ha più generazioni da consegnare alla storia, quelle che in essa si sono imbattute, sono ormai annientate e hanno portato con sé la rabbia, il furore, la follia. Dell’utilità della pena, del ruolo sociale del carcere si parla per scatti, per ripicche, se ne parla per non parlarne più, per levarci dalle scatole un fastidio, non per rendere giustizia a chi è stato offeso né a chi l'offesa l'ha recata. Se ne parla per rendere nebulosa e poco chiara ogni analisi, se ne parla per nascondere l'ingiustizia di una giustizia che tocca tutti. Il detenuto non è un numero, né un oggetto ingombrante... Lo dice il messaggio cristiano, dapprima, e quello di umanità ritrovata poi, e invece la realtà che deborda da una prigione è riconducibile all'umiliazione che produce il delitto, ogni delitto nella sua inaccettabilità. E' proprio questa irrazionalità che genera pericolose disattenzioni, a tal punto da ritenere il recluso qualcosa di lontano, estraneo, pericoloso per sempre, qualcosa di non ben definito. Dimenticando che stiamo parlando di persone, di pezzi di noi stessi scivolati all'indietro. Carcere duro, sottonumero di organici, corpi speciali e corpi adagiati stancamente su piedistalli di carta, lamenti e grida, sostituiscono il delirio di onnipotenza di ieri, fino a formare l'ossatura del carcere odierno, composto per lo più da una grammatura incontabile di commiserazione, che neppure intende sottrarsi alla sepoltura di ogni dignità calpestata. Eppure, nonostante le fratture, le lacerazioni, le assenze eterne siano le fondamenta su cui poggiano le ultime speranze, è palese il tentativo di una involuzione che incoraggia al presente ideologie senza alcun Dio, se non quello della forza.
Nei decenni trascorsi tra sbarre e filo spinato, ho avuto netta l'impressione che incapacitare fosse l'unica risposta da parte di una Società, e quindi uno Stato, di porsi a mezzo al dilagare della violenza. Sebbene tremendo nel suo effetto, non sorprende in quegli anni di rivolte e di ribellioni, l'intendimento di spersonalizzare e annullare l'identità del detenuto. Ma oggi che il carcere è per lo più un contenitore di numeri e di miserie, a che pro riproporre le armi della sola repressione, rifiutare una realtà infarcita di membra piegate e piagate? Proprio ora, che il lamento non è più un grido di guerra. E' vero, il detenuto non è la vittima, le vittime sono senz'altro altri, feriti, offesi, scomparsi, ma il detenuto è persona che sconta la propria pena, che vorrebbe riparare, se posto nella condizione di poterlo fare. - Vincenzo Andraous - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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