ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 12/12/2009

FONDAMENTALE L'INTEGRITA' DEL CONTENUTO DELLA CATECHESI

Post n°2785 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Affinchè l'offerta della propria fede sia perfetta, colui che diventa discepolo di Cristo ha il diritto di ricevere la «parola della fede» non mutilata, non falsificata, non diminuita, ma completa ed integrale, in tutto il suo rigore e in tutto il suo vigore. Tradire in qualche cosa l'integrità del messaggio significa svuotare pericolosamente la catechesi stessa e compromettere i frutti che il Cristo e la comunità ecclesiale hanno il diritto di aspettarsi. Non è certamente un caso, se il mandato finale di Gesù nel vangelo di Matteo porta l'impronta di una certa totalità: «Mi è stato dato ogni potere… Ammaestrate tutte le nazioni…, insegnando loro ad osservare tutto… Io sono con voi tutti i giorni». Per questo, quando un uomo, intuendo «la sublimità della conoscenza di Gesù Cristo», incontrato nella fede, porta in sè il desiderio, forse oscuro, di conoscerlo di più e meglio mediante una predicazione e un insegnamento «secondo la verità che è in Gesù», nessun pretesto è valido per rifiutargli una parte qualsiasi di questa conoscenza. Che cosa sarebbe una catechesi che non desse tutto il loro posto alla creazione dell'uomo ed al suo peccato, al disegno di redenzione del nostro Dio ed alla sua lunga e amorosa preparazione e attuazione, all'incarnazione del Figlio di Dio, a Maria - l'Immacolata, la Madre di Dio sempre vergine, elevata in corpo ed anima alla gloria celeste - ed alla sua funzione nel mistero della salvezza, al mistero di iniquità operante nelle nostre vite ed alla potenza di Dio che ce ne libera, alla necessità della penitenza e dell'ascetica, ai gesti sacramentali e liturgici, alla realtà della presenza eucaristica, alla partecipazione alla vita divina quaggiù sulla terra e nell'aldilà, ecc.? Di conseguenza, nessun catechista autentico potrebbe compiere legittimamente, di suo arbitrio, una selezione nel deposito della fede tra ciò che egli ritiene importante e ciò che ritiene senza importanza, per insegnare quello e rifiutare questo. - Tratto da: Esortazione Apostolica 'Catechesi Tradendae' di Giovanni Paolo II - atempodiblog -

 
 
 

"MORTE AI CRISTIANI". SCRITTE EBRAICHE A GERUSALEMME. ALTRI CASI DI DISPREZZO DEI LUOGHI SANTI

Post n°2784 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Una scritta in ebraico, con le parole “Morte ai cristiani” è apparsa due giorni fa vicino al Cenacolo, uno dei Luoghi santi più preziosi alla cristianità. Il gesto è avvenuto mentre in Vaticano a Roma si svolgeva la Plenaria della Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele. La scritta, fatta con vernice nera è apparsa lungo il muro della basilica della Dormizione, sul monte Sion, a pochi metri dal luogo dove i cristiani ricordano l’istituzione dell’eucarestia  e la nascita della Chiesa a Pentecoste. La scritta è stata subito cancellata per non acuire le tensioni fra cristiani e ebrei. Fonti ecclesiali affermano che gli autori sarebbero giovani ebrei nazionalisti, membri di qualche yeshiva (scuola rabbinica). Non è la prima volta che questi giovani trovano il modo di offendere la presenza dei cristiani e i luoghi santi in quella zona. Spesso, davanti alla porta della chiesa del Cenacolo, tenuto dai francescani, questi gruppi espletano i loro bisogni fisiologici in disprezzo per il luogo; altre volte, per decine e decine di casi, sputano contro sacerdoti o suore che passano lungo la via; un'altra volta hanno distrutto una croce di pietra lungo il muro. La chiesa del Cenacolo (o “Cenacolino”) non è il Cenacolo vero e proprio, il luogo dove Gesù ha istituito l’eucarestia. Questo luogo santo è ora proprietà del governo d’Israele, sebbene dal 14° secolo sia appartenuto alla Custodia francescana di Terra santa. Nel 16mo secolo gli ottomani hanno cacciato i francescani, che però non hanno mai rinunciato al loro diritto di proprietà. L’episodio della scritta accade proprio mentre a Roma si discuteva sul ritorno del Cenacolo e altri Luoghi santi alla Chiesa cattolica. A questo proposito, Daniel Ayalon, viceministro degli esteri e capo della delegazione israeliana, prima e dopo l'incontro ha dichiarato che “Israele non rinuncerà alla proprietà del luogo dell’Ultima cena o ad altre luoghi santi sotto la sua diretta sovranità”. L’episodio della scritta e le altre offese gettano un’ombra di dubbio sulla capacità (o la volontà) dello Stato d’Israele a tutelare i luoghi santi e in particolare il Cenacolo. - asianews -

 
 
 

MA SIAMO SICURI CHE LA CORTE EUROPEA DECIDE VERAMENTE SUI DIRITTI DELL'UOMO? IL CASO IRLANDA

Post n°2783 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Dopo i crocifissi in Italia ora tocca alla legge antiabortista irlandese. Lo scorso 9 dicembre, infatti, si è svolta a Strasburgo, davanti ai 17 giudici della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’udienza relativa al ricorso promosso contro l’Irlanda a causa della legislazione pro-life vigente in quello Paese. Il caso è giunto avanti alla Corte a seguito della richiesta avanzata da tre donne irlandesi di veder riconoscere il “diritto” di aborto anche nell’Isola di smeraldo. L’interruzione volontaria della gravidanza è attualmente illegale in Irlanda, a meno che la vita della donna non sia in grave pericolo, e persino la Costituzione è stata modificata nel 1983 per includere un emendamento pro-life. Oggi, infatti, nella Carta Costituzionale irlandese si legge: «Lo Stato afferma il diritto alla vita del nascituro e, tenuto conto dell’eguale diritto alla vita della madre, garantisce nella propria legislazione il riconoscimento e, per quanto possibile, l’esercizio effettivo e la tutela di tale diritto, attraverso idonee disposizioni normative». Il governo irlandese non ha esitato a difendere a spada tratta la propria Costituzione e le norme che ne derivano in tema di aborto, davanti ai giudici di Strasburgo. L’Avvocato Generale dello Stato, Paul Gallagher, ha dichiarato, senza mezzi termini, che il ricorso rappresenta un «significant attack» al sistema sanitario irlandese. Gallagher si è rivolto alla Corte affermando che «il diritto alla vita del nascituro è basato su fondamentali valori morali profondamente radicati nel tessuto sociale irlandese». La sentenza della Corte Europea è attesa per l’anno prossimo. Ora, a prescindere dal merito dei singoli casi pendenti avanti la Corte di Strasburgo, la questione più generale che si pone è quella di capire se sia ammissibile che la cultura, la tradizione, i valori e persino le norme approvate in parlamento attraverso un processo democratico, possano essere messe in discussione da un organismo internazionale artificialmente creato e del tutto avulso dal contesto che è chiamato a giudicare. Il paradosso si ingigantisce se si considera che quella cultura, quelle tradizioni, quei valori e quelle leggi appartengono ad uno stato membro dell’Unione Europea e possono essere smantellate da un organismo che con l’Unione non ha nulla a che vedere. Sì, perché la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nonostante l’altisonante aggettivo, non è un’istituzione dell’Unione Europea e non va confusa, come spesso accade, con la Corte di Giustizia Europea, che invece è, a tutti gli effetti, un’importante componente dell’architettura istituzionale comunitaria. Gli strenui difensori dei principi liberali e democratici si dovrebbero porre il problema se sia giusto consegnare la sovranità popolare di un Paese membro dell’Unione Europea a diciassette uomini dalle più disparate estrazioni, visto che fanno attualmente parte della Corte anche giudici provenienti dalla Turchia, dalla Macedonia, dall’Albania, dal Montenegro, dalla Moldavia, dalla Georgia e persino dall’Azerbaigian. Oggi quell’organismo internazionale – impropriamente chiamato Corte Europea – è in grado di giudicare cultura, tradizioni, valori e leggi di Paesi che non rappresentano proprio la Korea di Kim Yong Il, la Libia di Gheddafi, l’Iran di Ahmadinejad, o la Birmania della giunta militare golpista guidata dal generale Than Shweh. Si tratta dell’Irlanda e dell’Italia, due civili e democratici Paesi europei accumunati, guarda caso, dal “difetto” di essere entrambi due Paesi cattolici. Quando scoppiò il caso dei crocifissi, scoprimmo che il giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in rappresentanza dell’Italia è Vladimiro Zagrebelsky, talmente imparziale da aver meritato il premio di “Laico dell’anno 2008”, conferitogli dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, aderente alla EHF – FHE European Humanist Federation. C’è forse qualcuno disposto a scommettere su come Zagrebelsky si pronuncerà in merito alla questione irlandese? - Gianfranco Amato - culturacattolica -

 
 
 

PADOVA/"ERRORE DI SEME": ABORTO CON LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO

Post n°2782 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Inseminazione in vitro con scambio di provette, a Padova. Per un errore. La madre, quando lo sa, rinuncia alla gravidanza. «Un fatto da brividi. Lo dico, ben s’intende, con tutto il rispetto per le persone coinvolte. Come si fa – si chiede Antonietta Dan – a volere un figlio a tutti i costi, procedendo con l’inseminazione in vitro, e poi interrompere la gravidanza perché il seme non è quello del marito?». La signora Antonietta è presidente provinciale del Movimento per la Vita di Padova e non si dà pace per quel bambino che poteva essere portato alla luce e, semmai, affidato in adozione. Un episodio che fa discutere tutta Padova. E non solo. Una donna di 33 anni, impiegata, dopo ripetuti tentativi di rimanere incinta in una clinica privata, decide di sottoporsi ad inseminazione in vitro presso l’azienda ospedaliera del capoluogo patavino. Pienamente d’accordo, ovviamente, il marito, che dona il proprio seme. La decisione dopo che nel mese di luglio ha affrontato tutta una serie di verifiche e terapie sanitarie. In settembre, dunque, passa all’inseminazione. Ma l’operazione non dà il risultato sperato. In ottobre, pertanto, i medici consigliano alla donna di ripetere il tentativo per due giorni consecutivi. Ma ecco l’errore del personale dell’azienda ospedaliera di Padova, dove si svolge l’intervento. C’è lo scambio di provette tra quella col seme del marito della donna e quella col seme di un altro uomo. Nello stesso giorno, infatti, la clinica sta procedendo ad un’altra inseminazione. Quando il personale si rende conto dell’incredibile errore, la donna viene subito avvertita. Immediata la decisione di rinunciare alla gravidanza, avvalendosi - su consiglio degli stessi medici - della pillola abortiva Norlevo. Per Matteo Mion, il legale che difende la coppia, si tratta di «un caso-limite» ma da parte sua è già pronta una richiesta danni all’ospedale che ha commesso il drammatico errore. «Se non si raggiungerà un accordo – anticipa l’avvocato – saremo costretti a intraprendere una causa civile». Già ieri sono arrivate le scuse dell’azienda ospedaliera di Padova che in una nota esprime «forte rammarico per l’errore procedurale a causa del quale è stato utilizzato il seme di un donatore diverso dal marito». La direzione dell’ospedale conferma che la paziente è stata sottoposta presso Ostetricia e Ginecologia a procedura di inseminazione e che poi «la coppia è stata immediatamente e adeguatamente informata dai clinici sull’accaduto». Dopo le opportune verifiche, l’Azienda tranquillizza: «Con certezza si può affermare che l’errore procedurale è circoscritto esclusivamente a questo caso». La vicenda sta comunque sollevando profonde riflessioni. «Perché accanirsi ad avere un figlio, magari appunto con l’inseminazione artificiale e tutti i rischi che comporta? – si chiede la presidente di MpV Padova, Antonietta Dan – Ci sono tanti bambini abbandonati da poter adottare. Capisco la gravità dell’errore compiuto in ospedale, ma se così tanto si ama la vita, fino a desiderarla costi quel che costi, perché interrompere la gravidanza, anziché portarla a termine e poi mettere in adozione quel bambino?». - Francesco Dal Mas - avvenire -

 
 
 

BEATA VERGINE DI GUADALUPE, PROTETTRICE DEL MESSICO

Post n°2781 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
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L'apparizione, il 9 dicembre 1531, della "Morenita" all'indio Juan Diego, a Guadalupe, in Messico, è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. L'evento guadalupano fu un caso di “inculturazione” miracolosa: meditare su questo evento significa oggi porsi alla scuola di Maria, maestra di umanità e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l'immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha di recente proclamato santo. Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI in Messico?  La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, un indio di nome Juan Diego e’ attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere "la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio" e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto. Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l'indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non può tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è là, davanti a lui, e gli domanda il perchè di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi "fiori di Castiglia": è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e ne' la stagione ne' il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l'immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l'immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L'attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non è una pittura, ne' un disegno, ne' è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
Nel 1936, il premio Nobel per la Chimica ha la possibilità di analizzare due fili, uno rosso e uno giallo, provenienti da frammenti della tilma di Juan Diego. I risultati delle analisi, condotte con le tecniche più sofisticate allora disponibili, sono incredibili: sulle fibre non vi è traccia di coloranti, né vegetali, né animali, né minerali. Di tutte le cose incredibili che si possono dire sull'immagine miracolosamente impressa sulla tilma di Juan Diego, certamente la più sconvolgente è quella relativa agli occhi della Madonna. Una commissione di scienziati, applicando al dipinto il metodo di ingrandimento usato dalla Nasa, ha scoperto impresse nelle Sue pupille delle microscopiche immagini di persone, come se si trattasse di una fotografia: Juan Diego, il vescovo e altri ignoti personaggi che si trovavano stupefatti e in preghiera. Esattamente cio' che vedevano in quel momento gli occhi della Madonna del dipinto durante il miracolo nella stanza del vescovo il 12 dicembre 1531. La presenza di queste immagini negli occhi è, innanzi tutto, la conferma definitiva dell'origine prodigiosa dell'icona guadalupana: è materialmente impossibile dipingere tutte queste figure in cerchietti di circa 8 millimetri di diametro, quali sono le iridi della Madonna di Guadalupe, e per di più nell'assoluto rispetto di leggi ottiche totalmente ignote nel secolo XVI. Un altro studio scientifico che ha dato risultati molto interessanti è quello relativo alla disposizione delle stelle sul manto della Vergine, disposizione che sembra tutt'altro che casuale. Don Mario Rojas Sánchez ha identificato sulla tunica una "mappa" dei principali vulcani del Messico; quanto alle stelle, lo stesso sacerdote ha potuto accertare, grazie alla collaborazione di alcuni astronomi e dell'osservatorio Laplace di Città di Messico, che esse corrispondono alle costellazioni presenti sopra Città di Messico al solstizio d'inverno del 1531 - solstizio che, dato il calendario giuliano allora vigente, cadeva il 12 dicembre - viste però non secondo la normale prospettiva "geocentrica", ma secondo una prospettiva "cosmocentrica", ossia come le vedrebbe un osservatore posto "al di sopra della volta celeste". Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che è nostra madre spirituale, ma lo invita – come invita ciascuno di noi - ad aprire il proprio cuore all'opera di Cristo che ci ama e ci salva.

Preghiera alla Madonna di Guadalupe
Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all'umile e generoso contadino Giandiego. Sul suo mantello impri­mesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze. Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e con­sacriamoper sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia. O Madre dolcissima, ricòrdati sempre dei tuoi figli.
Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre. Amen. Salve Regina
[Innamorati di Maria]

 
 
 

L'ESORCISMO NEL CATTOLICESIMO: DA CRISTO A GIOVANNI PAOLO II

Post n°2780 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Il termine “ esorcismo” è una parola estremamente carica di valore emotivo: essa suscita paura, accende la curiosità verso realtà misteriose, suscita perplessità ed irrisione come realtà superstiziosa ed arcaica. Per noi cattolici, l’esorcismo è un comando rivolto al diavolo da un prete, delegato dal proprio vescovo,in nome e per la potenza di Gesù Cristo affinché si allontani e smetta di tormentare i credenti che sono stati redenti grazie alla passione e alla morte di Cristo. In tutte quelle culture e religioni in cui si crede all’esistenza e all’azione di potenze demoniache e di spiriti maligni troviamo sempre rituali e pratiche esorcistiche, più o meno evolute, per liberare e liberarsi da forze malevoli, da malattie fisiche e psichiche e da tutto ciò che nuoce ad una serena esistenza personale e sociale. E’ questo un dato universale che emerge sia dagli studi di storia comparata delle religioni che da quelli di antropologia culturale. Questo dato conferma un dato universale: di fronte al male, l’essere umano ha cercato sempre di difendersi ricorrendo a forse ultraterrene nella consapevolezza che non c’era in lui la possibilità di vincere da solo questa battaglia. Nelle religioni cosiddette primitive o arcaiche tale compito è affidato agli stregoni che attraverso la recita di formule magiche con urla, fischi accompagnati dallo strepito di alcuni strumenti e determinati gesti (imposizione delle mani, soffiare, sputare in direzione degli spiriti, ecc.). Questo è attestato già chiaramente negli antichi riti della religione assiro-babilonese, ma ciò accadeva anche nelle religioni precolombiane. Anche l’ebraismo conosce riti esorcistici, testimoniati dal Nuovo Testamento: Gesù rispondendo a quanti lo accusavano di servirsi del nome di Beelzebul per scacciare i demoni, afferma: «E i vostri figli in nome di chi li scacciano?» (Mt 19, 13-14). Il vangelo che presenta maggiormente il ruolo esorcistico di Gesù è quello di San Marco e da questo riportiamo un episodio, tra i tanti: “Gesù andò a Cafarnao ed entrò di sabato nella Sinagoga. Un uomo che era nella Sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “ Che c’entri con noi Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “ Taci! Esci da quell’uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”(Mc 1,23-26). Gli Atti degli Apostoli ( 19,13-14) parlano di esorcisti ambulanti che impararono ad usare anche il nome di Gesù nei loro esorcismi. La prassi esorcistica nell’ebraismo è confermata da Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche, e la troviamo anche nella misteriosa e affascinante comunità di Qumram. Nel NT Gesù scaccia i demoni con la potenza della sua parola (Mc 4, 25-26), in virtù della potenza dello Spirito di Dio che è in lui (Mt 12, 22-32), detto anche dito di Dio (Lc 11,20), imponendo le mani (Mc 5, 32). I suoi discepoli ricevono da Cristo il potere di scacciare il maligno (Mt 10,7), e la riuscita dipende dalla potenza della parola di Cristo e dalla fede in lui che si ottiene anche con la preghiera e il digiuno (Mc 9, 28-29), con l’imposizione delle mani (Mc 16,18). Importante quello che si legge nel capitolo 10 di San Luca, la potestà di esorcizzare non è conferita solo ai dodici apostoli ma viene estesa anche ai semplici discepoli: “ Dopo questi fatti il Signore designò altri 72 discepoli e li inviò a due a due avanti a se in ogni città o luogo dove stava per recarsi. I 72 tornarono pieni di gioia dicendo: “ Signore anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Gesù disse: “ Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,1.17.20). La storia della Chiesa che nasce dopo l’ascensione di Gesù risorto al cielo e la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste è raccontata nel libro degli Atti degli Apostoli dove spesso sono elencate le lotte degli apostoli e dei primi cristiani contro i diavoli e le varie forme di magia e divinazione. Nei primi secoli del cristianesimo l’uso degli esorcismi fu largamente praticato tanto da istituire l’ordine dell’esorcistato. San Giustino, martirizzato a Roma nel 165, scriveva nella Apologia: “ Numerosi indemoniati in ogni parte del mondo e della vostra città, che non furono guariti da tutti gli altri esorcisti, incantatori e fattucchieri, li guarirono e anche ora li guariscono molti dei nostri cristiani, facendo scongiuri nel nome di Gesù Cristo”.(Apologia, II,6). Il papa Cornelio, martirizzato nel 253, in una sua lettera del 251 al vescovo Flavio di Antiochia, dopo dettagliate informazioni sul numero dei Presbiteri e Diaconi della Chiesa di Roma, parla anche degli esorcisti come di una “classe speciale”. Tertulliano attesta anche il gesto liturgico dell’insufflazione cioè dell’uso di soffiare lentamente e lievemente addosso all’ossesso. La Tradizione Apostolica aggiunge segni di croce su varie parti del corpo come ad esempio sulla fronte, sulle orecchie e sul naso. Lattanzio, nel IV secolo, attesta il segno della croce unito all’invocazione del nome di Cristo. Tra il III e il IV secolo vengono introdotti tutti gli elementi del rito degli esorcismi caratteristici della liturgia romana . Tra i rituali di esorcismi più importanti bisogna menzionare il rituale di Paolo V del 1614 dal titolo : De exorcizandis obsessis a demonio. In esso, che è stato in vigore fino a pochi anni fa per essere rimpiazzato da un altro che lo riprende quasi integralmente, i vari gesti, letti alla luce delle formule che li accompagnavano, si caratterizzavano chiaramente per il riferimento alla vittoria di Cristo sul demonio e l’implorazione dello Spirito Santo che attua nel presente la sua vittoria pasquale e prende il posto lasciato libero dal demonio. Il 25 gennaio 1983 è stato promulgato il Nuovo Codice di Diritto Canonico che sancisce le innovazioni del concilio Vaticano II. Riguardo agli esorcismi, il canone 1172 afferma: “ Nessuno può proferire legittimamente esorcismi sugli ossessi, se non ne ha ottenuto dall’Ordinario del luogo peculiare ed espressa licenza”. Agli inizi degli anni 90 il settimanale l’Europeo riferì dell’attività esorcistica del servo di Dio Giovanni Paolo II. Riprendo uno stralcio dell’articolo: “Gli episodi sono noti ai membri della famiglia pontificia e ad alcuni esponenti della segreteria di Stato, “ Il fatto che il Papa abbia esorcizzato”, sostengono in Vaticano, “ non deve meravigliare perché egli ha compiuto un gesto che spetta ad ogni Vescovo cattolico. E’ notorio che Karol Wojtyla, già da Arcivescovo e da Cardinale, esorcizzava”. ( L’Europeo, 7 Aprile 1990, p. 39 ). Ma attenzione a non cadere nel facile straordinario, perché l’azione della Chiesa di liberazione dei fedeli cattolici si realizza in modo normale attraverso la preghiera e i sacramenti, in particolare attraverso il sacramento della Riconciliazione. Infatti i fedeli, anche se rinati in Cristo attraverso il Battesimo, sperimentano, per tutta la durata della loro esistenza, le tentazioni del male; devono perciò vigilare con la preghiera e con la sobrietà della vita, perché il loro nemico, «il Diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). A lui devono resistere forti nella fede, «sostenuti dalla forza del Signore e dal vigore della sua potenza» (Ef 6,10) e sorretti dalla preghiera della Chiesa, con la quale essa chiede che i suoi membri siano sicuri da ogni turbamento. Per la grazia dei sacramenti, e specialmente dalla celebrazione frequente della Confessione penitenziale, acquistano vigore spirituale per arrivare alla piena libertà dei figli di Dio (cf Rm 8,21). È indispensabile quindi che il cammino di liberazione sia accompagnato da una intensa vita sacramentale e di preghiera, non solo della persona disturbata ma anche dei suoi parenti stretti e da coloro che hanno relazioni quotidiane con il soggetto. Il buon senso ci dice che per ognuno di noi salvaguardare e accrescere lo stato di grazia personale è la più facile vittoria contro l’azione ordinaria del demonio (tentazione) ed è, insieme, la migliore prevenzione contro una sua eventuale azione straordinaria. La Chiesa Cattolica ha ricevuto da Cristo la missione di continuare, nello spazio e nel tempo, la sua opera salvifica, quale sacramento universale di redenzione. Ogni aspetto della vita ecclesiale: dalla pastorale catechistica alla liturgia, al diritto canonico e così via è esplicitazione ed evidenza di tale potere salvifico, in vista del quale essa è continuamente arricchita di doni e carismi dallo Spirito Santo. Chiamata a donare la liberazione interiore ed esteriore dal peccato e da tutto ciò che ostacola i cristiani nella loro adesione alla parola di Dio, la Chiesa amministra il potere della Croce e della Risurrezione. L’esorcismo allora diviene un’espressione del «cantare» nel tempo, per il dono dello Spirito Santo, il mysterium paschale di Cristo, che ha vinto il Maligno con i suoi frutti di distruzione e di morte. L’attività di liberazione è di per sé celebrazione da parte della Chiesa del dono dell’amore del Padre in Cristo per la potenza santificante dello Spirito a vantaggio di quei credenti, sottomessi al giogo del maligno. Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi… -  Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

BARBIE DIVENTA TRANS: BELLISSIMI!!!??? MODELLI EDUCATIVI PER I BAMBINI

Post n°2779 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Quale identità sessuale per un bambino dinanzi alle Barbie trans? Alla fiera di Stoccarda, in mostra l’erotismo. E le Barbie nuova serie. Il giocattolo della Mattel, che ha scortato generazioni di bimbe, nel suo mezzo secolo di vita, oggi s’adegua ai tempi. Minigonne, top strizzanti seni voluminosi e tacchi a spillo. In Italia, Barbie trans dell’americano John Mc Kittrick. Una versione trasgressiva, per educare alla cultura del diverso. A scapito dell’armonico sviluppo della fisicità sessuata. Lo stilista americano aveva già creato Barbie gay dal nome Billy e Carlos vestiti di cuoio e vernice. Ora la Barbie trans, dal nome Dolly Parton e Carmen Miranda. La presentazione americana, già avvenuta a New York, tra un comprensibile mare di polemiche. E anche in Italia l’idea di trasfigurare il mito delle bambine in un prodotto così trasgressivo tra un mare di ovvie contestazioni. Il suo ideatore sostiene che tale giocattolo scaturisce nella sua genesi dal voler educare alla tolleranza verso la diversità. E che sarebbe proficua un’ora d’educazione sessuale a riguardo nelle scuole. Ovviamente la notizia è apparsa sconvolgente, in quanto intacca anche l’infanzia, vista da sempre come l’età dell’innocenza e della spensieratezza. Momento di crescita in cui si formano personalità, carattere, esplorando la propria sessualità. Secondo psichiatri infantili, il giocattolo trans non favorirebbe un corretto sviluppo, che anzi verrebbe compromesso inevitabilmente dalla confusione della propria fisicità. Da sempre il mondo del gioco, luogo di divertimento e di trastullo. Ma anche occasione educativa, che supporta le ore di svago operoso. La Barbie trans non solo smitizza l’emblema di una femminilità che, piaccia o no, è stata da sempre compagna delle bambine, nei panni favolistici di principessa, ballerina, ma addirittura invita ad un modello prostituivo attraverso un abbigliamento succinto: vertiginosi tacchi a spillo, canotte a pelle. Cosa ci sia da divertirsi in tutto ciò, ancora sfugge! Dal tempo in cui si pettinavan le bambole, per imparare a far le mamme, oggi non più un ruolo tutto al femminile” - Rita Occidente Lupo  - Pontifex -

 
 
 

L'INVASIONE DEI TRANS IN TELEVISIONE FA SEMBRARE CHE I NORMALI SONO LORO E GLI ETERO I DIVERSI

Post n°2778 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Tra polemiche e tardive precisazioni ( speriamo spontanee e non sobillate), l'intervista concessa dal Cardinale messicano Barragan, da lui confermata all' Ansa, ha destato ,come era inevitabile , molte polemiche ed opinioni discordanti. Sul tema, abbiamo ascoltato la opinione dell' Arcivescovo di Matera- Irsina, Monsignor Salvatore Ligorio. Eccellenza,che cosa pensa sul tema omosessualità e atti omosessuali?: " se la omosessualità rimane solo tale, in castità, nulla. I problemi iniziano con il compimento di atti di quella natura". Come giudica gli atti omosessuali?: " vado a rifarmi al capitolo primo della lettera di San Paolo che non può essere interpretato a piacimento, quando fa comodo lo si tira da una parte e quando no, lo si dimentica". Dunque?: " l'atto omosessuale é contro natura. Dio ha creato la specie umana fatta da uomo e donna, un terzo genere non esiste e l'atto sessuale é volto alla riproduzione, cosa che nella omosessualità é impossibile. Pertanto, se siamo nel campo della condotta contro natura e Dio ha creato la natura, viene da sè che la pratica di atti omosessuali ci allontana da Dio ed oggettivamente ci toglie il Regno dei Cieli". Ma esiste la possibilità del pentimento?: " questa sempre e la pazienza di Dio aspetta sino alla fine, sempre e con gioia, la conversione del peccatore. Perchè chi commette atti contro natura versa in uno stato di peccato grave. Il rischio oggettivo di non entrare nel Regno dei cieli esiste, poi la misericordia di Dio può fare tutto". Nella lettera di san Paolo appena citata si parla quasi di castigo verso chi ha commesso atti sessuali disordinati ed immorali: " la idea del castigo é presente nel caso di chi persevera impunemente in atteggiamenti contrari alla natura umana. Insomma, la mia idea é di fare capire che non é possibile, come spesso si fa per compiacere i giovani o le platee, che si definiscono progressiste, cavalcare l'onda della omosessualità sfrenata. Bisogna aver il coraggio pastorale di dire la verità e di recuperare queste pecorelle smarrite alla retta via, se possibile. A volte si nasce omosessuali, tal altra lo si diventa per vari fattori. La mia idea é che un sacerdote, un Vescovo o gli uomini di chiesa abbiano il dovere di fare tornare alla normalità e alla retta via queste creature". Poi aggiunge: " l'omossessualità e la sessualità sfrenata ed esibita non sono modelli di cui andare orgogliosi, anzi sono falsi modelli, degli errori che  ci fanno perdere l'amicizia con Dio. Si rispetti l'omosessuale senza alcuna discriminazione e con un tratto delicato e misericordioso, ma si abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro nome". Ultimamente vi é stata una invasione di trans in Tv: " si sta eccedendo e male pure. Oggi sembra che i normali siano loro e gli etero i diversi, un paradosso. Certo, occorre tendere una mano verso di loro, aiutarli, ma siamo sempre in ipotesi di condotte contro natura". Parliamo di disoccupazione, preoccupato?: " certo che lo sono. La disoccupazione  viola la dignità dell'uomo e della persona, limita le possibilità di farsi una famiglia e getta nella disperazione coloro che la hanno. Insomma, é un fenomeno di allarme sociale". Ora speriamo che non venga fuori il solito saputello che parla di interviste taroccate indebitamente. - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

IL GRAZIE DI DON DI NOTO AL SANTO PADRE PER LE SUE PAROLE SUL DOSSIER PEDOFILIA

Post n°2777 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Don Fortunato Di Noto, sacerdote fondatore di Meter (www.associazionemeter.org), ha alzato la voce sui preti pedofili ed ha espresso apprezzamento per le parole del Papa sul dossier pedofilia presentato dalle diocesi irlandesi. “Ogni abuso sessuale perpetrato ai bambini è tragico, è un peccato enorme che chiede atti ferrei e duri – ha affermato –. Anche e soprattutto se a colpire è un prete che non avrebbe mai dovuto essere tale".  Ed svelato: “Siamo pronti ad aiutare i Vescovi irlandesi, del resto abbiamo stabilito un serio contatto con mons. Wilson, Arcivescovo di Adelaide, nel corso dell'ultima Conferenza dei Vescovi anglofoni cattolici tenutasi in Vaticano a giugno”. Don Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia, è da 20 anni dalla parte dei bambini. In 15 anni l'associazione Meter ha accompagnato circa 780 casi. "Meter – ha aggiunto il sacerdote – ha segnalato 175.000 siti pedofili, importanti inchieste internazionali e dato speranza a tanti piccoli”. “Al Papa, a questo Papa che sta facendo tanto per la lotta alla pedofilia nel clero e la difesa dei bambini, dico: siamo con Lei, Santità. Avanti con forza per i piccoli”, ha poi concluso. - Zenit -

SANTO PADRE: VERGOGNA PER GLI ABUSI SUI MINORI DEI SACERDOTI IN IRLANDA


Benedetto XVI condivide il dolore dei fedeli irlandesi dopo le inchieste che rivelano gli abusi attribuiti a sacerdoti e religiosi contro molti bambini. Il Papa ha incontrato venerdì mattina il presidente della Conferenza Episcopale Irlandese, il Cardinale Seán Baptist Brady, Arcivescovo di Armagh, e monsignor Diarmuid Martin, Arcivescovo di Dublino, per valutare la situazione della Chiesa nel Paese in seguito alla recente pubblicazione del “Murphy Commission Report”. All’incontro hanno partecipato anche i più alti responsabili della Segreteria di Stato e i prefetti dei dicasteri della Curia Romana competenti per l’argomento. Era presente anche il Nunzio apostolico in Irlanda, l'Arcivescovo Giuseppe Leanza. Un comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana rivela che “dopo un attento studio del Rapporto, il Santo Padre è rimasto profondamente turbato e rammaricato dai suoi contenuti. Ancora una volta vuole esprimere il suo profondo rincrescimento per le azioni di alcuni membri del clero che hanno tradito le loro promesse solenni a Dio, così come la fiducia riposta in loro dalle vittime e dalle loro famiglie, e dalla società in generale”. Il Papa “condivide l'indignazione, il senso di tradimento e la vergogna provati da tanti fedeli in Irlanda, ed è unito a loro in preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa”. Per questo, chiede ai cattolici irlandesi e di tutto il mondo di “unirsi a lui nel pregare per le vittime, per le loro famiglie e per tutti coloro che sono colpiti da questi crimini atroci”. Benedetto XVI assicura a tutte le persone che la Chiesa “continuerà a seguire questo grave argomento con la massima attenzione per comprendere meglio come questi eventi vergognosi siano accaduti e come sviluppare al meglio strategie efficaci e sicure per prevenire ogni ricomparsa del fenomeno”. La Santa Sede, ribadisce la nota, “considera molto seriamente le questioni fondamentali sollevate dal Rapporto, incluse quelle riguardanti il governo dei leader delle Chiese locali con la responsabilità dell'assistenza pastorale dei bambini”. Il testo rivela infine che il Papa “intende indirizzare una Lettera Pastorale ai fedeli dell'Irlanda in cui indicherà chiaramente le iniziative da prendere in risposta alla situazione”. In una dichiarazione emessa in seguito all'incontro tra la Conferenza Episcopale Irlandese e chi ha subito gli abusi, avvenuto il 7 ottobre scorso, i Vescovi hanno espresso il desiderio di “essere più inclusivi possibile nel raggiungere e impegnarsi con le vittime”. Allo stesso modo, hanno dichiarato di desiderare che il loro approccio sia “parte di una risposta collettiva della Chiesa” e di voler incontrare i leader delle Congregazioni religiose per compiere progressi in questo campo. Nel loro incontro di dicembre, svoltosi a Maynooth questi mercoledì e giovedì, i presuli hanno deciso di finanziare i servizi per l'assistenza alle vittime. Commentando l'incontro con il Papa di questo venerdì, il Vescovo Colm O’Reilly ha affermato che “il nostro compito era individuare una via per il futuro, ed è quello che abbiamo fatto”. - Zenit -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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