ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 22/12/2009

IL TRADIMENTO DEL NATALE: TANTE FALSE LUCI

Post n°2827 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Mi sento emozionato, caro Gesù, nel farTi gli auguri di buon compleanno. In ogni Natale Tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa… e Ti lasciamo nell'angolo di un vago ricordo: senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera! Da più di duemila anni, ad ogni Natale, noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la Tua Nascita è anche la nostra nascita: la nascita della Speranza, la nascita della Vita, la nascita dell'Amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà. Però - quanto mi dispiace doverlo riconoscere! - il Tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto da non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il Tuo Natale, il Natale di cui abbiamo bisogno! Quante luci riempiono le vie e le vetrine in questo periodo! Ma la gente sa che la Luce sei Tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale? Queste domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione. E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie rassomigliano veramente a Betlemme? Si vede la stella cometa nei nostri occhi pieni di bontà? Dalle case e dai luoghi di divertimento in questi giorni escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta? Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! Il piacere è il solletico della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell'anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella Festa dell'Amore puro. Sarà questa la nostra gioia? Sarà questo il nostro Natale? Gesù, come vorrei che fosse così! Ma c'è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal Tuo Natale. A Natale, o Gesù, Tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica: Tu sei nato povero, Tu hai scelto l'umiltà di una grotta e le braccia di Maria ("la poverella" amava chiamarla Francesco d'Assisi, un grande esperto del Natale vero!). Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l'esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a Te, o Gesù! Questo sarebbe il vero regalo natalizio!A questo punto io Ti auguro ancora con tutto il cuore: buon compleanno, Gesù! Ma ho paura che la Tua Festa non sia la nostra festa. Cambiaci il cuore, o Gesù, affinché noi diventiamo Betlemme e gustiamo la gioia del Tuo Natale con Maria, con Giuseppe, con i pastori, con Francesco d'Assisi, con Francesco Saverio, con Vincenzo de' Paoli, con Teresa di Lisieux, con Carlo de Foucauld, con Papa Giovanni, con Madre Teresa di Calcutta e con tante anime che, con il cuore, hanno preso domicilio a Betlemme. Buon Natale a tutti…, ma ora sapete di quale Natale intendo parlare.

Mons. Angelo Comastri - atempodiblog  

 
 
 

IL NATALE DI MADRE TERESA DI CALCUTTA

Post n°2826 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Ho trascorso quasi tutti i Natali della mia vita insieme a dei bambini orfani. Stando con loro, mi sentivo vicina a Gesù". Così mi disse un giorno Madre Teresa di Calcutta. Nella mia lunga carriera di giornalista ho avuto la fortuna e l’onore di incontrare diverse volte questa piccola grande suora, che ad appena nove anni dalla sua morte è già stata proclamata beata. Nelle interviste parlava sempre dei suoi bambini e del Natale, "il più grande evento cosmico della storia", diceva. Mi raccontò che era stata sua madre ad abituarla a stare con i bambini poveri nei giorni di festa. "Ogni domenica nostra madre ci accompagnava in qualche famiglia povera della città perché portassimo cibo e qualche indumento", mi ha raccontato. "E il giorno di Natale andavamo dalle famiglie più indigenti. Ricordo che c’era una povera vedova che viveva con i suoi sette figli, quasi tutti piccoli, in una stanza buia e sporca. Mi si spezzava il cuore quando andavamo a trovarla e vedevamo quelle povere creature, ammucchiate su un unico grande letto, che era una specie di giaciglio dalle coperte unte e logore. Una stanza sola per otto creature, con un buco per cucina e senza neppure il gabinetto. E la mamma ci diceva che anche Gesù era nato nella più squallida povertà, in una stalla peggio di quella stanza. E io piangevo ascoltando quelle parole". Madre Teresa apparteneva a una famiglia benestante. Suo padre era un impresario edile. A Skopie viveva in una villa confortevole, ma crebbe, per volere dei suoi genitori, sempre a contatto con la povera gente. Si fece suora per dedicarsi ai poveri. Ma l’Istituto religioso nel quale era entrata, "Suore di Nostra Signora di Loreto", pur lavorando in terra di missione, si interessava di educazione e di insegnamento. Per 18 anni madre Teresa fece la professoressa, ma poi, come raccontava lei, "ebbi una seconda chiamata. Gesù mi fece capire che dovevo dedicarmi ai più poveri tra i poveri". Lasciò l’Istituto delle Suore di Loreto e iniziò un nuovo cammino. "Nell’estate del 1948 - mi raccontò - ottenni il permesso dal papa Pio XII, lasciai il convento e andai a fare un corso di infermiera per poter essere in grado di assistere con maggior efficienza i poveri. Volli iniziare la mia nuova missione il giorno di Natale 1948. Scelsi il Natale perché rappresenta l’essenza della nostra fede. È il simbolo della sofferenza e insieme del trionfo dell’umanità, dell’uomo, come figlio di Dio. Sofferenza, costituita dalla nascita, dal venire in questo mondo di esilio e di prove; trionfo, perché Gesù, facendosi uomo, ha salvato l’umanità, ha vinto la morte ed ha regalato la risurrezione. "La mattina di quel 25 dicembre 1948, dopo aver assistito alla Messa andai a visitare l’unico ‘slum’, cioè l’unica baraccopoli che conoscevo, quella di Motijhil, una località vicina all’edificio della scuola dove per tanti anni avevo insegnato. In quello slum per tanto tempo avevo mandato le mie allieve a portare i regali di Natale che io preparavo per dei bambini poveri che non conoscevo. Ora, finalmente, potevo andarci di persona da quei bambini. Potevo celebrare il Natale a contatto ‘reale’ con Gesù che vive nei poveri. Per tutto quel giorno di festa rimasi a Motijhil, a fraternizzare con le mamme e giocare con i bambini. Ero talmente felice che dimenticai di non avere un luogo dove andare a dormire. Così, a sera, cominciai a cercare un alloggio e mi sembrava di vivere l’avventura della Madonna incinta che non trovava posto in albergo e finì in una stalla, dove diede alla luce Gesù. Io, a notte fonda ormai, riuscii a trovare una donna che mi affittò una misera capanna per cinque rupie al mese. Il giorno dopo, in quella capanna iniziai a far scuola a cinque bambini. I miei primi bambini. Nella capanna non c’erano né tavolo, né sedie, né lavagna. Con un bastoncino tracciavo i segni dell’alfabeto sul pavimento di terra e così insegnavo. Tre giorni dopo quei cinque bambini erano diventati 25 e prima della fine dell’anno erano 41. In seguito su quel luogo costruii una scuola che occupa ora 500 bambini. Da allora - concluse madre Teresa -, ogni anno a Natale io festeggio l’inizio della mia opera". Mons. Pavel Hnilica, vescovo cecoslovacco, grande amico e collaboratore di Madre Teresa, mi ha raccontato: "Ho trascorso diversi Natali con Madre Teresa. Ma ne ricordo uno in particolare. Ero in India, a Calcutta. La Madre mi invitò a cena la sera del 24 dicembre, vigilia di Natale, per festeggiare insieme a lei e alle sue consorelle. Una cena povera, quasi misera, come è consuetudine per le Missionarie della Carità, ma ricca di affetto, di gioia, di fraternità. L’atmosfera era così cordiale, che ci si dimenticava quasi di mangiare. Ad un certo momento sentimmo bussare alla porta. Una delle suore andò a vedere e tornò portando un cesto coperto da un drappo. ‘Me lo ha dato una donna che è subito andata via’, disse. E portando il cesto a Madre Teresa aggiunse: ‘Sarà una benefattrice che ha voluto regalarci un po’ di cibo per Natale’. Madre Teresa tolse il drappo e i suoi occhi si illuminarono. ‘È arrivato Gesù’, disse con un bellissimo sorriso. Le suore corsero a vedere. Nel cesto c’era un bambino di pochi giorni che dormiva. Era un bambino abbandonato. Quella donna che lo aveva portato, forse la madre, non lo voleva tenere e lo aveva affidato alle suore. Una scena che si ripeteva con frequenze a Calcutta. La suore lanciavano grida di gioia e si stringevano a quel cesto, intenerite dal bambino addormentato. Le loro grida lo svegliarono e il piccolo si mise a piangere. Madre Teresa lo prese tra le sue braccia, sorrideva e aveva nello stesso tempo le lacrime agli occhi. ‘Ecco, ora possiamo dire che il nostro Natale è veramente completo, vero’, disse. ‘Gesù bambino è venuto tra di noi. Dobbiamo ringraziare Dio di questo meraviglioso regalo’". - Renzo Allegri - *Io sono Amore*

 
 
 

GESU' NASCE ANCHE NELL' ORISSA FERITA

Post n°2825 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Padre Thomas Chellan è il sacerdote indiano che il 25 agosto 2008, all’inizio del pogrom anticristiano in Orissa, è stato assalito da un gruppo di circa 50 estremisti indù lo hanno picchiato, malmenato, ferito, denudato, usando bastoni, piedi di porco, asce, lance. Con lui, una suora ha subito le stesse violenze. Il 23 maggio di quest’anno ha ricevuto il premio "Defensor Fidei" 2009. Istituito dalla Fondazione "Fides et Ratio" e dal mensile cattolico "Il Timone", il premio è stato assegnato al sacerdote indiano per la sua testimonianza di fede. AsiaNews gli ha chiesto una riflessione per il Natale.

New Delhi - Natale è la storia della collaborazione degli uomini con Dio per realizzare il suo progetto per il mondo – un salvatore che cerca aiuto per salvare. Un certo numero di persone hanno avuto ruoli specifici per rendere possibile la venuta di Dio sulla Terra. L’angelo, Maria, Giuseppe, i pastori e il re giocano il loro ruolo fedelmente, secondo i desideri divini. Tutti loro sono stati pronti a lasciare i loro impegni per collaborare al progetto di Dio. Ognuno di loro era stato preparato per il suo ruolo, abbastanza per fare ciò che veniva loro richiesto. Era come una corsa a squadre, una missione comune nella quale ognuno di loro aveva un ruolo significativo. Nessun si è rifiutato di accettare la sua responsabilità, mettendo questa o quella scusa, come "Sono davvero impegnato" o "Non ho tempo". Si sono sentiti coinvolti nella missione di Dio e hanno svolto il loro compito. E’ la storia di Dio, un angelo e una creatura umana in dialogo tra loro. Oggi, nella nostra vita quotidiana, viviamo l’esperienza di contrasti, minacce e disunione nelle nostre famiglie, nella nostra Chiesa e in generale nella società. Questo perché manca la cooperazione. Quando c’è, possiamo sperimentare la presenza di Dio tra noi. Egli chiede a un maggior numero di persone di unirsi alla sua missione. Natale è comunicare la gioia della venuta di Dio sulla Terra. E’ il messaggio che infonde la speranza nell’uomo, invece dell’odio e delle minacce alla vita. Si vede ciò che si udì: l’angelo che annuncia ai pastori "un salvatore è nato" (Lc. 2,11). I pastori dissero tra loro "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere" (Lc. 2,15). E andarono per comunicare agli altri questa notizia di gioia. I pastori non rimasero come semplici ascoltatori dell’angelo, non rimasero spettatori, ma divennero annunciatori, proclamando Gesù agli altri. Ora hanno la nuova identità delle persone che hanno visto il Salvatore, la gente si affolla intorno a loro e furono stupiti (Lc. 2, 17). In realtà, Dio non ha trovato un riparo per nascere, ha trovato un posto nel cuore degli uomini. Ha scelto di nascere in uno spazio aperto, nel quale tutti possano avere facile accesso. Oggi, le case sono luoghi chiusi con persone con menti chiuse, senza rapporti con i vicini, né con il mondo di fuori. Il primo Natale continua, la stessa strada anche ai giorni nostri. I media attirano la nostra attenzione su quanto accade nel mondo fuori di noi. Ci sono migliaia di persone che lasciano la loro casa e i loro beni per motivi sociali, religiosi, razziali e linguistici. Che dire della difficile situazione dei rifugiati e dei lavoratori migranti? Sono molti di più di Giuseppe e Maria che cercavano un riparo per far nascere loro figlio. Maria e Giuseppe non facevano pianificazione familiare, non avevano un sicuro progetto di redditi, tutti i loro calcoli erano fondati solo su Dio. Sebbene non potesse provvedere a un rifugio adatto per Gesù, Maria lo accolse nel suo ventre, gli permise di nascere attraverso di lei. Oggi abbiamo la pianificazione familiare, redditi garantiti, condizioni di vita calcolate, ma non c’è posto per ascoltare lui che vuole nascere. Oggi sono fermati o uccisi anche dopo che sono nati. "Non temere" è il messaggio di Natale per la comunità cristiana dell’Orissa, e specialmente per quella del distretto di Kandhamal. L’angelo disse a Giuseppe di non temere di prendere Maria come sua sposa (Mt. 1, 20) . Non abbiate paura, sono qui per portarvi una buona notizia, una grande gioia per tutti, disse l’angelo ai pastori. Le parole dell’angelo, "non temere" spinsero Giuseppe a cambiare il suo pensiero, lo stesso messaggio convinse i pastori ad andare a Betlemme e tornare proclamando coraggiosamente alla gente la notizia che Gesù era nato. La comunità cristiana nel distretto di Kandhamal è stata vittima di violenti attacchi nel dicembre 2007 e nell’agosto 2008. In assalti ben pianificati numerose persone hanno perso la vita, migliaia di case sono state bruciate e di proprietà sono state distrutte, la gente ha cercato rifugio nella foresta e ha cercato protezione dalle autorità civili. Hanno passato almeno un anno nei campi profughi. Le chiese e le altre istituzioni cristiane sono state incendiate e sono ancora abbandonate. E’ incoraggiante notare come in mezzo a tali indicibili sofferenze e all’incertezza del futuro la comunità cristiana continua ad andare avanti, mostrando la sua fede con coraggio e convinzione. Si preparano a celebrare il Natale in strutture temporanee, costruite con canne di bambù e teli di plastica. Sì, vanno avanti con il messaggio dell’angelo "non abbiate paura". Ora i campi profughi sono stati chiusi, la gente è tornata ai suoi villaggi e cerca di ricostruire le sue case. Per loro, guardare indietro mostra il buio tutto intorno, al tempo stesso, guardare avanti è un raggio di speranza, la gioia del Natale. Vedono un amico in Gesù che non ha avuto una casa per nascere, è dovuto fuggire con i suoi genitori in Egitto per salvarsi la vita come loro, che hanno dovuto lasciare tutto e trovare scampo nella foresta e nei campi profughi. Mentre ricostruiscono le loro case, cercano di costruire nuovi rapporti e migliorare riparare quelli innaturali con i vicini. Nella Bibbia vediamo Abramo spostarsi in un nuovo luogo e Giacobbe costruire un nuovo tempio, a mostrare la rinnovata esperienza di Dio nella loro vita. Ugualmente, vivere nelle case ricostruite offre l’esperienza di una rinnovata presenza di Dio nel distretto di Kandhamal. Un Dio che vuole irradiare la sua gioia e la sua pace a tutti, rompendo tutte le barriere di casta e credo. L’India è la terra delle religioni. Ha una lunga storia di presenza e di eredità religiosa. E’ il luogo di nascita dell’induismo, del buddismo e del giainismo, le persone di tutte e fedi vivono in armonia, cooperazione e comprensione . Questa è l’anima dell’India. Gli attacchi alle minoranza in varie parti del nostro Paese, avvenuti in anni recenti, sono opera di alcune persone per i propri interessi di guadagno politico. Questo è sicuramente contro lo spirito dell’India. E’ compito di ogni indiano riportare alla grande tradizione della cooperazione e collaborazione interreligiosa, di mettere fine alle recenti violenze e al caos in nome della religione. Possa questo Natale istillare in noi il coraggio e la convinzione di diffondere il messaggio di Gesù. La Chiesa in India è il risultato del lavoro di missionari altruisti venuti da fuori. In mezzo alle violenze e a tante contrarietà non possiamo mancare alla nostra missione. Il messaggio è chiaro: "Non abbiate paura". - AsiaNews -

 
 
 

QUANDO LA CROCE NON ERA UN'OFFESA

Post n°2824 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Qualcuno la chiama " Vexillum regis", altri la conoscono come la Croce di Giustino II, nella immaginetta con una preghiera scritta appositamente dal cardinale Angelo Comastri c'è scritto: " Crux vaticana". E' una preziosissima croce del V secolo, un dono dell' imperatore di Bisanzio al papa, un reliquiario che custodisce un frammento della "vera croce" di Cristo ritrovata da Sant' Elena. Insomma un simbolo e un pezzo di storia del senso stesso della Croce come identità dei cristiani. Custodita in Vaticano dal Capitolo di san Pietro, rubata e riscattata varia volte fino al Sacco di Roma, restaurata e ripulita, descritta e adorata la Crux Vaticana ora torna a splendere nella sua bellezza originale. Argento dorato, perle, smeraldi, zaffiri gemme di valore e di significato che incorniciano una frase: la dedica alla città di Roma della croce. "Oggi la croce sembra far difficolta' e urtare la sensibilita' di qualcuno che entra in contatto con la nostra storia", ma la polemica sul crocifisso innescata dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo "non ci offende piu' di tanto, ma ci stimola a essere seminatori della Buona Notizia inchiodata sulla Croce di Cristo". Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Citta' del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro ha presentato ocn queste parole il laborioso restauro dell' oggetto sacro. Un "segno che l'Oriente e l'Occidente si riconoscono unanimi nel segno della croce". Da allora, la croce "ha percorso le strade dell'Europa e del mondo, annunciando che Dio e' amore" e diventando "segno della diffusione del cristianesimo". La croce "occupa pacificamente i crocicchi delle strade, ricorda gli eventi significativi della nostra storia, e' fissata alle pareti delle nostre case e sulle tombe dei nostri cari, segna l'identita' di tante nazioni, alcune delle quali hanno il simbolo della croce nella loro bandiera, ispira il simbolo della solidarieta' laica (croce rossa) e opere di carita' in tutto il mondo". Di fatto "la croce - ha sottolineato il cardinale Comastri - e' impastata con la nostra storia. Un anno e mezzo di lavoro, otto mesi solo per attendere l'arrivo dall'Australia di 12 perle del diametro di 14 millimetri, che incorniciano la capsella in cui e' custodita la reliquia della Croce, sostituite in epoca 800esca da manufatti di rame dorato. La pulitura e' stata effettuata mantenendo la doratura originale. Quando questa croce fu donata, fra il 565 e il 578, Roma andava saldamente definendo la sua nuova configurazione cristiana sulle spoglie della metropoli imperiale. I principali templi della fede cristiana avevano già trovato nell'urbe la loro posizione ed erano stati riccamente dotati di corredi e di rivestimenti parietali. Roma stava diventando a tutti gli effetti il centro della cristianità. Anche attraverso la committenza imperiale che chiedeva agli artisti del tempo di creare opere per la Chiesa la quale decideva su forme e contenuti. La Crux vaticana sarà esposta fino al 12 aprile nel Tesoro della Sagrestia di San Pietro, il museo che custodisce arredi ed oggetti, doni antichi e modernissimi ai papi, fino ad alcune casule ricamate donate a Giovanni Paolo II. - Angela Ambrogetti - korazym

 
 
 

GIOVANNI PAOLO II PARLAVA CON LA MADONNA. MONSIG. DESKUR: "ME LO CONFESSO' SUOR LUCIA DI FATIMA"

Post n°2823 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Nel giorno decisivo per la causa di beatificazione del Papa che in tanti volevano «santo subito», emergono nuove importanti rivelazioni sui doni mistici e le visioni che hanno accompagnato la sua vita. Doni mistici e visioni delle quali si era parlato nei mesi scorsi, ma senza riferimenti così diretti ed espliciti a fonti autorevoli. La rivelazione, che Il Giornale anticipa, sarà contenuta nel numero del mese di gennaio de «La Voce di Padre Pio», popolare mensile dei cappuccini di San Giovanni Rotondo che informa i devoti del frate santo. Si tratta di un’intervista concessa al direttore di «Teleradio Padre Pio», Stefano Campanella, dal cardinale polacco Andrej Maria Deskur, amico personale di Karol Wojtyla fin dai tempi del seminario clandestino di Cracovia, che avevano frequentato insieme durante la guerra. Intervistato il 30 gennaio 2004, Deskur aveva detto: «Il Santo Padre, il nostro Santo Padre è un mistico. Solo a Coimbra lo seppi. Appresi che vedeva la Madonna. Avevo fatto una visita alla sopravvissuta dei veggenti, suor Lucia. Poiché dicevano che il Papa non aveva osservato tutte le raccomandazioni della Madonna di Fatima, chiesi: "Devo riferire qualcosa al Santo Padre?". Rispose: "Non è necessario, perché la Madonna gli parla direttamente"». Dunque, secondo le precise parole riferite al cardinale dalla veggente di Fatima, la Madonna stessa «parlava» direttamente a Giovanni Paolo II, un Papa, lo ricordiamo, che aveva un legame speciale con le apparizioni di Fatima, e che ha creduto di riconoscersi nel vescovo «vestito di bianco» caduto martire sotto i colpi di fucile, come si legge nella visione del famoso Terzo segreto. Le parole del cardinale Deskur, registrate dal giornalista, non vennero poi pubblicate, perché il porporato, essendo ancora vivente Wojtyla, le cassò dal testo autorizzato. Ora che si conclude il processo di beatificazione, la rivista si è però ritenuta autorizzata a divulgarle. A questi particolari doni mistici aveva accennato Antonio Socci nel libro «I segreti di Karol Wojtyla», scrivendo: «Un prelato, in un colloquio, ebbe a dire: "Sappiamo bene che la Madonna parla al Papa anche se lui non va a dirlo in giro". E in un’altra occasione, lo stesso disse: "Lui obbedisce solo alla Madonna, fa solo quello che gli dice lei"». Ora sappiamo chi è l’autorevole fonte di queste rivelazioni: il cardinale della Curia romana che fu più vicino al Papa polacco. La notizia dell’approvazione del decreto è attesissima in Polonia – Paese che oggi festeggerà due volte perché insieme a quello di Wojtyla sarà promulgato anche il decreto sul prete polacco Jerzy Popieluszko, martizzato dai servizi segreti del regime comunista nel 1984 – come da tanti fedeli in tutto il mondo, ma la velocità con cui si è concluso il processo viene criticata dal cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Bruxelles, che al mensile 30Giorni ha dichiarato: «Penso che si doveva rispettare la procedura normale. La santità non ha bisogno di passare per corsie preferenziali. Il processo si deve prendere tutto il tempo che serve, senza fare eccezioni. Il Papa è un battezzato come tutti gli altri. Non mi è piaciuto il grido "santo subito!", non si fa così. Qualche tempo fa – ha concluso il cardinale – hanno anche detto che si trattava di una iniziativa organizzata, e questo è inaccettabile. Creare una beatificazione per acclamazione, ma non spontanea, è una cosa inaccettabile». - Andrea Tornielli - I segni dei Tempi -

 
 
 

LA SUPPLICA DI PIO XII CHE MALEDICE IL NAZISMO

Post n°2822 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da diglilaverita
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Trentacinque milioni di cristiani che pregano per le nazioni dove «il neopaganesimo ha fatto maggiori stragi» e dove si sottomettono «alla razza e al sangue anche gli eterni principi regolatori della vita». Il giorno dopo la coraggiosa scelta di Benedetto XVI, che ha deciso di promulgare il decreto sull'eroicità delle virtù di Pio XII, passo decisivo verso la beatificazione, le reazioni dal mondo sono molteplici. Ma al di là del dibattito storico sulla figura di Papa Pacelli, che deve continuare e continuerà vagliando documenti e fonti, sul numero di ieri del quotidiano cattolico Avvenire, nella rubrica «Lupus in pagina» curata da Gianni Gennari, veniva data una piccola-grande notizia, di quelle in grado di illuminare quale fosse la reale attitudine della Chiesa nei confronti del nazismo. Si tratta dell'intenzione dell'Apostolato della preghiera (AdP) per il mese di ottobre 1939. L'AdP è un movimento di spiritualità con 150 anni di storia, tuttora molto attivo (www.adp.it), che unisce moltissime persone in tutto il mondo nella preghiera per alcune intenzioni che variano di mese in mese. Come attesta l'originale del foglietto con l'intenzione per l'ottobre del '39, l'indicazione è di pregare esplicitamente «Per le nazioni dove l'ateismo e il neopaganesimo ha fatto maggiori stragi». Nello stesso foglietto si legge ancora, a scanso di equivoci: «Tutti sappiamo quali siano queste nazioni, quelle dove l'ateismo è eretto a bandiera; quelle dove, disconosciuti i valori spirituali e morali, si considera solo la parte bestiale, subordinando alla razza e al sangue anche gli eterni principi regolatori della vita. Purtroppo le rovine e le apostasie in mezzo a questi popoli non si contano! È il trionfo di Barabba!». Tutti sapevano, dunque, che al centro dell'intenzione di preghiera c'erano l'Unione Sovietica di Stalin e il comunismo ateo - condannato esplicitamente dall'enciclica di Pio XI Divini Redemptoris, del 1937 - insieme al razzismo nazista della Germania di Hitler, la cui ideologia neopagana era stata condannata dall'enciclica «Mit Brennender Sorge», pubblicata sempre da Pio XI in quello stesso anno a una settimana di distanza dall'altra. In tutte le parrocchie d'Italia, i «trentacinque milioni di iscritti» ricevevano questo foglietto che portava stampate e affiancate le effigi di San Pietro e di Pio XII. E pregavano per frenare materialismo e razzismo. La Seconda guerra mondiale era appena iniziata, la poderosa e terribile macchina bellica del Führer di Berlino si era messa in moto con l'invasione della Polonia, il grido del nuovo Papa, Eugenio Pacelli, che aveva rivolto pubbliche suppliche perché si evitasse il conflitto, era rimasto inascoltato. «La Cei non esisteva - ha scritto su Avvenire Gianni Gennari - tutto era deciso in Vaticano, e dal 2 marzo Papa era Pio XII!». Quelle preghiere esplicite e chiaramente riferibili a Urss e Germania, ma applicabili pure all'appendice italiana fascista dopo la promulgazione delle vergognose leggi razziali, erano state approvate e autorizzate dall'autorità ecclesiastica. È ovvio che segnalare questi episodi, troppo spesso dimenticati, ma illuminanti, non significa voler costruire sul caso Pacelli e sul rapporto tra cristiani ed ebrei negli anni tremendi della Shoah, delle «leggende rosa» da contrapporre all'ormai ben nota «leggenda nera». Può però essere d'aiuto a capire come giudizi sommari o pregiudizi ideologici devono lasciare spazio a più pacate riflessioni storiche e allo studio attento dei documenti, dai quali emerge una realtà ben più complessa di quella che fino ad oggi certa pubblicistica ha dipinto contro Pio XII. - Andrea Tornielli - I segni dei Tempi

 
 
 

LO SAPEVATE? PER "SCIENCE" E' MEGLIO SACRIFICARE GLI UOMINI ANZICHE' GLI ANIMALI

Post n°2821 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da diglilaverita
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A volte eventi assolutamente indipendenti si trovano casualmente accostati di modo da indurre un osservatore a considerazioni che trascendono il senso dei singoli eventi. La rivista Science è il pendant statunitense della britannica Nature, mostro sacro dell’informazione scientifica, che anche il cosiddetto uomo della strada - chissà perché quello della strada e non quello di casa - è obbligato a venerare: è scritto su Nature. Sfogliando quindi l’ultimo numero di Science (11 dicembre 2009 Vol. 326) mi sono imbattuto in una di queste coincidenze. Nella parte redazionale della rivista venivano riportate due notizie: a pagina 1464 si riportava, con abbondanza di particolari, come gli organi di governo dell’Oklahoma State University avessero bloccato un progetto di ricerca sul meccanismo di infezione dell’antrace e sui possibili metodi di cure e vaccinazione che prevedevano esperimenti su primati. Il progetto aveva già ottenuto un importante finanziamento governativo a livello federale e il parere favorevole del comitato dell’università stessa, incaricato di decidere sull’ammissibilità degli esperimenti sugli animali. Nonostante ciò il prorettore alla ricerca dell’università ha dichiarato di dover bloccare il progetto per proteggerla dagli attacchi degli animalisti e quindi il rettore ha deciso che «non si debba applicare l’eutanasia ai primati nel campus». Due pagine dopo, con un non celato senso di sollievo, si dà la notizia che finalmente, dopo gli otto anni della presidenza Bush, l’Istituto Nazionale della Salute ha individuato 13 linee di cellule staminali embrionali umane ammissibili al finanziamento federale e che altre 27 linee sono prossime ad essere approvate. Il commento è immediato: quello che, fatto sugli animali, è considerato pericoloso per le possibili reazioni del pubblico, viene entusiasticamente approvato, tra il consenso generale, se fatto sugli esseri umani. Grande è la confusione sotto il cielo. Ma non da oggi. Chi ha ormai un’età non più verde potrebbe ricordare un analogo piccolo "incidente" giornalistico in Italia. Nei giorni immediatamente successivi al referendum per l’abrogazione della legge 194 sull’aborto, il Corriere della Sera, che si era particolarmente distinto nella propaganda contro l’abrogazione pubblicando articoli e appelli di numerosi (soliti) bei nomi delle arti, delle lettere etc., pubblicava un altro appello contro l’abbattimento di un canile per randagi in cui l’elenco dei firmatari si sovrapponeva in gran parte con l’elenco dei nomi citati. C’era solo un particolare curioso: il linguaggio usato per difendere i cani era esattamente lo stesso usato dagli esecrati, retrogradi sostenitori del referendum. Ma tornando al numero di Science, le coincidenze non sono finite; a dispetto del fatto che - per restare a un esempio in campo scientifico - gli urti contemporanei di tre corpi sono considerati un evento raro. Meno di due mesi fa, esattamente il 30 ottobre, è morto Claude Lévi-Strauss, il fondatore dell’antropologia strutturale, che nei suoi cent’anni di vita ha avuto una grande influenza non solo sull’antropologia ma un po’ su tutto il modo di concepire l’uomo e le sue attività anche superiori. Chiedendo perdono per il fatto di uscire dal mio campicello, mi permetto di far notare come da tale filone di pensiero nasca l’affermazione che, citando a memoria, afferma che la distinzione tra che cos’è uomo e che cosa non lo è si limita ad un fenomeno culturale e che quindi può variare nel tempo e tra società diverse: tout se tient per dirlo nella lingua di Lévi-Strauss. -Emanuela Ortoleva - ilsussidiario -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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